Mi coprivo il collo perché il vento era più freddo in quel punto e poi chiudevo gli occhi e ascoltavo il suono delle navi che stavano per attraccare.
Poi, facendo un respiro profondo, mi risvegliavo, mettevo una mano in tasca per prendere le chiavi e mi dirigevo verso la macchina.
Tutte le mattine, dopo aver portato Jared a scuola, passavo dal porto e per dieci minuti o poco più mi ricordavo di un non così vecchio passato ma che avevo lasciato lontano, oltre questo mare.
L’ufficio non era poi così lontano ed in quel periodo le mie giornate non erano affatto pesanti ma sentivo che qualcosa in me rendeva le strade più lunghe, il tempo infinito e l’aria era quasi un macigno.
Non potevo certo lamentarmi della mia vita o degli affetti che ne facevano parte o ancora della mia casa in periferia o del lavoro che ho sempre desiderato, ma la cosa che mi teneva in vita l’anima era mio figlio.
Eppure, tutte le mattine, tornavo indietro nel tempo, mi guardavo negli occhi e mi ripetevo che sarebbe andato tutto bene.
Note dell'autrice: Spero che la storia vi abbia incuriositi e che lasciate qualche recensione nel caso apprezziate.
Grazie mille per aver letto!