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Autore: aboutgirl    02/06/2014    3 recensioni
Agnes Barlow è una ragazza di appena 19 anni che vive a Sparymnya. Anges studia alla Renema University per diventare un medico, è una studentessa modello con grandi aspirazioni. Ben presto si trova a dovere accontentare il volere dei suoi ed essere venduta al figlio primogenito della famiglia Rowe, Mattwe Rowe per sanare le difficoltà economiche della famiglia nobile decaduta. Gli zii di Agnes, nonché genitori adottivi, hanno perso tutto a causa della loro sperperatezza. Un giorno il padre Edmond Barlow vende la figlia al primogenito della famiglia, Mattwe Rowe. Cosa succederà ad Agnes ? Riuscirà a continuare i suoi studi ? Oppure l’arrogante Mattwe glielo impedirà ? E Jason il suo migliore amico cosa farà quando saprà tutto questo ?
Ringrazio per la collaborazione http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=650417 e http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=208136 Grazie
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Perfetto. Oltre la pioggia anche lampi e fulmini cominciano a farsi sentire. Ho la strana sensazione che questo brutto temporale rappresenti qualcosa di male in arrivo.
La pioggia è molto insistente. Guardando dalla finestra si vede il cielo cupo, provo una sensazione di paura, sconforto e abbandono. Non riesco ancora a credere a quello che è successo. Forse è meglio se mi sdraio un po' sul mio letto. Magari riesco a rilassarmi. Macché il rombo dei tuoni è così minaccioso, se adesso ci fosse qui la mamma non avrei paura. Se adesso ci fosse qui papà lui mi avrebbe di sicuro preso in giro chiamandomi fifona. Forse è meglio se ci dormo un po' su, domani mattina il funerale è alle 10.00 e io non voglio fare tardi e gli zii potrebbero arrabbiarsi. O peggio potrebbero dirmi ancora che sono una stupida palla al piede.
Buona notte mia stellina.
Dormi fino a mattina.
La mamma è qui vicino
Presto arriverà il mattino
Buona notte mio tesoro
Sogni belli, sogni d’oro.
Stanotte mi è sembrato di sentire la mamma cantarmi quella strana filastrocca. No è impossibile. Uffa sono appena le 6.00. Non sono riuscita a prendere sonno. Ho dormito pochissimo perché  mamma e  papà non smettevano di stare dentro la mia testa. Mio papà era una persona straordinaria io lo adoravo! Era sempre attivo, allegro e inventava sempre nuovi giochi da fare insieme. La mamma invece era la più dolce di tutte sapeva sempre come prendermi. Mi diceva che ero il suo diamante più prezioso. Le piacevano i miei capelli, diceva che avrebbe sempre voluto averceli rossi proprio come i miei e quelli di mio padre. Non so come farò senza di loro adesso, forse li potrò vedere solo in sogno. Cavoli, ma sono già le 9.00 ? Devo sbrigarmi altrimenti non arrivo in tempo. Fortunatamente sono riuscita a vestirmi in tutta fretta. Come diceva sempre la mamma io sono una signorina e devo sapere essere ben vestita in qualsiasi situazione, anche per l'occasione più triste. Eccomi di fronte allo specchio. Ho indossato un abito nero che mi copre gambe con abbinato un copri spalle. Ho messo delle ballerine nere semplici, prive di qualsiasi abbellimento come perline o paillette.
Scesi in tutta fretta. Quando arrivai in giardino dove si svolgeva il funerale capii che la funzione era appena iniziata. Bene, appena in tempo. Dietro un albero notai da subito la presenza di un bambino. Forse aveva la mia età. Stava nascosto dietro un albero e mi fissava. Pensai: “Mamma mia ma perché tutti mi guardano. E adesso che dico ? Uffa, non ho voglio di parlare con nessuno”. Calma Agnes sei un signorina! Mostrati calma e tranquilla.
Ero totalmente assorta nei miei pensieri quando mio zio e il sacerdote mi riportarono alla realtà. «Agnes vieni qui accanto allo zio, dai un saluto ai tuoi cari genitori » disse mio zio in maniera silenziosa ma irruenta. Io mi limitai ad annuire e rispondere «si, zio». Così mi misi ad ascoltare le parole del vecchio celebrante. «Siamo qui riuniti per dire addio a due genitori fantastici. Preghiamo perché le loro anime possano riposare in pace nel nome del Signore.»
Una volta dette queste e molte altre parole il celebrate mi rivolse uno sguardo di comprensione e disse «La funzione è terminata, pregherò per tutti affinché il Signore sia con voi e non vi abbandoni mai». Una volta finita la funzione stesi quasi un'ora alzata perché tutti gli invitati corsero da me a stringermi la mano e a farmi mille e mille condoglianze. A 12.00 erano tutti andati erano andati via io mi ritrovo sola sulla poltrona a guardare le fotografie mie e dei miei genitori. Era tutto così triste. Era una bella giornata di sole, il cielo senza nuvole, ma dentro la mia anima si stava scatenando un tremendo temporale. Da quel giorno dissi addio a mamma e papà, ma nonostante ciò sapevo che sarebbero rimaste per sempre impresse lì...nel mio cuore.
« Basta! Meglio non distrarsi. Devo andare a sbucciare le patate altrimenti gli zii si arrabbieranno.» "Prima li ho chiaramente sentiti dire che da ora in poi dovrò darmi da fare. Ho la netta sensazione che se voglio continuare a studiare dovrò fare tutto quello che mi dicono. E pensare che papà mi aveva appena insegnato a leggere e a scrivere. Uffa."
Dal nulla riecheggiò la voce di mia zia! Sbrigati vai a sbucciare le patate in cucina:“Io e lo zio abbiamo molta fame, veniamo da molto lontano lo sai. Non vorrai deludere così i tuoi cari zietti. D'altronde ora saremo noi a prenderci cura di te. Non abbiamo intenzione di punirti quindi. cerca di muoverti!».
Non era passato neanche un giorno dal funerale e già i miei zii volevano comandarmi.
Una volta in cucina vidi di nuovo quel bambino. Stava seduto sulla sedia a sbucciare patate. Non ebbi il tempo di presentarmi che subito mi disse «Hey ragazzina! Che fai ti muovi? Non abbiamo tutto il tempo del mondo. Sbrigati e vieni ad aiutarmi a cucinare. Altrimenti i miei padroni si arrabbieranno ed io finirò per non mangiare oggi».
 
Eight years later
Ieri sera ho fatto un sogno. L’ennesimo sogno. C’erano tutte le persone a cui tenevo di più: mia madre, mio padre e Jason.  Il mio amato Jason. Sono passati parecchi anni da quando lo incontrai la prima volta. Da allora non ci siamo mai più separati. E come potrei separarmi da lui ? L’unica persona, oltre ai miei genitori, che mi ha sempre protetto. Otto anni. È passato molto tempo. Si dice che i veri amici si vedono nel momento del bisogno. In questi otto anni Jas ha sempre colorato la mia vita. Mi ha protetto sempre. Anche quando le cose stavano per mettersi male. Anche quando mio zio tornava a casa ubriaco dal casinò e mi ordinava questo e quello. Anche quando mia zia mi fece punire perché non avevo svolto i miei doveri.
In tutti questi anni i miei zii (se così possiamo definirli) mi hanno sempre sfruttata come cameriera. Fortuna che non hanno potuto proibirmi la scuola, altrimenti qualcuno avrebbe potuto denunciarli.
Così passavo le mie giornate tra scuola e pulizie domestiche a go go. Questo ovviamente non mi permetteva di fare nuove amicizie. Inoltre l’unico modo per fare i compiti di scuola era stare alzata fino a tarda notte.
Ricordo che a meno di 6 mesi dalla morte dei miei genitori zio Arnold mi aveva già tolto tutto. Non avevo più una camera tutta mia. Dormivo in un stanzino che fungeva da ripostiglio, insieme a dei mobili vecchi e altre cianfrusaglie. Aveva anche venduto le mia meravigliosa libreria a cui ero molto affezionata. Quello fu un regalo di mio padre. Lui ci teneva alla cultura, ed è per questo che quando avevo compiuto il mio settimo compleanno mi regalò quella libreria piena di libri da studiare e romanzi da leggere. Mi disse che così avrei potuto leggere e imparare cose nuove per un bel po’ di tempo. Sono sicura che se adesso fosse qui sarebbe fiero di me e della ragazza che sono diventata.
Oggi l’insegnante a scuola mi ha detto che sono un studentessa promettente e che potrei aspirare a entrare in Medicina tra qualche annetto. Sono sicura che con la mia media potrei fare domanda per la borsa di studio. E appena sarò abbastanza grande per farlo me ne andrò lontano da qui. Lontano da loro. Chiederò a Jason di venire con me ovviamente. Ho ancora 16 ma sono sicura di potercela fare.
Oddio sono le undici passate. È meglio dormire adesso, altrimenti domani non avrò la forza di fare tutte le faccende.
Stavo per chiudere i libri di scuola e mettermi a letto quando ad un tratto sentii la porta aprirsi e quando mi girai vidi Jason guardarmi con occhi storti «Hey che fai ancora sveglia tu ? Ma lo sai che ore sono?» disse. « Certo che lo so. Sono le undici passate. E tu piuttosto che ci fai ancora alzato? La mattina non devi svegliarti presto?» risposi con foga. «Certo che lo so! Ma dovevo finire delle cose da fare. E poi volevo lasciarti questo portafortuna che ho fatto, sul comodino. Ma mi aspettavo che dormissi già.» mi disse tutto in un solo fiato. Prima che potessi rendermene conto mi appese al collo un ciondolo di quadrifoglio intagliato nel legno.
Jason mi ha davvero colta di sorpresa stavolta. Non era bellissimo ma si vedeva che era fatto a mano. Ecco quali erano le cose che doveva fare. Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che subito mi abbracciò, mi diede un bacio sulla guancia e mi disse: « Tu sei un persona importante per me. Lo sai questo vero? Sei la mia vera famiglia. Dico sul serio». “Jas penso le stesse cose anche io, grazie del pensiero, ti voglio un bene che neanche immagini e..» non ebbi il tempo di finire quello che stavo dicendo che subito Jas aggiunse « Lo so piccola ma adesso è meglio se andiamo a letto. Domani sarà un lunga giornata. Notte piccola». Detto questo uscì da camera mia ed io rimasi li imbambolata a fissare quello stupido ciondolo come fosse un diamante di 1000 carati.
Quella notte non mi addormentai subito perché i miei pensieri erano pieni di affetto e adorazione nei confronti della persona più importante per me. Il mio Jas.
Tre anni più tardi..
Pdv Agnes.
«Devo sbrigarmi o farò tardi!» dissi fra me e me, correndo verso l’uscita dell’università. «Agnes muoviti dai! Sali dobbiamo sbrigarci altrimenti faremo tardi. Oggi tua zia mi ha espressamente ordinato di venirti a prendere.» mi gridò Jason attraverso il finestrino aperto della sua auto posteggiata poco lontano dall’ingresso. «Sto arrivando, anche se non ho ancora capito il motivo di tutta questa fretta?» risposi.
«Non ne ho idea. So solo che i tuoi zii mi hanno detto di fare in fretta perché dovevano parlarti urgentemente.» rispose semplicemente Jason.
Come mai i miei zii vogliono parlarmi? Forse vogliono sapere se ci sono altri soldi e altre ricchezze dei miei genitori da sperperare? Che cavolo! Non ne posso più del loro atteggiamento. È già un mese che frequento l’università e già da hanno cominciato a farmi storie. Ma io devo solo avere pazienza, aspettare che la mia domanda per la borsa di studio venga accettata e sarà fatta. Finalmente sarò LIBERA!
Venti minuti più tardi…
«Siamo arrivati. Sbrigati piccola altrimenti i tuoi zii si arrabbieranno e sai meglio di me come sono fatti» mi disse Jason guardandomi in maniera apprensiva. Uffa quando il mio Jason mi guarda in quel modo non resisto. È proprio un tesoro a preoccuparsi così. Prima o poi dovrò dirgli la verità non posso continuare a nascondere i miei sentimenti. Chissà lui cosa prova per me. Anche se dovesse rifiutarmi devo assolutamente dirgli la verità. Ci conosciamo da troppo tempo ed è già da troppo tempo che ho capito di volerlo accanto a me. È il ragazzo perfetto per me.
«Si, tranquillo Jas sto andando» gli risposi con un sorrisone e un candido bacio sulla guancia, per poi scappare in salone dove i miei zii mi aspettavano.
  
Pdv Jason.
Sono proprio curioso di sapere cosa devono dire ad Agnes. Oggi quella chiamata improvvisa mi ha messo un po’ in agitazione. Spero non sia niente di grave. Forse è meglio curiosare un po’. Così entro in casa e mi metto nel corridoio accanto al salone, tendendo l’orecchio in modo da sentire un po’ quello che dicono.
«Cioè fatemi capire cosa diavolo sta succedendo.. Mi avete venduta a un principino viziato e poco di buono?!» disse Agnes, la cui voce risuonava grave in tutta la stanza. «Non fare tanto la difficile adesso. Vedi non è difficile da capire.» disse ancora una volta la zia. «Noi siamo costretti a vendere questa casa che tu tanto ami. Lo sai questo? Se non accetti questo accordo sarà solo colpa tua.» disse lo zio in maniera sprezzante. « Ha ragione. Non costringerci a fare come quella volta con la tua adorata libreria. Ricordi vero? Tu non ci hai voluto dire dov’erano nascosti i risparmi dei tuoi genitori e noi ci siamo dovuti arrangiare in qualche modo..».
«Voi siete solo degli ignobili perdenti e..» disse Agnes. «Senti ragazzina sarà meglio che ci ascolti.. oppure sai cosa potrebbe succedere vero? A noi non importa un fico secco di te. Tu ci devi rispetto, se non fosse per noi a quest’ora tu saresti in un orfanotrofio a marcire. Anzi forse saresti già morta da un anno visto che non avresti di che vivere una volta fuori senza nessuno che si prenda cura di te. Se non vuoi che succeda nulla ne a te ne a questa casa sarà meglio che.. Hey verme dove scappi?» disse lo zio. Il tono di voce dello zio si alzò improvvisamente. Sentii sbattere furiosamente la porta e dopodiché vidi Agnes scappare via come un fiume in piena accecata dalla rabbia a tal punto da non accorgersi nemmeno della mia presenza. Non può fare altro. In fondo la capisco. Le hanno già tolto tutto.
Cazzo, questa proprio non ci voleva. L’unica cosa che le rimane, dei suoi amati genitori, è questa casa. E loro sono pronti a venderla, anzi, sono sicuro che lo faranno, presto o tardi.
Sono degli esseri disumani. Una parte di me vuole rincorrerla e confortarla. Ci siamo sempre protetti a vicenda e ora è il mio turno, ma stavolta non posso fare nulla per aiutarla. I miei piedi sembrano ancorati a terra. Tengo talmente tanto a lei, come ad una sorella. Ma sono troppo disperato da non potermi mettere contro di loro.
Più ci penso e più vorrei mangiarmi i gomiti. Sono disperato, le mie condizioni economiche non sono delle migliori. A stento questi bastardi mi danno da mangiare. Anche se ci fosse una sola soluzione non sarei comunque in grado di essere di aiuto. Non posso neanche aspirare ad  avere altri lavori. Sappiamo tutti come funziona qui. Perché a Sparymnya funziona così, un bastardo senza famiglia come me, che vive alla giornata, non è ben visto da nessuno. In questa città le classi sociali più povere sono considerate più che malamente ed io, non avendo neanche una famiglia alle spalle, non ho nessuno a chi chiedere perché possa aiutarla. Se non avessi bisogno di loro per vivere non gli permetterei mai di trattarla cosi. Stringo così i pugni tanto da bloccare la circolazione delle mie mani. La paura che lei possa commettere qualche sciocchezza mi sblocca. È meglio andare a cercarla.
 
Pdv Agnes
Non riesco ancora a crederci. Sapevo di essere odiata dai miei zii ma non immaginavo che arrivassero anche a questo per soldi. Non posso neanche credere che perderò questa casa. La casa dove sono cresciuta, dove per l’ultima volta ho visto i miei genitori. L’immagine di mia madre e mio padre fece improvvisamente capolino nei miei pensieri mentre una lacrima scendeva veloce lungo la mia guancia. L’unica persona che voglio accanto è Jason. Noi ci prenderemo cura di noi stessi, del resto non mi importa più di nulla.
Che si vendano quello che vogliono, anche l’anima se li aggrada. Certo quella casa mi mancherà, lo so. Solo di una cosa sono sicura. I miei genitori li porterò sempre nel mio cuore. Potranno anche togliermi tutto o ancora peggio farmi del male ma non riusciranno mai a togliermi il sorriso e la voglio di rialzarmi una volta finita a terra. Ora che ci penso, forse ho reagito anche un po’ di impulso non avrei dovuto scappare così. Ma sono davvero sconvolta. Un rumore mi fa sobbalzare, mi trovo in posto segreto del giardino immenso di casa mia. Quell’angolo dell’immenso giardino di casa mia che nessuno conosce oltre me. Non riesco a capire chi posso avere scoperto questo posto.
«Chi è?» dico a voce alta.
«Agnes, finalmente..» il suo tono come i suoi occhi trasmettevano ansia e preoccupazione. Deve avermi vista correre via.
«Jason sei tu. Scusami, non hai idea di cosa dovevano dirmi. Sono dovuta scappare via per..» inizio a dire, ancora tremante per la rabbia e la tensione.
«ho sentito tutto tranquilla. Cosa hai intenzione di fare adesso ? Devi tornare da loro. Affrontare le cose e..». Era visibilmente nervoso e preoccupato. Non lo avevo mai visto così.
È arrivato il momento di dirgli la verità. Eravamo così vicini, intimi. Questa potrebbe essere la mia ultima possibilità di dirgli la verità.
«Jason no! Non ho alcuna intenzione di tornare da loro. Ne tantomeno di fare da serva ad uno stupido principino. Ma prima di parlare di questo problema che sembra insormontabile io devo confessarti una cosa che non ti ho mai detto. So che ti sembrerà strano sentirla.» Adesso ero io quella visibilmente nervosa. Sospiro cercando nella mia testa le parole giuste.
«Agnes tu non devi spiegarmi niente so che sarà dura. So anche che adesso avrai paura ma..» Lo interrompo, se non termino immediatamente quello che ho da dire potrei non trovare mai più le parole.
«No Jason.. non è questo. È solo che io credo di provare qualcosa per te. So che magari non è il momento adatto. So che ti sembrerà stupido da parte mia ma.. io ecco credo di a- a- amarti da un bel po’ di tempo ormai». Dopo le mie ultime parole non posso fare a meno di fissare la punta dei piedi, incapace di continuare a guardarlo negli occhi.
«Ma Agnes cosa..»
«Aspetta prima di dire qualsiasi cosa, non voglio una risposta. Io volevo solo dirti che nella buona e nella cattiva sorte io ho sempre creduto in te. Sei sempre stato il mio supporto, mi hai aiutato fin dal primo momento. Con te accanto mi sono sempre sentita in grado di superare ogni ostacolo. Ecco tutto. Mi sono affezionata a te.»
«Agnes mi spiace contraddirti ma tu non sei innamorata di me». La sua voce era fredda e decisa, in quel momento mi cadde il mondo addosso. Non dissi più nulla. Così incapace di rispondere alla sua affermazione, me ne restai in silenzio, senza dire una parola. Fu lui a parlare dopo alcuni interminabili secondi.
«Amore e affetto fraterno non sono la stessa cosa. Ammetto che anche io tempo fa credevo di provare qualcosa per te. Ma poi ho capito che io verso di te provo un amore diverso, forse più forte. Tu sei la mia famiglia. Mia sorella, anche se non di sangue lo sei di vita. Ti ho voluto sempre proteggere perché ho sempre rivisto in te la famiglia che non ho mai avuto» inspira profondamente prima di continuare. «So che vorresti scappare ma devi affrontare questa situazione. L’unico modo per il momento è seguire il loro “ordine”. Sai bene che se non vuoi restare in mezzo ad una strada o peggio dovrai sottostare a loro comando. Ma io resterò al tuo fianco te lo prometto».
Non avevo parole. So solo che mi sentivo mancare il respiro. Le parole insieme al mio cuore stavano scivolando in una profondissima buca senza uscita. Fecero capolino le lacrime che inumidirono i miei occhi e rigarono le mie guance. Lui mi abbracciò, non disse più nulla. Solo quando finalmente le mie lacrime trovarono fine iniziai a parlare.
«Va bene Jas Ascoltami bene: sappi solo che non mi sarà facile accettare questo rifiuto. Forse solo quando sarai innamorato di qualcuno in maniera non ricambiata riuscirai a capire come mi sento. Quello che voglio dirti adesso è che seguirò il tuo consiglio. Farò come hai detto. Per quanto mi costi ammetterlo dalla famiglia Rowe potrò trovare benefici migliori rispetto a quelli avuti vivendo insieme a dei parenti non parti scapestrati come i miei zii. Prima o poi venderanno questa casa ed io forse me ne sono già fatta una ragione. So già che ad un certo punto saranno costretti a vendersi anche le chiappe pur di poter mantenere la loro immagine di ricconi. Come diceva sempre mio padre “Chi la dura la vince”». Detto questo mi girai e, senza aspettare una risposta, mi allontanai a grandi passi. Nella mia mente riecheggiarono le parole di mio padre “Chi la dura la vince”.
Non ebbi più il coraggio di guardare in faccia Jason. Lui capì e non invase i miei spazi. Decisi anche di nascondergli il giorno della mia partenza. Non sopportavo l’idea di dirgli addio e di salutarlo. Così optai per una piccolissima lettera di scuse e di addio.
Caro Jason,
ti stupirà questa mia lettera ma già è stato difficile dirti quello che provavo da anni, dirti addio sarebbe stato troppo Jas. Scusa se ti ho evitato ma il mio cuore è in pezzi e non avevo il coraggio di affrontare il tuo sguardo pieno di dispiacere. Ti prego di non cercarmi per un po’ di tempo, sarebbe troppo doloroso e non riuscirei a sopportarlo. Grazie di tutto. Grazie di avermi detto quello che pensavi. Sarai sempre nel mio cuore. Addio, mio caro Jas.

 
Spazio Autrice. Colgo l'occasione per ringrazione ancora una volte le mie bravissime collaboratrici. <3 Vi posto il link del loro profilo Leggete le loro storie mi raccomando! A presto con il prossimo capitolo! :-)
   
 
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