Film > Il Principe d’Egitto
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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    02/06/2014    3 recensioni
(ZipporaxTuya)
Non è stato Mosé a vedere la gitana fuggire, quella sera dopo la festa, ma niente di meno che la moglie del Faraone.
E si sa, il cuore di una donna è ben differente da quello di chinque altro.
1."Solo una donna può comprendere il dolore di un’altra donna, non credi?"
2. Aveva il profumo del più impetuoso dei deserti e delicatezza di una nuova alba
3. La loro era una straziante necessità di comprendersi, di provarsi l’un l’altra che una speranza esisteva ancora.
.
(La raccolta di brevi fanfiction non ha una durata nè una scadenza, và a seconda dell'ispirazione personale e delle emozioni che può trasmettere - possibile modifica a raiting arancione)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Tuya, Zippora
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Vi rubo solo un attimo...
Scrivo consapevole che il fandom è pressoché inesistente e questa coppia ancora meno, ma quando l'ispirazione chiama bisogna solo rispondere!
Questo è un capitolo introduttivo, diciamo così, i prossimi saranno decisamente più coinvolgenti... o almeno spero!
E nulla, non vi rubo altro tempo: buona lettura!
(E per gli appassionati sì, potrebbe diventare una arancione!)



1.
L’aveva vista allontanarsi di sfuggita, come un’ombra quella figura esile quanto sensuale si dirigeva dinnanzi alla prima uscita possibile con la più folle delle disperazioni.
Dal balconcino della sua stanza l’aveva subito notata, quel “delicato fiore del deserto”, forte e velenosa quanto il peggior cobra.
Bella quanto ribelle, non era riuscita a trattenersi dal guardarla per un lungo istante, consapevole di non esser vista.
Le guardie, le solite sentinelle, l’avevano vista tanto bene quanto lei, ma l’avevano preceduta nel raggiungere la gitana.
E mentre tentava invano di liberarsi, in difficoltà anche per colpa di una bruttissima storta che aveva dato cadendo durante lo spettacolino, i passi regali ed autoritari della moglie del Faraone giunsero in breve tempo.
Diede ordine di allontanarsi, si sarebbe occupata lei stessa di farla fustigare a dovere, quella schiava.
Ma il cammello no, quello potevano tenerselo le guardie, non avrebbe portato una bestia tanto puzzolente nei propri alloggi – anche se il soggetto in questione era legato a lei.
Zippora si era opposta, ma nemmeno così tanto: quegli occhi scuri, quel volto delicato e perennemente apatico le avevano fatto pensare – forse ingenuamente – che dietro al trucco quella regale donna possedesse qualcos’altro.
Qualcosa di diverso, di particolare. Qualcosa di più degli altri.
Ed ebbe la conferma quando, invece di portarla alle prigioni o farla veramente frustare, la condusse nel proprio alloggio, assicurandosi che non vi fosse nessun inserviente nei paraggi.
Non dovevano essere viste – non insieme e in quella situazione almeno.
Con ben poca delicatezza, la gitana si abbandonò su di un morbido divanetto, imprecando contro quella maledetta caviglia.
« L’inserviente passa ogni mattina al sorgere del sole e al tramonto, qualche attimo prima che il sole tocchi l’orizzonte. »
Dava indicazioni precise, Zippora la osservava piuttosto incuriosita mentre la Regina si premurava di chiudere le tende.
Aveva detto inserviente e non schiava.
« Le guardie fanno il giro di ronda dopo pranzo e durante la cena. Non devi farti scoprire, in nessuna occasione. » Continuò imperterrita, fredda ed autoritaria, senza nemmeno guardarla in volto.
Doveva pesare parecchio, quella maschera che continuamente portava.
« Starai qui finché la caviglia non sarà guarita. Poi potrai andartene. » Terminò.
Non le volse uno sguardo nemmeno questa volta, la lasciò lì sul divanetto, dirigendosi semplicemente alla porta d’uscita.
« Perché? » Fu tutto ciò che le disse, mentre le iridi scure dalla vaga forma orientale scrutavano la figura candida e sinuosa di Tuya.
La donna si fermò per un attimo soltanto, con la coda dell’occhio incrociò per la prima volta lo sguardo dell’altra.
Era maledettamente intenso.
« Solo una donna può comprendere il dolore di un’altra donna, non credi? »
Le rispose di rimando, non avevano nemmeno bisogno di chiarirsi, sapevano entrambe a cosa stessero facendo riferimento.
Non aveva fatto promesse nè aveva chiesto qualcosa in cambio.
Poi sparì, si chiuse la porta alle spalle e per l’intera giornata la lasciò in quella lussuosa ed ampia stanza.
Ampia eppure maledettamente vuota.
  
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