Serie TV > Grey's Anatomy
Ricorda la storia  |      
Autore: crossroads    03/06/2014    2 recensioni
Callie e Arizona sono giovani e innamorate,ma il destino le mette di fronte ad una scelta difficile.
Accettare la sfida o arrendersi agli imprevisti della vita?
Lasciar vincere l'amore su tutto o lasciare che tutto prenda a calci il loro amore?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da quando ero tornata all’università niente era più come prima.


Il posto che amavo,dove avevo i miei amici e vari conoscenti  con cui condividere sogni e passioni d’un tratto mi sembrava estraneo.

Come se quel posto non fosse mai stato mio,come se quei ragazzi non fossero mai stati miei amici,come se non avessero mai saputo realmente chi  ero.

Il ricordo di Arizona,ormai lontana,mi rimbombava addosso.

L’avevo lasciata solo poche settimane prima,ma mi sentivo già morire.

Lei di qualche anno più grande di me aveva già cominciato la sua specializzazione a Seattle,mentre io dovevo ancora terminare gli studi,arrivati ormai agli sgoccioli,a San Diego.

Eravamo lontane,forse troppo!

Eppure la amavo,nonostante tutto,eccome se la amavo!

Quando conobbi Arizona all’università non immaginavo che mi sarei innamorata,che ci saremmo fidanzate e che poi d’un tratto l’avrei persa perché era la studentessa più promettente e l’ospedale migliore la voleva nella sua equipe.

Due ragazze sagge si sarebbero arrese e avrebbero rinunciato al loro amore,Arizona sarebbe partita,e io sarei rimasta ancora a San Diego…ma noi no.Noi eravamo toste ed anche un po’ folli,sapevamo che lasciandoci non sarebbe cambiato niente,io avrei pensato a lei e lei a me,ininterrottamente!

Eravamo così folli che decidemmo di continuare a stare insieme seppur in due stati diversi. Così folli che decidemmo di chiuderci in una storia sofferta,solo perché ci amavamo.
Perché lei era il mio respiro,mi scorreva nelle vene,perché lei mi faceva piangere e ridere,ridere soprattutto,di cuore. Perché lei era un iceberg,ma con me si scioglieva. Perché sapeva sorprendermi,sapeva rendermi unica,sapeva farmi sentire amata,sapeva baciare e sapeva far l’amore,perché i suoi capelli biondi erano oro fuso tra le mie mani.

Da quando era partita per Seattle ci vedevamo ad intervalli di due tre mesi,e quei due tre mesi erano solo giorni vuoti da riempire nell’attesa di rivederla ancora.
Quei due tre mesi erano cominciati da pochi giorni.
L’avevo lasciata da pochi giorni e sentivo ancora il vuoto nel cuore.



L’unica cosa che riuscivo a ricordare era quell’abbraccio dato prima di  salire sul treno,quel ti amo sussurrato al suo orecchio tra milioni di persone indifferenti al nostro dramma. La gente frenetica correva da un treno all’altro,qualcuno parlava al telefono avvisando la compagna che sarebbe arrivato tardi per cena,altri aspettavano in silenzio l’arrivo del proprio treno,tutti ignari di ciò che ci stava accadendo.Il mondo girava veloce mentre io le tenevo le mani per l’ultima volta,mentre il treno in partenza scandiva gli ultimi attimi che ci tenevano unite,l’ultimo abbraccio,l’ultimo ti amo,l’ultimo odore del suo respiro,l’ultima carezza ai suoi capelli,l’ultima volta che i miei occhi vedevano i suoi attraverso un vetro sporco che lentamente  ci allontanava.

Ti amo così tanto…e mi mancherai ancora di più,ho passato giorni bellissimi insieme a te,e di stupendi ce ne saranno. Vederti immobile mentre questo treno va via mi distrugge,so già quanto mi mancherai e quanto male farà la tua assenza…si dicevano questo più o meno i nostri occhi.

La guardavo mentre il treno accelerava fregandosene di noi,di lei che era rimasta li sui binari,e pian piano diventava un puntino invisibile ai miei occhi.
Era sparita,era già troppo lontana.
Erano passati pochi secondi,ma dovevo già accontentarmi dei ricordi.
Pochi secondi,pochi minuti,pochi giorni.
Pochi giorni erano passati dal mio rientro a San Diego e mi sentivo così tremendamente sola senza di lei.
I post-it e le foto attaccate alla parete del letto me la facevano sentire più vicina,ma mi mancava.

Mi trascinavo nelle azioni quotidiane senza voglia,perché senza lei niente aveva senso.

Potevo solo aggrapparmi al suo profumo che ancora era impregnato nei suoi vestiti,che dormivano con me.
Potevo solo avvolgermi nella sua sciarpa e dormire con il suo pigiama,stringerlo forte,come fosse lei,ma lei non era,e mi mancava di più. Mi mancava stringermela forte durante la notte e respirare il suo odore a pieni polmoni. Sentire quelle poche tracce di lei sui suoi vestiti mi creavano solo un vuoto incolmabile dentro…e mi mettevano un bisogno matto e disperato di stringerla forte.
E la mattina…ogni nuovo raggio di sole era una discesa negli inferi. Aprire gli occhi,voltarmi e non vedere lei con le braccia spalancate e i capelli in disordine…con la sua bocca profumatissima che cercava la mia.
Avevo bisogno di sentirmela addosso. Più di tutto.

Il caffè caldo non mi riscaldava se non lo prendevo con lei. Era tutto una routine,alzarmi,buttarlo giù e fingere che la caffeina mi desse la forza di affrontare un nuovo giorno senza lei,uno dei 120 giorni ancora da passare senza lei,ma almeno era un giorno in meno che mi separava dalla partenza. Perché si,ogni giorno era un giorno che sottraevo al count down per rivederla!

E così lasciavo che le  giornate mi scorressero addosso,tra le lezioni all’università gli amici e i libri da studiare…per finire quella maledetta università che contribuiva a tenermi lontana da lei.

E mi veniva da piangere di notte sola e senza di lei,mi veniva da piangere ogni qualvolta pensavo alla situazione di merda in cui mi trovavo.Mi scoppiava il cuore e un nodo saliva in gola soffocandomi. Volevo solo dare sfogo alla rabbia,la rabbia di chi ha una vita quasi perfetta,ma vuota e se la riempie di gioia con amore sbagliato,impossibile e doloroso,ma bellissimo.

Quel noioso Mercoledì a fine giornata dopo una stancante lezione di anatomia,mentre il cielo diventava arancione dando l’arrivo alle giornate estive,mi recai nel parcheggio per prendere la mia moto. Per un attimo il cielo rosso e l’aria fresca e profumata dell’estate mi fecero sentire un senso di gratitudine verso la vita,per un attimo il mondo non sembrava essere contro di me,contro il nostro amore.
Distratta mi avvicinavo alla moto,pensavo alle cose che avrei dovuto fare una volta tornata al campus…preparare la cena,il bucato..studiare e poi finalmente chiamare Arizona…ma un rumore familiare smosse i miei pensieri.

Era il rumore di un mazzo di chiavi,un portachiavi,quello che comprai con Arizona a Seattle.

Alzai gli occhi,non ero in me.

La vidi lì  seduta sulla mia moto,non disse una parola,io nemmeno,ma credo che la mie labbra si stessero strappando per il sorriso che mi esplose sul viso.


“Arizona!”

“Sono qui amore”

Le corsi incontro abbracciandomela forte più che mai,non avevo mai provato una gioia simile.

La mia vita,il mio respiro,il mio battito,il sangue che bollente mi scorreva per le vene ora era li,tra le mie braccia,si era improvvisamente materializzata!

Le gambe mi tramavano,potevo solo affogare i miei sorrisi sulla sua pelle.

“Che ci fai qui?! Sei veramente tu?”

“Sono io,amore mio. E’ una sorpresa…avevo voglia di vederti sorridere”

“Siamo pazze…”

“E incoscienti”

Quella storia d’amore mi distruggeva,mi annullava,mi faceva stare male,non mi faceva sorridere più…ma ero così innamorata,così folle di Arizona,così dipendente che accettavo tutto,accettavo di starle lontana per mesi,perché un suo bacio,il suo odore,le sue mani su di me erano l’eternità del paradiso.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Grey's Anatomy / Vai alla pagina dell'autore: crossroads