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Autore: _Shee    03/06/2014    5 recensioni
Dal testo:
"A quel punto si azzardò ad arrischiare di guardarla ancora, Lei, diametralmente opposta alla sua posizione, radicalmente contrastante alla sua stagione. [...] Lei, dall'aspetto così algido, sarebbe stata la sua compagna perfetta. Cos'era pazzo? "
[IV^ classificata al contest "Amarsi: non solo a S.Valentino" indetto da Tomoko_chan]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Dimora Empirea dei Numi del Tempo
Naruto si sentì uno stupido a comportarsi così e alzò temerario la testa, vedendola intenta a contemplare la vita sotto di loro.
Le era davanti ma lontana anni luce.
Stava lì, seduta composta sui talloni, le mani poggiate sulle ginocchia, i lunghi capelli scuri che le scivolavano sulla spalla sinistra come l'onda dell'Aurora Boreale e gli occhi cristallini incantati a osservare la Terra e la gioia dell'estate.
Le fissò assorto la pelle bianca del collo dove piccole stille di finissima rugiada le accarezzavano la pelle scivolando impavide nella valle dei suoi seni. Tra qualche mese quelle gocce si sarebbero fatte nevischio, ma ora era il tempo dell'Estate, il suo tempo, e il caldo avvolgeva ogni cosa.
Era ancora lì a rimirarla, passandosi inconsciamente la lingua sulle labbra, quando ella alzò lo sguardo verso di lui ed egli, colto in flagrante, si sentì avvampare. Un'ondata anomala di furioso calore sferzò nella stanza e vide diventare rossa anche lei, tanto quanto il sole del tramonto, prima che egli stesso riuscisse a ricomporsi, sorriderle e a distogliere finalmente lo sguardo dal suo... viso.
Qualcuno sbuffò alla sua sinistra, dal lato ovest, mentre dal lato est arrivò alle sue orecchie un rimprovero spazientito:
"Naruto che cavolo stai combinando?! Si bolle! E siamo ancora a giugno! Quanto vorrai farci penare ad agosto se già adesso fai così?! Guarda la povera Hinata! La stai facendo sciogliere!" e la ragazza che l'aveva appena redarguito prese a sventolarsi assiduamente con una foglia di palma.
Hinata, presa in causa, si coprì timorosa il volto rorido di sudore con l'ampia manica color fiordaliso del kimono.
"N- non preoccupatevi per me. Starò bene."
La prima ragazza a quelle parole si infervorò:
"È perché sei troppo mite! Dovresti essere un po' più rigida! La primavera è più bella quando arriva dopo un inverno più duro degli altri!" detto questo la Primavera si accomodò compiaciuta, legando un ciuffo rosa dei capelli ribelli con un fiore.
Non paga, però, si rivolse di nuovo al biondo:
"Ciò non toglie, Estate, che stai facendo seccare le petunie che ho fatto nascere con tanto impegno! Quindi smettila di scaldarti per non so che cosa e segui il protocollo!"
Naruto dal canto suo aveva borbottato qualcosa di incomprensibile che sembrava contemplare il famigerato vaso di petunie, un capodoglio e la natura dell'universo, chiudendosi poi in un silenzio che non gli apparteneva. Ogni tanto lanciava un'occhiata all'Autunno dove sperava di trovare un qualche segno d'appoggio, ma quello inflessibile nella sua posizione lo fissava senza alcuna espressione in volto, passandosi ogni tanto una mano nei capelli rossi. Ma cosa si aspettava, il massimo dell'aiuto che gli aveva dato finora, in fondo, era qualche pioggerellina estiva, e gli umani spesso e volentieri ne erano più che scontenti, finendo col prendersela con lui.
A quel punto si azzardò ad arrischiare di guardarla ancora, Lei, diametralmente opposta alla sua posizione, radicalmente contrastante alla sua stagione.
La fissava con occhi nuovi da molto più tempo di quanto si capacitasse. E ciò lo scombussolava. Ogni tanto, inconsapevolmente, si ritrovava a sfogarsi facendo friggere persino l'acqua del mare.
Era sempre lì, trasognata, piccola e solitaria nel suo cantuccio di cristallo.
Lui bene o male aveva un buon rapporto con le mezze stagioni, era un po' come se fosse la cima e loro i versanti della stessa montagna. Ma lei, era sempre in disparte, e nei suoi silenzi si capiva quanto sentisse il peso della fine di ogni anno solare sulle delicate spalle.
Tanta era in lui la voglia di raggiungerla e abbracciarla, la voglia di donarle tutto il calore che sprigionava in abbondanza, di darle vigore, di dirle di non cedere perché era forte!
Avrebbe voluto vedere sorridere calorosamente quel viso di porcellana e tenerle le mani tra le sue finché non fossero evaporate diventando parte integrante di lui. Beh, forse questo era un po' esagerato...
Ma ciò non toglieva che avrebbe volentieri lasciato la sua posizione per correrle incontro... solo che già una volta aveva tentato quasi per scherzo, e neanche a metà strada lei era svenuta, paonazza in volto.
Aveva temuto di averla ammazzata.
Sakura aveva fatto crescere una betulla e gliel'aveva lanciata contro, rispedendolo al suo posto.
E da quel giorno, con grande fatica, non si era più mosso. Sarà forse perché aveva ancora un paio di costole incrinate?
Fatto sta che i suoi occhi indisponenti, invece, non avevano alcuna intenzione di cedere, e chiedevano e anelavano ogni secondo di più della sua vista. La desideravano con forza.
Solo avessero potuto si sarebbero fermati su ogni millimetro di quella pelle candida scandagliandola in ogni più piccolo atomo. E solo qualcuno più in alto di lui poteva sapere quanto anche le sue mani avrebbero voluto anche solo sfiorare quel fragile incanto.
Sospirò disperato, stringendosi nella vestaglia arancione, e si accorse che sulla Terra alcune nuvole stavano iniziando a coprire il sole.
Si volse a ovest dove l'Autunno aveva deciso di abbassare un po' la tensione a modo suo, cioè infastidendo con chissà quale avido piacere le vacanze degli umani.
In un certo senso stava finalmente facendo qualcosa, ma l'Estate decise comunque di dirottargli un po' del suo stesso Libeccio in faccia, così avrebbe capito che tra tutti i modi per aiutarlo, quello non era sicuramente il metodo giusto!
L'Autunno rispose contrastandolo con un potente Maestrale che fece danzare decise le nuvole in cielo. Naruto ghignò famelico per quella sfida ma come una lama affilata sentì lo sguardo di Sakura puntare su di lui e non desideroso di un cipresso in pieno stomaco lo lasciò fare, pronto a ricominciare la schermaglia in un momento più propizio.
Si stravaccò meglio sulla sabbiolina che gli faceva da letto e si voltò a guardare di sottecchi la Primavera.
Come aveva potuto perdere la testa per Hinata se fino a poco prima non aveva occhi che per lei? In fondo era più facile con la Primavera, bastava aiutarla con qualche raggio di sole a far crescere quelle sottospecie di verdure che le piacevano tanto e lei bene o male era soddisfatta... Perché si era voluto complicare la vita?!
Ma si accorse di sapere già la risposta, e di ricordare chiaro e limpido l'evento che aveva scatenato quel furioso sentimento.
Era inverno, circa metà febbraio, e il vento del Nord si abbatteva stranamente impetuoso sulla Terra. Doveva essere una giornataccia per Hinata perché nonostante l'Autunno se ne stesse da parte a ignorare il tempo, la pioggia non accennava a diminuire ed era divenuta ben presto grandine.
Naruto aveva posato quasi per sbaglio lo sguardo su di lei, non capendo il perché di quel malumore. Era una giornata tranquilla fino a poco prima, poi il tempo di andare a fare qualche dispetto a Sakura e a molestarla un po' più da vicino ed era tutto degenerato.
Gli dispiacque vederla così, con quell'espressione schiva e corrucciata.
D'altronde gli umani l'avrebbero odiata se quel tempo fosse continuato per molto.
E allora, sfacciato come al solito, si era messo in mezzo e aveva fatto uscire un tiepido sole che aveva trasformato la grandine in delicatissime spruzzate di neve. Tante, sempre di più, rendendo ben presto il paesaggio limpido come gli occhi stessi dell'Inverno.
Lei l'aveva guardato e lui, colpevole, non aveva potuto fare a meno di sorriderle e giustificarsi a modo suo:
"I bambini saranno contenti di non andare a scuola domani. Diventerai la loro stagione preferita!"
E fu quello il momento.
Lei aveva continuato a fissarlo per un po' finché con gli occhi lucidi si era aperta e illuminata in un ampio sorriso, prima di nascondersi timidamente dietro le maniche della sua veste.
E lui si era sentito riscaldare dentro. Lui che già di norma aveva una temperatura media corporea di 40°.
Ed era riuscito a pensare solo una cosa: lei sarebbe stata un'Estate bellissima.
Lei, dall'aspetto così algido, sarebbe stata la sua compagna perfetta. Cos'era pazzo?
Eppure non poteva fare a meno di pensare che lei non era fatta per il triste e mortale inverno e se avesse potuto averla accanto, insieme, sarebbero potuti essere migliori e più potenti.
Di questo ormai era certo, una certezza che era nata da sola nella sua testa e non accennava a voler smettere di crescere e mettere radici nel suo cuore.
Desiderò ardentemente che lei lo guardasse in quel momento perché era sicuro che il proprio sguardo non potesse essere più eloquente: non sei sola in questo mondo. Il freddo non esiste, ma esiste la mancanza di calore. E io sono pronto a donartene a profusione! Se vorrai saremo in due. Insieme! Perché io so chi sei tu...
E anche se non atteso un leggero vento di Scirocco scivolò dalle sue labbra, ed egli lo lasciò andare, sperando che la raggiungesse: “Oh, Hinata. Tu sei la Mia Estate.”

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The end!
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Omake

Pianeta Terra
Shikamaru guardava il cielo con fare disinteressato.
Sbuffò l'ultima scia di fumo prima di spegnere il mozzicone a terra. Faceva caldo, troppo caldo. Ed era ancora giugno!
Il cielo era leggermente chiazzato da nuvole bianche, perfetto.
D'un tratto iniziò a tirare un forte vento. Con quel caldo era quasi piacevole. Le nuvole cominciarono a muoversi, cambiando forma e consistenza. Correvano veloci, ora.
Forse troppo.
Socchiuse gli occhi.
Decisamente troppo.
Avevano iniziato a zigzagare da una parte all'altra come impazzite. D'un tratto si erano ammassate, avevano assunto un colorino grigiastro e avevano rilasciato un po' di sparuta pioggerellina.
Aggrottò la fronte.
Allungò la mano e ripescò il mozzicone della sua ultima sigaretta. Ma era una sigaretta? La controllò da vicino giusto per sicurezza, poi tornò a guardare le nuvole e il dubbio che quella non fosse una sigaretta normale divenne una certezza. Era mica neve quella?
A giugno?!
Neanche qualche secondo e si era alzato in piedi. Infilate le mani in tasca aveva dato le spalle a quel bizzarro spettacolo.
Non sapeva cosa stesse succedendo lassù e di sicuro non voleva saperlo adesso. Se il mondo stava per cadere lui non se ne sarebbe di certo rimasto fermo.
Si sarebbe scansato.

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The end, stavolta per davvero. :)

Ah... Abbiate pietà pls.
  
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