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Autore: njaalls    03/06/2014    7 recensioni
Cause all of me Loves all of you, love your curves and all your edges, all your perfect imperfections.

La mia testa è sott'acqua, non respiro e sei l'unica che potrebbe tirarmi fuori.
[Seguito della one-shot Say Something]
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tristan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pieces'
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Sempre a Fabiana.
Anche quando non lo scrivo, queste storie sono per lei, perchè è così entusista, affettuosa ed è la mia migliore amica a distanza.



Cause all of me Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections.

Prendo una boccata d'aria e se mi chiedessero cosa cambierei di te, entrerei nel panico.
Perché tutto di me, ama tutto di te, c'è quel modo di sorridere quando la situazione ti imbarazza, quei troppi anelli freddi sulle dita sfilate che mi accarezzano la schiena, quel tremare per il nervosismo o il volermi abbracciare per essere consolata che mi basterebbero per una vita e non cambierei proprio nulla.
Ero così sicuro che saresti rimasta, che non mi avresti mai lasciato semplicemente dal modo in cui mi guardavi, che quando ho compreso cosa ti passasse per la mente, era ormai troppo tardi. Le tue spalle curve, intanto che rimanevi seduta al centro del letto, quella notte, sembravano sempre più pesanti e cariche di qualcosa che appena comprendevo e ti ho detto «Ti amo» e ho visto il sollievo e ho visto il mare in tempesta nei tuoi occhi troppo simili ai miei. Il mondo va avanti e il mio rimane bloccato al momento in cui sono sceso dal palco e la tua roba era sparita, la collanina nel mio zaino e il viso contrariato di Lauren, che riusciva in tutto tranne che nel placare la mia preoccupazione, mista alla rabbia verso me stesso.
«Dov'è» ho detto e nessuno ha risposto e ho capito. Ho capito che le mie mani avevano bisogno delle tue, che i miei occhi potevano guardare solo te per essere appagati e che sarei stato stupido, se no ti avessi rincorsa. Perché Tristan Evans è tante cose e stupido è la prima in cima alla lista.
Exeter è umida, fredda e vuota, Exeter è sola con noi che nemmeno ci vediamo, se io sto in silenzio, in piedi ad un incrocio, e tu dall'altro lato della strada, troppo indaffarata e distratta per badare a cosa succede in strada, Exeter è casa e noi dobbiamo tornarci, a casa, perché la lontananza mi ha sempre fatto male, solo che non l'ho mai dato a vedere. E mi dispiace non essere riuscito a trasmettere quello che sentivo, ma, lo sai, c'è sempre quel brutto difetto che mi porto sulle spalle e che non permette alla gente di prendermi sul serio, perché sono Tristan il divertente, Tristan il simpatico e mai Tristan il nostalgico e mi mancavi come l'ossigeno, ogni singola tappa, ogni singolo giorno, lo giuro, e ora potresti mancarmi per sempre, se non raccolgo i cocci.
E non potrei mai rinunciare a te, alle tue curve e alle tue gambe lunghe, i tuoi cappelli biondi, troppo biondi e mi dici un po' lo stesso, i tuoi difetti e le tue imperfezioni, perché ti lascerei sempre l'ultima fetta di pizza e guarderei i programmi di moda con te, anche se dovessi morir si fame o addormentami sul divano.
Ci sono i miei che ti adorano e se ti torcessi un capello, mi sbatterebbero fuori casa e nemmeno me lo sogno di sfiorati, c'è tua madre che proprio non mi può vedere e ricordo ancora quella volta a casa tua, in cui sono dovuto uscire dalla finestra, e ricordo ancora il male al fondoschiena nei giorni a seguire, ma ne è valsa la pena.
E ricordo i litigi e le porte chiuse in faccia senza complimenti, i capelli che mi tiravi quando non ti ascoltavo e i libri sbattuti sul banco o sulla scrivania della mia camera, la nota durante matematica perché siamo arrivati ad urlarci in faccia i peggiori insulti e proprio non mi sopportavi e per me era uguale. C'erano i tuoi abiti ben stirati e scelti con attenzione, le ballerine che volavano sul pavimento in marmo del corridoio, e c'erano le mie converse troppo rozze, un motivo d'animale stampato sul tessuto e i miei giubbotti di pelle sempre aperti.
E c'era matematica, sempre pronta a unirci e a farci litigare come due matti e poi ad unirci ancora, perché era destino che tu cambiassi la mia vita e un'impronta, in me, l'hai lasciata, perché hai marchiato il tuo territorio e io l'ho accetto senza pensarci due volte.
Sei intelligente ed intrigante, sei arguta ed un'ottima ascoltatrice e qualcosa in me ti deve essere piaciuta, se mi hai dato un'occasione fino ad oggi e la mia testa gira, non scherzo.
E c'è che potremmo correre senza mai fermarci, fare quello che ci passa per la mente e non andare incontro a nessun pericolo se siamo insieme, perché metterei la tua vita davanti alla mia senza neanche pensarci e ora che mi hai lasciato solo, non ragiono più, tu sei pazza e io fuori di testa. La mia testa è sott'acqua, non respiro e sei l'unica che potrebbe tirarmi fuori.
Sento questa situazione come una gabbia, non respiro, Valerie, non respiro e mi hai spezzato il cuore e l'ho fatto prima io, lo so. Vorrei averti, ti voglio qui, ora cammino e sento l'adrenalina percorrere la mia schiena, perché la tua treccia mal fatta mi fa mancare il fiato e, Dio, il mio maglione ti sta perfettamente e, pensavo, non l'avresti più messo. E il battito accelera e tutto di me, ama tutto di te e le corse dopo lo show non mi hanno stancato e sono qui, con te e ancora potrei farlo per tutta la vita, rincorrenti, baciarti e tenerti tra le mie braccia.
E sei mia e io -vuoi o non vuoi- sono più tuo che di me stesso, perché, me l'hai insegnato quando non ho passato l'esame di fisica, se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono sperati, non diventano sistemi distinti, ma diventano unici e inseparabile, perché uno influenzerà sempre l'altro, anche distanti chilometri e anni luce. E io sono un sistema e tu l'altro e io ti terrò la mano anche se non lo te ne accorgerai, troppo lontani, troppo occupati a fare altro e sarò sempre al tuo fianco.
E adesso un respiro, poi due e parole, emozioni, paure, incertezze e ansie tornano a galla come dopo anni e sarò pronto e ora lo sono, Valerie, spingo la porta ed entro all'aria calda della caffetteria e se ci fosse tua madre, mi sbatterebbe fuori. Non c'è e tiro un sospiro di sollievo, ma le tue spalle sono più curve del solito, la tua chioma più scombinata che mai e i tuoi gesti così goffi, insicuri e lenti da distrugermi, perché sono la causa e il senso di colpa mi sta stretto.
C'è quell'aria invernale accogliete e tiepida della caffetteria numero uno di Exeter, un brusio troppo intenso perché tu possa accorgerti di me, c'è una sedia al bancone libera, due e poi vedo la terza, scelgo quella più lontata da dove ti osservo, intanto che la macchina del caffè fa i capricci e c'è sempre lo stesso problema tra voi, ci sei tu che non la capisci e lei che non si sforza nemmeno a guadagnarsi la tua simpatia e poi ci sono io che solitamente ti tiro sempre fuori dai guai, quando cominci a darle colpi intimidatori da qualsiasi lato. Ma stamattina sei quasi arresa nei suoi confronti, perché ora lasci cadere la braccia lungo i fianchi e rimani immobile a fissarla, o chiudi gli occhi, ma non riesco a vederlo da qui.
E vorrei fare il giro del bancone e il nervosismo mi paralizza, perché potresti cacciarmi, dirmi che mi odi, che non mi ami più e, so, che dovrei rischiare, perché ti accorgerai di me seduto al banco, come un qualsiasi giorno di quattro anni fa, quando facevo quelle comparse calcolate, un giorno sì e l'altro pure nella speranza di vederti sorridere e abbandonare l'ascia da guerra.
C'è il nervosismo che si accumula e ogni muscolo del mio corpo entra in tensione, c'è che il mio piede comincia a battere a ritmo della musica in sottofondo, come è sempre abituato a fare, e c'è che ti sei appena poggiata alla macchina del caffè, piegata in avanti e la fronte schiacciata contro il metallo freddo, stringi i pugni e capisco che non possiamo più aspettare. E mi dispiace d'amarti così disperatamente, perché sei l'unica ancora alla realtà, perché vivo con la leggerezza del divertimento, ma c'è sempre quella costate che tutto potrebbe cessare, che ogni cosa di cui per ora sono benignamente succube e schiavo, le luci dei palchi, la batteria, le urla e le folle, potrebbe scomparire.
C'è che è da ieri che non faccio altro se non chiamarti, faccio un passo e ogni cosa di te mi attira come la prima volta che ti ho vista, quando ancora non avevi aperto bocca, quando un sorrisino nervoso mi bastava, quando ancora non ti conoscevo davvero, poi ti sei rivelata e ti ho amata con tutto il cuore. Perché tutto di me, ama tutto di te e ora ti sono dietro, allungo una mano e mi fermo, perché stai piangendo e io ne sono la causa? Prendo coscienza e, so, che ti dovrei proteggere, schiudo le labbra e «Valerie» sussurro. Ma non è un sussurro appena udibile, perché ti volti e la tua fronte si aggrotta, i tuoi occhi sono velati e umidi e i miei sono uguali.
Sei bella anche quando piangi, ma il cuore prova l'impulso di sbriciolarsi per questo, ma resiste solo per contegno.
Sembri sorpresa e terrorizzata e non so se è perché mi sono presentato qui, davanti a te, senza farmi notare prima, quando mi hai ignorato per quasi dodici ore, o se perché gli occhi pizzicano e non ho mai versato una lacrima davanti a te. Cosa c'è, pensavi ti avrei lasciata davvero andare?
Ora fai un passo indietro e io sono immobile, ti osservo e sei bella da togliere il fiato, bella da apprezzarne ogni difetto e sei piena di imperfezioni che ti rendono perfetta, stringo la mascella e i pugni contemporaneamente, mi guardi e scoppi a piangere come mai prima d'ora e ho la conferma che sono io la causa di tutto. Perché c'è che ora dico «Perdonami» e «Mi dispiace» e tu non sembri intenzionata a resistere troppo a lungo, ci sono i tuoi singhiozzi che squarciano l'aria imbevuta di mormorii e le tue braccia che all'istante mi avvolgono la vita e sei di nuovo tra le mie braccia e mi sembra di volare. I tuoi anelli freddi sopra la maglietta e le mie mani che ti afferrano saldamente, perché si fragile e letale come una rosa e ti proteggerò.
Smetti di piangere, ma non mi lasci e sicuramente ci siamo mancati entrambi come l'ossigeno, intanto che la contea di Devon ritorna ad essere una casa, ora che siamo di nuovo insieme. Ho perso contro di te, ma anche quando perdo, vinco, perché ti do tutto di me e tu mi dai tutto di te, mostrando i nostri cuori e rischiando tutto, anche se è difficile.
E manderei a fanculo Dirac e la sua equazione, se solo non fossimo quei sistemi tanto discussi e troppo lontani tra loro, ma indissolubilmente legati.
E tua madre non mi fermerà e i miei tour non mi fermeranno, perché troveremo un modo, perché siamo stati soli sono poche ore e proprio non possiamo rimanere distanti, se tu sei la mia regina e io sono il tuo re separati e riuniti per qualche ragione. C'è che tutto di me, ama tutto di te e ora Exeter è casa e sono davvero stato davvero uno stupido a non aver capito la tua mente prima di questo caos.
E mi dispiace, ma ora proprio non ne posso più, e «Perdonami» ripeto e le tue labbra che sfiorano le mie, sono la risposta migliore che potessi chiedere.
Salgo sul treno, prima che la velocità mi travolga e sono ancora in tempo e siamo di nuovo insieme.









Avevo detto ci sarebbe stata probabilmente una conclusione all'altra os, Say Something, ed accola qui.
Questa one shot, è dal punto di vista di Tris, perchè sarebbe stato un po' stupido continuare a far parlare Valerie, avrei ripetuto le stesse identiche cose della storia precedente. Quindi, qui c'è l'altra metà, l'altro lato della medaglia: un Tristan Evans molto più, uhm, malinconico e nostalgico di quello descritto precedentemente. Ora, Valerie lo conosce bene Tris, prima era soltanto troppo accecata dalla tristezza e dalle proprie idee per rendersi effettivamente conto di quanto la mancanza fosse reciproca, quindi non pensate a lei come una che non riconosce i sentimenti del proprio ragazzo, ecco.
Spero vi sia piaciuta anche questa os. E scusate, in caso contrario per aver pubblicato una roba tanto orribile, ew.
Per favore, recensite anche con una frase del tipo 'Eliminala', accetterei il consiglio.
Bye,
bedjvergent.
  
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