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Autore: Blubba    03/06/2014    0 recensioni
Forse qualcuno spunterà da dietro il divano e urlerà “Sorpresa!”. Scherzi mentre giri la chiave che si inceppa nella serratura, e che dopo alcuni minuti di manipolazione si apre, mostrando l’atrio vuoto e buio.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Viandante
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho come l’impressione di essere in un lago di merda.
“Potresti accendere il cervello e ragionare invece di stare immobile come un allocco. Cominciano ad innervosirsi un po’ tutti. Ci uccideranno.”
E sia. Non mi fa paura una scazzottata.
“Finiscila e vedi di dire qualcosa.”
Tentennai ancora per qualche minuto, poi mi decisi.
-Vengo in pace.- Sentenziai.
Il nutrito gruppo di uomini e donne evidentemente incazzati mi osservò scettico. Io non sapevo come muovermi o cos’altro dire dato che non ricordavo niente di quello che mi era successo nei giorni precedenti.
Un’ uomo  sui venticinque anni si fece avanti, la sua statura e la sua mole mi intimidirono ma cercai di non mostrarmi spaventato.
-Come sei arrivato qui?- chiese minaccioso.
-Passavo da queste parti e la vostra aria festosa e cordiale mi ha spinto ad entrare.-
Il cazzotto che mi colpì la guancia destra non lo vidi nemmeno. Mi ritrovai a terra a mangiare sabbia rossa e sassi mentre quel grosso tipo parlava, ma non riuscivo a capirlo.
“Genio.”
-Sapresti fare di meglio?- sbadatamente lo dissi ad alta voce, e l’energumeno la prese come una provocazione. Mi prese per il collo della maglia e mi sollevò a quasi un metro da terra. Cercai di sorridere nel modo più affabile possibile.
-Senti amico, non voglio guai, ma credo sia chiaro sia a me che a te che non ho la minima idea di dove sono finito. L’evidente differenza di statura e di massa muscolare mi costringe ad essere sincero: i simpaticoni che hanno invaso il pianeta mi hanno preso, ma sono scappato e credo di averli seminati. Mi sono dato alla macchia in un primo momento, ma poi ho avuto la brillante idea di mettermi a cercare un amico e sono finito nel deserto … Et voilà.- Nel tentativo di dire queste cose sputai un’ingente quantità di sangue dalla bocca e un paio di denti. Il rinoceronte si prese tutto il tempo che gli serviva per valutare la mia storia, poi mi scaraventò a terra senza troppi complimenti.
-Hai fatto abbastanza Kyle, adesso togliti di mezzo- Il capo dell’allegra combriccola sembrava un vecchio pazzo, ma pareva incutere rispetto in tutti gli altri, anche nel rinoceronte. Mi guardava con un misto di sospetto e curiosità; il suo intervento mi incoraggiò ad alzarmi in piedi e a pulirmi il sangue con la manica della maglia per rendermi più presentabile.
Il vecchio mi tese la mano. –Io sono Jeb, e il ragazzone che ti ha strapazzato per bene si chiama Kyle, ma vedo che siete già diventati buoni amici.- Gli strinsi la mano con forza e con gratitudine, sentendomi trattato come un essere umano, misi da parte l’astio e la confusione. Apeiron non era fiducioso quanto me, ma era comprensibile.
-Siamo amiconi … Posso sapere dove mi avete trovato e dove siamo di preciso? Non ricordo nulla e sono molto confuso. –
Jeb sorrise soddisfatto. –Ti abbiamo trovato nelle vicinanze dell’entrata, deliravi per la sete e il caldo.- Lo osservai, cercando di ricordare, ma non ci riuscii. –La cosa curiosa- continuò Jeb –è che abbiamo trovato la cicatrice sulla tua nuca, ma i tuoi occhi non reagiscono come quelli degli alieni.- Mi osservò per qualche secondo in silenzio –Puoi darmi una spiegazione per questo?-
“Merda.” Disse Apeiron.
Merda. Assentii io.
-E’ una storia complicata.- Risposi.
-Ragazzo, la tua storia potrebbe essere anche la versione moderna dell’Odissea, ma ti conviene raccontarla chiaramente e in fretta, perché il tuo caro amico Kyle non intende stare ad ascoltarti ancora per molto tempo.-
In quel momento mi trovai di fronte a un vicolo ceco. Nessuno di loro avrebbe mai creduto alla mia storia, mi avrebbero ucciso e io non avrei mai trovato Kol.
Avevo altra scelta oltre alla verità? No. Mentire spudoratamente come mio solito era più che inutile.
-Allora?- Ringhiò Kyle. La piccola folla tutto intorno all’atrio della caverna mi fissava fremente, e io ero spaventato.
-Mi chiamo Anassimandro Növény,  mi hanno preso qualche hanno fa, hanno provato a fare un’inserzione ma non ci sono riusciti. O meglio, ci sono riusciti solo per metà. Dentro di me c’è un alieno, ma non è riuscito a prendere il controllo e adesso è poco più che una vocetta arrabbiata nella mia testa. Ho vissuto tra gli invasori per un paio di anni per cercare mio fratello, ma ho scoperto da poco che è morto, quindi sono scappato nel deserto. Credo di essermi messo a cercare proprio voi, ma se devo essere sincero ho vagato con un auto nel deserto, senza alcuna meta e con la morte nel cuore. Siete liberissimi di non credermi e ammazzarmi ora, a me non interessa.- Potevo vedere benissimo negli occhi di tutti i presenti che nessuno di loro mi credeva. Sconvolti e spaventati com’erano avrebbero potuto aggredirmi e uccidermi in pochi minuti.
Jeb mi osservava ancora più interessato di prima.
-Jeb dobbiamo ucciderlo!- Urlò Kyle –Sono due nel giro di due settimane, non possiamo tenerli in vita. E’ un complotto bello e buono e tu sei ancora qui a chiacchierare con questo sporco parassita!-
Lui urlava, Jeb continuava a fissarmi e io capivo sempre di meno.
Avevano catturato uno degli invasori? Possibile che ci fosse un’Anima reclusa in quelle grotte e che nessuno l’avesse ancora trovata?
Se le mie ipotesi fossero state vere, era a dir poco strano (o persino stupido) da parte loro avermi tenuto in vita per così tanto tempo. 
-Non credo che questo ragazzo ci stia mentendo.- Sentenziò Jeb, e per quanto potesse sembrarmi pazzo e strano, in quel momento lo amai –Ma non posso permettere che un mio errore metta in pericolo tutti voi.-  Mi osservò ancora per qualche istante, poi si voltò e si rivolse alla folla.
“Ci uccideranno.”
Questo tizio vuole salvarci.
“Deve proteggere questa comunità e noi siamo un pericolo. L’istinto di sopravvivenza gli suggerisce di ucciderci.”
Non credere di essere un esperto della razza umana solo perché i tuoi compari sono riusciti a controllarci.
Apeiron non replicò, così restammo in silenzio ad aspettare il verdetto.
Tra la folla in molti condividevano l’idea di Kyle di farmi fuori, altri restavano semplicemente in silenzio e mi osservavano. Io ricambiavo i loro sguardi impassibile, ma dentro di me l’ansia e la pausa crescevano in maniera esponenziale.
-Mi dispiace molto, ragazzo.- Jeb non si voltò a guardarmi, ma io annuii comunque.
 
 
L’aria mi sferzava il viso e la sabbia mi aveva già graffiato innumerevoli volte. Mi avevano bendato per impedirmi di capire dove fosse l’entrata della grotta e mi avevano portato fuori a notte fonda, Jeb imbracciava un vecchio fucile e Kyle e un altro uomo di cui non avevo capito il nome lo accompagnavano armati solo con un pugnale e due vanghe.  
Apeiron era spaventato quanto me, ma in entrambi facevamo i sostenuti e fingevamo un'innaturale insofferenza. Di lì a poco saremmo morti, il nostro viaggio sarebbe finito e non avremmo più sofferto. Io avevo perso la mia famiglia, la libertà e l’esclusiva sul mio cervello;  perdere la vita mi angosciava, anche se ero consapevole che le mie scorribande da latitante non sarebbero durate a lungo.  Apeiron preferiva morire che farsi beccare dai suoi simili ed essere rispedito sull’Origine, almeno così mi aveva confidato.
I tre uomini mi avevano portato in un punto molto lontano dall’entrata della grotta (almeno quella era la cosa più logica che potessero fare), riuscivo a vedere nel buio il rottame della mia auto riversa su un lato.
Sudavo e avevo la maglia umida appiccicata alla schiena.
I miei boia parlottavano tra loro e io ne approfittai per scambiare qualche frase con Apeiron.
“Non hai nemmeno provato a fargli cambiare idea.”
Non mi credono e sono spaventati. Non serve a niente.
“Fare un tentativo non guasta, però.”
Vedremo.
“In ogni caso … ”
Ti prego, evitami la scena strappalacrime, vivi nella mia testa e mi sono affezionato a te per quanto la tua razza mi faccia schifo. Punto, fine, niente doscorsoni.
“Beh, per me è lo stesso.”
Mi fa piacere.
 
Jeb e gli altri due smisero di parlottare e cominciarono a prepararsi. Io li aspettavo a meno di due metri guardandoli in silenzio. Kyle e l’altro tizio cominciarono a scavare la mia fossa, mentre Jeb lucidava il fucile e mi osservava.
Io ricambiai il suo sguardo.
-Non hai detto più niente da quando ho annunciato la tua … Esecuzione. –
Feci spallucce. –Non avevo niente da dire.-
-E il tuo amichetto? L’anima che hai in testa.- Chiese, vidi brillare nei suoi occhi una scintilla di curiosità e pensai di poterne approfittare.
-Lui si è rassegnato, la sua storia è complicata. Non so se sapete come funziona la società degli invasori, io ci ho vissuto clandestinamente per un po’, e in realtà anche Apeiron è un clandestino. Non dovrebbe trovarsi qui sulla Terra, era considerato una parte debole della sua razza e quindi non idoneo per un’inserzione. Quando lo hanno messo nella mia  testa, credevano che non ce l’avrebbe fatta, ma riuscì a prendere il controllo del mio corpo per un paio di giorni. Quando la mia coscienza riemerse e mi resi conto di tutto, decisi che avrei sfruttato la debolezza di Apeiron per poter restare a Chicago e lui avrebbe sfruttato me per restare sulla Terra. –
Jeb mi ascoltò in silenzio.
-La tua storia è molto interessante, e non posso nascondere che vorrei tenerti in vita anche solo per osservarti. Ma il popolo ha parlato, e in questo caso non posso mettere in pericolo tutte quelle persone solo per te. –
-Posso capirlo. In una situazione del genere mi stupisco di essere rimasto in vita così a lungo. –
-La cosa peggiore è che mi sembri un ragazzo a posto, e questo rende le cose più difficili.- Il vecchio sembrava veramente abbattuto, del resto uccidere un proprio simile sia in tempi di crisi che non, è sempre un’esperienza difficile da affrontare.
-Se affidassi il tuo fucile a uno di loro due, potrei far finta di scappare e mi sparerebbero alle spalle.- proposi con la tranquillità di un bambino che spiega come si gioca a palla avvelenata. 
Jeb fece un sorrisetto divertito. –Nelle grotte teniamo reclusa mia nipote, che è stata presa dagli alieni ma non ha avuto la tua stessa fortuna. In più qui vive anche il suo fidanzato, che l’ha vista ha deciso di rinchiuderla perché è pur sempre un’aliena, anche se il suo corpo è quello di mia nipote.- Rimasi scosso da quella confessione.
“Questi animali tengono richiusa una povera Anima qui dentro!” Apeiorn era ovviamente molto più sconvolto e indignato di me, ma io non potevo farci niente. Capivo ancora meglio il motivo per cui avevano deciso di farmi fuori, e il pensiero che a quella povera ragazza potesse toccare la mia stessa sorte solo perché ero casualmente arrivato lì mi faceva soffrire.
Non dissi più nulla, e Jeb raggiunse i ragazzi per controllare il loro lavoro.
Quando la fossa fu pronta Jeb mi si parò davanti col fucile stretto in una mano, non ancora pronto a sparare. –Vuoi dire qualcosa?-
Io ci pensai su, poi feci segno di no. Jeb annuì e mi puntò il fucile in mezzo alla fronte.
-Che cazzo sta succedendo!?- urlò una voce.
Jeb sorrise.
 
   
 
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