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Autore: DauntlessBadWolf    03/06/2014    3 recensioni
Ho aspettato secoli interi, ma finalmente, l’umano che aveva bisogno del mio aiuto era nato.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Dio disse: “Sia la luce”. E la luce fu.

Luce.
Tutta intorno a me, così intensa da far bruciare gli occhi.
Ci ho messo un po’ ad abituarmi e mi sono stropicciato gli occhi un paio di volte  prima di aprirli completamente.
Intorno a me erano radunate delle figure dai contorni sbiaditi, ancora non riuscivo a mettere bene a fuoco, stavano parlando: sembravano allarmati, ma per cosa?
Cosa ci facevo lì?
Chi ero?
La mi testa era vuota, incapace di formulare un qualsivoglia pensiero, mi guardavo intorno, ma non vedevo niente se non ombre.
Mossi appena le ali e le voci tacquero.
Una figura imponente si avvicinò a me ed io inclinai la testa osservandola, l’ombra misteriosa alzò le braccia al cielo e iniziò a parlare.

“Miei cari fratelli,
Oggi Dio ha fatto nascere un altro membro della nostra comunità.”

Tutti chinarono la testa e mormorarono qualcosa a me incomprensibile.
Continuavo a osservarli: chi erano? Che cosa volevano da me?

“Oggi è nato un nuovo soldato di nostro padre, un nostro fratello.”

Ora tutti alzarono di nuovo la testa.
L’imponente figura si avvicinò ancora e mi posò una mano sulla testa: in quel momento tutto mi fu più chiaro e capì chi ero e qual era la mia missione.
Mio padre era Dio e i miei fratelli erano gli angeli.

“Tu sei Zaphkiel.
Sarai il comandante degli Aralim, i possenti e forti angeli conosciuti anche come i Troni.
Osserverai gli umani, gli altri figli di nostro padre, e li aiuterai quando dovranno prendere decisioni importanti, li aiuterai quando non troveranno le parole per rendere chiari i loro messaggi.
Nelle loro preghiere gli uomini ti invocheranno con il nome di Castiel.”

Uomini?
Umani?
Ma cos’erano?
Non sapevo niente di loro eppure mi era stato affidato il compito di proteggerli, proteggerli da cosa?
Le domande nella mia testa erano tante, alcune confuse, non sapevo a chi rivolgermi per chiarire i miei dubbi, forse i miei fratelli avrebbero saputo darmi qualche risposta, però alcuni sembravano spaventati da me e non sapevo perché.
Mio fratello mi posò, delicatamente, il palmo della mano sugli occhi.

“Adesso, Castiel, puoi vedere e ricorda:
Servirai Dio e lo loderai ogni giorno per il resto della tua vita.”
“Sì.”

Quando riaprì gli occhi la luce non faceva più male e riuscivo a distinguere tutti i contorni.
I miei fratelli avevano delle grandi ali bianche che sembravano brillare di luce propria e indossavano delle tuniche legate in vita da un cordone d’orato, sicuramente tutti gli angeli erano vestiti in quel modo.
Aprì, appena, le ali e mi accorsi, subito, che erano molto grandi e che, a differenza di quelle dei miei fratelli, erano nere.
Forse era per quel piccolo dettaglio che sembravano guardarmi con aria terrorizzata, credo, purtroppo non so distinguere le emozioni, non so nemmeno cosa siano di preciso.
Mi alzai in piedi e le mie gambe cedettero un po’, erano fragili, probabilmente anche tutto il resto del mio corpo era fragile: come potevo comandare un battaglione se non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi?
Uscì da quello che sembrava essere un piccolo tempio e mi lasciai alle spalle gli angeli che avevano assistito alla mia nascita, almeno penso siano loro, magari hanno fatto a turni con altri e poi … come nascono gli angeli?
Siamo creature spirituali, non abbiamo un sesso definito, almeno credo, quindi non possiamo accoppiarci fra noi, però non facciamo nemmeno le uova, sarebbe una cosa ridicola, forse nasciamo dalla volontà, forse nasciamo quando un umano ha bisogno di noi: però chi aveva bisogno di me?
Il confratello aveva detto che io dovevo dare consigli e trovare le parole che gli umani non trovano, quindi un umano aveva bisogno di un consiglio, ma quale?
Chi aveva bisogno di Castiel?
Mi guardavo intorno, ovunque mi girassi vedevo angeli dalle immense ali bianche volare indaffarati, probabilmente qualche umano li stava pregando, anche a me sarebbe piaciuto volare e andare chissà dove, ma nonostante le mie ali fossero grandi e forti non riuscivo ad alzarmi da terra, forse non avrei mai volato, forse sarei stato destinato ad essere l’angelo che non è in grado di volare.
Mi rifugiai nel paradiso di un bambino che avrà avuto, all’incirca, nove anni, morto di peste.
Il paradiso consisteva in un interminabile pomeriggio al lago con la sua famiglia, sembravano poveri ma felici, questo bambino si divertiva a giocare con la sorella maggiore mentre i genitori se ne stavano all’ombra di un albero.
Se non fossi stato un angelo, mi sarebbe piaciuto avere una famiglia, una vera famiglia, composta da due genitori e da fratelli e sorelle, forse mi sarebbe piaciuta una vita mortale.

“Gli angeli ci mettono secoli a nascere, tu, però, sei un'eccezione.”

Mi voltai verso la voce e vidi un imponente figura.
Quell’angelo era diverso dagli altri, era molto più alto e aveva quattro grandi ali d’orate, doveva essere un Arcangelo!
Subito mi alzai in piedi e chinai leggermente la testa, infondo era pur sempre un mio superiore, era il mio capo, il fratello a cui dovevo portare rispetto.

“Tranquillo, tranquillo.”

Disse lui ridendo, almeno credo stesse ridendo, non so cosa volesse dire la sua espressione.
Si mise seduto e mi fece cenno di sistemarmi accanto a lui.

“Allora Castiel, posso chiamarti così o preferisci il tuo vero nome?”
“Castiel va benissimo.”
Dissi io mettendomi seduto.

“Bene.
Castiel, tu non dovevi essere qui, almeno non ancora, l’umano che ha bisogno di te non è ancora nato, sai?
E non nascerà certamente a breve.
Eppure la tua grazia è come esplosa e ha preteso di nascere in questo momento.
Ti sei chiesto perché sei così piccolo in confronto agli altri angeli e perché le tue ali sono nere e non bianche?”

Annuì.

“Vedi, gli angeli, almeno all’inizio del loro stato, chiamiamolo, embrionale hanno le ali nere e man mano che la loro grazia cresce diventano bianche in modo che alla loro nascita queste risultino candide, chiaro?”

Annuì ancora una volta.

“Tu sei nato molto prima, la tua grazia ha maturato solo per cinque decadi, non è molto, te lo garantisco, mi sorprendo che tu riesca a camminare e a parlare.
Molto probabilmente le tue ali resteranno così per sempre, non diventeranno mai bianche.”

Perfetto, sarei stato il diverso per il resto dell’eternità, tanto valeva cadere giù dal Paradiso e diventare un mortale.

“Però non mi butterei giù se fossi in te, protesti essere un angelo speciale, no?
Sei un guerriero Castiel e sarai giudicato in base al tuo valore in battaglia e non in base al colore delle tue ali.”

Ci fu un attimo di silenzio.

“Io sono l’Arcangelo Gabriel.”

Disse lui allungandomi la mano.
Inclinai la testa su un lato, quello doveva essere un saluto, forse andava ricambiato, allungai la mia mano e strinsi la sua.
Da quel giorno Gabriel venne spesso a farmi visita, a volte restava per molto tempo altre, invece, per alcuni istanti, ma ogni volta che faceva la sua apparizione, aveva sempre con se parole di … conforto, credo, nei miei confronti, lui era l’unico che si comportava da vero fratello.
Un giorno decise di insegnarmi a volare perché, secondo lui, non mi sarebbe mai venuto naturale per colpa della mia grazia immatura.
Gabriel era un disastro come maestro, se ne stava seduto in disparte a gridarmi di sbattere le ali, non so quante volte ho rischiato di cadere dal Paradiso per colpa sua e ogni volta che precipitavo lui, veniva e mi recuperava prima che superassi il confine, ogni recupero era accompagnato da una risata e da una battuta di cattivo gusto, almeno a me parevano così, tipo Cassie sei un disastro o Forse dovrei metterti una molla alle ali, così non dimenticheresti di sbatterle mentre voli e altre decisamente peggiori.

I secoli passarono, la Torre di Babele cadde e gli umani iniziarono a non capirsi più, mi ricordo che quel giorno in Paradiso scoppiò una vera e propria ‘guerra’ gli angeli erano disperati, sì, non sapevano più cosa fare e fu quel giorno che lo vidi per la prima volta: Dio.
Era circondato da una luce calda e al suo fianco c’erano i tre Arcangeli Gabriel, Raphael e Michael.
Nostro padre riuscì a rassicurarci e ci disse di continuare il nostro lavoro e che niente sarebbe andato storto dopo di che scomparve e gli angeli ripresero le loro mansioni.
Anche io ripresi la mia e continuai ad osservare gli umani, erano esseri affascinanti, tutti quei sentimenti come facevano a stare tutti compressi in un piccolo corpo come quello degli uomini?
Una domanda cui, probabilmente, non riceverò mai una risposta.

“Castiel cos’hai?”

Mi chiese Gabriel sedendosi accanto a me.

“Sto cercando una parola … un nome, penso, la sto cercando da quando ho aperto gli occhi, fino adesso non mi sono mai tormentato per cercarla, non mi è mai importato, ma oggi questa parola mi sta ronzando in testa, la sento così vicina, ma non riesco a capirla, non mi darò pace finché non la troverò!”
“Vorrei esserti d’aiuto Cassie.”

Rispose l’Arcangelo dandomi una pacca sulla schiena.

Mentre io cercavo la parola che tormentava la mia testa, gli umani si diedero da fare, progredirono molto velocemente e la loro cultura iniziava sempre più a incuriosirmi, tutte quelle poesie, canzoni, rappresentazioni teatrali, quadri, sculture mi affascinavano, era sorprendente la capacità che gli umani avevano di creare cose, ma come tutte le cose belle anche la fioritura della cultura umana ebbe un arresto che si concluse con due grandi guerre.
Nonostante le guerre distrussero tutto gli uomini, non si diedero per vinti e ripresero a inventare e costruire: erano creature affascinanti e piene di sorprese.

Un giorno nella mia testa iniziò a risuonare una voce.
Una voce femminile.
Calda.
Materna.
Stava cantando.

Hey Jude, don’t make it bad, take a sad song and make it better

Era così dolce, sarei stato ad ascoltarla per l’eternità.

Remember, to let her into your heart, then you can start  to make it better

In quel momento, in quel preciso istante nella mia testa risuonò la parola, il nome, che da secoli stavo cercando: Dean.
Ho aspettato secoli interi, ma finalmente, l’umano che aveva bisogno del mio aiuto era nato.
Dean Winchester era venuto al mondo e quel giorno, per la prima volta in tutta la mia vita, spiegai le ali e volai sulla terra, provavo un un' emozione forte, una cosa mai provata in tutta la mia vita, forse era gratitudine nei confronti di quel piccolo bambino senza il quale non esisterei.

Grazie, Dean Winchester, senza di te la mia grazia non sarebbe mai stata concepita, senza di te non avrei mai potuto osservare le capacità di voi esseri umani, prometto di aiutarti a trovare le parole che cerchi e prometto di darti consiglio quando ne avrai bisogno.

Non ero il suo angelo custode, ma avrei avuto un occhio di riguardo nei confronti di quel piccolo bambino.

{Salve a tutti, rieccomi qui con una piccola fic!
All’inizio doveva essere una storia su Gabriel e Castiel e di come sono diventati veri fratelli, ma poi ho pensato di metterci un po’ tutta la vita del nostro angelo in trench, mi piace l’idea che Cas sia nato perché Dean, un umano, aveva bisogno del suo consiglio e mi piace anche l’idea di un Castiel grato a questo piccolo umano senza il quale non avrebbe mai potuto avere l’opportunità di vedere l’umanità e la sua storia.
La prima pagina è pensata mentre le altre le ho scritte di getto, però il risultato mi soddisfa, ma lasciò a voi i commenti.

A presto,
DauntlessBadWolf.}

 
   
 
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