Film > X-men (film)
Ricorda la storia  |      
Autore: Bored94    03/06/2014    4 recensioni
OS nata in seguito alla visione di Giorni di un Futuro Passato.
Cosa sarebbe successo se prima di cercare di eliminarli tramite le Sentinelle gli umani avessero provato a liberarsi della "Minaccia mutante" in un altro modo?
Ho scritto questo ff prima di leggere il fumetto ma ho deciso di basarmi sul film per motivi di trama e personaggi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Kitty Pride/Shadowcat
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tutto è partito da una guerra di feels... questo è frutto di una mia para mentale che mi frullava per la testa da un bel po'. Poi ho scoperto che era legittimata dal fatto che nel fumetto ci sono effettivamente dei campi di concentramento. Per comodità ignorerò bellamente il fumetto e mi baserò sul film.
Consideratelo un prequel.

 

________°________

 

LA STORIA SI RIPETE

 

- Prigioniero n. 214782.

L'uomo muove qualche passo verso la guardia, ripone la pala nella cassa e si fa da parte per lasciare spazio al prossimo.

Non bada alle risatine dei carcerieri o ai loro sorrisetti ironici. Non ha tempo da perdere con il pessimo umorismo degli umani.

Ancora non aveva capito a cosa fosse dovuta la differenza di trattamento: ai mutanti presenti nel campo era stato impiantato un chip, oltre al collare inibitore, che li identificava e ne tracciava i movimenti. Non erano identificati da un numero. Non era necessario.

Per quanto riguardava lui, invece, il numero tatuato sul suo avambraccio era diventato il suo nuovo nome.

Forse non così nuovo... era lo stesso che, quasi ottant'anni prima, i tedeschi avevano scelto per lui come numero di identificazione nel campo di concentramento di Auschwitz.

Tira l'orlo della manica sinistra verso il basso, fino a coprire il polso, senza nemmeno rendersene conto.

Probabilmente lo vogliono distinguere dalla massa e renderlo un esempio: questo è ciò che il grande Magneto è diventato, un numero. Niente di più.

La sua mente torna al presente e si accorge di essere arrivato alla mensa del campo di concentramento, trangugia la sostanza indefinita che spacciano per la loro cena e nasconde il pane duro sotto la maglia.

- Prigioniero n. 214782 - chiama una guardia, divertita. - Quanti erano oggi?
Erik resta in silenzio per un istante. - Dieci.
- Dieci... e li hai sepolti tutti tu, vecchio?
Nessuna risposta.
- Dieci... e chi erano?
L'uomo un tempo conosciuto come Magneto cerca di non far trasparire nessun tipo di emozione. Non darà loro altri motivi per schernirlo.
- Quattro bambini, due vecchi, due donne e due uomini.
Il soldato scoppia in una risata sguaiata. - Siamo andati via pari questa volta! Ma non è questo che ti ho chiesto.
Una giovane donna dall'altra parte della mensa si è accorta dello scambio e si avvicina al gruppo, si ferma dopo qualche passo, vede l'uomo opporre una resistenza muta. Muta ma sempre resistenza. Così si farà ammazzare. Ricomincia ad avvicinarsi.

- Ti ho fatto una domanda, mutante. - la guardia si è avvicinata ulteriormente al prigioniero, ora gli è di fronte e lo sfida a guardarlo negli occhi.

È quello che vuole. Non lo guardare!

Erik non sente la richiesta muta di Kitty e alza lo sguardo, incrociando quello della guardia.

- Oggi ho sepolto Scott Summers, Lorna Dane, Wanda e Pietro Maximoff.
- Il mutante ha riacquistato la parola... ma non mi piace il tuo tono, vecchio. - L'uomo si avvicina all'orecchio dell'ex-terrorista. - Dovresti imparare chi è che comanda.
Il colpo raggiunge Magneto in pieno stomaco e lo fa piegare in due. La guardia continua a infierire fino a quando il prigioniero è a terra.

- Signore! Per favore. - Kitty si intromette prima che la situazione degeneri. Un altro morto non serve a nessuno di loro. - Per favore. Le chiedo perdono per il suo atteggiamento. È stata una giornata pesante, non intendeva mancarle di rispetto. - Kitty china la testa, sperando che sia sufficiente e che non li abbia, invece, condannati entrambi.

- Bene. Porta via il tuo amico. E assicurati che abbia imparato la lezione altrimenti la prossima volta non sarò così tenero.

- Sì, signore, grazie.

La ragazza aiuta l'ex-nemico ad alzarsi e si incamminano insieme verso l'uscita, una voce li ferma. Kitty sente il sangue gelarle nelle vene. Ha cambiato idea.

- Non state dimenticando qualcosa?

Osserva il suo aguzzino, perplessa. Lui le consegna un recipiente di latta appena tiepido.

- La razione del vostro compagno.

- Grazie, signore.

Una pacca sul sedere e Kitty si affretta più che può verso l'uscita con la latta in mano e Magneto appoggiato a lei.

 

La porta della baracca si apre e lascia entrare quella che inizialmente sembra una figura grottesca. Solo in un secondo momento Charles Xavier riesce a mettere a fuoco l'immagine e a riconoscere due persone: Kitty Pryde e Erik Lehnsherr.

- Kitty, cos'è successo?
- Una guardia che aveva voglia di divertirsi, cosa vuoi che sia successo.

Erik si stacca da lei e si lascia cadere sulla branda che da qualche tempo a questa parte è diventata il suo letto.

- E questo è tuo. - aggiunge la ragazza scuotendo la latta che tiene ancora in mano. Il suono che produce non è particolarmente incoraggiante.

Aiuta il suo ex-mentore a sedersi e gli porge il contenitore.

Se continuiamo così non resisterà ancora per molto. Non gli danno cibo a sufficienza... è sempre più debole...

- Io non lavoro, Kitty.

La ragazza ci mette qualche istante per capire di cosa Xavier stia parlando, si irrigidisce. Come...

Charles la guarda divertito. - Non mi serve essere un telepate per capire cosa tu stia pensando. Fa un po' impressione, eh? - ridacchia, aprendo e chiudendo una mano magrissima.

- Non è divertente.

- No, immagino di no... ma non potevamo aspettarci molto di più, mi tengono qui in quanto informatore, lo sai. E non mi sono mostrato molto collaborativo, ultimamente.

Kitty cerca di distogliere lo sguardo dalle cicatrici e dai lividi che spuntano da sotto gli abiti dell'uomo. Il silenzio cala all'interno della baracca.

Della ventina di “letti”, solo una decina sono ancora utilizzati. La popolazione mutante all'interno del campo si riduce sempre di più.

- Vado a cercare gli altri. Tra poco scatterà il coprifuoco, meglio che non si facciano scoprire a gironzolare per il campo oltre l'orario o domani avremo altre buche da scavare.

 

- Erik.

Nessuna risposta.

- Erik.

Un sospiro dalla branda vicina gli fa capire che il suo interlocutore è ancora sveglio.

- Scott, Lorna, Wanda e Pietro.

Questa volta è il Professore a restare in silenzio per un po'. - Mi dispiace, Erik.

- Era questione di tempo. Ho sepolto anche loro, come ho fatto con tutti gli altri.

- Lo so, ma Lorna... Wanda... Pietro... erano i tuoi figli, Erik.

- E con questo? Scott era il tuo pupillo, ma non mi sembra che questo abbia fatto molta differenza.

- Erik, ti prego...

- Cosa vuoi che ti dica, Charles? Li ho sepolti come ho sepolto tutti gli altri. I tuoi alunni come coloro che sono stati miei alleati. Non sono stati i primi e non saranno gli ultimi. Bestia, Mystica, Nightcrawler, i Fantastici 4 e i loro figli, Blob, Toad, Angelo, Magik... morti, tutti loro.

- Non dovremmo usare i loro nomi qui, lo sai che le guardie...

- Perché? Che altro potrebbero farci? - Erik sospira, esasperato. - Cosa vuoi sentirmi dire, Charles? Che ho dovuto seppellire i miei figli? Che, ancora una volta, non sono riuscito a tenerli al sicuro dagli umani? Che le mie azioni sono state tra le cause della loro morte? Vuoi che ti dica che sono stato ancora una volta, e per l'ultima volta, fonte di sofferenza per loro?

Probabilmente è ciò che merito per ciò che ho fatto e vederli morire uno dopo l'altro è la punizione per le mie azioni, ma qual è lo scopo di far vivere loro tutto questo? - Estrae il pane rubato dalla mensa da sotto la maglia e lo passa all'ex rivale. - E ora mangia invece che porre domande delle quali conosci già le risposte, se vuoi vivere un altro giorno... anche se non te lo auguro, amico mio.

Non c'è risposta soddisfacente che Charles possa dare e ne è consapevole, resta in silenzio.

Qualsiasi possibilità di ricominciare la discussione viene meno con l'arrivo di Kitty e del resto dei loro compagni.

Piotr, o Peter, come si faceva chiamare da quando era su suolo americano, Clarice, James, Lucas, Bobby e Ororo si guardano attorno a disagio, consapevoli di essere giunti nel momento sbagliato. Ognuno si lascia andare sulla propria branda e non scambia nemmeno una parola con i compagni. Quella stanza è troppo pregna di morte, del ricordo dei compagni uccisi, per permettere loro di provare a dimenticare, almeno nel sonno, dove si trovano.

Colosso, Blink, Warpath, Alfiere, Uomo Ghiaccio, Tempesta, Shadowcat. Gli X-Men sopravvissuti.

Charles Xavier, uno dei più potenti mutanti al mondo, non può fare a meno di sentirsi impotente davanti alla morte dei mutanti che aveva promesso di aiutare e proteggere.

Non ricorda nemmeno più da quanto tempo sono rinchiusi in quel posto, quando sono arrivati... gli sembra che siano passati anni, anche se probabilmente si trattava solo di mesi, da quando Erik aveva accettato di indagare con lui sulla scomparsa improvvisa di alcuni mutanti. Nemmeno Cerebro era stato in grado di rintracciarli e le ricerche degli X-Men fino a quel momento non avevano dato frutti.

Sembrava si fossero semplicemente volatilizzati.

Con il tempo avevano cominciato a girare voci, voci di pattuglie che, chiamate dalle famiglie, assicuravano di trasferire i mutanti in strutture apposite in cui sarebbe stata curata la loro... “anomalia”. Dalla gente comune venivano chiamati semplicemente Ricoglitori. Una volta che la squadra di Ricoglitori prelevava il mutante, la famiglia non lo vedeva più, rassicurata dall'idea che presto il figlio, fratello, sorella, genitore, parente in questione sarebbe tornato alla normalità.

La scomparsa repentina, senza nessun tipo di propaganda, e il suo istinto lo avevano subito messo in allarme, così come era successo a Erik.

Erano tornati all'istituto e avevano raccomandato agli studenti di non spostarsi mai da soli, di non allontanarsi dalla scuola se non per lo stretto necessario e aveva allertato gli X-Men in modo che tenessero gli occhi bene aperti.

Avevano rassicurato gli studenti dicendo che, finché avessero fatto come veniva detto loro, sarebbero stati al sicuro.

Poi erano arrivati i Ricoglitori. Avevano catturato ogni singolo mutante presente nella scuola.

Ucciso quelli che avevano tentato di fuggire o di opporre resistenza.

Gli altri erano stati portati al campo.

Avevano fallito.

Aveva fallito.

Sente gli occhi bruciare e cerca di ricacciare indietro le lacrime di frustrazione che minacciano di sgorgare da un momento all'altro.

Non solo non era stato in grado di proteggere i suoi studenti, non era stato nemmeno in grado di evitare tutta quella sofferenza all'amico.

Sapeva cosa stava passando in quel momento nella testa di Erik, sapeva quali ricordi, quali incubi, lo tormentavano la notte quando si agitava nel sonno.

Lo aveva sentito parlare in tedesco una notte.

Sembrava stesse implorando qualcuno.

Non sa come aiutarlo, non può cambiare ciò che è successo e la situazione sembra senza via d'uscita. L'unico ancora in libertà che potrebbe aiutarli è Logan... ma non può contare sull'intervento di una sola persona per tirarli fuori da quella situazione. Sarebbe un suicidio.

Questa volta sembra proprio non ci sia via di scampo.

 

Erik si rigira nel buio.

Sa bene cosa intendesse dire Charles, sa cosa gli stava chiedendo.

Non aveva risposto di proposito.

A cosa avrebbe giovato? A cosa sarebbe servito parlargli degli incubi che infestavano le sue notti? Non incubi. Ricordi.

La storia era destinata a ripetersi, lo aveva sempre saputo. Lo aveva sempre temuto.

Non era vero che le persone non imparano mai nulla dalla storia. Imparano. Semplicemente non imparano ciò che ci si aspetta.

Paradossalmente, in quel momento, in quella situazione, gli sembrava che gli anni passati dal '44 fossero tutti frutto di un sogno, che lui non avesse mai lasciato quel campo e che ciò che aveva vissuto fosse stato frutto del suo subconscio.

Un orribile scherzo della mente che cercava di supplire alla disperazione che permeava quel luogo.

Naturalmente sapeva che non era così.

Le fosse scavate per i loro compagni continuavano a ricordargli di quanto tutto fosse reale.

L'improvvisa immagine dei suoi figli, immobili, le guance scavate, sporchi di fango gli fa contrarre la mandibola. È tutto fin troppo reale.

Ricorda tutto fin troppo bene.

Gli scontri con gli X-Men, il tempo passato a cercare di proteggere la sua specie, Genosha, le urla degli studenti quando erano sopraggiunti i Ricoglitori, le sofferenze inflitte a tutti coloro che avevano avuto la sfortuna di avere a che fare con lui pesano sulle sue spalle come un macigno e tormentano il suo sonno tanto quanto l'angoscia di trovarsi di nuovo in trappola, di vivere di nuovo in incubo che pensava, sperava, essere terminato per sempre.

E ora tutti loro erano condannati alla sua stessa sorte, ne aveva già sepolti tanti, ora si chiedeva chi sarebbe stato il prossimo.

Un gemito dalla branda vicina attira la sua attenzione.

Charles.

Charles. Aveva trascinato anche lui in quella situazione. Se solo avesse cercato di scendere a patti, se avesse cercato un compromesso quando era ancora in tempo...

Ma ormai era troppo tardi, l'amico che per troppo tempo aveva considerato un rivale giace a pochi metri da lui, il corpo ricoperto di ferite e lividi, segno che i loro carcerieri stavano iniziando a perdere la pazienza: un prigioniero reticente all'interrogatorio può essere divertente, un diversivo, ma un prigioniero testardo è solo una gatta da pelare.

Aveva fallito.

Alla fine non era riuscito nel suo intento. Non era riuscito a proteggere la sua gente come non era riuscito a proteggere la sua famiglia. Né ora, né al principio, in un tempo ormai lontano, in un tempo decisamente più felice.

Il sorriso di una bambina fa capolino tra i suoi pensieri. Un nodo gli serra la gola. Anya.

Non era il momento. Non era il caso di aggiungere anche lei ai rimpianti. Non quella notte.

Aveva fallito.

Non può cambiare ciò che è successo e la situazione sembra senza via d'uscita. L'unico ancora in libertà che potrebbe aiutarli è Logan... ma non può contare sull'intervento di una sola persona per tirarli fuori da quella situazione. Sarebbe un suicidio.

Questa volta sembra proprio non ci sia via di scampo.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > X-men (film) / Vai alla pagina dell'autore: Bored94