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Autore: giucin    03/06/2014    5 recensioni
in questa ff voglio riscrivere il secondo bacio di fabio e soia a edimburgo, pertanto si ambienta nel centro storico della stessa edimburgo e i personaggi sono i nostri amatissimi sofia e fabio; ma , a differenza dell'originale, il punto di vista è quello di fabio con paure e incertezze e il solito comportamento da strafottente che no riesce a prevalere sui sentimenti che prova nei confronti della ragazza.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabio, Sofia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA RAGAZZA DRAGO IV- I GEMELLI DI KUMA
 
Sofia era andata all’incontro con Nida e ormai era diverso tempo che era fuori. Cosa le starà facendo? Pensai con disperazione. Mi ero ripromesso più e più volte di non dover pensare a lei ma no ci riuscivo, ogni volta che mi trovavo senza far niente, anche la notte, pensavo a lei, al suo sguardo a Marienplatz pochi mesi prima, alla sua dolcezza pochi giorni prima. Mi riusciva impossibile vederla come una semplice draconiana come lo erano Karl o Lidja, con lei era tutto diverso. Mi stavo ancora perdendo nei miei pensieri quando sentii sbattere violentemente alla porta. Andai ad aprire e mi ritrovai una Sofia completamente bagnata e altrettanto infuriata.-cavoli,Sofia, ma sei fradicia… tutto bene?- chiesi cercando di essere il più gentile possibile. Di risposta mi lanciò uno sguardo di fuoco e mi scansò con una forza che non mi sarei mai aspettato. Corse per la casa chiamando a gran voce il professore. Appena ci fummo tutti, parlammo davanti a una cioccolata calda preparata da Gillian. Sofia ci raccontò tutto nei minimi dettagli: di come Nida l’aveva accolta, della storia che le aveva raccontato. Mi suonò tutto tremendamente strano, non ci capivo più niente. Ad un tratto vedi uscire Sofia di corsa e non potei fare niente e ciò mi dispiaceva da morire.
Un silenzio pesante scese dopo lo sbattere della porta, guardavamo tutti il prof incapaci di reagire o di farcene semplicemente una ragione. Finalmente dopo qualche minuto decise a rivelarci la vera storia, ciò che aveva segnato il nostro destino duemila anni fa: la storia di Thuban e Nidhoggr.-è per questo che Sofia se ne è andata?- fu l’unica cosa che riuscii a dire e purtroppo George  non poté fare altro che annuire. Aveva lasciato da sola Sofia e questa era l’unica cosa che importava al momento:-cosa intendi fare con Sofia?- chiesi titubante e un po’ arrabbiato.-Sofia non mi appartiene, Sofia sceglie ciò che vuole- mormorò lui. A quella risposta no ci vidi più, ma cercai di controllarmi:Sofia è la fuori da sola-. –per questo vi chiedo di proteggerla. Senza che se ne accorga, se possibile-. –tutto qui?- insistei nervoso –le diamo un’occhiata e lasciamo le cose come stanno?-. –Fabio, è difficile…- disse cercando di sembrare più abbattuto di quel che era realmente. –non è difficile per niente. Posso capire come si sente. Ma non posso accettare che tu la lasci andar via-. Continuammo a insultarci a vicenda, non ero per niente intimorito dal fatto che era il professore, mi importava soltanto che Sofia, la mia Sofia, non venisse lasciata sola in un mondo sconosciuto a lei. –lo farai?- chiese alla fine. Non potevo tirarmi indietro, non per lei; quindi non potei che annuire. Parlammo ancora un po’ dell’evolversi della missione poi andammo a letto con un aria di evidente tensione che regnava in ogni centimetro cubo del guest house.
 
Il giorno seguente mi svegliai di buon ora evitando che qualcuno mi vedesse, volevo stare solo, non avevo voglia di vedere nessuno. Mi incamminai verso dove di preciso non lo so, poteva essere ovunque ed Edimburgo non era una città tanto piccola. Maledizione!pensai se solo ci avessi pensato ieri sera!. Forse furono i miei piedi, forse il mio cuore, forse la mia anima ma verso sera mi trovai a girare per il centro storico della città quando vidi una chioma rossa, unica nel suo genere, svoltare l’angolo. Mi incamminai lentamente. Come potevo proteggerla da lontano?! Certe volte Georg se le inventa proprio! La vidi andare verso una casa, non sapevo di preciso il motivo, ormai erano giorni che non ci parlavamo. La sentii parlare ma non riuscivo a capire cosa stesse dicendo. Sentii una porta chiudersi e Sofia che lentamente iniziava a piangere. Non lo potevo sopportare. Al diavolo Georg e il suo piano di proteggerla da lontano!e così la chiamai:-Sofia…- dissi lentamente sotto voce. Mi sentì e subito si mise a correre piangendo. Stava scappando di nuovo e non potevo permetterglielo. La rincorsi e una volta raggiunta le strinsi le spalle con le mie braccia. Era così fragile, così persa. –vattene! Vattene!- urlò cercando di divincolarsi ma la mia presa era salda. –Sofia dissi piano –io non posso lasciarti andare. Non posso-. Sentii ce si calmava e si stringeva a me come se fossi l’ultimo appiglio della sua vita. Pianse tra le mie braccia e insieme ci perdemmo in quell’abbraccio.
 
Eravamo seduti su un muretto poco distante da dove l’avevo trovata. Si era calmata e si stringeva a me per trovare riparo da qualcosa di tanto crudele come la vita. –va meglio ora?- chiesi dolcemente. –si- rispose con la sua bellissima voce. –non saresti dovuta venire-.-dovevo vedere con i miei occhi, rendermi conto… è pur sempre mia madre-.-no che non lo è- ero arrabbiato, non mi sarei aspettato una tale risposta da lei, ma ero sicuro di ciò che dicevo.-i nostri genitori non sono quelli che ci partoriscono; sono quelli che ci crescono, che ci stanno accanto quando abbiamo bisogno di loro-.-io allora non ho mai avuto nessuno.-hai Georg risposi prontamente e sentii che si irrigidiva un po’.-lui mi ha tradito- disse.-lui ti adora. Hai ragione ad essere arrabbiata, ma capisco perché non ti ha detto tutta la verità: non voleva perderti, Sofia. Ti vuole così bene che ora ha anteposto questo affetto anche alla missione-.-non lo so…- disse lei tristemente –se ci fossimo conosciuti prima di tutto questo, se fosse venuto a prendermi prima di sapere che sono una draconiana… invece è stata la missione ad unirci, e allora come faccio a essere sicura che mi vuole bene davvero, e non fa tutto solo perché in me c’è thuban?-.-ti ha lasciata andare due volte. Non voleva che ti parlassi, me l’ha espressamente proibito. Mi ha detto di proteggerti, ma da lontano-. mi guardò incredula –in ogni caso, resta quello che thuban ha fatto-.-ecco io questa cosa non la capisco- dissi sicuro, volevo capire, ormai c’ero dentro fino al collo –mi spieghi cosa ha cambiato questa storia?-.-ma come?- disse lei –thuban, e io, abbiamo fatto una cosa tremenda, abbiamo quasi ucciso nostro fratello! E se non l’avessimo fatto, forse l’albero del mondo sarebbe ancora al suo posto, forse non sarebbe successo niente di tutto questo-.-la storia non si fa con le supposizioni, e comunque questo tuo discorso dovrebbe offendermi. Io ho commesso cose ben peggiori. Mi sono unito a nidhoggr, ho ucciso altri draghi, ho tradito. Ma ho accettato quello che è stato. Ho fatto i conti con il mio passato, perché perdermi nelle recriminazioni non aveva senso. Invece unirmi a voi, combattere contro nidhoggr, questo aveva un senso, mi capisci?-. credo che mi stesse capendo davvero, non avevo paura a dirle queste cose, era grande abbastanza da poter capire i suoi errori da sola e potersi rialzare, ma comunque le volevo dare una mano, mi sembrava così fragile…-qualche giorno fa tu mi hai detto delle cose che mi hanno scavato dentro. Le tue parole si sono impresse a fuoco nella mia mente. Mi hai detto che non contava quello che ero stato, ma solo quello che ero diventato. Io non soltanto ho tradito nel passato, sofia, ma ho ucciso solo qualche mese fa. Secondo il tuo ragionamento cosa dovrei fare? Mettermi una pietra al collo e buttarmi in mare?-.-no, io…-.-Thuban ha sbagliato come sbagliamo tutti, prima o poi. C’è chi fa errori piccoli, chi ne fa di madornali-.-ma allora dov’è la differenza tra noi e loro? Cosa ci distingue dal nemico?-.-la capacità di perdonarci e rimediare- risposi senza esitazioni –perché tu quella sera mi hai perdonato e io sono potuto tornare con voi e continuare a combattere. Noi tutti abbiamo perdonato thuban, soia. Adesso sei tu che devi perdonarlo e perdonare te stessa. Conta solo quello che decidiamo di essere, ricordi? E thuban ha deciso di difendere l’albero del mondo fino alla morte, la stessa decisone che ciascuno di noi ha preso prima o poi nella sua vita. Sei pronta a prenderla di nuovo?-. mi stava guardando con quei suoi splendidi occhi verdi, leggermente lucidi, avevo il fiatone, mi ero liberato da un peso che portavo da troppo tempo. La stavo guardando e notai che non mi era mai parsa così piccola e fragile, così speciale e timida. Forse era questo che mi piaceva di lei: il poterle stare accanto per sostenerla per aiutarla a reggere il peso del suo ruolo, per aiutarla ogni qualvolta scivola e non riesce a rialzarsi. Lì ho capito che non era più soltanto amicizia ma qualcosa di nuovo che non sapevo ancora come chiamarlo. Ero attratto da questa nuova visione delle cose e ne ero spaventato al tempo stesso. Non sapevo più cosa fare. mi abbracciò con foga e pianse di nuovo, aveva bisogno di me ora più che mai.-cavoli, Sofia, mi stai inzuppando e fa un freddo tremendo, mi farai beccare qualche malanno!- esclamai per sciogliere quel po’ di tensione che il mio comportamento meschino aveva creato.-sei pronta a tornare?- le chiesi dopo un po’ che si era calmata. Si asciugò le ultime lacrime, sorrise e mi annuì. La presi per mano e le cinsi le spalle con il braccio e insieme ci incamminammo verso casa. Percorremmo la città a piedi godendoci una bella passeggiata, una delle poche che le nostre missioni ci concedevano, o forse l’unica. Continuavo a tenerla stretta a me, avevo paura, paura che se ne potesse andare di nuovo. Stavo pensando, a noi, al nostro destino crudele, a ciò che avevamo vissuto insieme fino a quel momento quando a un certo punto lei disse:-perché non mi hai più parlato da quella sera?- chiese semplicemente. Mi irrigidii, non sapevo cosa dire, ero in completo imbarazzo per la prima volta in vita mia.-non so. Non è stata una reazione del tutto volontaria- il mio imbarazzo si era esteso nella mia voce, si vedeva che avevo detto la prima cosa che mi era venuta in mente.-avevo paura- ammisi, non potevo nasconderle niente, tanto per lei ero un libro aperto, mi leggeva sempre e le piaceva –le cose che mi avevi detto, come m el eavevi dette, e quello… quello che…-.-quello che è successo- completò lei togliendomi dall’imbarazzo totale.-ecco quello che è successo… mi hanno fatto sentire strano. Non era da me. E,sai, quando uno sente che sta cambiando, ha sempre un po’ di paura, no?- lei annuì –per tutto questo tempo ho pensato che ce l’avessi con me- mi disse con un filo di voce e io sgranai gli occhi, tra tutte le conseguenze a cui avevo pensato mancava quella. Mi fermai di scatto e mi persi nei suoi occhi verdi, avvertivo un astrana tensione nell’aria:-ma sei matta? Era solo una mia paranoia, ero io ad essere uno stupido-.-e…non bacio male?- mi chiese in un soffio cavoli sofia! Finalmente! Esultai dentro di me. Era leggermente arrossita, quel rossore che mi fa impazzire. Mi avvicinai piano, le presi il viso delicato tra le mie mani, piano, avevo paura di romperlo. Le nostre labbra si toccarono per la seconda volta, morbide e calde. Mi godetti ogni secondo con la mia mente libera da ogni pensiero e preoccupazione, ora eravamo solo io e lei. Mi abbandonai a quella sensazione desiderando che non finisse mai. Ma qualcosa dentro di me scattò e mi costrinse a staccarmi delicatamente da quelle labbra. Era di nuovo paura, paura di dover perdere un'altra persona a me cara e non potevo sopportarlo. La guardai negli occhi e le sorrisi, poi ci incamminammo di nuovo verso casa stretti l’uno all’altra. Ma qualcosa era cambiato, per sempre, anche se non volevo.
  
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