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Autore: Ruta    04/06/2014    1 recensioni
“Dovresti andare a trovarlo.”
“Chi?”
Lestrade sbuffò burberamente. “Anderson.”
Nulla potrà mai svincolare un uomo dalla sua ossessione.
[Vaghissimi accenni Sherlolly]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anderson, Lestrade, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Speculazioni.

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“Dovresti andare a trovarlo”, disse Lestrade.
“Chi?”
Nessuna risposta. Sherlock non si voltò a controllare quale espressione stesse attraversando il viso dell’uomo al posto di guida.

Sul serio non hai ascoltato una sola parola di quello che ha detto? 
Sherlock scacciò la Voce di John con la consueta dose esecrabile di seccatura.
Lestrade sbuffò burberamente. “Anderson.”
Sherlock si chiese fin dove potesse spingersi la stupidità dell’uomo comune. In nessuna occasione cessava di sorprenderlo e a quanto pare mai avrebbe smesso. Che prospettiva desolante. Avvera un desiderio comune e taci. Razza di idiota, ti guadagni da vivere con lo sconforto altrui, grazie ai crimini che risolvi. A malincuore, Sherlock dovette concedere un punto a favore della Voce di John. Ciononostante, corrugò le sopracciglia. “Cosa diavolo c’entra Anderson?”
“È cambiato”, rispose Lestrade. “In questi due anni, mentre eri via. È un uomo completamente diverso, ora. Dopo l’incidente al Barts, si è incolpato per quello che ti era successo e -”
“Non vedo come la cosa potrebbe interessarmi.”
“Dovrebbe. Tu, la tua morte lo ha perseguitato. Ha fondato un fan club in tuo onore. Non ha fatto altro che cercare dappertutto prove che dimostrassero che eri sopravissuto e che ti nascondevi in chissà quale parte del globo. Era ossessionato. Il suo appartamento è pieno di folli teorie sul modo in cui ci saresti riuscito. Negli ultimi mesi si era messo in testa che stessi tornando. Ha cercato di convincermi con queste…” Lestrade esitò, in palese difficoltà nel trovare una definizione pertinente al caso.
“Speculazioni”, gli venne in soccorso Sherlock.
Lestrade non diede mostra di averlo sentito. "Ha portato avanti ricerche, si è messo in contatto con l’INTERPOL e ha pagato un ragazzo per hackerarne la rete. L’ultima trovata era davvero assurda. Bungee Jumping, Derren Brown e tu che piombavi nel Barts, rompendo il vetro di una finestra e baciando Molly.”
Sherlock batté le palpebre, preso in contropiede. Per una volta il mulinare tempestoso all’interno della sua testa si sospese. Tabula rasa. Una sensazione insolita, ma non propriamente sgradevole. “Molly?”
Di obliquo, senza distogliere gli occhi dalla strada, Lestrade lo guardò in faccia e rise. “Molly Hooper”, puntualizzò a scanso di equivoci, come se ritenesse necessario fare quella precisazione del tutto pleonastica. “Lo so, è da pazzi.”
Sherlock rivolse completa attenzione al paesaggio urbano che sfrecciava fuori, alla velocità di 55 miglia, il mento poggiato sul palmo della mano e l’indice che tamburellava di pari passo ai suoi pensieri. Troppi per raccoglierli in un solo fascio o catalogarli. “Indubbiamente”, convenne, atono.
“Ci andrai?”
“Dove?”
“A trovare Anderson. Parlarci. Dargli anche dell’idiota, se vuoi.”
“Perché?”
Lestrade lo fissò, si fissò le mani che teneva serrate sul volante e poi lo fissò di nuovo. Erano fermi ad un semaforo rosso. “È stato uno dei miei uomini, non uno dei migliori, sul serio, una maledetta spina nel fianco per la maggior parte del tempo quando c’eri di mezzo tu, ma era sotto la mia supervisione e una volta che sei della squadra, rimani della squadra.”

Faresti meglio a dire qualcosa, amico.
Sherlock non batté ciglio.
“Lo farai?”
Quando un quarto d'ora più tardi la macchina parcheggiò di fronte al 221 di Baker Street, scendendo – Il solito incedere da signore oscuro – senza voltarsi per replicare al saluto di Lestrade, Sherlock disse: “Mandami l’indirizzo tramite sms, Ispettore.”

 

 

*

 

Sherlock mise in atto quello che si era prefissato. Andò da Anderson e Anderson fece esattamente quello che lui si era aspettato che avrebbe fatto. Non gli credette.
Nulla potrà mai svincolare un uomo dalla sua ossessione. Sopratutto, in considerazione del fatto inoppugnabile che quella di Anderson non lo fosse. Non corrispondeva ai principali requisiti. Ciò che lo aveva spinto ad agire - trovare scappatoie a una realtà che non era di suo gusto - era il senso di colpa. Un chiodo fisso di ben altra portata.
Espiare. Sherlock ammetteva di avere qualcosa su cui riflettere riguardo alla materia.
Certo, doveva anche riconoscere di essere rimasto positivamente colpito dall’esorbitante quantità di teorie che Anderson si era dato pena di formulare. Teorie strampalate, assurde, arrampicate sugli specchi – Un Tardis? Sul serio? -, ma con un loro potenziale.
“Un’ultima cosa.”
Sherlock si fermò.
Aspettò che Anderson, il busto voltato di tre quarti contro lo schienale della sedia, parlasse.
La telecamera era spenta.
“Molly Hooper. Il suo ruolo è stato marginale. Perché doveva essere lei a gettare il cadavere in strada? Perché non qualcun altro? Chiunque altro?”
“Era necessario che io fossi completamente concentrato. Per farlo, occorreva che non mi preoccupassi degli eventuali errori che le altre parti involte avrebbero potuto commettere. Con Molly sapevo di potermi ritenere al sicuro da eventuali incidenti di percorso.”
Anderson fece un cenno, riflettendo. “Dubito che Molly ti troverebbe altrettanto affascinante come cadavere.”
“Oh, non saprei”, ribatté Sherlock con un sorriso ironico. “Molly mostra una deprecabile affezione verso i suoi pazienti.”
“Quindi avevo ragione.”
Sherlock roteò gli occhi. “Cosa te lo fa credere? Ti ho mostrato l’esatta portata dei tuoi clamorosi errori di valutazione.”
“Non del tutto.” Anderson scoppiò in una risata sollevata, esultante. “Avevo ragione. Ho sempre avuto ragione. Quel caso nel monastero tibetano, quello a Nuova Delhi e anche quello di Amburgo. Eri tu. Sei sempre stato tu. Stavi tornando. Non sbagliavo neanche su Molly. Sapevo che era coinvolta, anche se non sono mai riuscito a farla parlare. Ora devo solo provare che quel suo fidanzato sia un agente del MI16 e -”
Sherlock ripercorse i suoi passi. Lo afferrò per la spalla. “Di cosa parli?”
Anderson aggrottò la fronte. “Il suo fidanzato”, rispose. “Ho il fondato sospetto che sia un agente sotto copertura. È perché era una testimone chiave, giusto? Andava protetta, nel caso in cui -”
Idea ridicola. Sherlock contrasse la mandibola. “Non quello.”
“Cos’altro, allora?” Anderson fece una risata incredula.
Sherlock aumentò la stretta. “Hai interrogato Molly? Riguardo alla mia morte?”
Anderson sgranò gli occhi con un lampo di comprensione e vaga colpevolezza. “Non sono stato l’unico”, si giustificò. “Ha eseguito la tua autopsia. Tutti volevano sapere la verità. Hanno cercato di ottenere un'intervista con lei non so quante emittenti televisive, compresa la BBC. Cosa credevi? Che aiutarti non avrebbe avuto ripercussioni, per lei? Che essere la custode del tuo segreto le avrebbe dato pace?”
Sherlock non rispose. Lo lasciò andare di scatto e la sorpresa di Anderson sfumò in disappunto.
“In fin dei conti mi ero sbagliato. Su una cosa almeno. A te non importa di lei, non davvero. Altrimenti –”
“Altrimenti cosa?” sollecitò Sherlock con una smorfia di disgusto.
Anderson non demorse. “Quella donna ha affrontato l’Inferno per te. Ha mentito e rubato e tutto per cosa?”
“Per permettere a Mrs. Hudson, John e Lestrade di sopravvivere.”
“E a te. Molly Hooper ha aiutato a salvare anche la tua vita.”
Sherlock ne era cosciente. Lo stesso, non poteva permettere che altri ne fossero messi a parte. Molly Hooper aveva manipolato i referti di una procedura legale e gettato per lui un cadavere dalla finestra del Barts. Le sue mansioni erano finite lì. Per il mondo doveva essere così.
“Molly Hooper ha eseguito delle disposizioni che le avevo dato in precedenza. La sua complicità finisce qui.”        
“La storia non è solo quello che decidi di rendere pubblico. Poco fa hai lasciato intendere che sia stata lei a tenere le fila di tutto il piano, nelle retrovie. D’altronde come avresti potuto occupartene tu? Tu eri impegnato a saltare dal tetto del Barts.”
Non avendo niente da controbattere, Sherlock si mosse verso la porta.
“L’hai mai baciata?”
“Chi?”
“Molly.”
Sherlock gli rivolse un’occhiata sprezzante. “Sei pazzo.”
Anderson sorrise, sollevò un indice, muovendolo come la bacchetta di un direttore d’orchestra. “Pazzo suona meglio di idiota; è un netto passo in avanti.”
Sherlock alzò gli occhi al soffitto. “Le tue rimangono semplici speculazioni. Corri dietro alle ombre.”
“Allora salutamela, eh, la mia ombra.”
Sherlock non lo degnò di una seconda risposta e la risata sopra le righe di Anderson lo accompagnò per tutto il pianerottolo.

 

 


N/A:

 
Non una Sherlolly. Non proprio. Forse per niente.
Tutto è nato da un commento che mi è capitato di leggere su Tumbrl. Qualcosa del tipo: immaginate la faccia di Sherlock se Lestrade decidesse di raccontargli l’ultima teoria di Anderson?
Ovviamente io non ho descritto la sua faccia, (ho immaginato un’espressione simile a quella de “Il segno dei tre”, per intenderci. Quando John gli chiede di essere il suo testimone e lui si blocca, come se un ingranaggio si fosse inceppato) ma una simile dichiarazione non è che la miccia per debite e conseguenti riflessioni di questo tipo.  

  
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