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Autore: alaskainblack    04/06/2014    1 recensioni
Amanda ha sedici anni quando si trasferisce per un solo anno a Los Angeles, la città delle luci e dei colori, delle opportunità e delle cadute, qui, una sera, conosce Leonardo, sognatore di una vita fatta di cinema e fama che la coinvolge con la sua voglia di divertirsi.
Poco tempo serve che loro diventino grandi amici eppure, in un modo o nell'altro si perderanno, forse non per sempre.
CAPITOLI 3-4-5 IN FASE DI REVISIONE
Storia sospesa fino alla fine dell'estate
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonardo DiCaprio, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter Two
Deep Blue Day



Mi svegliai la mattina dopo ancora col sorriso sulle labbra, corsi fino al salotto e mi sedetti sul divano mentre prendevo il telefono fisso, e iniziai a digitare i numeri allegramente per chiamare Leonardo.
Si sentì squillare dall’altra parte della cornetta.
- Pronto? – disse la sua voce calda e io non riuscii a non sorridere sentendola di nuovo.
- Sono Amanda – gli ricordai e sperai con tutta me stessa di non apparirgli invadente.
- Ciao – disse con aria assonnata, poi lo sentii sbadigliare.
Fece un pausa, io tamburellai le dita sulla gamba.
- Ti piace il baseball? – chiese all’improvviso con tono più vivace.
In realtà non avevo mai capito il baseball, non avevo mai visto neanche una partita, ma alla fine poco importava se ci saremmo rivisti, così gli risposi di si.
- Ho due biglietti per la partita dei Lakers, se ti va puoi venire – propose lui eccitato all’idea.
- Amo i Lakers – mentii io, avrei detto di tutto per vederci quel pomeriggio.
- Anche io – rise lui.
In realtà avevo sentito parlare dei Lakers solo in qualche telefilm americano, ma non importava, in quel momento volevo solo vederlo.
- Allora ti vengo a prendere tra mezzora – chiese Leonardo e io sorrisi soddisfatta per aver ottenuto ciò che volevo.
- Okay – dissi felice.
Ci congedammo, per un attimo rimasi sul divano ferma, un po’ confusa, poi, realizzando che ero ancora in pigiama corsi verso il bagno a prepararmi e vestirmi più carina possibile.
Ci misi non poco poiché appena dopo aver finito di pettinarmi sentii il campanello suonare, e non poteva che essere lui.
Risposi dicendo che stavo arrivando e scesi per le scale allegramente ritrovandomi solo occhiatacce davanti.
Quando uscii trovai Leonardo appoggiato a una vespa azzurra, aveva un cappellino blu con su scritto Uela e una camicia di pessimo gusto rossa con le greche, non c’era alcuna coerenza nel modo in cui si era vestito, eppure riusciva ai miei occhi, forse per quel sorriso, forse per l’aria da bambino, a risultare ugualmente adorabile.
Io mi avvicinai e lo salutai con un cenno della mano che lui ricambiò a sua volta.
Si sedette sulla vespa e mi fece segno di mettermi dietro di lui – Spero non ti facciano paura questo tipo di cose – sospirò un po’ preoccupato.
- Non sono quel tipo di ragazza – lo avvisai e lui sembrò sollevato dalla mia frase.
- Per tua fortuna, o ti avrei lasciato qui – rise e io con lui, riuscivamo a trattarci come se ci conoscessimo da un sacco di tempo quando in effetti ci eravamo visti per la prima volta solo il giorno prima.
La moto fece un rombo e partì con uno strattone facendoci apparire un sorriso divertito sulla faccia.
Un ondata di vento travolse i capelli, chiusi gli occhi, sentivo il sole sulla pelle, quando li riaprii stavamo attraversando la costa, e un leggero venticello di mare rinfrescò la giornata afosa.
Superammo il mare arrivando su una strada che durava per alcuni metri e alla fine della quale intravedevo in controluce uno stadio.
Arrivati al parcheggio vidi un ragazzo dai capelli neri correrci in contro, e supposi fosse un suo amico.
- Dai vieni, ti stanno aspettando tutti – disse mentre lo spingeva rubandogli il capellino.
- Ah ciao – disse sorridendo accorgendosi di me.
- Ciao – dissi io coprendomi gli occhi con la mano per non ricevere il sole in faccia.
 – E’ una tua amica? - chiese ora a Leonardo.
- Si – rispose lui deciso e io sorrisi, non credevo che fossimo già amici.
Il ragazzo si rivolse a me e mi prese la mano con fermezza per presentarsi – Tobey –
- Amanda – risposi io e lasciammo la stretta, io mi riparai ancora dal sole con la mano e Leonardo notandolo frugò nel cruscotto nella moto per tirarne fuori un cappellino uguale al suo che mi porse.
- Grazie – dissi io sorridendo sinceramente sorpresa, non immaginavo tutta questa gentilezza nei confronti di una sconosciuta quale ero per lui.
- Nulla – sospirò - Vado a prendere qualcosa al bar – aggiunse e si allontanò lasciandomi con Tobey.
Il ragazzo aveva i capelli con lo stesso taglio di Leonardo, ma che non si adattavano allo stesso modo a lui, gli occhi castani e tondi, il naso leggermente schiacciato, le guance paffute anche se il resto del viso era magro, la bocca poco carnosa si apriva in un sorriso.
- Ti piace davvero il baseball? O hai detto di si solo per uscire con Leonardo? -
Sapevo che avevo detto di si solo per uscire con lui ma non avrei potuto comunque dirglielo.
- No, mi piace il baseball – risposi io cercando di essere più sicura possibile nella mia risposta.
Lui mi guardò incerto poi mi mise il braccio intorno al collo e iniziò a camminare verso le tribune.
- Spero per te che non ci sia Anna oggi – sospirò e lo guardai stranita.
- Chi è Anna? – chiesi curiosa a costo di sembrare invadente.
Lui alzò le sopracciglia sorpreso – La sua ex – disse come fosse la cosa più ovvia del mondo.
- L’ha lasciata una settimana fa – spiegò - Credevo te ne avesse parlato -
Io scossi la testa – Ci conosciamo solo da ieri – dissi facendo intendere che non sapevo assolutamente nulla di Leonardo.
- Meglio per te che non gli stai troppo vicino – mi avvisò – Potrebbero pensare che sei la sua nuova ragazza e odiarti da subito – io aggrottai le sopracciglia scettica e stavo per ribattere quando sentii Leonardo arrivarci da dietro.
 
*
 
Eravamo seduti tra le prime tribune dello stadio a sgranocchiare qualcosa da mangiare per bloccare la fame.
La partita doveva essere a metà, o perlomeno era ciò che sperai con tutta me stessa.
Il fatto che non capissi niente del baseball e che in generale non amassi lo sport rese il tutto incredibilmente noioso, inoltre cercavo di sembrare divertita o Tobey avrebbe pensato che fossi solo una che andava dietro al suo amico, cosa vera ma che con mi piaceva si dovesse pensare di me.
A volte il ragazzo mi guardava con aria di sfida osservando quanto mi divertissi, e io facevo del mio meglio per sembrare vivace.
Quando finalmente quell’inferno finì il cielo iniziava ad essere meno luminoso.
Leonardo, che fino a quel momento si era seduto dietro di me con un salto si sedette accanto a me.
- Senti, io, Tobey e loro – disse indicando i ragazzi tra cui eravamo seduti, probabilmente suoi amici – Ora andiamo in un bar a berci qualcosa, vuoi venire? – chiese.
Era strana tutta quella confidenza da parte sua, era una cosa che in Italia, soprattutto dove vivevo io, non esisteva, in ogni caso ciò lo faceva apparire ancora più carismatico ai miei occhi.
- Perché no – risposi in vena di qualcosa di nuovo.
Lui sorrise facendo intendere che era la risposta in cui sperava.
Tobey mi si avvicinò – Vieni allora? – chiese.
Io feci di si con la testa e la cosa non sembrò cambiare la sua espressione, c’era qualcosa in quel ragazzo che non mi andava a genio, ad ogni modo lui e Leonardo sembravano piuttosto amici e quindi immaginai avrei dovuto sopportarlo.
 
*
 
Il bar era piuttosto affollato, i ragazzi riempivano la stanza con le loro risate, io non sapevo con chi parlare dato che non conoscevo nessuno e non avrei potuto certo ritenermi la persona più socievole del mondo.
Mi limitavo a seguire Leonardo che sembrava apprezzare la mia silenziosa compagnia, a volte si inseriva tra un gruppo di persone e iniziava a parlare cercando invano di farmi sentire a mio agio.
Quando mi decisi ad essere più socievole e spiccicare parola con qualcuno notai un ragazzo piuttosto alto avvicinarmisi - Faccio una festa più tardi, vieni? – mi chiese sebbene non ci fossimo mai visti prima, e per quanto lui ne potesse sapere potevo essere una pazza maniaca.
- Non credo – gli dissi e sentii una mano sulla spalla, quando mi voltai a vedere chi era notai Leonardo.
Una vampa di calore mi assalì per un attimo – Andiamo insieme? – chiese, non potevo non accettare davanti a quell’adorabile sorriso.
Strinsi le spalle ancora un po’ incerta, non era il tipo di cosa che facevo, buttarmi a capofitto in un esperienza nuova, specialmente se non conoscevo nessuno, ma ero a Los Angeles, e qui nessuno mi conosceva, avrei potuto essere chiunque per un anno, quindi perché no?
- Okay dai – dissi alla fine ancora non del tutto convinta.
Lui mi sorrise infondendomi uno strano senso di familiarità; Leonardo poteva essere un maniaco, un pervertito o un drogato, non lo conoscevo, non sapevo nulla di lui, eppure mi sembrava come se avessi potuto dirgli tutto su di me, avevo un’innata fiducia verso quel ragazzo venuto dal nulla, e la cosa mi rassicurava e mi preoccupava allo stesso tempo.
Ci guardammo per alcuni attimi alquanto imbarazzanti senza dire una parola.
Per fortuna o sfortuna ci interruppe Tobey che sorseggiava con aria rilassata una bottiglia piccola di birra.
- Vieni davvero? – chiese stupito mentre mi porgeva la birra che io rifiutai con la mano.
- Sono sorpresa almeno quanto te – gli risposi – Non è esattamente il tipo di cosa che mi piace fare -
Tobey stava per dire qualcosa quando Leonardo si intromise nella conversazione con mio grande piacere.
- Allora qual è il tipo di cosa che ti piace fare? – chiese e non sapevo se la sua domanda fosse più una conseguenza della conversazione o semplicemente un suo reale interesse.
- Non so – iniziai, non perché non lo sapessi, ma per darmi tempo di riflettere su una risposta abbastanza interessante da non troncare la conversazione – Guardare un film ad esempio –
La mia risposta sembrò essere apprezzata da Leonardo che mi guardò ora più interessato.
 
*
 
Quando arrivammo ormai il cielo si era già riempito di stelle e se non fossi stata insieme a Leonardo avrei potuto affermare che quella zona di Los Angeles di sera ha un’aria non poco inquietante.
La festa si teneva in un palazzetto in mattoni rossi non troppo alto, quasi tutte le finestre erano illuminate e sulla scala antiincendio nera ben in vista c’era una coppia che litigava.
Mi guardai intorno interessata, non ero mai stata in posto del genere.
Prendemmo l’ascensore e arrivammo agli ultimi piani.
Quando entrammo nella casa notai la moltitudine di ragazzi che ballavano senza contegno nella piccola casa che sembrava potesse crollare da un momento all’altro tanto era troppo piccola per contenerli.
Notai divertita che la musica partiva da un semplicissimo giradischi piazzato sopra una scrivania, e che sarebbe potuto cadere con il minimo strattone.
Leonardo era sempre dietro di me e questo mi rassicurava in parte, in parte no poiché infondo non lo conoscevo abbastanza da fidarmi completamente di lui.
Le ore passavano e arrivava sempre più gente rendendo la casa irrespirabile, capii che senza un goccio di nulla la festa sarebbe risultata impossibile così mi avviai verso Tobey che da tutta la festa aveva cercato di farmi bere dal suo bicchiere.
Lo notai ballare da una ragazza con i capelli ricci e quando si voltò verso di me mi rifece la proposta che questa volta accettai.
Buttai giù un sorso non piccolo, il liquido mi riscaldò la gola in modo piacevole per poi salirmi alla testa e provocandomi una scossa di vivacità che mi mancava.
Il sapore dolciastro era incredibilmente buono e gli chiesi se potevo averne ancora un po’.
Questi si allontanò per tornare dopo poco con altri due bicchieri, uno per me e uno per lui.
Mio padre mi aveva detto una moltitudine di volte quando ero piccola che non avrei mai dovuto accettare qualcosa da bere a una festa, ma in quel momento avevo ignorato i suoi insegnamenti che avrebbero evitato poco dopo di farmi fare la figura della stupida davanti a Leonardo.
L’alcol iniziava a fare i suoi effetti, specialmente perché lo avevo mai assaggiato.
Avevo perso di vista Leonardo da un po’ in quella stanza di pochi metri e in quel caos di gente.
Così vagavo confusa mentre percepivo disgustata che la mia vista iniziava ad annebbiarsi.
Quando capii che tutto ciò che avevo mangiato o bevuto fino a quel momento stava per uscire dal mio corpo in un modo poco grazioso mi precipitai fuori dalla finestra che dava sulla scala antiincendio per poi vomitare tutto, per fortuna a farmi compagnia c’era qualche altro ragazzo nella mia stessa spiacevole situazione.
Mi sedetti con un terribile mal di testa per terra sperando che il mal di stomaco che mi stava facendo piegare in due se ne andasse al più presto.
- Stai bene? – chiese qualcuno, alzai lo sguardo e per quanto la mia vista in quel momento non fosse delle migliori riconobbi lo sguardo preoccupato di Leonardo sopra di me.
- Per niente – dissi io decisamente imbarazzata.
Lui mi porse la mano per aiutare ad alzarmi, e io accettai volentieri.
- Devo sembrarti incredibilmente patetica – dissi e lo vidi sorridere, la cosa mi rassicurò in parte.
- Capita a tutti prima o poi – disse senza scandalizzarsi troppo – Ora hai capito che non sai reggere l’alcol – sospirò e io annuii con convinzione.
- Direi di no – risposi divertita e improvvisamente vidi tutto nero.








ANGOLO AUTRICE:
Secondo capitolo, e nuovo personaggio, Tobey, che non è altro che Tobey Maguire, l'amico storico di Leonardo, grazie a chiunque stia leggendo, mi piacerebbe sentire un vostro parere, tra poco posterò il terzo capitolo e poi nulla, alla prossima!

Gisele

Tobey e Leonardo:

 
  
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