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Autore: myidollawrence    04/06/2014    4 recensioni
Anche io, come tutti voi del resto, sono rimasta disorientata dal finale di Mockingjay. E se la Collins lo avesse fatto appositamente, per lasciare a noi il piacere di continuare questa incredibile storia? Comunque, questa è la mia interpretazione di quello che sarebbe potuto accadere tra il ''You love me. Real or not real?'', e il racconto dei pargoletti di casa Mellark. Questo è il racconto di come la storia dei nostri innamorati sventurati potrebbe essersi evoluta, dopo la fine del libro. Perché questa è, effettivamente, la domanda che un po' tutti noi ci poniamo. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: PWP, Spoiler!
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<<“You love me. Real or not real?” I tell him: “Real”>>

Io amo Peeta. Adesso, lo so. Come al solito, però, la mia instabilità mentale ha fatto in modo che me ne sia resa conto solo adesso, qua, sotto queste coperte, in una fredda serata d’inverno. Ho sempre avuto di fianco a me un ragazzo buono, dolce, protettivo, disposto a sacrificare la sua vita per salvare la mia. Un innamorato sfortunato, membro, per l’appunto, degli sfortunati amanti del Distretto 12. Io costituisco l’altra parte di quel duo, ma non dovrei essere qua. Io non lo merito, come disse Haymitch tanto tempo fa: potrei vivere anche cento vite, ma non meriterei comunque Peeta. Lo hanno preso, imprigionato, depistato, rivoltato e spedito indietro, tutto senza che io facessi niente per impedirlo, crogiolandomi negli armadi del Distretto 13, lamentandomi della mia inutile vita. Eppure, lui è riuscito a sconfiggere il diavolo dentro di lui, facendo riemergere, piano piano, il vecchio dolce Peeta. Ma non sarà mai, ahimè, del tutto guarito. Incubi e immagini di eventi mai accaduti, storpiati in ciò che non sono dal veleno degli aghi inseguitori, continueranno a torturare la sua mente giorno e notte. E io? Io continuerò a nascondermi, per non farmi uccidere? È un’ azione così egoistica, ma non posso evitarla. Io temo la morte, l’ho sempre temuta … solo il pensiero che Peeta possa uccidermi mi fa rabbrividire, non tanto per me stessa, per una vota nella mia vita, ma per lui: ne sarebbe distrutto, il dolore lo sopraffarebbe fino a quando, stremato, si ucciderebbe … E l’ultima cosa che voglio in questo mondo è che lui si uccida per me, non l’ho mai voluto e mai lo vorrò, io dovrei morire per lui, per tutta la sua sofferenza, le sue pene patite troppo a lungo …
‘’Katniss’’, mi chiama all’improvviso, ripescandomi dalla fitta rete di pensieri in cui ero caduta, che mi avrebbe sicuramente portato a pensare a …
‘’Katniss’’, ripete. Io alzo la testa dal suo petto, staccandomi controvoglia dal calore che emana, e lo fisso negli occhi, girandomi.
‘’Dimmi, Peeta’’.
‘’Mentivi, tu stavi mentendo, vero o falso?’’
Ma … mentivo a cosa? Tardo qualche secondo a pensare a cosa si riferisce, ma quando finalmente lo afferro, è troppo tardi. In quello che sembra un battito di ciglio, Peeta è sopra di me. Le sue mani stringono forte i miei polsi, impedendo al sangue di circolare normalmente. La ferita nel mio avambraccio, provocatami da Johanna durante l’Edizione della Memoria, pizzica come non mai.
‘’P-Peeta …’’ sussurro dolcemente. Probabilmente da qualche parte, nel mio cervello offuscato da tanti terrori e morti, una voce mi sta dicendo di provare a parlargli, per richiamare il vecchio Peeta, il mio ragazzo del pane. Fisso le sue iridi, nere come la pece, sperando di vedere un’ ombra d’azzurro. Ma niente, ogni cosa è inutile.
‘’Tu, schifoso ibrido, tu mentivi. Tu mi odi, non è vero? Tu mi vuoi morto, vero o falso?’’ ‘’P-Peeta … Peeta … falso’’, sussurro dolcemente alle sue orecchie. È abbastanza vicino al mio viso da poter sentire il suo respiro affannato sulla mia pelle logorata dalle mille battaglie perse.
Lentamente, apro gli occhi, fissando i suoi. Sono aperti, grandi e azzurri. Il mio Peeta è tornato. Non del tutto, però, perché quando faccio per alzarmi, e correre a nascondermi come sono solita fare in queste situazioni, lui si accovaccia sul letto, le ginocchia piegate sotto al bacino, si tappa le orecchie e comincia a urlare. Sono urla di dolore, come se dovesse liberare l’animale che Capitol City, che Snow gli ha iniettato dentro. Non posso nascondermi, non posso lasciarlo così, anche se so che potrei morire, avvicinandomi. Ad ogni modo il mio spirito di protezione verso Peeta prende il sopravvento, e mi avvicino. Ma non abbastanza silenziosamente, perché mi nota arrivare.
‘’Vai via, Katniss. VATTENE!”
Io continuo imperterrita ad avanzare, passo dopo passo, finché non gli sono attaccata. Salgo sul letto, e separo le sue mani dalle orecchie. Lentamente, alzo la sua testa, e con molta cautela lo guardo negli occhi: spaventata mollo la presa bruscamente, ma quello che ho appena visto non ha eguali: le sue iridi, sono azzurre.
 

  
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