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Autore: Nanek    04/06/2014    15 recensioni
Drogato.
Alcolizzato.
Violento.
Irascibile.
Pericoloso.

No, non vuole proprio aggiungere un altro punto, non vuole proprio aggiungere quel punto: lui non le farà del male, lui la conosce da quando avevano tre anni, lui non l’ha mai sfiorata contro la sua volontà, lui la ama, lui la ama da sette anni, lui non le farà del male, lui non… non le farà qualcosa di brutto.
«Amore, attenta ai lividi di guerra» la rimprovera ridendo, mentre lei si sente il cuore in gola che è sull’orlo di soffocarla.
«Scusa Calum» dice in un bisbiglio, mentre lui le fa alzare il viso, portando l’indice sotto il suo mento, facendo scontrare i loro occhi.
«Perché non mi chiami “amore”? È cambiato qualcosa tra di noi?» e lei vorrebbe urlargli in faccia che quello che è cambiato è lui, che quello che è diventato un delinquente è lui, che quello che ha voluto innamorarsi della droga e dell’alcool è lui, che quello che si diverte a prendere a pugni, o peggio, a coltellate la gente è lui.
Genere: Mistero, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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As long as you love me

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So don't stress, don't cry, we don't need no wings to fly
Just take my hand
As long as you love me
We could be starving, we could be homeless, we could be broke
As long as you love me
I'll be your platinum, I'll be your silver, I'll be your gold
As long as you love me

 
 
La prima volta che l’ha visto con quel coltellino non ha pensato che la cosa potesse peggiorare.
La prima volta che l’ha visto fumarsi quella canna non ha pensato che lui potesse diventare dipendente da quella roba.
La prima volta che è stato coinvolto in una rissa, che gli ha causato un occhio nero e uno zigomo rotto, non ha pensato che quella potesse diventare una sua abitudine quando si ubriacava.
La prima volta che lui le ha rivolto uno sguardo diverso da quello che gli appartiene, non ha pensato che quel ghigno potesse diventare la sua paura più grande.
Perché tutto avrebbe pensato, ma non che lui, il suo Calum, potesse diventare il suo incubo peggiore, la sua paura più grande, la causa della sua tachicardia costante.
Forse è colpa sua, perché avrebbe dovuto capirlo molto tempo prima, quando le canne sono diventate più frequenti, quando quelle pastiglie per il mal di testa non erano davvero medicinali, quando quel coltellino veniva tirato fuori e puntato contro lo sguardo di un’altra persona troppo spesso, quando quel coltellino lo ha visto pure sporco di rosso, quando quel viso era sempre segnato da qualche livido, quando l’alcool diventava la prima cosa che ingeriva la sua gola.
Forse avrebbe dovuto scappare molto tempo prima, lei lo sa bene, lei è in trappola e non ha più scampo: non può più lasciarlo, non può più pensare di poter sfuggire da quegli occhi marroni e profondi, non ha più scampo da quelle mani che la stringono troppo forte e la fanno gemere appena, non ha via d’uscita da quel ghigno che la guarda e la imbarazza come non mai, perché quegli occhi non la guardano più con gentilezza e rispetto, quegli occhi la guardano dentro, quegli occhi danno vita a pensieri che lei solo ha paura a pensare, perché non vuole vederli diventare reali, non vuole pensare a lui pure come approfittatore.
Drogato.
Alcolizzato.
Violento.
Irascibile.
Pericoloso.
No, non vuole proprio aggiungere un altro punto, non vuole proprio aggiungere quel punto: lui non le farà del male, lui la conosce da quando avevano tre anni, lui non l’ha mai sfiorata contro la sua volontà, lui la ama, lui la ama da sette anni, lui non le farà del male, lui non… non le farà qualcosa di brutto.
Si ripete queste parole ogni giorno, ogni notte insonne, se le ripete e l’ansia cresce dentro di lei, cresce perché ha paura, perché stare con uno come lui non la fa vivere serena, le fa mancare il fiato, gli incubi sovrastano i sogni, le notti si passano a sperare che lui non si presenti nel cuore della notte ubriaco, le notti si passano insonni a pregare che lui non si azzardi a puntarle il coltellino contro, le notti si passano a piangere sui rimpianti, sui giorni ancora sereni, quando lei aveva ancora la possibilità di andarsene.
Si ripete dentro la testa che lui la ama, cerca di convincersi che sia vero, cerca di ripeterselo costantemente, perché spera che l’amore per lei non lo porti mai a farle del male, ad approfittarsi di lei, ad approfittarsi del suo corpo.
Lei lo ama, lei non lo può lasciare, lei continua a credere che insieme fanno l’amore, lei lo ama e quando sono un’unica cosa dimentica quello che lui è diventato, quello che lui è fuori da quel letto, dimentica, ma dura tutto troppo poco.
Lei piange, lei ha gli occhi rossi costantemente, occhi che lui non nota nemmeno, perché sempre sotto l’effetto di alcool o di qualche pastiglia, occhi che implorano il vecchio Calum, il Calum che lei ha amato fino all’estremo, il Calum che se n’è andato senza motivo, perché la sua storia non ha un inizio, non ha un fattore scatenante, lui nell’alcool, nella droga, nelle risse ha voluto entrarci di sua spontanea volontà, spinto dal suo animo e dalla sua falsa coscienza.
Lui ama sbandarsi.
Lui ama fare a pugni.
Lui ama guardare negli occhi degli altri la paura che lui provoca.
Lui ama sorridere beffardo davanti a persone innocenti che lo temono.
Lui ama avere il controllo su tutti.
Pure su di lei.
 
E in questa notte di pioggia, i lampi e i tuoni non la fanno dormire, lei ha paura del temporale, lei si rannicchia sul suo cuscino e ha paura: vive in quella casa da sola per la maggior parte del tempo, la casa che condivide con lui, il suo ragazzo pericoloso, che ha voluto accoglierla dopo la morte dei genitori di lei, la casa che la spaventa più di lui, perché tutti potrebbero bussare, scassare la porta e farle del male, perché tutti sanno che lei è il punto debole di Calum Hood, perché tutti sanno quanto quel faccino debole stia tanto a cuore a quel delinquente.
Ma nessuno osa tanto, nessuno osa sfidarlo.
Ma lei ha paura, ha paura di notte, ha paura con la luce del sole, ha paura a stare da sola ma ha paura anche a stare con lui, la sua vita è un tunnel buio senza luce alla fine, la sua vita è buia e fatta di timori.
All’ennesimo tuono, un grido lascia la bocca di lei, che si alza dal letto con le lacrime agli occhi.
La luce di quella stanza viene accesa, la figura stravolta del suo ragazzo pericoloso si mostra, le lacrime la sovrastano, un altro spavento per l’imprevisto: lui ha la sigaretta in bocca, accesa, ha un livido sullo zigomo, la maglietta bagnata e strappata, i jeans stretti inzuppati, mentre sull’altra mano tiene il coltellino, sporco di rosso.
E la paura sale al vederlo sporco di sangue.
La paura sale al pensiero che lui sia ubriaco, al pensiero che lui possa farle del male, al pensiero che su quel coltello ci possa essere anche il suo di sangue, nell’arco di pochi minuti.
«Amore» la chiama, sorridendo beffardo, mentre lei non riesce a trattenere le lacrime che le rigano il viso, non riesce a trattenere i singhiozzi sul petto.
«Amore, hai paura dei tuoni?» la continua a chiamare con quel nomignolo, nomignolo che dovrebbe rassicurarla, ma che non fa altro che metterle ansia e paura, perché quella voce non è gentile, quella voce non ha l’intenzione di essere gentile, quella voce fa paura, quella voce non promette nulla di buono.
Calum appoggia il coltellino sul comodino, spegne la sigaretta contro il muro, comincia a togliersi la maglia e i pantaloni fradici, li lascia cadere per terra, lascia che gli occhi carichi di lacrime di lei notino quegli ematomi che ha sul petto.
«Che ti hanno fatto?!» urla disperata, convinta che sia sempre colpa degli altri, convinta ancora che il suo Calum abbia reagito per difendersi, anche se sa che non è così.
«Non è nulla, amore, sto benone» ridacchia divertito, e lei non vuole neanche immaginare che cos’è successo, non vuole neanche immaginare che cosa scorre dentro il suo sangue in questo momento.
Calum si distende vicino a lei, lei che si sposta da lui, lei che non lo vuole toccare, lei che trema sotto quelle coperte.
«Vieni qua» quasi le ordina, sorridendo, mentre la guarda avvicinarsi a lui insicura, si avvicina piano, ha paura a toccarlo.
«Dammi un bacio» quel tono da strafottente, quel tono intimidatorio, quel sorriso bastardo che ride di lei, lei che trema mentre avvicina le sue labbra alle sue.
E le labbra carnose di lui sembrano divorare quelle insicure di lei, un bacio pieno di foga e una strana violenza, le mani di lui che la guidano a distendersi, il corpo di lei paralizzato, mentre lui si mette sopra di lei, con arroganza, con cattiveria, mentre lei tenta di non perdere il fiato, tenta di non piangere ancora, perché ha paura di vederlo arrabbiarsi ancora di più davanti al suo essere intimorita dai suoi occhi.
«Quanto sei bella amore mio, anche con le lacrime sul viso» le bacia il collo, mentre lei porta le mani sulla schiena nuda di lui, lo accarezza, ma becca un punto dolente, tanto che lui si lascia sfuggire un lamento di dolore.
«Amore, attenta ai lividi di guerra» la rimprovera ridendo, mentre lei si sente il cuore in gola che è sull’orlo di soffocarla.
«Scusa Calum» dice in un bisbiglio, mentre lui le fa alzare il viso, portando l’indice sotto il suo mento, facendo scontrare i loro occhi.
«Perché non mi chiami “amore”? È cambiato qualcosa tra di noi?» e lei vorrebbe urlargli in faccia che quello che è cambiato è lui, che quello che è diventato un delinquente è lui, che quello che ha voluto innamorarsi della droga e dell’alcool è lui, che quello che si diverte a prendere a pugni, o peggio, a coltellate la gente è lui.
Ma lei non osa dar voce ai suoi pensieri.
Lei non osa rinfacciargli niente, perché davanti ai suoi occhi, lei vede solo quelle iridi marroni che l’hanno salvata dalla solitudine della sua vita, quegli occhi marroni che l’hanno sempre guardata con interesse, quegli occhi marroni che l’hanno accolta, sempre, anche dopo la morte dei suoi genitori, quegli occhi così diversi da quelli del bambino di tre anni che lei ha conosciuto, ma che non hanno mai osato voltarsi altrove, occhi che hanno sempre visto lei e basta, occhi che temono di perderla nonostante tutto, occhi che la vogliono proteggere dai numerosi nemici che lui si sta facendo per puro divertimento, occhi che ridono di lei e della sua paura, occhi che ridono della sua debolezza, ma che mai la lascerebbero in preda dalle luride mani di altre persone.
«Ti amo, amore mio» dice sicura, confessando quelle parole che valgono più dell’oro, quelle parole che lui non si meriterebbe neanche per sbaglio, quelle parole che lei dice sincera perché lui, per quanto possa essere pericoloso, non le ha mai fatto mancare nulla, non ha mai osato farle del male, non ha mai osato oltraggiare quel limite che lei non ha ancora raggiunto e che spera di non superare mai.
Lui che la fa vivere con l’ansia e il timore.
Lui che non la fa dormire di notte.
Lui che l’ha condannata a una vita buia e piena solo di paure.
Lui che non prova pietà per i suoi occhi che implorano una tregua.
Lui che ora le sorride, compiaciuto per quella frase, lui che sussurra quel «Ti amo anche io, piccola» che la fa rabbrividire, brividi di ansia, brividi di piacere perché le sue dita vanno a toccarla in punti troppo delicati, brividi che la fanno gemere appena, mentre lui sorride ancora nel vedere come la tiene in pugno.
Perché lei è sotto il suo controllo.
Perché lei non ha più la possibilità di scappare da lui.
Perché lei è stata condannata, non può più scegliere.
Perché lui sa che può manipolarla come più gli piace.
Ma forse, quello che Calum non sa, è che lei ha scelto di stare con lui.
Perché lui non sa che, per lei, lui è la sua droga, il suo alcool, le sue risse di cui non può fare a meno.
Calum non l’ha tenuta con sé perché è capace di gestirla.
Lei ha scelto quella vita, lei ha scelto di non lasciarlo andare, lei ha scelto di restargli accanto in qualsiasi momento, lei si è condannata da sola a quella vita buia senza luce, perché lei crede che quello sia il suo destino, perché crede che quello sia il suo posto, nonostante la paura, nonostante l’ansia, nonostante le notti insonni: lei appartiene a lui, come lui appartiene a lei.
E nulla potrà mai salvarla da quel felice inferno.
 



 
 
Note di Nanek
Ve lo siete stretto forte l’orsetto vero?
No perché io ho il cuscino davanti agli occhi: questo Calum fa pauraaaaaa >.< e l’ho creato io, sarò scema!
Bene, questa OS è… diversa dalle mie solite storie, un personaggio così cattivo dovevo ancora inventarlo, questo supera pure Luke Serpeverde, e di tanto anche!!
Il mio intento? Non lo so…
La verità è che leggo TANTE ff rosse in questa sezione e tutte hanno principalmente Luke come cattivo di turno che è cattivo tossico ecc ecc per qualche motivo, e la cosa che mi stupisce di queste storie è che… la protagonista è il coraggio fatto a persona :D dico davvero, io non sarei capace di stare con una persona cattiva o pericolosa, non so voi!
Quindi boh, ho provato solo ad immaginarmi per un attimo come sarebbe vivere nel panico, ed ecco qui che nasce la storia di questa ragazza senza nome (non volevo condannare nessun nome lol ) che si trova ad amare un Calum così… diverso dal solito.
Perché Calum? Boh, basta guardare il banner, ci stava troppo bene :D
Per il banner sempre molti complimenti alla Caleido <3 tanto amore socia ;) che mi ha sfornato un ennesimo banner stupendo, sto diventando una pigra assurdaaaa lascio sempre a lei il compito di farmeli :D
Oltre a questo, No Heroes Allowed: aggiorno sabatooooo! In tante avete chiesto e qui rispondo :D sabato arrivo, lo giuro, volevo farvi leggere le mie OS, per questo ho tardato!! :D
Bene, altro da dire? Beh, ho “As long as you love me” in testa, quella canzone è davvero molto bella, rappresenta davvero l’animo della nostra protagonista <3
Bene, direi che mi fermo qui ;) vi ringrazio sin d’ora anche solo per aver letto <3 spero di trovare qualche commentino da parte vostra =)
Grazie ancora <3
Nanek

 
  
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