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Autore: kike919    05/06/2014    1 recensioni
"Nella mia straziante vita, ho saputo rincorrere solo gente capace di portarmi a fondo. E nel farlo, provava un sublime, nonché perverso piacere. Banchettando sul mio cadavere vivo.
Ero un trofeo, qualcosa di bello da raccontare.
Nessuno mi ha visto mai per quello che ero."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian Molko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo



L'alcool disinfetta i pensieri, se sai quali.
È come dire che si vuole arrestare un'emorragia, che non si sa dov'è.

Assurdo, no? Tamponi da qualche parte, sperando di far la cosa giusta; eppure il sangue continua a scorrere incessante. Ti abbandona in modo sempre più repentino, e alla fine non ti rendi conto.

Non capisci. Non capisci e basta.

Continui a tamponare, sperando di salvarti; la verità è solo che ti stai svuotando. Più il tempo passa, più non troverai mai più la vena da salvare. Continui solo a sporcarti di sangue. Sempre più lurido e contaminato. I grumi si condensano viscidi, solidi. Mostri ingombranti.

Ombre che ti mangiano l'anima.
Noncurante di ciò, io bevo. Anestetizzo tutto, all'unico scopo di tappare la perdita.

Io non mi accorgo. Ma nessun altro si accorge. Nessuno si accorge che ho cominciato a morire qualche mese fa.

Il mondo si sfoca intorno a questa sfolgorante ferita. Più il mondo si affievolisce, più la metto a fuoco. Più le gambe tremano e barcollo, più vacillo incerto su deboli passi contorti, più l'inconscio esce fuori famelico. Brutale.

Non sono le gambe. Non sono affatto le gambe tremanti, a farmi paura. Sono solo uno dei tanti impedimenti, insieme ai riflessi che rallentano, alla vista che drasticamente mi abbandona, al nichilismo masochista e distruttivo che mi contraddistingue, che m'impediscono di scappare dai mostri.

E Boccanera, dov'è?

Boccanera, cos'è?

Mi vedo piccolo, più del solito e quei contorni corvini m'inghiottono per intero. Morirò.

No, non morirò... e temo proprio il sopravvivere a me stesso.

I mostri. Mi ghermiscono e non posso scappare.

Dove si trova la ferita?

Quante volte sono stato abbandonato?

Da chi?

Le braccia che mi sono venute a mancare, tutte le volte che cadevo. Ho pianto infinite lacrime per orecchie sorde; e mentre la testa non capisce, continuo a piangere. Perché mi libera solo questo: so solo delirare nella mia impotenza distruttiva. So solo galleggiare nella mia inettitudine.

Quante persone ho abbandonato?

Mi avevano abbandonato molto prima loro; le ho tranciate solo per contenere le perdite.

Ogni persona penetrata nella mia corazza, è entrata solo per fare il suo sfregio.

Mi uccido per ogni occhiata indifferente, per ogni orecchio sordo al mio dolore soffocante, che non so esprimere. Non lo so spiegare.

È più facile, per me, inondare del mio sangue il pavimento di una squallida stanza di hotel, che dire a qualcuno: “Mi hai smembrato in un milione di piccoli pezzi. Nonostante tutto, vorrei solo tu fossi qui”.

Nella mia straziante vita, ho saputo rincorrere solo gente capace di portarmi a fondo. E nel farlo, provava un sublime, nonché perverso piacere. Banchettando sul mio cadavere vivo.

Ero un trofeo, qualcosa di bello da raccontare.

Nessuno mi ha visto mai per quello che ero.

Ho riso sempre per non piangere; ho minimizzato all'infinito, per non rendermi patetico a rincorrerti inutilmente.

Sono stato divertente, ma tu sai solo stancarti delle persone.

Io non so dirtelo in modo così brutale; so solo scappare da te, perché il solo pensiero della tua assenza, mi sfalda l'anima e non mi ricompongo più.

Quanto alcool ci vorrà, per dimenticare te?

Quanto dovrò versarne, su questa ferita che non può curare nessuno?

Vado a morire da solo, che lo sfregio è troppo fresco. Ho troppa paura che qualcuno mi disinfetti nel modo sbagliato.

Tu sei brava a rimpiazzare le persone.

Io sono bravo a farti credere che mi sta bene.

Non lo digerirò mai.

Coprirò tutto questo in qualche modo, ma nessuno potrà mai più sfiorare quella nuova pelle nata da una cicatrice troppo dolorosa.

Mi narcotizzo pur di uscire dall'incubo, ma non cambia niente.

Hai affondato per sempre un pezzo di me, e lo hai fatto nel modo peggiore: con leggerezza, con simpatia, con poca fermezza di spirito.

Anni di noi, spazzati via sull'onda di un divertimento da poco.

Un giorno te ne ricorderai.

Quel giorno non ti lascerò più entrare, perché sono quasi morto per quella crosta.

Sono quasi morto, per cancellare te.

Sarò brutale, io sono cattivo. Ma sarà solo una conseguenza.

Avrò una nuova pelle, ma non la toccherà nessuno.

La userò solo per uccidere piano, a forza di abbracci vuoti e sorrisi evasivi.

Come hai fatto tu con me.

Striscio verso il water; sento l'anima che scivola giù, insieme a un pasto inesistente.

M'impiccherei, se solo non fosse fuori dalla mia portata.

Se solo fossi ancora capace di reggermi in piedi.

Vomito e spero di cacciarti da me. Sei troppo in profondità, per buttarti fuori.

Altri sorsi, sperando di non svegliarmi domani.

Sono stanco di cicatrizzare.

Sono stanco di cicatrizzare e poi non essere capace di niente.

Ho imparato solo a sfruttare le persone, a non dare più niente di me.

Nessuno si accorge di me.

 

 

Ma sono in piedi. Due dita in gola ti cacciano via.

No, non è vero, ma ci provano lo stesso.

Non devo pensare a come cercare di camminare. Non devo preoccuparmi del freddo.

Non so dove sono, né chi c'è con me. Però sento calore.

Quel braccio che mi cinge e poi mi stende con forza sul letto.

Vorrei solo vedere chi è, uscire fuori da quest'oblio artificiale e vedere il suo viso.

Niente.

Comanda solo il ruhm e non riesco a vedere.

Sento, ma non ricordo.

-Vai a fare qualcosa di più importante!- Biascico rabbioso, mangiando le parole.

-Non c'è niente di più importante, che salvare te.- Risponde la voce.

Sto bene.

Non capisco niente, ma sto bene.

Almeno per una notte, il sangue si è fermato.

Ho sentito la sua vicinanza tutta la notte.

Ma la mattina non c'era nessuno.

 

Spero di aver perlomeno ringraziato.

Sa che non sto bene, che il salvataggio non arresterà la mia distruzione innescata.

Ma tornerà, appena ci proverò di nuovo.

Non so chi sei, ma credo negli angeli custodi, da quando sono ancora vivo.

Da quando ogni giorno provo a morire, ma sono ancora qui.


 

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Grazie a Brian Molko, che mi aiuta sempre a tirar fuori il veleno che ho dentro.
Grazie al mio "angelo custode", che si accorge quando qualcosa non va, solo da quello che scrivo e poi mi riempie di domande.
Sono cose piccole, che fanno una grande differenza.
Possiamo tutti essere l'angelo custode di qualcuno; solo che quel qualcuno, magari non lo sa.

 

   
 
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