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Autore: Nian    05/06/2014    3 recensioni
SPOILER DI CITTA' DI VETRO!
Questa è la mia versione dell’incontro tra Jace e Clary, dopo la battaglia finale, in cui scoprono di non essere veramente fratello e sorella. Spero che vi piaccia e che vi abbia almeno un pò incuriosito!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Buongiorno a tutti!
Questa è la mia versione dell’incontro tra Jace e Clary, dopo la battaglia, in cui scoprono di non essere veramente fratello e sorella.
Ovviamente non voglio togliere nulla alla versione originale scritta da Cassandra Clare che adoro e stradoro. Il discorso di Jace è fenomenale ( Eh si, sono innamorata <3), ma volevo aggiungere qualcosa in più. Ed ecco quello che ne è uscito.
Spero che vi piaccia… e che mi lasciate qualche commentino per farmi sapere se siete innamorate di questa coppia tanto quanto lo sono io! XD
 
Nian





 
FINALMENTE MIO. FINALMENTE TUA.

 




Jace non era suo fratello.

Fu questo il primo pensiero che attraversò la mente di Clary, non appena riprese conoscenza.
Era distesa al centro di un comodo letto matrimoniale, la luce filtrava dalle finestre raggiungendo il suo viso, creando delle strane ombre nella stanza.
La sua mente riusciva a fatica a rimettersi in moto e a ricordare tutti gli avvenimenti che erano accaduti qualche ora prima. Eppure una sola cosa era certa per Clary, la sua mente non aveva bisogno di sforzarsi per ricordarla: Il volto di Jace le apparve davanti agli occhi come una visione, in tutto il suo splendore. I capelli biondi che scendevano scomposti sulla fronte, gli occhi dorati, la linea del naso, la forma della mascella, e la sua bocca…
Lo stomaco di Clary si strinse in una morsa improvvisa. Ci volle un po’ per capire cosa avesse provocato quello spasmo: Felicità, eccitazione, amore… Un mix letale che non dava tempo a Clary di pensare.
All’improvviso si alzò dal letto, quasi facendosi venire un capogiro. Doveva vedere assolutamente Jace.
Si fece una doccia veloce e infilò alla svelta un jeans e una maglietta bianca che le lasciava scoperta la spalla destra. Di fronte allo specchio cercò di aggiustarsi alla ben meglio i capelli e di corsa scese di sotto.
Trovò Amatis intenta a cucinare e con un sorriso a trentadue denti. Clary non riusciva ancora ad abituarsi del tutto alla sua presenza, nonostante non fosse più una sconosciuta.
Appena la vide arrivare Amatis le andò incontro:”Clary! Vuoi un biscotto?? Cinque minuti e sono pronti!”
“No grazie. Non ho fame”
Ed era la pura verità. Lo stomaco di Clary era in subbuglio per il troppo nervosismo.
“Amatis, io esco… Ci vediamo dopo.”
Stava per varcare la soglia di casa quando Amatis le disse:” Stai andando da Jace?!”
Lei si bloccò girandosi a guardarla. Il suo sguardo divertito e malizioso diceva tutto.
Clary pensò seriamente  di dire una bugia. Non voleva dover raccontare a tutti i fatti suoi, nonostante tutti a quanto pare sapessero cosa Jace e lei provavano.
Ma che senso aveva mentire?
“Si… Sai dove posso trovarlo?” chiese, dopo qualche secondo di silenzio.
“No, davvero. Forse è con i Lightwood. Trova qualcuno di loro e magari troverai anche Jace.
Senza dire alcuna parola Clary le sorrise e si chiuse la porta alle spalle.
Il sole stava calando dietro le colline, colorando il cielo di un mix di colori che sfumavano dall’arancio all’azzurro. Presto sarebbe calata la notte. Per allora Clary sperava di aver parlato con Jace.
Camminò per le strade di Alicante in cerca di qualche volto conosciuto. Non si meravigliò di trovare un’area di festa in città: la guerra era stata vinta e il popolo di Alicante sembrava festeggiare la vittoria ottenuta. La paura e il dolore erano spariti dai volti dei cittadini, lasciando spazio a sorrisi e serenità.
All’improvviso si sentì chiamare.
Una figura alta, ma minuta stava correndo verso di lei, i suoi capelli neri ondeggiavano al vento.
“Clary! Eccoti qua! Stavo giusto venendo da Amatis per parlarti!”
Il volto di Isabelle era sorridente anche se Clary riusciva a intravedere ancora il dolore per la perdita del fratellino Max. Quel dolore non sarebbe mai andato via, pensò Clary.
“Come mai mi cercavi? E’ successo qualcosa?”
“Nono… Volevo solo avere qualche consiglio per la festa di stasera”
“Festa?” chiese Clary-
“Si… Si festeggia la vittoria ottenuta! Ci divertiremo un mondo vedrai!”
Clary non aveva voglia di andare a una festa…. Il suo unico pensiero era Jace. Voleva vederlo… DOVEVA vederlo.
“Isabelle, ora non ho proprio tempo di aiutarti. Forse più tardi…”
Isabelle la interruppe a metà frase “Non puoi vedere Jace se è questo che vuoi fare”
A Clary le si gelò il sangue nelle vene. Ogni più piccola sua paura sembrò concretizzarsi. Che significava che non poteva vedere Jace?
Forse lui non la voleva più? Ora che Valentine era stato sconfitto non le importava più niente di lei? Possibile che fosse stata solo un capriccio che oramai non gli suscitava più alcuna emozione?
I suoi pensieri doveva averceli scritti in faccia perché Isabelle si affrettò subito a dire:” Non puoi vederlo nel senso che dovrai aspettare stasera. Non vorrai mica presentarti da lui con un jeans e una maglietta vero?”
“Jace sa come mi vesto…” sussurrò Clary.
“Ma devi prepararti e fare colpo su di lui!”
“Che vuol dire? Ti ha detto qualcosa?” Il panico nella sua voce era evidente.
“Fidati di me e vieni, su!”
Prima che Clary potesse rispondere, Isabelle le afferrò un braccio e la trascinò con se tra i vicoli di Alicante.
 
Clary si ritrovò a tempo di record nella casa dei Penhallow, nella stanza di Isabelle. Il suo letto era pieno di vestiti sparsi alla rinfusa, di ogni colore e forma possibile.
Clary era seduta su una poltrona dall’aspetto antico, ad osservare Isabelle provarsi il miliardesimo vestito. Possibile che non riuscisse a decidersi? Fosse stato per Clary, avrebbe scelto direttamente il primo, senza impegnarsi più di tanto.
Inoltre, non poteva proprio evitare di pensare a jace.
Chissà se anche lui la stava cercando, se sentisse anche lui il bisogno impellente di vederla e parlarle… Perché era di questo che si trattava: di un bisogno, di una necessità. Più le ore passavano senza Jace, più l’aria nei polmoni di Clary sembrava diminuire, come se tutto il suo corpo reclamasse la sua presenza.
La sua mente e il suo cuore le comandavano di alzarsi da quella maledetta poltrona, lasciare I sabelle  e andare a cercarlo.
Tuttavia le sua gambe rimasero perfettamente lì dov’erano, incrociate sulla poltrona.
“Clary, ma mi ascolti?”
La voce di Isabelle arrivò improvvisa alle orecchie di Clary che sembrò risvegliarsi da un sogno ad occhi aperti.
Isabelle sbuffò ma tornò a girarsi di fronte allo specchio per rimirare la sua immagine riflessa. Anche Clary prestò attenzione alla sua immagine cercando di farsi perdonare per la sua assenza.
Isabelle era perfetta e questo Clary lo sapeva, ma avvolta in quell’abito nero e aderente che arrivava al ginocchio e che le lasciava scoperta la schiena bianca e perfetta, era davvero una visione.
“Isabelle sei fantastica. Credo che dovresti indossare questo per…”
La voce di Clary si ammutolì all’istante. Le sue orecchie avevano captato dei rumori fuori dalla porta. Il suo cuore cominciò ad accelerare i battiti, riconoscendo subito la voce che proveniva dal corridoio.
Prima anche solo di pensare a cosa stava facendo Clary balzò dalla poltrona precipitandosi verso la porta e aprendola così velocemente da temere per attimo di averla scardinata dal muro. Ora le voci erano più chiare.
Due persone discutevano in corridoio. Una di spalle  e l’altra proprio di fronte. Clary avrebbe potuto riconoscere quel profilo ovunque…
“Alec ti prego… ti prego! Credo di averti dedicato abbastanza tempo, ora lasciami andare…”
“Andiamo Jace! Dobbiamo prepararci per la festa di stasera! “
“Non me ne importa nulla! Ho da fare!”
“Esattamente cosa devi fare? O da chi devi andare?”
Alec all’improvviso guardò oltre la spalla di Jace e vide Clary in mezzo al corridoio, bloccando ogni possibile conversazione.
Il respiro di Clary era incontrollabile, sembrava avesse corso una maratona.
Successe tutto troppo in fretta o forse molto lentamente… Non seppe bene quale delle due. Tutto ciò che riusciva a vedere in quel momento fu il corpo di Jace che, allarmato dall’espressione di Alec si girò a guardare dietro di lui.
I suoi occhi incontrarono quelli verdi di Clary e tutto il mondo sembrò svanire. Il brivido che attraversò la schiena di Clary fu incontrollabile. Cercò di reprimerlo come era abituata a fare di solito, ma adesso si meravigliò di come non dovesse farlo. Non era più sbagliato…
All’improvviso una presa ferrea e forte le prese il braccio e la trascinò di lato. La visione di Clary cambiò: non vedeva più Jace ma si ritrovò ad osservare l’interno della stanza di Isabelle.
Si riprese all’improvviso da quella specie di trans che sembrava averle addormentato i sensi e si girò verso l’uscita osservando Isabelle chiudere la porta.
La sua mente urlò un NO! assordante che però non raggiunse le sue corde vocali.
Isabelle era ad un passo dal chiudere la porta quando una mano scivolò all’interno, bloccandone la chiusura.
“Jace va via! Vedrai Clary stasera alla festa!”
Jace spinse ancora di più la porta ritrovandosi con metà corpo all’interno.
“Isabelle spostati!” disse Clary, ma lei non ne voleva sapere.
Quando Clary parlò gli occhi di Jace si spostarono su di lei. Ancora un brivido.  Cosa le succedeva?
“Ti prego Isabelle…. Ti prego… Ho bisogno di…” la voce di Jace sembrava disperata. Clary non lo aveva mai sentito così. Non si sorprese dell’effetto che le fece… Anche con quel tono, la sua voce Le piaceva. Ma cosa, infondo non la attraeva di Jace?
“Ho programmato tutto nei minimi particolari! La festa è il posto e il momento giusto per te e Clary di parlare… Voglio che sia tutto perfetto!” urlò Isabelle.
“Isabelle non ci stiamo per sposare per l’Angelo! Fammi passare!”
Clary si avvicinò ai due fratelli e si ritrovò a un passo dal corpo di Jace. Era così vicino da poterne sentire l’odore… respirò a pieni polmoni quella fraganza che l’aveva tormentata per tanto tempo. Ora non era più sbagliato goderne il profumo…
“Jace…- si sorprese della sua voce bassa- vai via…”
“COSA?” Jace sembrava per avere una crisi.
“Ti prometto che stasera ci incontreremo… Per favore…”
Lui la guardò con uno sguardo che Clary non riuscì ad interpretare… Sembrava volesse toccarla e Clary non desiderava altro, ma la sue mani era incastrate tra la porta e il muro per impedire ad Isabelle di chiuderlo fuori.
Con un sospiro alla fine Jace si arrese e, con un ultimo sguardo a Clary, mollò la prese e uscì.
Nel momento in cui la porta si chiuse con un tonfo e Isabelle sospirò, lo stomaco di Clary si strinse in una morsa. Sentiva già la sua mancanza… Come era possibile?
“E ora, facciamoci belle per stasera…” annunciò Isabelle con un sorriso spettacolare sul volto.
 
 
Clary e Isabelle stavano camminando per le strade di Alicante, dirette verso la piazza principale dove la festa avrebbe avuto luogo. In realtà era più corretto dire che Isabelle camminava, mentre Clary arrancava dietro di lei cercando di non cadere da quei tacchi vertiginosi.
Ebbene si, alla fine Isabelle aveva avuto la meglio, scegliendo per lei abito, trucco e parrucco.
Nell’insieme Clary dovette ammettere che non era male: Indossava un abito lungo, blu con spalline sottili che si incrociavano dietro la schiena lasciandola nuda ed esposta. I suoi capelli erano sciolti in deliziosi boccoli che le ricadevano morbidamente sulle spalle.
Man mano che si avvicinavano alla piazza, i mormorii e le risate aumentavano facendo crescere l’agitazione in lei. Era solo questione di tempo, prima che lei e Jace riuscissero a parlare… Si riscoprì più nervosa di quanto si aspettasse. Da quando Jace era uscito Clary non riusciva a smettere di chiedersi a cosa era dovuta l’urgenza nella sua voce quando aveva parlato con sua sorella.
Cosa voleva dirle nella stanza di isabelle? Possibile che volesse sbarazzarsi di lei?
Clary avrebbe tanto voluto scappare, non sapere mai cosa lui aveva di così importante da dirle. Sarebbe stato tutto più semplice.
Ma non poteva vivere nel dubbio. L’avrebbe logorata.
Finalmente lei e Isabelle arrivarono ai margini della Piazza degli Accordi, ritrovandosi in mezzo a tantissima gente. Mentre si faceva largo tra la folla, Clary riconobbe qualche volto amico. Riuscì a intravedere anche sua madre e Luke poco più in là, che bevevano tranquillamente seduti su un muretto. Clary preferì non disturbarli. Dopo tanto tempo sembravano davvero felici.
Alla fine Isabelle e Clary raggiunsero Alec, che era in compagnia di Magnus. Chiacchieravano allegramente e Clary si sorprese di come la mano di Alec stringesse quella dello stregone: Sembravano felici e soprattutto  a proprio agio. Non potè non sorridere loro quando li raggiunse.
Appena la vide, Magnus fischiò in segno di approvazione: “Accidenti Clary sei bellissima!”
Lei arrossì sussurrando un grazie. Non era abituata a quei complimenti.
Per fortuna nessuno di loro tre aveva intenzione di continuare con i complimenti e così Isabelle, Alec e Magnus cominciarono una discussione che però Clary non sentì mai. Due occhi dorati la scrutavano più in là, tra la folla. Avrebbe potuto riconoscerli ovunque.
Senza farsene accorgere e non essere nuovamente fermata da Isabelle, Clary sgattaiolò via dal gruppetto, aggirandosi tra la folla. Quando raggiunse il punto in cui le era sembrato di vedere Jace, la delusione la colpì. Lì lui non c’era.
Si girò intorno cercandolo, chiamandolo, pregandolo di farsi vedere e di parlare. Lei sapeva che era lì e che probabilmente la stava osservando. Sentiva i suoi occhi squadrarla e il suo cuore non la smetteva di battere forsennatamente nel petto. Come le sembrava? Magnus aveva detto che era bellissima, ma il suo complimento non le importava molto.  Per la prima volta Clary voleva essere bella solo per una persona… Solo per lui.
Lo sguardo di Clary si stava ancora muovendo tra la folla alla ricerca un qualche segno di Jace, quando all’improvviso sentì una presenza alle sue spalle. Silenziosa, ma potente. Clary vide la sua ombra accanto alla sua sulla strada.
“Andiamo via, prima che qualcuno ci veda. Non voglio che questa volta ci interrompano.” La sua voce era tranquilla ma qualcosa nel suo timbrò attirò l’attenzione di Clary. La voce di Jace sembrava quasi tremare, così come tremavano le gambe di Clary mentre si allontanava dalla piazza addentrandosi nella città ormai deserta.
Non seppe dove i suoi piedi la stessero conducendo, fino a quando non raggiunse una piccola altura dalla quale si poteva vedere tutta la città. Jace camminava senza fare nessun rumore, ma lei sapeva che la stava seguendo. Ne era una prova il suo corpo che non la smetteva di essere ricoperto da brividi. Succedeva sempre quando Jace era nei paraggi.
All’improvviso Clary si fermò, fece un respiro profondo e si voltò verso di lui.
Il suo sguardo aveva qualcosa di indecifrabile. L’unica cosa di cui lei fosse certa è che la stava guardando. Troppo…
Durante tutto questo tempo, Clary era abituata agli sguardi di jace. A volte erano dolci, a volte freddi… Come se avesse cercato di mantenere le distanze. Dopotutto, credevano di essere fratello e sorella. Solo a volte, quando Jace credeva di non essere notato da lei, Clary vedeva uno sguardo diverso che le faceva battere il cuore e scorrere il sangue più in fretta nelle vene.
Era lo stesso sguardo che aveva ora, solo che adesso non lo nascondeva. Sembrava di fuoco.
“Ti piace ciò che guardi?” Clary non riuscì a trattenersi, e solo dopo aver pronunciato quelle parole si rese conto di quanto sfacciata fosse stata.
“Si… Molto.” Disse lui sorridendole e non sentendosi minimamente in imbarazzo.
Concentrata così come era a osservare il viso di Jace, non si era resa conto di ciò che indossava fino a quel momento: Un pantalone blu scuro e una camicia azzurra con i primi bottoni aperti. I capelli era scompigliati dal vento. Semplice, ma perfetto. Bello, ma letale per il suo povero cuore.
All’improvviso Clary non seppe cosa dire. Tutte le parole, le domande che le avevano affollato la mente scomparvero in chissà quale parte del suo cervello per rimanervi chiuse per l’eternità.
“Jace…” Sussurrò il suo nome, come a chiedere aiuto. Aiuto per cosa poi?
“Clary…” La sua voce la fece arretrare. Era addolorata… quasi stesse per piangere.
Cosa vuoi dirmi?- Pensò Clary- E’ davvero tutto finito?
“Perché ti allontani?” chiese Jace
Perché ho paura che tu possa farmi male con le tue parole.
Ma Clary non rispose. Se ne restò in silenzio sentendosi una stupida.
All’improvviso non riuscì a fermare le lacrime che le affiorarono ai lati degli occhi. Non poteva credere che stesse succedendo davvero.
“Clary! Clary perché piangi?!” Jace fece per avvicinarsi, tenendo le braccia verso di lei, ma Clary gli sfuggì. L’espressione addolorata che ne derivò la fece boccheggiare. Sembrava che lo avesse appena trafitto con una spada angelica.
“Cosa vuoi dirmi Jace? Perché sembri così titubante?” Non riuscì a trattenere la rabbia nella sua voce.
Si sentiva svuotata… Stordita.
L’espressione di Jace cambiò: da addolorata divenne arrabbiata in meno di un secondo. In altrettanto poco tempo Clary si ritrovò stretta tra le sue braccia. Petto contro petto, pelle contro pelle, viso contro viso.
“Stupida, cosa mai posso volerti dire? Non hai idea di quello che ho passato… Tu piuttosto, sembri così spaventata… perché?”
“Vuoi lasciarmi?” la sua voce tremò.
Fu Jace questa volta ad arretrare. “ Ma che dici??”
“Adesso che non sono più proibita… Adesso che mi hai conquistata e nulla può più imporsi tra noi, il tuo divertimento è finito?” Non voleva pronunciare quella parole, ma non ebbe scelta. La paura la induceva ad agire in quel modo.
“Divertimento?! E’ questo quello che pensi? Che tu per me sia solo divertimento?”
La  sua voce e la sua espressione fecero sentire Clary  terribilmente in colpa. “Io intendevo… Volevo dire…”
“NON HAI DAVVERO CAPITO NULLA!”. Jace ora urlava. “Ma non capisci che cosa mi hai fatto, stupida ragazzina? Hai una vaga idea di quanto tu sia importante per me? Di cosa ho passato in queste settimane, sapendo che non potevo averti perché eri mia sorella?”
I suoi occhi brillavano alla luce della luna, la sua carnagione sembrava ancora più pallida.
“Ho trascorso giorni cercando di non pensarti, di cancellare il tuo nome dai miei pensieri, di far smettere di far battere il mio cuore appena ti vedevo. Cercavo di convincermi che era sbagliato, che i miei sentimenti per te erano ingiusti. Io non avevo alcun diritto su di te. Ma più passava il tempo, più tu non ne volevi sapere di sparire e io diventavo ogni giorno sempre più  egoista. Si, egoista! Ti volevo per me anche se era sbagliato, volevo essere il tuo primo pensiero al mattino e l’ultimo quando andavi a dormire. Volevo ossessionare le tue giornate come tu ossessionavi le mie. Volevo che i tuoi occhi guardassero solo me, che il tuo corpo desiderasse solo me, che il tuo cuore volesse e amasse solo me. Perché è così che io mi sento, Clary. Il mio cuore batte solo per te e la mia anima è eternamente legata alla tua. Non c’è nulla che io possa fare, o dire per poter cambiare questo. NULLA. Sei il centro del mio mondo, il sole intorno a cui la mia vita gira, l’aria che riempe i miei polmoni, la runa guaritrice che può dar sollievo alle mie ferite….
 Io sono tuo, oggi e per sempre.”
Jace smise di parlare e Clary rimase senza fiato. Come faceva a dirgli che era esattamente come si sentiva lei?
“Allora non vuoi lasciarmi?!” sussurrò lei.
“Certo che no! A meno che… Tu non lo voglia…” La voce addolorata di prima tornò.
Clary si sentiva immobilizzata. Non riusciva a ragionare lucidamente. La sua mente stava ancora elaborando le parole di jace.
Si sentì afferrare per la vita e il suo corpo sbattè con un altro più grande e più forte.
Ti prego…” Ora jace sembrava supplicarla. “Ti prego… Dì qualcosa. Dimmi che adesso che finalmente abbiamo scoperto la verità, tu vuoi stare con me. Dimmi che metterai fine a questa agonia, a questa lontananza forzata fatta di sguardi proibiti e desideri nascosti. Dimmi che finalmente posso tenerti per mano senza vergognarmene, baciarti le labbra quando ne avrò voglia e abbracciarti stretta fino a quando il sole non sorgerà. Dimmi che sei mia
Clary si ricompose, consapevole solo della sua vicinanza… Il suo fiato le sfiorava le guance e le dava le vertigini. Non era chiaro ciò che provava? Jace non sentiva il suo cuore uscirle dal petto?
“Jace, io ti amo. Non esiste verità più assoluta. Come puoi pensare che io possa vivere senza di te?”
E non ci furono bisogno di altre parole. La passione che era stata trattenuta fino a quel momento sembrò divampare come un incendio. Il bacio che ne seguì fu elettricità pura.
Clary riversò in quel bacio tutto l’amore, tutta la frustazione e il desiderio ardente che la consumavano, e si meravigliò di quanto il suo corpo bruciasse. Le mani di Jace la accarezzavano ovunque e neanche lei si risparmiò. Finalmente le loro mani erano  libere di scoprirsi senza alcuna vergogna.
Le labbra di Jace la lasciarono libera di sospirare, scendendo sul suo collo, stringendo la sua vita in una presa ancora più forte. Ma a Clary non dispiaceva. Lei ne voleva sempre di più e forse lo gridò persino perché Jace sembrò accontentarla.
Clary si sentiva in paradiso. Volevo urlare, urlare di gioia, felicità. La sua anima ora era libera, leggera, il suo cuore così pieno d’amore per lui che sembrava le stesse per scoppiare. Come si poteva amare qualcuno in quel modo? Come si poteva contenere tutto quell’amore senza rimanerne sopraffatti?
Lui era il suo tutto.
Jace alternava i baci a sussurri leggeri.
“Ora sei mia- ripeteva- Mia
E Clary non poteva altro che annuire e sospirare.
 Nessuno dei due sembrava intenzionato a smettere quello che stavano facendo. A un certo punto, Clary si sentì sollevare da terra e il suo viso ora era alla stessa altezza di quello di Jace. Sentiva i muscoli contratti delle sua braccia nello sforzo di sollevarla e ne rimase affascinata. Si sentiva così al sicuro e protetta con lui.
All’improvviso lei si staccò e si tolse le scarpe alte. Ora sembrava ancora più piccola, ma a lei non importava. Sapeva che a lui piaceva anche così.
Lo prese per mano e lo fece distendere sull’erba della collina appoggiandosi accanto a lui, posando la testa sul suo petto, proprio come la notte prima avevano fatto sul letto di Amatis.
Lei lo strinse con tutte le sue forze e Jace ricominciò a baciarla più forte di prima. Ora le sua mani erano insaziabili e correvano lungo tutto il corpo di Clary, intrecciandosi tra i suoi ricci, passando per le spalle nude e arrivando all’orlo del vestito che indossava. Con un po’ di esitazione lui le alzò il vestito cominciando ad accarezzarle le gambe nude, con tocchi leggeri ma allo stesso tempo decisi che lasciavano Clary senza fiato.
Lei come minimo avrebbe dovuto sentirsi imbarazzata per quel gesto tanto intimo che non aveva mai condiviso con nessuno, ma invece di ritirarsi, lei lo strinse ancora di più a sé, godendo delle sue carezze, slacciando intanto la sua camicia azzurra e accarezzando la pelle al di sotto. Lui ebbe un brivido e sospirò nel suo orecchio.
Finalmente, pensò Clary, nulla poteva più dividerli. Erano una cosa sola.
Jace non era intenzionato a fermare quella dolce tortura e Clary non obiettò. Anzi, quando dopo un bel pò
Jace si staccò quasi impercettibilmente da lei, continuando però a stringerla, Clary emise un verso disperato.
Lui sorrise e la tranquillizzò: “Non vado da nessuna parte. Mai più.”
La strinse a sé e lei potè sentire ogni centimetro del suo corpo a contatto con quello caldo di Jace. Anche il suo corpo era bollente, il respiro accellerato, le sue guance rosse e le labbra gonfie. Sorrise, al pensiero che era stati i baci di Jace a causarle tutto quello.
Dopo minuti interi di silenzio Jace si decise a parlare
“Qui con te, finalmente posso tornare a respirare. Quando ti ho vista nella stanza di Isabelle mi sembrava di impazzire. Volevo solo parlarti e mettere fine a tutto questa situazione.
 Ma, a quanto pare, tu avevi deciso di torturarmi ancora” disse divertito.
E’ stata una tortura anche per me, pensò Clary.
“Mi dispiace Jace. Ma ho avuto paura di quello che avresti potuto dirmi e inoltre non volevo che litigassi con tua sorella per colpa mia”
“E ora? Va tutto bene?”
A Clary sembrava quasi che volesse essere rassicurato. Jace, che non aveva mai paura di niente, che era forte, sicuro e mai titubante, ora sembrava così indifeso tra le sue braccia.
“E’ tutto perfetto. Ora, ho tutto ciò che voglio.”
Rimasero lì quasi per tutta la notte, a coccolarsi ancora e a recuperare finalmente tutti i momenti che erano stati loro tolti.
Quando alla fine, decisero di raggiungere gli altri scendendo giù dalla collina, lui le porse la mano che lei strinse subito. Le loro dita si intrecciarono in un incastro perfetto.
“Ti amo Clary” sussurrò lui a un centimetro dalle sue labbra.
“Ti amo Jace”
E le loro labbra si incontrarono di nuovo.
 
E non c’era niente di più giusto.







 
  
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