Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: LadyTargaryen    05/06/2014    7 recensioni
E' finita. Il tradimento di Jorah è venuto alla luce. Daenerys l'ha cacciato, con un avvertimento: se il tramonto lo sorprenderà ancora a Meereen avrà la sua testa. Ma Jorah è un uomo testardo. Ma soprattutto è un uomo innamorato. E non vuole andarsene prima di averle detto la verità una volta per tutte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jorah Mormont
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non è un arrivederci

 

 

 

 

Il cavallo era già sellato, le bisacce già riempite. Dentro un paio di coperte per ripararsi dal freddo, l'acciarino per accendere un fuoco, la biada per l'animale e poco altro. Fissate alla sella stavano le sue armi, di lato lo scudo con l'emblema verde e nero dei Mormont. Nella scarsella giusto qualche pezzo d'oro.

 

A Meereen stava scendendo la sera.

 

Jorah sospirò, constatando con amarezza quanto poco spazio occupasse la sua vita.

 

Per tre anni l'aveva protetta, consigliata, per tre anni aveva combattuto per lei.

 

Per tre anni l'aveva amata in silenzio e da lontano.

 

Era stato un bel sogno, il più bello di tutti.

 

Ma viene il giorno in cui dai sogni bisogna svegliarsi.

 

E per lui quel giorno era infine giunto. Il suo tradimento era stato svelato, ogni maschera era caduta per mostrare la cruda verità. E Daenerys aveva saputo.

 

Aveva saputo che dietro l'uomo che aveva attentato alla sua vita e a quella di suo figlio con il veleno c'era lui. Che erano state sue le parole che avevano guidato i sicari del Ragno Tessitore sino ad Essos.

 

Che l'uomo che aveva sempre considerato un amico prezioso altro non era che una spia e un traditore.

 

Non aveva potuto difendersi, non aveva potuto spiegarle. Il verdetto di Daenerys era stato chiaro: se il tramonto lo avesse visto ancora tra quelle mura avrebbe avuto la sua testa.

 

Daenerys Targaryen, la sua regina, la sua piccola kalheesi, sarebbe riuscita là dove Eddard Stark, il suo signore, non aveva potuto nulla.

 

Due volte traditore, due volte reietto.

 

Jorah sorrise tristemente. L'unica donna che aveva mai davvero amato, l'unica regina nella quale causa avesse mai davvero creduto, era quella che aveva tradito nel peggiore dei modi.

 

In Stark non aveva tradito che il lord. In Daenerys aveva tradito la donna, ancor prima che la regina.

 

Prese le redini del suo purosangue sauro e uscì dalle scuderie, trascinandosi stancamente.

 

Se solo avesse avuto modo di parlarle, di spiegarle...

 

Ma cosa, poi? Che non era l'oro di Varys che voleva indietro, né il suo vecchio titolo, ma solo e soltanto la sua terra? Che tutto ciò, perfino la sua isola, perfino la sua famiglia, aveva perso importanza quando si era innamorato di lei?

 

Che lei, Daenerys, valeva ai suoi occhi più di tutto l'oro del mondo, più di qualunque titolo avessero mai potuto dargli?

 

Che l'amava alla follia?

 

No. Erano tutte parole che non avrebbe mai voluto sentire. Parole che non ponevano rimedio ai suoi errori, che non cancellavano il suo tradimento.

 

Sollevò lo sguardo e si arrestò, senza sapere dove fosse. E nella penombra della sera, illuminata dagli ultimi raggi del sole, scorse la Grande Piramide.

 

Il palazzo reale.

 

Levò gli occhi verso l'alto e vide il balcone illuminato di una stanza, molte braccia sopra di lui.

 

Gli appartamenti di Daenerys.

 

Una voce in testa gli diceva che era una pazzia, che doveva mettersi in cammino ed andarsene ora, prima che succedesse l'irreparabile.

 

Ma un'altra, ben diversa, gli sussurrava di osare. Tanto, ormai, cos'aveva da perdere?

 

Della sua vita non gli importava. Qualunque senso avesse avuto l'aveva perso per sempre.

 

Il cavaliere mise mano alle bisacce e vi frugò a lungo. Vi trovò tastando una lunga fune fatta di erba intrecciata a crini di cavallo, alla maniera dothraki, e un rampino da scalata, che portava sempre con sé in previsione di possibili assedi. Assicurò con rapidi nodi la prima al secondo e, pregando di non essere visto, lanciò. Al terzo tentativo gli uncini fecero presa nel duro marmo della balaustra del terrazzo e il rampino tenne.

 

Legò il cavallo nelle vicinanze, mettendogli le pastoie e legandogli al muso il sacco dell'avena perché mangiasse e si rilassasse. Poi allentò le cinghie che assicuravano i pugnali nei loro foderi alla cintura, smuovendoli perché non vi rimanessero incastrati; se il rampino si fosse disincagliato o la fune si fosse spezzata, infatti, non avrebbe avuto che quelli e la forza delle proprie braccia per salvarsi la vita. Infine si issò, puntando i piedi sulla pietra della piramide.

 

Era dura e solida, con minuscoli interstizi tra un blocco di marmo e l'altro.

 

Inspirò ed espirò un paio di volte ed iniziò la scalata.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ebbe bisogno di cercarla.

 

Scavalcò la balaustra e la trovò lì, sul balcone, a pochi passi dalla finestra ad arcate che dalle sue stanze conduceva ad esso, con indosso un abito bianco fatto a veli, che la copriva senza nascondere nulla allo sguardo. La trovò lì, ed improvviso non seppe più che dire, come se tutte le parole cui aveva pensato durante la salita fossero evaporate .

 

Daenerys sobbalzò, stupefatta. - Jorah? -. L'uomo non rispose, incapace di formulare un qualunque pensiero. La fissava, con la disperata avidità del condannato a morte che fissa uno spicchio di cielo dalle inferriate della cella prima della sua esecuzione.

 

Immobile. In silenzio. Semplicemente beandosi di quella visione.

 

Dany, non senza fatica, riuscì a non distogliere lo sguardo. - Non dovresti essere qui. - disse con fredda durezza. - E' il tramonto e sei ancora a Meereen. Dovrei chiamare Ser Barristan e ordinargli di portarmi la tua testa. - Jorah scosse il capo. - Non lo farai. - La regina lo fissò, come a cercare di indovinare i suoi pensieri. - E perché mai? -.

 

Un mezzo sorriso rassegnato comparve sul viso del cavaliere. - Perché sono già un uomo morto, Daenerys. -.

 

La chiamò col suo nome, senza il titolo che le spettava, e lei lo notò. Tuttavia, non protestò. Ormai non ce n'era più bisogno.

 

- E non si uccidono i morti. -.

 

Lei lo guardò, senza capire. - Eppure tu sei vivo. -.

 

Jorah sorrise ancora, amaro. - Mio padre era solito dire che un orso ha motivo di vivere se ha i suoi cuccioli da difendere, e allo stesso modo ogni uomo che voglia dirsi cavaliere deve avere una giusta causa cui giurare la propria spada. Altrimenti non è che un sacco di carne, sangue e nervi che brandisce una lama. - La fissò, occhi azzurri negli occhi viola. - E tu mi hai bandito, Daenerys. Per te sono un traditore e null'altro. Ai tuoi occhi sono come già morto. Cosa conta la mia vita, ormai? Cosa ho ancora da perdere? -.

 

La giovane Targaryen non seppe che ribattere, e lui tacque. - Hai sempre la tua isola. - ribatté dopo un po'. – Quell'isola per la quale mi hai venduta e tradita. Hai la tua famiglia che ti aspetta. Hai una casa. -.

 

La sua voce ora vibrava di rabbia. Ma soprattutto di delusione. Si erano promessi a vicenda che sarebbero tornati Westeros assieme. E lui aveva infranto quella promessa.

 

L'uomo sospirò. - Potrei tornare, è vero. Ma che accoglienza avrei? Me ne sono andato da traditore e tornerei da traditore. Agli occhi della mia famiglia sarei sempre colpevole. L'Usurpatore mi ha accordato il perdono reale, ma non quello della mia gente. Sarei un estraneo nella mia stessa casa. Quindi dimmi: che senso ha tornare? -.

 

Non intendeva commuoverla, sapeva che sarebbe parso ancora più vile ai suoi occhi. Ma voleva che capisse.

 

Dany non replicò. Continuò a fissarlo, senza muoversi. Poi, d'improvviso, nei suoi occhi spuntarono due minuscole perle. Due minutissime perle che si staccarono dalle ciglia e rotolarono giù, lungo le gote.

 

Jorah rimase senza parole, inchiodato al suo posto: avrebbe voluto abbracciarla, ma sapeva di non potere.

 

Quando la regina finalmente parlò la sua voce era incrinata dalle lacrime.

 

- Io mi fidavo di te, Jorah. Mi fidavo. Eri il mio consigliere, il mio amico più caro. Eri il padre che non avevo mai avuto. -. Sollevò gli occhi. Ora le lacrime scorrevano copiose. - Come hai potuto tradirmi? -. Jorah fece per aprir bocca ma lei lo zittì. - Oh, aspetta, vediamo se indovino: per la tua isola, giusto? Per la tua stramaledetta isola! Mi hai venduto per un mucchio di pietre mangiate dal muschio in mezzo al mare! -. Provò ad asciugarsi il viso, ma inutilmente. - Come hai potuto, Jorah? -.- Potrei spiegartelo, Daenerys, ma non capiresti. -.- Non capirei? Cosa c'è da capire? Ti hanno fatto un'offerta: la mia vita per la tua terra e il tuo titolo. E tu hai accettato. - singhiozzò lei con rabbia, scossa dai sussulti. - Cos'altro dovrei capire, me lo dici? -.

 

- Tu non hai una casa, Daenerys. Non sai nulla del Continente Occidentale se non quello che ti è stato raccontato. Non hai una famiglia, i Targaryen non esistono più. Non puoi sapere cosa vuol dire lasciare tutto ciò che si ama, le persone cui si vuol bene senza sapere cosa ne sarà di loro, essere miglia e miglia da loro senza sapere se siano vivi o morti. La mia isola è solo un ammasso di rocce e alberi in mezzo al mare, è vero. Ma è casa mia. Anche tu, se avessi lasciato qualcuno o qualcosa al di là del Mare Stretto saresti pronta a qualunque cosa per fare ritorno. -.

 

Lei tacque, continuando a singhiozzare. Rifletteva sulle sue parole. In cuor suo, sapeva che erano vere.

 

E fu allora che Jorah andò ad abbracciarla. Un attimo prima era in piedi davanti a lei ed ora la stringeva con forza, premendole il viso sul proprio petto. Dany non si sottrasse e ricambiò l'abbraccio. Il cavaliere inspirò, inalando il profumo dei suoi capelli argentati.

 

- E' vero, Daenerys. Ti ho tradita, sono colpevole. Ma ti ho amata. Ti ho amata da impazzire. Sono stato al tuo fianco, conscio che non avresti mai ricambiato ma mi ripetevo che starti accanto, proteggerti, mi bastava. Che il tuo affetto e la tua stima valevano più di ogni altra cosa. -.

 

Le alzò il viso, le asciugò gli occhi con le sue grosse dita callose. Sorrideva con amore, ma anche con tristezza. - E' per te che ho rinunciato a tornare a Westeros, capisci? Potevo farlo, avrei affrontato il disprezzo della mia famiglia, ma sarei stato a casa, poco importava. Potevo abbandonarti, lasciare per sempre queste terre, il mio compito era finito. Cosa mi tratteneva qui? -. Sospirò, ma non smise di sorridere. - Mi sono innamorato di te, Dany. Mi sono innamorato della mia kalheesi e regina. E ho giurato a me stesso che sarei rimasto con lei, anche se sapevo che non mi avrebbe mai amato come io amavo lei. -.

 

Daenerys aveva smesso di piangere: lo fissava senza dire nulla, come schiacciata dal peso di quelle rivelazioni. Fu solo dopo molti attimi di silenzio che si decise nuovamente a parlare. - Se davvero mi amavi, se davvero desideravi il mio bene...Perché non mi hai mai confessato il tuo tradimento? Perché ho dovuto scoprirlo ora, ora che ti consideravo un amico fedele, il migliore che avessi? -. Prese tra le proprie mani quelle di Jorah e le strinse. - Ti avrei perdonato, Jorah. -.- Lo so, Dany. Lo so. Ma chi può dire oggi cosa sarebbe successo allora? Forse non sarebbe cambiato nulla, forse tutto. Io sapevo solo che avrei potuto perderti per sempre. Come puoi vedere, era destino che il mio tradimento venisse alla luce. -.

Una mezza risata gli sfuggì dalle labbra. - Ironico, non è vero? Non sono mai riuscito a dirti che ti amavo, e solo ora che mi hai condannato all'esilio ho saputo trovarne il coraggio. -.

 

Strinse più forte le mani di lei. - Ti giuro Dany, mi odiavo per ciò che ti avevo fatto. Odiavo doverti mentire. E me ne vergogno, me ne vergogno più di qualunque altra cosa sbagliata io abbia mai fatto. Di una sola cosa non mi pento: di amarti. -.

 

La giovane regina di Meereen non riuscì più a sostenere il suo sguardo e distolse gli occhi da quelli di lui. Tuttavia non sciolse le mani da quelle di Jorah.

 

- Devi andare. - disse infine, senza più riuscire a guardarlo. Un ordine che conteneva una silenziosa preghiera: non voleva dover davvero essere costretta togliergli la vita.

 

Non voleva vederlo morire.

 

Jorah capì. E le lasciò le mani. Si sforzò di sorridere, ma senza successo. - D'accordo. So che non ci vedremo mai più, ti conosco troppo bene per sapere che non torni sulle tue decisioni. Ma se puoi ricorda almeno questo, Dany: c'è stato un uomo che ti ha amata come nessuno ti amerà mai. Un uomo che per riscattarsi dalle proprie colpe avrebbe dato la sua vita per te non cento ma mille volte. -.

 

Le fece una carezza, l'ultima che le avrebbe mai potuto fare, accarezzandole la pelle con tutto l'amore di cui era capace.

 

Finalmente le aveva detto tutto. Forse il suo cuore non avrebbe mai battuto come prima, forse avrebbe continuato a sanguinare in eterno ripensando al passato, a lei. Ma quel peso opprimente che per tanto tempo aveva portato nel petto era infine scomparso.

 

- Ricordati del tuo vecchio orso. -.

 

Detto ciò si voltò verso la balaustra, ad afferrare la fune per calarsi giù.

 

- Jorah. -

 

La voce di lei lo fermò quando era già a cavalcioni, pronto a calarsi giù lungo la fune.

 

- Danae... -.

 

Ma non poté finire la frase. Dany gli sigillò le labbra in un bacio. E Jorah rispose, con la foga e la passione di un uomo che desiderava da sempre quel momento. La baciò per quel che gli parve una vita, incapace di saziarsi di lei, incapace di lasciare quelle labbra che aveva sempre desiderato baciare.

 

Incapace di ammettere a se stesso che quel bacio, in fondo, non cambiava nulla.

 

Poteva illudersi. Ma non era altro che questo: una meravigliosa illusione.

 

Infine si separarono.

Si guardarono un'ultima volta, poi il cavaliere scavalcò una volta per tutte la balaustra.

 

Le regalò un ultimo sorriso carico di amore e di rimpianto.

 

Ma non le disse addio. Non vi riuscì. E si calò giù, scomparendo inghiottito dal buio della notte.

 

Daenerys si sporse verso di lui per afferrarlo, ma lui non se ne avvide.

 

 

 

 

 

Meereen dormiva, il vento fischiava facendo frusciare gli stendardi sulle mura, la notte era fresca ed illuminata da una pallida luna piena.

 

Su un rilievo roccioso poco fuori le mura Ser Jorah Mormont, in sella al suo cavallo, dava un ultimo sguardo alla città e alla sua regina.

 

Dove sarebbe andato ora? Non lo sapeva. Sul futuro non aveva risposte da darsi.

 

Avrebbe potuto dimenticare. Dimenticare tutto. Dimenticare lei.

 

Ma non ci sarebbe mai riuscito.

 

Se fossero stati in un dei racconti nei libri che le aveva regalato Dany sarebbe comparsa di corsa, gridando il suo nome. Lui sarebbe smontato e sarebbe corso ad abbracciarla. Si sarebbero baciati a lungo sotto il chiarore latteo della luna, avvinti in un abbraccio indissolubile. Le avrebbe chiesto perdono, lei gli avrebbe detto che non importava, in cuor suo lo aveva già perdonato.

 

In quei racconti in cui l'amore prevale sempre non ci si diceva mai addio, ma solo arrivederci.

 

Ma quello non era un racconto.

 

E il loro non era stato un arrivederci.

 

Jorah lanciò un ultimo sguardo alla città, immaginando Daenerys sul balcone, intenta a scrutare le tenebre. Poi diede di sprone al cavallo e se andò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dove andrò io non lo so,

non ho futuro.

Vorrei la libertà

ma in realtà non l'avrò mai.

Per noi due è tardi ormai.

 

Phil Collins, Koda fratello orso, “Perdonami se puoi”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice: Ed eccomi qui, fresca di episodio 4x08, a ”rallegrarvi” con l'ennesimo dei miei pastrocchi deprimenti. Credo non ci sia nulla da aggiungere. Sulle note di “Perdonami se puoi”, col titolo di un pezzo di Ensi. Che vi sia piaciuta o che vi abbia fatto schifo, lasciatemi due righe e ne sarò felicissima! Au revoir XD

 

#Raky

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: LadyTargaryen