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Autore: Stephanie86    05/06/2014    9 recensioni
Oberyn Martell vide il braccio dell’assassino di Elia muoversi. All’improvviso. Capì di aver commesso un errore. Capì di essergli stato troppo vicino. Non avrebbe dovuto dare per scontato che Clegane non si sarebbe rialzato. Non avrebbe dovuto dare per scontato di avere ormai la vittoria in pugno
[Oberyn vs. The Mountain - 4x08]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ellaria Sand, Oberyn Martell, Tyrion Lannister
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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“Today is not the day I die”

 

 

 

 

 

 

- Oh, no, no, no... Non puoi morire. Non ancora. Non hai confessato – Oberyn Martell girava intorno alla Montagna che Cavalca, la lancia in pugno, i capelli neri scompigliati, gli occhi accesi di furia e determinazione.

L’arena era ammutolita. Tutti lo fissavano e aspettavano che infliggesse il colpo di grazia all’uomo che aveva stuprato e ucciso sua sorella, Elia Martell, per poi uccidere anche i suoi figli.

“L’hai stuprata...”

Oberyn aveva ripetuto quelle parole durante tutto il duello mortale.

“L’hai assassinata...”

Le aveva ripetute mentre combatteva, mentre infliggeva a Gregor Clegane una serie di rapidi colpi di lancia. Si muoveva come se stesse danzando, Oberyn. Si muoveva e in testa aveva un’unica immagine: Elia. Elia violentata. Elia assassinata da quel mostro. Elia e i suoi figli. Elia e una promessa. Quella di vendicarla.

E quella di tornare dalla sua amata, Ellaria.

“Hai ucciso i suoi figli!”

La Montagna era a terra e non si muoveva. Respirava ancora, però. Sanguinava dappertutto, ma respirava ancora.

“L’hai stuprata”.

“L’hai assassinata”.

“Hai ucciso i suoi figli”.

- Dillo... Dì il suo nome – riprese Oberyn – Elia Martell... Tu l’hai stuprata... Hai ucciso i suoi figli. Elia Martell! Chi ti ha dato l’ordine?! CHI TI HA DATO L’ORDINE?! Dì il suo nome! Tu l’hai stuprata! L’hai assassinata! Hai ucciso i suoi figli! Dillo. Dì il suo nome... – Alzò la testa e incrociò gli occhi di Ellaria, che sorrideva. – Dillo...

Allora accadde.

La Montagna si mosse. Il suo braccio si mosse.

Ellaria Sand vide il braccio di Gregor Clegane muoversi. All’improvviso. E il suo cuore spiccò un tremendo balzo nel petto.

(No... No! No! NO!! Hai promesso, Oberyn. Hai promesso che non mi avresti lasciata sola in questo mondo. Hai promesso! Promesso!)

Tyrion Lannister vide il braccio di quel figlio di una baldracca di Gregor Clegane muoversi. All’improvviso. E il suo stomaco sprofondò un poco. Il sangue gli andò al cervello. Il membro gli si avvizzì tra le gambe.

(No... No! NO!! Dannato Oberyn Martell, ti avevo detto di non bere prima del duello! Ti avevo detto di non farlo! Dannato principe di Dorne, mi farai uccidere! Mio padre non vede l’ora che tu muoia per uccidermi e la mia dolce sorella... Oh, lei non sai quanto riderà se Tywin mi condannerà a morte. Dovevi ucciderlo. Dovevi...)

Jaime Lannister vide il braccio della Montagna muoversi. All’improvviso. Vide la mano allungarsi verso i piedi dell’avversario.

(Oh, no. NO! Questo no. Avresti dovuto ucciderlo, principe. Avresti dovuto affondare la lancia nel suo cuore. Avresti dovuto finirlo. Ora...)

Tywin Lannister sedeva, impassibile, immobile come una statua di sale. I gelidi occhi azzurri fissi sui due contendenti. Vide il braccio di Clegane muoversi. All’improvviso. E gli angoli della sua bocca iniziarono a spostarsi verso l’alto.

(Sì! Ha ucciso sua madre. Ha ucciso Joffrey. È il momento che paghi)

Cersei Lannister vide il braccio della Montagna muoversi. All’improvviso. E nella sua mente esplose un grido di perfida esultanza. Un grido silenzioso di vittoria.

(Sì. Oh, sì! SI! Tu hai ucciso Joffrey, Tyrion. Hai ucciso il re. Hai ucciso il mio bambino... L’hai avvelenato. Tu e quella stupida ragazzina. Siete stati voi! La tua puttana lo sapeva. È giunto il tuo momento. È finita, piccolo essere mostruoso!)

Oberyn Martell vide il braccio dell’assassino di Elia muoversi. All’improvviso. Capì di aver commesso un errore. Capì di essergli stato troppo vicino. Non avrebbe dovuto dare per scontato che Clegane non si sarebbe rialzato. Non avrebbe dovuto dare per scontato di avere ormai la vittoria in pugno. Avrebbe dovuto girargli intorno, ma tenere gli occhi fissi su di lui. Avrebbe dovuto girargli intorno e stare più lontano dal suo enorme corpo.

Il tempo si era fermato. O almeno così parve a tutti.

Il tempo si era fermato. Forse gli dei avevano deciso che, per quel duello, valesse la pena congelarlo.

“Stuprata... Assassinata... Ucciso i suoi figli”.

“Non lasciarmi sola in questo mondo”.

“Mai”.

“Non dovresti bere prima di un duello...”.

“Combatterai contro... quello?”.

“Lo ucciderò”.

“È l’uomo più grosso che abbia mai visto”.

“La sua stazza non conta...”

“Grazie agli dei”.

“Non lasciarmi sola in questo mondo”.

“Non lasciarmi sola in questo mondo”.

“Non lasciarmi...”

La gamba sinistra della Vipera Rossa reagì d’istinto. Spiccò un piccolo balzo.

“Non lasciarmi sola in questo mondo”.

Il ginocchio si piegò all’ultimo istante e il piede spinse verso l’alto, mentre le orecchie udivano il grugnito della Montagna. Che si sollevava. Si sollevava. Bestia ferita nel corpo e nell’orgoglio che reagiva nonostante le innumerevoli ferite. Bestia immonda e oscena che aveva stuprato sua sorella, l’aveva assassinata... E aveva ucciso i suoi figli.

Elia.

E poi Ellaria. Il suo amore.

E Tyrion Lannister. La sua prima delusione. Il mostro che non era mostro, ma era molto più uomo di suo padre. Molto più uomo di tutti gli uomini che sedevano sugli spalti.

Oberyn Martell vide quel movimento con la coda dell’occhio, spiccò un balzo e sentì le dita enormi di Clegane che sfioravano il suo polpaccio. Sentì le dita che scivolavano sullo stivale.

Ma non riuscivano a farlo cadere. Se fosse caduto sarebbe stata la fine. Se fosse caduto sarebbe morto e tutto sarebbe stato vano.

Gridò, Oberyn Martell.

Gridò e sfuggì alla Montagna che Cavalca. Poi, con un altro grido da ossesso, un grido carico di rabbia, di dolore e di frustrazione, un grido che salì sugli spalti e raggelò la folla venuta a vedere il sangue, un grido che Ellaria avrebbe sempre ricordato anche se gli dei le avessero concesso di vivere altri cento anni, il principe di Dorne sollevò più in alto la lancia e l’abbassò, ferocemente. Sollevò la lancia, la cui punta era già quasi completamente rossa, e la calò sul corpo della Montagna. La calò sull’assassino di sua sorella.

La mano di Gregor Clegane afferrò l’asta e la strinse.

Ma la punta trapassò la corazza nera. La punta trapassò la maglia di ferro e il cuoio sotto di essa.

E si piantò nel cuore della Montagna.

L’uomo che anni prima aveva posto fine alla vita di Elia Martell spalancò la bocca in un allucinato urlo di dolore e furia, sputò un bolo di sangue, roteò gli occhi nelle orbite... E spirò. Morì con le dita ancora strette intorno all’asta della lancia.

Nessuno fiatò per alcuni secondi.

Nessuno parlò.

Nessuno disse niente.

La Vipera Rossa gridò un’altra volta ed estrasse la lancia dal corpo di Clegane, puntandola verso il cielo e gettando goccioline di sangue ovunque. Anche sul suo viso.

“L’hai stuprata. L’hai assassinata. Hai ucciso i suoi figli!”

“Ed io... Io ho preso la tua vita. Ma non hai confessato... Non hai confessato”.

La folla esplose.

Il mondo si riempì di urla. Di applausi. Di piedi che pestavano il pavimento. Il mondo si riempì di imprecazioni, di insulti, di esultanza e di gioia.

Tyrion barcollò in avanti, come se fosse stato ubriaco. Il sollievo lo investì, lasciandolo sfinito, totalmente senza fiato. Ma ciò non gli impedì di voltarsi verso il padre e verso Cersei.

La regina reggente aveva perso la sua compostezza. La sua faccia era una maschera di orrore, di collera e di indignazione.

- Padre! – gridò Cersei, cercando di superare le urla dei presenti.

Jaime sorrideva. Si sforzò di farlo senza essere notato, ma sorrideva. Non poteva smettere.

- Padre, non lo permettere! Non lo devi permettere! Ha ucciso Joffrey! – blaterava Cersei, fuori di sé.

Tyrion fissava suo padre.

Tywin si alzò. Non aveva neppure cambiato espressione, eppure il nano avrebbe giurato di vedere un guizzo nei suoi occhi. Era furibondo.

Oberyn Martell era ancora là. In mezzo all’Arena, vicino al corpo senza vita della Montagna.

Era là, con le braccia levate, la lancia grondante sangue, gli occhi spalancati e rivolti verso il cielo, il respiro ansante. Era là e non pareva intenzionato a spostarsi.

- Gli dei hanno espresso il loro volere – iniziò Tywin, i lineamenti induriti dalla furia. – Tyrion Lannister...

- No! – urlò Cersei.

- ...Nel nome di re Tommen Baratheon, il primo del suo nome...

- Padre, non potete fare questo!

- Oberyn! – sbraitò Ellaria.

- Sei... – Tywin sputò le parole come se fossero veleno. – Sei assolto da ogni accusa. Liberate il prigioniero!

I presenti urlarono di nuovo. Pestarono i piedi. Applaudirono. Gioirono. Imprecarono.

Ellaria Sand corse verso il centro dell’Arena. Verso il suo amato, che ancora teneva le braccia sollevate e fissava le nuvole. Una lacrima gli sfuggì. Un’unica, singola lacrima. Il principe di Dorne non aveva avuto la confessione che voleva. Non aveva avuto la confessione che aveva cercato per anni. Clegane era morto senza confessare ciò che aveva fatto ad Elia.

Oberyn si mosse. Si mosse e colpì la Montagna. Affondò la lancia nel suo corpo.

Ancora. Ancora e ancora. E mentre colpiva ripeteva le sue accuse.

- L’hai stuprata! L’hai assassinata! Hai. Ucciso. I. Suoi. Figli!!!

Scagliò la lancia lontano.

Ellaria si gettò su di lui. Lo abbracciò forte e pianse.

Cersei continuava a maledire il padre e il fratello.

Tyrion chiuse gli occhi.

 

***

 
 

 

Angolo autrice:

Questa è la mia prima storia nel fandom di GoT. Ovviamente, è un finale alternativo. Una cosa che, conoscendo Martin, non sarebbe mai potuta accadere, ma avrei voluto che accadesse. Ecco. Oberyn se lo meritava.

Spero vi sia piaciuta. ;)

 

 

   
 
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