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Autore: Shailene_bird    06/06/2014    6 recensioni
Quando ho finito di leggere la tua lettera, il mio unico desiderio era che Dio potesse almeno concedermi di arrivare in tempo per dirti che ero riuscita ad assaporare ogni tua parola d’amore,
per dirti che innamorarmi di te è stata la scelta migliore che potessi fare nella mia vita, quindi sì, mi piacciono le mie scelte caro Augustus Waters, perché tu sei stato il miele che l’ha addolcita, come quando si addolcisce il contorno di un bicchiere per buttare giù la medicina più amara.
***
Ho deciso di far cominciare il mio finale dal prefunerale di Augustus, dopo il discorso che Hazel pronuncia al ragazzo. Mi è sembrato giusto conservare o lasciare molto simili alcune parti dell'originale, come per esempio la lettera di Gus.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando finii il mio discorso cercai di cacciare in dentro le lacrime. Non volevo che Gus mi vedesse in quello stato.
Ero distrutta dalla consapevolezza di ciò che sarebbe accaduto in seguito, distrutta da una morte che non avrei potuto accettare.
Quando Isaac ed io riaccompagnammo Gus in Ospedale, il dottore che lo aveva in cura ci disse che avrebbe vissuto al massimo una settimana.
Troppo poco.
Improvvisamente pensai a cosa potessi fare con lui, cercando di sfruttare la sua ultima settimana al meglio.
Volevo che fosse tutto perfetto, ma come poteva esserlo quando niente lo era?
In quel momento mi resi conto di essere impotente, perché quando la vita ti dà un tempo che sei costretto a rispettare, capisci di non essere preparato ad affrontarlo nel modo migliore, credi che tutto sia sbagliato e che niente possa renderti abbastanza felice, perché sai che quella felicità avrà breve durata.
Gus aveva bisogno di riposare, così tornai a casa.
Il giorno dopo tornai in Ospedale a trovarlo.
Stava peggio del giorno prima, aveva gli occhi stanchi, dolore alle gambe, quelle maledette gambe, anche se quando mi vedeva riusciva a conservare il suo dolce sorriso.
Quanto lo amavo, era diventato indispensabile nella mia vita e il solo pensiero di non poter più stare con lui mi distruggeva l’anima, oltre che il cuore.
“Hey”, dissi con un filo di voce.
Si limitò a sorridermi di nuovo.
Ultimamente riusciva a comunicare con me solo con gli occhi e con le sue labbra carnose, anche se forse carnose non era l’aggettivo adatto.  
Restai sdraiata accanto a lui per tutta la mattina.
Quando Gus stava bene, adoravamo restare sdraiati sul prato, ascoltando le nostre canzoni preferite e discutendo per l’ennesima volta sull'Imperiale afflizione.
“Vorrei poter fare di più per te Gus”, gli dissi, appoggiandomi alla sua spalla.
“Tu sei il mio di più, Hazel, non potrei desiderare di meglio”, mi disse con voce stanca.
Mi strinsi più forte a lui, come quando si stringe un qualcosa che temiamo di perdere da un momento all’altro.
I giorni passavano e l’unica cosa che potevo fare per Gus era restare al suo fianco, non potevo fare di meglio, soprattutto nel suo stato.
Non sapevo fare di meglio.
La sera stessa in cui Gus morì, controllai la mia posta elettronica e tra le e-mail in arrivo ce n’era una della signorina Vliegenthart.
 
Cara Hazel,
 
questa mattina sono stata da Van Houten e l’ho trovato addormentato sulla sua scrivania con un bicchiere di vino in mano, ubriaco, ma questa non è di certo una novità e non è soprattutto il motivo per il quale ti sto scrivendo. Vedi Hazel, Peter stava leggendo una lettera prima che si addormentasse e quella lettera era indirizzata a te. Non ho voluto leggerla perché non mi sembrava opportuno, ma sono riuscita a individuare il nome del mittente: Augustus Waters.
Così ho svegliato Van Houten per chiedere spiegazioni e lui, ancora ubriaco, mi ha detto solamente – cito letteralmente – “Spediscila alla ragazza e dille che non ho niente da aggiungere”.
E così ho fatto, ti ho spedito la lettera tra gli allegati, sperando ti sia arrivata per intero.
 
Che Dio ti protegga, Hazel.
La tua amica,
Lidewij Vliegenthart.
 
Cliccai velocemente tra gli allegati, riuscendo con successo ad aprire il file contenente la lettera.
La calligrafia era disordinata, confusa, come se Gus l’avesse scritta in diversi stati di coscienza.
Iniziai a leggere, con un groppo in gola.
 
*Van Houten,
 
io sono una persona  buona ma uno scrittore di merda. Lei è una persona di merda ma un buon scrittore. Insieme faremmo una grande squadra.  Non voglio
chiederle favori, ma se ha tempo – e da quello che ho visto ne ha un sacco – mi
chiedevo se potesse scrivere un discorso funebre per Hazel. Ho tutti gli appunti,
ma sarei felice se lei potesse farli diventare un discorso coerente, o anche solo
indicarmi che cosa dovrei dire in un altro modo.
Con Hazel le cose stanno così: quasi tutti sono ossessionati dal pensiero di
lasciare un segno nel mondo. Di tramandare qualcosa. Di sopravvivere alla morte.
Tutti vogliamo essere ricordati. Anch'io. Questo è ciò che più mi disturba, essere
un'altra immemorata vittima dell'antica e ingloriosa guerra contro la malattia.
Io voglio lasciare un segno.
Ma Van Houten, i segni che gli umani lasciano troppo spesso sono cicatrici.
Costruisci un meganegozio orrendo, o fai un colpo di stato, o provi a diventare
una rockstar e pensi:  “Adesso  sì che  si ricorderanno di me” ma  (a) non si
ricordano di te, e (b) tutto quello che ti lasci alle spalle sono altre cicatrici. Il tuo
colpo di stato si trasforma in dittatura. Il tuo negozio distrugge il paesaggio.
(Okay, magari non faccio così schifo come scrittore. Ma non riesco a tenere
insieme le idee, Van Houten. I miei pensieri sono stelle che non riesco a far
convergere in costellazioni.) Siamo come un branco di cani che pisciano sugli
idranti. Avveleniamo l'acqua di fonte con la nostra piscia tossica, segnando ogni
cosa come MIA nel ridicolo tentativo di sopravvivere alla nostra morte. Io non
riesco a smettere di pisciare sugli idranti. So che è sciocco e inutile – inutile in modo epico, nella mia attuale condizione – ma sono un animale come chiunque
altro.
Hazel è diversa. Lei cammina leggera, vecchio mio. Lei cammina con passo
leggero sulla terra. Hazel conosce la verità: la probabilità che abbiamo di ferire
l'universo è pari a quella che abbiamo di aiutarlo, ed è molto probabile che non
faremo né l'una né l'altra cosa.
La gente dirà che è una cosa triste lasciare una cicatrice più piccola, che
saranno in pochi a ricordarla, che sarà stata amata in modo profondo, ma non a
vasto raggio. Ma non è triste, Van Houten. È magnifico. È eroico. Non è questo il
vero eroismo? Come dicono i medici: primo, non fare del male.
I veri eroi comunque non sono quelli che fanno le cose; i veri eroi sono quelli
che NOTANO le cose, quelli che prestano attenzione. Il tizio che ha inventato il
vaccino antivaiolo non ha inventato niente. Ha solo notato che le persone che
avevano contratto il vaiolo bovino non si ammalavano di vaiolo.
Dopo che la mia PET si è illuminata tutta, mi sono intrufolato nel reparto di
terapia   intensiva   e   l'ho   vista   mentre   era   priva   di   sensi.   Sono   entrato   dietro
un'infermiera che aveva la tessera magnetica e sono riuscito a stare seduto accanto
a lei per dieci minuti prima che mi scoprissero. Ho davvero pensato che sarebbe
morta prima che io avessi avuto il tempo di dirle che stavo per morire anch'io. È
stato spaventoso: l'incessante aggressione meccanizzata della terapia intensiva.
Aveva quest'acqua scura cancerogena che le usciva dal torace. Gli occhi chiusi.
Era intubata. Ma la sua mano era ancora la sua mano, ancora calda, con le unghie
dipinte di un blu così scuro che sembrava quasi nero e io l'ho tenuta stretta e ho
cercato di immaginare il mondo senza di noi e per circa un secondo sono stato una
persona abbastanza buona da sperare che morisse in modo da non dover scoprire
che stavo per morire anch'io. Ma poi ho chiesto più tempo per poterci innamorare.
Il mio desiderio è stato realizzato, suppongo. E le ho lasciato la mia cicatrice.
Un infermiere è entrato e mi ha detto che dovevo uscire, che non era consentita
la presenza di visitatori, e io gli ho chiesto come stava e il tipo ha detto: “Sta
ancora   accumulando   acqua.”   Una   benedizione   nel   deserto,   una   maledizione
nell'oceano.
Cos'altro dire? È così bella. Non ti stanchi mai di guardarla. Non ti preoccupi se
è più intelligente di te: lo sai che lo è. È divertente senza essere mai cattiva. Io la
amo. Sono così fortunato ad amarla, Van Houten. Non puoi scegliere di essere
ferito in questo mondo, vecchio mio, ma hai qualche possibilità di scegliere da chi
farti ferire. A me piacciono le mie scelte. Spero che a lei piacciano le sue.*
 
Appena finii di leggere la lettera, sistemai Philip ed uscii di casa, correndo verso la fermata del tram, ignorando le grida di mia madre che mi chiedeva dove mi stessi recando così di fretta e soprattutto a quell’ora.
Sperai di essere ancora in tempo per recarmi in ospedale da Gus. Gli avevano dato ormai poche ore ed io lo avevo già salutato nel caso se ne fosse andato prima dell’arrivo della mattina.  
Dovevo guardarlo negli occhi ancora una volta, con la consapevolezza di aver letto la sua lettera, dovevo dirgli ciò che avevo provato nel farlo. Non gli avrei permesso di andarsene via prima di fare tutto ciò.
La mia unica destinazione in quel momento era Gus.
Sentivo i polmoni bruciare di dolore a causa della breve corsa alla fermata, ma non mi importava.
Arrivai in Ospedale il prima possibile e giunsi nella stanza di Gus.
Aveva gli occhi chiusi e sua madre era seduta accanto al suo letto.
Non riuscivo a capire se fosse sempre vivo.
Quando entrai la signora Waters si voltò verso di me, perplessa nel vedermi, dato che ero stata lì poche ore prima.
“Signora Waters”, dissi con un pizzico di fiatone per l’agitazione.
Lei capì subito cosa volevo sapere. Si alzò e venne verso di me, accarezzandomi una guancia con delicatezza come se fossi sua figlia.
“Il dottore dice che non supererà la notte, potrebbe andarsene da un momento all’altro, ma questo lo sapevamo già no?”, disse, cercando di convincere sé stessa.
Chiesi il permesso per poter stare un ultima volta con Gus, sapendo che ciò che le avevo appena chiesto era fin troppo per una madre che voleva stare con suo figlio fino al suo ultimo respiro.
“Ma certo cara, Gus vorrebbe che tu gli stessi a fianco in questo momento”, disse.
La signora Waters uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé, lasciando a me e a Gus una certa intimità.
Mi avvicinai a lui, mi sedetti sul letto ed iniziai a parlare.
“Nessuno mi aveva mai scritto qualcosa di così importante e credo nessuno potrà mai scrivere qualcosa che si avvicini anche solo per un momento a ciò che tu hai scritto per me. Vorrei che mi leggessi tu stesso quella parole, vorrei poter sentire ancora una volta la tua voce in quell’occasione, ma so che è impossibile perché tutto questo fa schifo. Vorrei poter avere più tempo per noi, vorrei che Dio ci concedesse ancora qualche piccolo momento per il nostro amore, ma non credo sia possibile. Vorrei poterti amare ancora e dimostrartelo ogni giorno, ma anche questo mi è impossibile. Sono una emerita incapace nel cambiare le cose, ma probabilmente non sono l’unica. Quando ho finito di leggere la tua lettera, il mio unico desiderio era che Dio potesse almeno concedermi di arrivare in tempo per dirti che ero riuscita ad assaporare ogni tua parola d’amore, per dirti che ti amo più di prima, per dirti che mi mancherai come nessuno mi è mai mancato, in ogni minuto della giornata, per dirti che non sei per niente uno scrittore di merda e per dirti che innamorarmi di te è stata la scelta migliore che potessi fare nella mia vita, quindi sì, mi piacciono le mie scelte caro Augustus Waters, perché tu sei stato il miele che l’ha addolcita, come quando si addolcisce il contorno di un bicchiere per buttare giù la medicina più amara. Perché io sono follemente pazza di te Augustus Waters, okay?”.
Con le lacrime che mi scendevano sulle guance, guardai Gus dritto negli occhi sperando mi avesse sentito.
Gli diedi un bacio, il nostro ultimo bacio.
Ma mentre mi alzavo per andarmene sentii una lieve stretta al braccio.
Mi voltai di scatto e lui era lì, che mi fissava con gli occhi di chi ti ama veramente, e con un filo di voce, con il suo ultimo respiro mi disse: “Okay, Hazel Grace” e sorridendomi per un un’ultima volta chiuse gli occhi per sempre.
 
Per qualche giorno continuai a chiamarlo al telefono, con la speranza che potesse rispondere, che so magari dal Paradiso o da qualsiasi altro posto. Avrei pagato oro per sentirmi chiamare da lui.
 
Il funerale si tenne il giorno dopo la sua morte, alla luce del tramonto.
Io ed Isaac pronunciammo i nostri discorsi già a lui detti al suo prefunerale e poi salutammo con un abbraccio i suoi genitori mentre vedevo i miei sconvolti perché sapevano che sarebbe potuto accadere anche a loro in futuro, breve o lungo che sia.
 
Ero felice di aver letto la lettera prima che morisse, perché ebbi l’opportunità di dirgli in tempo quanto fosse stato importante per me e quanto mi siano piaciute le scelte che ho fatto. Volevo che lui sapesse che era tutto per me, volevo che morisse con la consapevolezza di aver saputo che ciò che aveva scritto era arrivato a destinazione e con risposta immediata.
 
Qualche giorno dopo il funerale di Gus, i miei genitori vennero da me e mi dissero che saremmo dovuti andare in Ospedale perché c’erano novità per la malattia. 
Come minimo era l’ennesima prova sperimentale per il tumore.
Non ne potevo più, soprattutto ora che avevo bisogno di più forza e tempo per stare bene, anzi meglio. 
Arrivati in Ospedale ci accolse una dottoressa che ci fece accomodare nella sua stanza.
“Abbiamo una bella notizia per te Hazel”, disse la dottoressa.
“Se è la solita cura destinata al fallimento le dico subito che sto bene così”, dissi.
“Niente affatto Hazel, la notizia che sto per darti potrà cambiare tutto questo, potrà cambiare la tua vita”.
“Ci dica dottoressa”, disse mia madre, lanciandomi un’occhiataccia.
“Qualche giorno fa, come ben sapete, dato che lo conoscevate, è morto un ragazzo, Augustus Waters”.
Al solo sentire il suo nome mi venne un groppo in gola.
“Il ragazzo aveva un tumore che lo aveva quasi completamente pervaso, ma ad eccezione di una parte del suo corpo,i polmoni. La sua storia ha colpito tutti, perché non credevamo potesse avere, purtroppo, ancora qualcosa di sano nel suo corpo; per lui il tumore aveva fatto una specie di eccezione se così si può dire. Il ragazzo, inoltre, ancora cosciente scrisse una lettera con una sua precisa richiesta, una richiesta indirizzata a te, Hazel”.
La dottoressa mi pose la lettera di Gus ed io la lessi nella mente.
 
Quando non sarò più niente in questo mondo vorrei poter donare ciò che di buono c’è rimasto in me, sempre che ci sia qualche cazzo di cosa da donare, ma se c’è la remota possibilità che i miei polmoni siano sani, allora l’unica persona che voglio che respiri grazie ad essi è Hazel Grace. Vorrei anche poterle dire che si sbagliava sul fatto che a volte non si possano cambiare le cose perché, Hazel, se riesco ad essere utile per te, allora sì che avrò cambiato qualcosa.
 
“L’operazione è abbastanza complicata, durerà circa 4 ore, ma siamo sicuri che tu possa farcela anche stavolta. Dopo questa operazione Hazel, potrai ricominciare a respirare senza l’uso della cannula per l’ossigeno, dovrai praticare una ginnastica apposita ma sarà tutto diverso, te lo assicuro. L’unica cosa che dovrai fare è abituarti ai tuoi nuovi polmoni e fare qualche analisi del sangue periodicamente, ma niente di più. Il trapianto è ad oggi la soluzione migliore per te, Hazel”, spiegò la dottoressa.
 
Dopo alcuni giorni mi operarono. Fortunatamente il caso aveva voluto che i polmoni di Gus fossero compatibili con i miei. Gus era adatto a me in tutto e per tutto.
Finalmente potevo respirare da sola.
Philip mi sarebbe mancato, ma respirare Gus era qualcosa che andava oltre l’inimmaginabile.
Una parte di lui era con me, respiravamo la stessa aria.
Non vi era la certezza assoluta che il tumore fosse scomparso per sempre, ma di sicuro per molto tempo non ne avrei percepito la presenza. Vi era anche la probabilità che col tempo i nuovi polmoni non venissero accettati dal mio corpo, ma quella era un’altra storia.
Augustus voleva lasciare un segno in questo mondo e beh, direi che ce l’ha fatta perché di segni gli ha lasciati eccome. Soprattutto su di me.
 
Gus non era stato solo il miele nella mia vita, lui ne era stato la cura.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice
 
Ciao a tutti! Spero vi sia piaciuto il mio finale, l'ho scritto in un giorno quasi per gioco, dopo che un'amica mi chiese come avrei fatto finire il libro.
Beh questa è la mia risposta a tale domanda. 
Ringrazio tutti coloro che recensiranno, seguiranno, leggeranno e tutto il resto. Ad oggi siete davvero tanti, quindi grazie! Sarei davvero felice di poter ricevere commenti di qualsiasi tipo. 

ps. recentemente ho scritto un secondo finale alternativo di Colpa delle Stelle, quindi se vi va, leggetelo! 

Alla prossima, 

Shailene_bird

 
   
 
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