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Autore: needacurlyboy    06/06/2014    1 recensioni
DALLA STORIA:
Le uniche cose che mi sono rimaste di te sono il ricordo e le fotografie, tutte quelle che ti ho scattato anche mentre dormivi. Eri così dolce e non ho resistito. Le riguardo, una ad una, ogni volta che sento il bisogno di te, perchè ho paura che un giorno mi dimenticherò di te, del tuo sorriso, che era così contagioso.
Sto davvero male, non posso credere che non ci sei più. Delle volte mi dimentico di questo e aspetto che tu apra la porta di casa nostra e, che con il tuo bel sorriso, ti avvicini a me e mi baci. Devo mettermi in testa che ormai tu sei lontano da me e non tornerai mai più, ma ti amo troppo per accettarlo.
Carmen.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Photography.
 
Primo giorno di università. Gli studenti camminano con malavoglia verso l’ingresso, alcuni entrano con un sorriso sul volto -secchioni- e altri sono nervosi e agitati.
Carmen, capelli rossi e occhi azzurri, è una normale ragazza inglese. Suo padre era argentino mentre sua madre inglese. Si erano incontrati durante una vacanza estiva a Buenos Aires e, da quel momento, non si erano mai separati.
Comincerà l’università e seguirà tutti i corsi di fotografia. È la sua passione, ed è questo che la accomuna con il suo fidanzato.
Harry, capelli ricci castani e occhi verdi, tanti tatuaggi sparsi per il suo corpo, un piercing sul sopracciglio e uno sul labbro inferiore. Ha un passato complicato ma, dopo aver incontrato Carmen, è cambiato. Discoteche, droga, risse… tutto questo era il passato.
Camminavano mano nella mano, seguiti dai genitori e il fratello di lei, per il cortile dell’università. È un giorno importante per lei e volevano esserci tutti. Le sue strade e quelle dei suoi migliori amici, Niall, Abby e Sam, per la prima volta si erano divise. Le mancherà non chiacchierare con loro durante le lezioni, camminare per i corridoi con Abby e stare con loro al tavolo del pranzo.
Carmen sospirò e strinse più forte la mano di Harry, il quale si girò a guardarla sorridendo. -Nervosa?- le punzecchiò una guancia con un dito.
Annuì, appoggiò la testa sulla sua spalla e lui le baciò la fronte. -Tranquilla, andrà tutto bene- sussurrò mentre le accarezzava la schiena.
Alzò la testa dalla sua spalla e si alzò sulle punte per baciarlo sulle labbra. Sentì qualcuno ridere dietro di loro, si allontanò da lui e, appena riconobbe, suo fratello José lo guardò male. -Sparisci nano- disse acida.
José le fece la linguaccia e corse dai suoi genitori, i quali erano già all’entrata.
-Devo andare, piccola- disse Harry appoggiandole le mani sui fianchi. L’espressione di Carmen cambiò e abbassò lo sguardo.- Ehi- le alzò lo sguardo con le dita, la guardò negli occhi e la abbracciò.
-Non voglio lasciarti- borbottò lei stringendolo a se.
-Ci vedremo ogni giorno, promesso- ridacchiò allontanandosi.
Carmen prese il suo viso tra le mani e posò le labbra sulle sue dando vita ad un vero bacio, che di casto non aveva nulla. Non le importava se era circondata da persone che li guardavano, oppure erano presenti i suoi genitori, voleva soltanto baciare il suo ragazzo.
Si allontanarono e lui appoggiò la fronte su quella di lei .-Ci vediamo domani.- sorrise e le baciò la punta del naso.
Afferrò la sua mano e la strinse forte. -Non combinare guai- gli disse seria, facendolo ridere.
-Non preoccuparti- sorrise e cominciò ad allontanarsi, facendo sfiorare le loro dita. -Ti amo- le mimò con le labbra girandosi verso di lei, una volta al cancello.
-Ti amo!- urlò, invece, lei sorridendo. Lo amava, non le importava che persona era stato prima di conoscere lei, lo aveva conosciuto per ciò che era realmente. Un ragazzo bello, dolce e, anche se inutilmente, geloso, non aveva bisogno di esserlo.
 
Due settimane dopo,
 
Carmen e Harry erano seduti da Nando’s per pranzare. Quella mattina le aveva preparato una sorpresa e, invece, di andare al lavoro, aveva deciso di portarla a pranzo fuori.
-Era buonissimo- disse la rossa pulendosi le labbra con il fazzoletto.
Lui ridacchiò e posò le posate sul tavolo. -Attenta, piccola, stai ingrassando- disse ricevendo un’occhiataccia da parte sua.
-Tranquilla, quando andremo nella tua stanza, ti farò smaltire anche quello che hai mangiato tre giorni fa- le sussurrò all’orecchio malizioso e lei le diede un pugno sul petto, fingendo uno sguardo arrabbiato.
-Sei un pervertito, Styles- Gli disse incrociando le braccia sotto il seno e guardando da un’altra parte.
-Mai quanto te, Rodríguez- ridacchiò al suo orecchio, facendo ridere anche lei.
Harry guardò l’orologio e si alzò dal tavolo. -Andiamo?- le chiese sorridendo porgendole una mano.
Lei gliela strinse e si alzò, pagarono il conto e uscirono dal ristorante. Entrarono dentro la R8 nera di Harry e lui cominciò a guidare verso l’università ma, non si fermò davanti ad essa.
-Harry, cosa…?- disse lei girandosi verso di lui indicando l’edificio con un dito.
-Ssh, è una sorpresa- le fece l’occhiolino e infilò una mano dentro la tasca dei jeans, estraendo una benda nera. -Mettila- gliela porse e lei lo guardò sempre più confusa.
Lui si girò verso di lei e le fece cenno di prendere la benda. All’inizio non era convinta, ma quando Harry le fece gli occhi dolci, accettò.
Dopo qualche altro minuto di viaggio l’auto si fermò. Harry scese e le aprì la portiera aiutandola a scendere.
-Posso sapere dove mi stai portando?- chiese Carmen impaziente, mentre veniva guidata su delle scale da lui.
-No- rispose lui ridacchiando e lei roteò gli occhi sbuffando. -So che stai roteando gli occhi, Carmen- la rimproverò fintamente.
-Mi conosci così bene- scosse la testa e ridacchiò. Harry le baciò una guancia e si fermò, prese delle chiavi e le infilò nella serratura aprendo la porta.
La richiuse alle loro spalle e Carmen appoggiò le mani al muro per tenersi in piedi. -Puoi toglierti la benda?- chiese battendo ripetutamente un piede per terra.
La risata di Harry fece eco nella stanza in cui si trovavano mentre le slacciava la benda. Carmen batté le palpebre diverse volte prima di rendersi conto dove si trovava.
Si girò verso Harry, il quale sorrideva. -Che significa questo?- si guardò intorno confusa. L’appartamento era bellissimo, anche se alcune stanze erano vuote. Il salotto era ricoperto da una parete arancione, il divano era ad L, marroncino, un tavolo lungo nel centro e una televisione. La cucina era in legno con un bancone sempre di legno a circondarla.
-È casa nostra- le lanciò un paio di chiavi e lei le afferrò prima che cadessero a terra-
-Stai scherzando- affermò lei ridacchiando. Harry non poteva aver comprato un appartamento per loro due. Spunteranno fuori le telecamere e tutti i miei amici urlando che è uno scherzo, pensò.
-Non sono stato più serio in vita mia- le circondò i fianchi con le braccia e fece un giro su loro stessi.
-Sei pazzo, Harry- scosse la testa e ridacchiò, mentre accarezzava le sue guance con le dita.
-Si, sono pazzo di te- sussurrò poco distante dalle sue labbra prima di baciarla. Lui era cotto, follemente cotto. Era la prima che dopo Eveleen era riuscita a conquistare il suo cuore. Come ci era riuscita? Non lo sapeva neanche lui, forse il suo accento argentino, gli occhi azzurri e quel modo in cui lo trattava.
-Beh, allora dovremmo inaugurarlo, non credi?- sussurrò Carmen al suo orecchio maliziosa per poi ridacchiare.
-Vedi che sei tu la pervertita, rossa- le disse ridendo per poi andare in salotto. Si mise seduto sul divano, prese il viso della rossa tra le mani e la baciò. Approfondì il bacio infilando la lingua dentro alla sua bocca, mentre lei infilò le mani tra i suoi ricci scompigliati.
Rimasero, poco a poco, senza vestiti. Harry capovolse la situazione, ritrovandosi sopra di lei e le entro dentro, facendola ansimare e inarcare verso di lui.
Cominciò ad entrare e uscire velocemente da lei e andò più veloce quando la sentì irrigidirsi a lui. -Harry!- urlò il suo nome arrivando all’orgasmo.
Spinse più forte e, dopo un altro paio di spinte, venne anche lui e crollò su di lei. Gli infilò una mano tra i capelli accarezzandolo dolcemente, mentre riprendevano fiato. –Ti amo tanto, Harry-
-Anche io, piccola, anche io- la baciò un’altra volta prima di appoggiare la testa sul suo seno e coprirsi con una coperta.
Rimasero in silenzio fino a quando il sonno non li colse all’improvviso, cadendo così tra le braccia di Morfeo.
 
Un mese dopo,
 
Carmen camminava velocemente avanti e indietro, mentre aspettava che il risultato del test di gravidanza comparisse. Durante l’ultimo mese non le era tornato il ciclo e Abby le aveva consigliato di fare un test per togliersi l’ansia di dosso.
Guardò l’ora sul cellulare e sussultò, notando che i tre minuti che doveva aspettare erano passati velocemente. Deglutì e rese in mano la scatola del test in c’erano le istruzioni.
Due lineette…
Spalancò gli occhi e lasciò cadere a terra la scatola per reggersi in piedi per poi mettersi seduta sulla tazza del water. Era incinta. Dannazione, come poteva essere possibile? Harry aveva sempre usato le protezi… La prima volta dentro l’appartamento.
Si batté una mano sulla fronte e scosse la testa. Come avrebbe fatto con l’università? Come l’avrebbero presa i suoi genitori? E, Harry, come l’avrebbe presa lui?
Non poteva tenere questo bambino, ma prima ne avrebbe parlato con Harry, perché lui era il padre e dovevano prendere una decisione insieme.
Buttò il test e la scatola dentro il cestino e scese al piano di sotto, facendo le prove per dire ad Harry del bambino. Sentì la porta principale aprirsi e la sua voce fece eco nel salotto. -Sono a casa!- Annunciò affacciandosi dalla porta sorridendo.
-Aspetto un bambino!- disse Carmen senza pensarci ma subito se ne pentì coprendosi la bocca con le mani.
Harry lasciò cadere a terra le borse della spesa, spalancò gli occhi e dischiuse la bocca. Oh, cavolo, dovevo avere un po’ più di tatto! Si rimproverò mentalmente la rossa.
-Ha-Harry?- gli si avvicinò e gli accarezzò una guancia. Lui abbassò lo sguardo su di lei, ancora sorpreso, e aspettò che parlò. -Se non vuoi tenerlo, p-posso abortire.- abbassò gli occhi e si morse il labbro inferiore.
-Cosa?- appoggiò le mani sulle sue spalle facendole alzare lo sguardo. -Cazzo- scosse la testa, la spostò e andò a mettersi seduto sul divano, infilandosi le mani tra i capelli.
-S-Siamo ancora giovani, Harry- gli si avvicinò e si mise seduta accanto a lui. -Io ho l’università e tu lavori, come potremmo prendercene cura?- chiese.
-Cazzo, Carmen, quando mi hai detto di essere incinta non sapevo cosa dire, ma di certo non mi è passato per la mente di dirti di abortire.- puntò lo sguardo su di lei.
-Ma…- non sapeva cosa dire. Un bambino, lei e Harry. Dannazione, si conoscevano da un anno e, escludendo il periodo in cui avevano litigato, stavano insieme da soli cinque mesi.
-Voglio prendermene cura- affermò il riccio sicuro, cogliendola di sorpresa. Era sicura di ciò che aveva detto, amava Carmen e voleva formare una famiglia con lei, tra qualche anno, ma il destino ha voluto che succedesse ora.
Lei abbassò lo sguardo e gli strinse una mano. -L’università? Il tuo lavoro? Come facciamo?- sussurrò. Anche lei voleva prendersi cura del bambino, ma aveva paura.
-Ci riusciremo, okay?- prese il suo viso tra le mani e le alzò lo sguardo, scoprendo i suoi occhi pieni di lacrime.
-Me lo prometti?- singhiozzò e tirò su con il naso mentre Harry le asciugava le guance con i pollici.
-Promesso- disse prima di baciarla a stampo.- Qualunque cosa succede io sarò con voi- appoggiò la fronte su quella della rossa.
Lei sorrise e lo baciò ma, questa volta, con più passione. Forse, diventare genitori non sarebbe stato così male e il loro amore si sarebbe fortificato ancora di più.
 
Due mesi dopo,
 
La pancetta di Carmen cominciava a farsi vedere, ne aveva parlato con i suoi genitori e l’avevano presa abbastanza bene, anche se, sicuramente non se lo aspettavano.
Anne, la mamma di Harry, era rimasta a bocca aperta mentre Robin, suo marito, e Gemma, la sorella di Harry, erano davvero felici.
Harry, dopo la pranzo, portò Carmen, nella sua casa sul lago. Era lì che avevano fatto l’amore per la prima volta, ed era lì che aveva capito di provare qualcosa per lei.
-Harry, mettimi giù!- esclamò la rossa quando si ritrovò su una spalla del riccio.
-No- disse lui ridendo mentre usciva dal lago e si dirigeva verso casa.
Rise anche lui e lanciò dei pugni sulla sua schiena. Aprì la porta, la richiuse alle loro spalle e la mise con i piedi per terra. Prese un asciugamano grande e cominciò ad asciugarla.
Carmen gli fece la linguaccia e Harry prese il suo viso tra le mani e la baciò. -Accendo il fuoco- sussurrò allontanandosi dalle sue labbra.
Annuì e andò nella stanza da letto, si tolse il costume e indossò la biancheria intima e una maglietta nera di Harry, che le arrivava sopra le ginocchia.
Raccolse i capelli in uno chignon disordinato e si guardò allo specchio, alzando di poco la maglietta. Ancora non riusciva a credere che, tra qualche mese, avrebbe dato alla luce un bambino.
Abbassò la maglietta e sospirò, mentre tornava da Harry. -Si, no, cazzo. Va bene!- lo sentì parlare al telefono e lo vide lanciare bruscamente il cellulare sul divano.
-Chi era?- gli chiese uscendo dal corridoio andandosi a mettere seduta davanti al camino, mentre lui si accomodò dietro di lei.
-Nessuno- posò le mani sulla sua pancetta e appoggiò il mento sulla sua spalla. Era curiosa di sapere chi fosse, ma lasciò perdere.
Allungò una mano verso la sua borsa e prese il libro dei nomi che le aveva dato sua madre qualche ora prima. -Mamma mi ha dato questo per scegliere il nome del bambino, o bambina- sorrise.
-Di già!?- esclamò. -Mancano ancora sette mesi.- sbuffò e roteò gli occhi.
Scrollò le spalle e aprì il libro. -Allora… Alex?-alzò lo sguardo su di lui, il quale face una smorfia e scosse la testa.
-Mmh- continuò a sfogliare le pagine del libro fino a quando non trovò il nome, secondo lei, perfetto. -Joshua!- esclamò con gli occhi che brillavano.
-Che!?- Harry spalancò gli occhi e la guardò. -Non chiamerò mio figlio in quel modo, è orribile- fece una smorfia e le prese il libro delle mani cominciando a sfogliarlo.
Carmen mise il broncio, incrociò le braccia e guarda da un’altra parte. -Ethan!- esclamò il riccio attirando la sua attenzione.
Lo guardo mentre sorrideva e sorrise anche lei. Ethan Styles, non suona tanto male ed è un bel nome, pensò la rossa. -Mi piace- disse dolcemente.
-E, se fosse femmina…- guardò attentamente i nomi femminili. -Samantha.- disse puntandolo con un dito mentre continuava a sorridere facendo comparire le sue adorabili fossette.
La rossa annuì e si girò verso di lui per abbracciarlo. -Ti amo- sussurrò al suo orecchio.
Lasciò cadere il libro sul pavimento e la strinse a se, fino a quando si addormentò tra le sue braccia.
 
Harry era seduto sul divano e guardava il dolce viso di Carmen mentre dormiva. Sentì il cellulare vibrare e grugnì quando vide il nome di Jason sul display.
Jason era un suo vecchio “amico” con il quale aveva dei conti in sospeso. Lo aveva minacciato dicendo che se non avrebbe fatto tutto quello che voleva, si sarebbe divertito con Carmen. E Harry, non avrebbe mai messo in pericolo la vita dell’unica persona che amava.
Lasciò un bacio sulla sua fronte e si alzò dal divano, scrisse un bigliettino e lo appoggiò accanto alla tazza fumante di cioccolata.
Uscì da casa senza far rumore, salì in macchina, mise in moto e si diresse verso il bar in cui si ritrovava con i suoi vecchi “amici”.
 
Carmen sobbalzò per via di un tuono e non sentendo Harry al suo fianco, si tirò su a sedere per cercarlo. –Harry?- nessuna risposta.
Un odore di cioccolata le arrivò al naso e si girò vedendo una tazza sopra a un bigliettino. Lo prese e lesse ad alta voce. -Buongiorno piccola, sono andato in città. Harry-
Sospirò e lo rimise al suo posto. Si portò le gambe al petto, prese la tazza di cioccolata e accese il televisore per distrarsi dai tuoni.
In tivù c’era uno dei suoi show preferiti ma non riusciva a concentrarsi, pensava solo a Harry e dove diavolo potesse essersi cacciato.
Appoggiò la tazza sul mobiletto accanto al divano e si accarezzò la pancia. -Dove sarà finito papà?- sospirò.
Sentì la porta aprirsi e si voltò trovandosi davanti Harry bagnato dalla testa ai piedi. Ridacchiò e si avvicinò a lui. -Dove sei stato? Stavo cominciando a preoccuparmi- gli spostò i capelli bagnati dalla fronte.
-Commissioni- scrollò le spalle e si tolse la giacca di pelle mettendola davanti al camino.
-È successo qualcosa?- chiese preoccupata mettendosi seduta sul divano. Harry scosse la testa e andò in camera per mettersi qualcosa di asciutto.
Tornò con indosso dei pantaloni grigi della tuta, si mise seduta accanto a lei e le circondò le spalle con un braccio. -Vuoi parlarmi oppure vuoi restare in silenzio?- appoggiò la testa sul suo petto.
Harry si alzò dal divano e sparì di nuovo nella camera ma, questa volta, quando tornò invece di mettersi seduto, si mise in ginocchio davanti a lei. -Ha-Harry, che…?- spalancò gli occhi.
Lui sorrise e aprì la scatolina mostrandole il contenuto. -Sposami- disse dolcemente. Carmen si portò le mani davanti alla bocca e gli occhi le si riempirono di lacrime.
-Stai scherzando!- esclamò mentre una lacrima le rigava il viso.
-No- scosse la testa ridendo.
-Pazzo- rise e si asciugò le lacrime.
-Sposami- Ripeté.
-Si, certo che ti sposo!- Gli circondò il collo con le braccia e lo strinse a se. Harry le prese una mano e le infilò l’anello. Aveva un piccolo diamante ed era perfetto per lei.
Le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente. -Ti amo- sussurrò contro le sue labbra.
Niente e nessuno avrebbe potuto separarli.
 
Un mese dopo,
 
Questo mese passò in fretta e Carmen e Harry avevano già stabilito la data delle nozze. Tra otto mesi, volvano che ci fosse anche il bambino/bambina con loro.
Harry aveva smesso di “lavorare” per Jason in quel mese e ignorava le sue chiamate. Aveva fatto una promessa a Carmen ed era stanco di mentirle.
Lui e Louis erano allo Starbucks. Carmen il giorno dopo avrebbe avuto una verifica importante, per questo era rimasta a casa e studiare.
All’improvviso, mentre Louis continuava a blaterale su cosa avrebbe fatto durante l’estate, il cellulare di Harry cominciò a vibrare. Guardò il nome sul display e imprecò vedendo il nome di Jason. -‘Fanculo.- disse e digitò il tasto rosso del telefono.
-Chi era?- chiese Louis portandosi la cannuccia alle labbra sorseggiando un po’ del suo frappè.
-Nessuno- rispose freddo, girando lo sguardo da un’altra parte del locale.
-Oh, andiamo!- sbottò l’amico roteando gli occhi. -Chi potrà mai essere di così male? Jason?- sussurrò il nome ricevendo un’occhiata da parte sua.
Louis spalancò gli occhi. -Non dirmelo… “lavori” ancora per lui- mimò con le dita la parola lavoro.
Harry abbassò gli occhi colpevolizzandosi. -Harry, cazzo, Carmen è incinta, non puoi metterla in pericolo così! Sai che Jason non risparmia nessuno-
-Ho chiuso con lui- appena terminò la frase, il cellulare riprese a vibrare. Lo prese da sopra il tavolo, digitò il pulsante verde e si portò l’apparecchio all’orecchio. -Senti, Jason, cosa…-
-Ho preso la tua futura mogliettina, vieni al solito pub- Riagganciò, senza dargli tempo di rispondere.
Lasciò cadere a terra il cellulare e guardò Louis. -L’ha presa.-
 
Carmen aprì gli occhi e subito un dolore alla testa la colpì. Batté ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco le immagini ma, intorno a se, vide solo il buio.
Si alzò da terra. -C’è nessuno?- chiese spaventata facendo un passo avanti. Nessuna risposta.
Come diavolo sono finita qui? Si domandò mentalmente. Ricorda solo che stava studiando algebra e qualcuno aveva suonato al campanello.
-Finalmente ti sei svegliata- sobbalzò sentendo una voce dietro di lei. Si girò e notò un’ombra avvicinarsi sempre di più a lei.
Rabbrividì, ma si fece coraggio. -C-Chi sei?- chiese balbettando.
-Non ha importanza- rispose mettendosi in mostra con un fascio di luce a illuminargli il viso. Era un ragazzo alto, muscoloso con i capelli biondi tirati all’insù e gli occhi azzurri. -Tra poco il tuo futuro maritino sarà qui e regoleremo i conti- notò da parte sua un ghigno e un brivido le percorse la schiena, di nuovo.
-Cosa vuoi da lui?- usò un tono diverso da quella che aveva usato prima. Quando qualcuno parlava di Harry assumeva sempre un tono sulla difensiva.
Il ragazzo non fece in tempo a rispondere che delle urla lo precedettero. -Carmen!- era lui.
-Tenetela- disse Jason indicandola.
-Ha-Ha…- non fece in tempo a chiamarlo che qualcuno le coprì la bocca con una mano.
Cercò di dimenarsi ma era tutto inutile, l’uomo che la teneva era troppo grosso e forte.
-Lasciala!- lo sentì gridare.
-Prima mi devi diecimila dollari. Ricordi? Hai fatto saltare il mio affare di erba e, visto che la responsabilità era tua, voglio i soldi.- non riusciva a vedere nulla, ma aveva sentito bene. Come affari di erba? Harry le aveva promesso che non si sarebbe più immischiato in queste faccende pericolose.
-Lo so, dami qualche mese e ti porterò i soldi. Ora lascia andare Carmen, lei non c’entra niente in tutto questo- ormai le lacrime le rigavano il viso.
Sentì la risata del ragazzo e le luci si accesero. Aprì lentamente gli occhi e vide Harry davanti a lei che si dimenava trattenuto da due omoni.
-Ora ti porterò via qualcosa di caro a te, proprio come tu hai fatto con me- prese una pistola dalla cintura dei jeans e la puntò contro di lei.
Spalancò gli occhi e cominciò a dimenarsi ancora di più. Doveva pensare alla sua vita, alla vita del suo bambino. -Carmen, cazzo no!-urlò Harry. -Jason non farlo!- disse ancora.
Carmen chiuse gli occhi e smise di dimenarsi. Forse, era così che doveva andare a finire.
Sentì uno sparo e spalancò gli occhi. Harry era davanti a lei e aveva ricevuto la pallottola al posto suo.
L’uomo dietro di lei la lasciò andare e lei prese al volo Harry, prima che potesse cadere a terra. -Andiamocene- sentì la voce di Jason richiamare i suoi uomini, che uscirono subito.
-Harry, non chiudere gli occhi! Devi resistere!- poggiò una mano su una sua guancia e le sue lacrime scesero sul suo viso.
-Prenditi cura del bambino- disse tossendo sangue mentre poggiò una mano sulla pancia di Carmen.
-Non senza di te!- urlò lei singhiozzando.
-Ti amo- sussurrò Harry lasciando cadere la mano a terra e chiudendo gli occhi.
-No! Harry!- urlò scuotendolo, ma ormai sapeva che era troppo tardi e che non avrebbe mai più rivisto i suoi bellissimi occhi smeraldi.
 
Due giorni dopo,
 
Passarono due giorni da quell’accaduto e Harry non c’era più, di lui era rimasto soltanto il ricordo. Carmen era in chiesa, insieme a tutte le altre persone che gli volevano bene, persino Zayn e Liam erano andati.
Era seduta accanto alla madre di Harry e a Louis, che cercava in ogni modo di non piangere, anche se i suoi occhi rossi, parlavano chiaro. Il prete aveva finito la sua predica ed era il momento dei discorsi.
Per prima andò Anne che, interrotta da singhiozzi, riuscì a finire il suo bellissimo discorso sul figlio. Era il suo turno, ma non voleva andare al leggio, sapeva che le sue gambe non avrebbero retto, non sapeva neanche come aveva fatto ad arrivare lì.
Louis le porse una mano e accennò un sorriso, come per farle coraggio. Lei sospirò e afferrò la sua mano, andando insieme all’altare. In quei due giorni il castano era stata l’unica persona a starle accanto giorno e notte.
-Ehm…- deglutì guardando le persone che la fissavano, ma subito abbassò lo sguardo per cominciare il suo discorso. -Harry e-era un ragazzo speciale per me, anche se, la prima volta che l’ho visto, mi stava antipatico. Ma ho imparato a conoscerlo e, alla fine, mi sono innamorata di lui- una lacrima le rigò una guancia.
-Era dolce, divertente, bello… potrei descriverlo con tanti altri aggettivi ma, non abbiamo tempo- tirò su con il naso. –Dal nostro amore abbiamo creato un bambino che nascerà tra qualche mese e questo ci terrà legati per sempre, anche se, Harry non c’è più- si portò le mani davanti al viso e cominciò a piangere, proprio come nei giorni prima.
Due braccia le circondarono il collo e riconobbe il profumo di Louis, il quale stava piangendo e, per non singhiozzare, si mordeva il labbro inferiore.
Carmen ricambiò l’abbraccio e continuò a piangere tra le sue braccia.
Come avrebbe fatto senza il padre di suo figlio?
Come avrebbe fatto senza la persona che amava?
Perché tutte le persone speciali dovevano andarsene?
Singhiozzò e Louis la prese in braccio portandola fuori dalla chiesa, mentre lei guardava la bara di Harry e gli sussurrava all’orecchio di lasciarla lì, perché era lì che doveva stare.
Accanto all’amore della sua vita.
 
Nove mesi dopo,
 
Caro Harry,
sono passati nove mesi dal tuo funerale e ti ho fatto visita ogni giorno. Il nostro bambino è nato tre mesi fa, il sette maggio. Esatto, è un maschio, il piccolo Ethan. Ti assomiglia molto, sai? Ha due grandi occhioni verdi sfumati d’azzurro, i capelli castani proprio come i tuoi e un piccolo nasino a patatina.
Louis in questi mesi mi è stato molto accanto e si sta prendendo cura di noi, mi ha confessato che, prima che te ne andassi, gli avevi detto che se ti fosse successo qualcosa, si sarebbe dovuto prendere cura di me e del bambino.
Perché non mi hai detto che ancora “lavoravi” per Jason? Avremmo trovato un modo per liberarcene oppure saremmo scappati in un altro paese senza lasciare traccia.
Le uniche cose che mi sono rimaste di te sono il ricordo e le fotografie, tutte quelle che ti ho scattato anche mentre dormivi. Eri così dolce e non ho resistito. Le riguardo, una ad una, ogni volta che sento il bisogno di te, perchè ho paura che un giorno mi dimenticherò di te, del tuo sorriso, che era così contagioso.
Sto davvero male, non posso credere che non ci sei più. Delle volte mi dimentico di questo e aspetto che tu apra la porta di casa nostra e, che con il tuo bel sorriso, ti avvicini a me e mi baci. Devo mettermi in testa che ormai tu sei lontano da me e non tornerai mai più, ma ti amo troppo per accettarlo.

Carmen.
 
Carmen era in piedi davanti alla tomba di Harry, con delle rose in mano, mentre il piccolo Ethan era nella carrozzina che dormiva beatamente. Appoggiò le rose a terra e lasciò un bacio sulla sua fotografia.
 
Tre anni dopo,
 
-Mi manchi- sussurrò Carmen trattenendo le lacrime.
-Mamma- la richiamò Ethan dal basso, tirandole l’orlo della maglietta.
-Si, tesoro?- chiese abbassando lo sguardo su di lui.
-Questo è per papà- disse con la sua voce dolce mentre mostrava un disegno.
Carmen lo prese e lo guardò attentamente. Era un disegno di lei, Ethan e Harry.
Sembravano proprio una famiglia felice.
Gli aveva accennato qualcosa riguardo suo padre, anche se era solo un bambino.
Sorrise e tornò a guardare suo figlio. –È bellissimo-
-Carmen, Ethan- una voce in lontananza li chiamò.
-Zio Louis!- esclamò il piccolo correndogli incontro.
-Ciao Harry, ti amo- disse Carmen guardando la lapide.
Sentì uno strano calore alla guancia destra e chiuse gli occhi mentre una lacrima sfuggiva al suo controllo.
 
Harry’s pov.
 
Guardai Carmen ed Ethan davanti alla mia tomba. Erano tre anni e nove mesi che ero morto.
Loro erano tutti i giorni qui, puntuali alla stessa ora.
Sorridevo ogni volta che li vedevo, volevo far sapere a Carmen che c’ero, che vedevo il nostro piccolo Ethan, la dimostrazione vivente del nostro grande amore.
Volevo tanto esserci, per loro.
Carmen era distrutta ed era tutta colpa mia, ne ero consapevole.
-Mi manchi- sussurrò Carmen.
Stava trattenendo le lacrime.
-Mamma- la chiamò Ethan.
-Si, tesoro?- Carmen abbassò lo sguardo per guardarlo.
C’era così tanto amore nei suoi occhi.
-Questo è per papà- mostrò un foglio.
Per me?
Inclinai la testa, curioso.
Carmen lo prese e lo guardò.
Mi mossi girando intorno a lei e fermandomi alle sue spalle.
Sul foglio c’era un disegno di Carmen, Ethan e me.
Eravamo una famiglia.
Carmen sorrise e tornò a guardare Ethan. –È bellissimo-
Già, veramente stupendo.
-Carmen, Ethan- la voce di Louis li chiamò da lontano.
-Zio Louis!- esclamò Ethan correndogli incontro.
Ero felice che il mio migliore amico si prendesse cura del mio bambino.
-Ciao Harry, ti amo- disse Carmen guardando la lapide.
Mi spostai davanti a lei e sorrisi.
Ti amo anche io, piccola.
Le accarezzai la guancia destra con il dorso della mano e lei chiuse gli occhi mentre una lacrima le rigava il viso.
 
Angolo Autrice,
buon pomeriggio a tutte, come state? Finalmente la scuola è finita, sembra un sogno, non credevo che questo giorno sarebbe mai arrivato. Ho altre tre storie da continuare ma mi sono messa a scrivere questa OS, lo so, è una cosa folle. Prima doveva essere una storia ma poi ho pensato di farne una OS e mi è venuta bene, penso, e spero che piaccia anche a voi. Amavo troppo i miei Harmen, anche se il finale non è dei migliori, ma amo i finali drammatici, anche se mi fanno versare tante lacrime. Le ultime due parti mi ha aiutato a scriverle la mia migliore amica perché io non riuscivo a scriverle (sono una persona troppo sensibile), non sarei riuscita neanche a scriverla al computer ma ce l’ho fatta. Beh, detto questo, è meglio se me ne vado. Lasciate una recensione per farmi sapere che cosa ne pensate, ci conto, anche se è una nota negativa o neutra, così imparerò dai miei errori. Se notate qualche errore di ortografia, pertonatemi, ma non ho avuto tempo di ricontrollare.
Kiss,
Reds xx
  
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