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Autore: Dark Flower    06/06/2014    2 recensioni
Sofia si trova ad affrontare un altro anno ad Hogwarts, ma una strana malattia simile alla peste magica del lontano undicesimo secolo, sembra essere tornata per sterminare la popolazione di una delle scuole di magia e stregoneria più famose, ma forse dietro tutto questo si nasconde qualcosa di ben più preoccupante.
Dal testo:
"Probabilmente dal dolore sarebbe crollata per terra, ma la magia la reggeva saldamente in piedi, le lacrime le rigarono il viso mentre l'incantesimo seguiva il suo corso, risucchiando la magia da lei, era come se qualcuno le stesse strappando pelle, ossa e tendini, lasciando solo il vuoto dentro di lei, misto al bruciore ardente nei contorni dove sentiva il vuoto magico farsi spazio in lei..."
"La runa sul suo braccio incominciò a illuminarsi bruciando la pelle di Brutus, l'acqua che gli cadeva sopra evaporava in spirali di fumo, e le urla di Brutus risuonarono ancora..."
Questa storia è il continuo di un'altra!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sofia amava molte cose, ma decisamente nessuna superava l'affetto che provava nei confronti dei suoi fratelli, anche se il loro sangue era diverso. Nonostante Ernesto fosse più piccolo di lei di ben sette anni, mentre Ginevra di solo due, avevano sempre fatto tutto insieme: stesse scuole, stessi amici, stessi sport... Certo come tutti i fratelli anche loro litigavano, rischiando certe volte di azzuffarsi anche piuttosto pesantemente! Ma ora che Sofia aveva scoperto di essere una strega e aveva passato un bellissimo primo anno a Hogwarts, si era accorta che logicamente il suo rapporto con i fratelli si sarebbe molto probabilmente deteriorato, poiché vedersi solo durante le vacanze era decisamente poco come tempo. Mentre stava a Hogwarts Sofia aveva sperato che almeno uno dei suoi due fratelli desse qualche segnale che facesse intendere che anch’essi possedessero la magia, e ci aveva sperato anche durante le vacanze passate con loro e ormai quasi finite, ma quando erano andati a Diagon Alley una settimana prima dell'inizio della scuola, anche se sapeva di non poterlo fare, Sofia aveva potuto usare la magia. Non aveva ricevuto nessuna lettera dal Ministero, perché, come anche quasi tutti i maghi minorenni, sapeva che il Ministero monitorava solo le zone dove vivevano comunità di maghi minorenni nati Babbani o viventi con essi, mentre si sperava che fossero i genitori dei maghi purosangue a controllarli e a impedirgli di usare la magia, e siccome ora si trovava in un quartiere magico sgombro dai Babbani, la sua traccia magica era del tutto coperta.
Appena rimasta sola con i suoi fratelli, mentre tutti dormivano, gli aveva lanciato un incantesimo per rilevare la loro essenza magica, come quelli di Madama Chips, ma si era accorta con un tonfo al cuore, che loro purtroppo, erano vuoti come un guscio abbandonato. Probabilmente chiunque dopo questo si sarebbe messo il cuore in pace e avrebbe accettato il semplice fatto che lei e i suoi fratelli dovevano separarsi per più di duecento giorni su trecentosessanta sei, ma non Sofia, che come ripeteva stancamente Zayn, era più cocciuta di un mulo e con la testa più dura del cemento armato. Così avendo preso precedentemente ad Hogwarts le informazioni adatte, aver somministrato una pozione soporifera a scoppio ritardato a tutto il Paiolo magico, avendola messa nella zuppa per la cena, e sigillato magicamente la porta, si trovava a uno dei tre angoli di un triangolo che aveva tracciato precedentemente con il sangue di unicorno comprato dallo speziale, mentre agli altri due c'erano Gini ed Erni.
"Che si fa ora?" Chiese Gini allegra.
"Allora, per prima cosa dobbiamo spogliarci perché così la magia sarà più potente, e no, non guardarmi così Gini, siamo pure tra fratelli, quindi." Rispose Sofia allo sguardo truce di sua sorella.
Sofia gettò lontano i suoi abiti dal triangolo rimanendo solo con la bacchetta ancorata tra le mani per frenare il loro tremore dovuto alla paura, ma non doveva preoccuparsi, sarebbe andato tutto bene.
"Ora, -disse Sofia dopo che anche i suoi fratelli si furono spogliati- devo avvisarvi. Dopo l'incantesimo molto probabilmente starò male, non preoccupatevi, qualunque reazione avrò sarà temporanea e guarirò da sola. Ma se mi farete toccare da qualcuno che non siete voi, prima di domani mattina, potrei morire, intesi?" Mentì infine Sofia, ma del resto poteva essere mandata ad Azkaban per questo, quindi meglio mantenere il silenzio.
Gini ed Erni annuirono leggermente spaventati.
"Quando starò male comunque, basterà che mi mettiate un cuscino in bocca così eviterò di mordermi la lingua e se urlassi non si sentirebbe, inoltre dovrete bloccarmi gli arti perché potrei farmi del male, ok?"
Annuirono di nuovo.
"Voi invece non sentirete niente, a parte una sensazione di pienezza, perché colmerò il vostro... vuoto. Oh, e ovviamente se non volete mettermi nei guai non dovrete mai dire a nessuno niente di tutto questo, tanto guarirò da sola, garantito. Inoltre aspettate di vedermi cadere prima di muovermi, altrimenti spezzerete l'incantesimo."
Gini ed Erni annuirono per l'ultima volta, cosicché Sofia si preparò a creare gli Epodaion Anagkelfos. Segnò una croce con il restante sangue di unicorno sul suo petto, all'altezza del cuore, poi segnò una runa a entrambi i suoi fratelli sui loro petti tra l'incavo dei seni.
"Ora della formula magica." Sussurrò misticamente Sofia per smorzare la tensione.
Il sorriso dei suoi fratelli contagiò anche lei che si rimise tranquilla nella punta del suo triangolo per pronunciare la formula.
"Ire ad illos, quid enim pretiosius quam ego amo, ut in amore atque magia ponentur." Disse Sofia mentre agitava la bacchetta in sinuose spirali, sprigionando un filo bianco luminescente di luce che si unì si disegni che Sofia aveva tracciato sui loro corpi.
A Sofia sembro che le due estremità della luce uscita dalla sua bacchetta, che le uscivano dalla croce sul suo petto, tremolassero un attimo, prima di sentire un dolore atroce al cuore che le mozzò il respiro. I fili che partivano da lei si colorarono velocemente di blu, circondando con quel colore Ginevra ed Ernesto che chiusero gli occhi come estasiati, Sofia invece si sentiva risucchiare da dentro, avvertiva uno squarcio aprirsi nel suo petto, la ragazza urlò dal dolore, ma dalla sua bocca non uscì niente. Probabilmente dal dolore sarebbe crollata per terra, ma la magia la reggeva saldamente in piedi, le lacrime le rigarono il viso mentre l'incantesimo seguiva il suo corso, risucchiando la magia da lei, era come se qualcuno le stesse strappando pelle, ossa e tendini, lasciando solo il vuoto dentro di lei, misto al bruciore ardente nei contorni dove sentiva il vuoto magico farsi spazio in lei. Le due estremità la tirarono leggermente in avanti e a Sofia le parve che gli stessero estirpando il cuore, ma subito dopo i due fili si staccarono completamente da lei, per entrare dentro le rune di Ginevra e Ernesto, facendole sparire con uno scintillio.
Sofia si guardò il petto trovando la pelle completamente pulita, un leggero rossore all'altezza del cuore tradiva ciò che era successo, la ragazza alzò lo sguardo stralunata sui suoi fratelli che la guardavano felici, prima di crollare a terra spossata. Sofia non riusciva a sentire niente che non fosse il dolore al petto, il vuoto e il fuoco sembravano avvolgerla completamente, sapeva indistintamente di avere un cuscino in bocca che le perforava quasi la trachea, gli occhi talmente serrati che temeva di perforarseli, e il peso di Gini ed Erni su i suoi arti che cercavano di muoversi a scatti in angoli strani, come se il suo corpo cercasse di capire che cosa non avesse di sano.
Alla fine il suo cervello decise di farla fuggire dal dolore atroce che le rendeva doloroso perfino respirare, Sofia scivolò nell'incoscienza del sonno, con l'immagine sfocata a causa delle lacrime di due sguardi che sembravano volere succhiare via il dolore.
 
Brutus seguiva con passo svelto la sua Signora, nonostante le innumerevoli torture a cui lo aveva sottoposto dopo il suo fallimento, il suo corpo era ritornato sempre perfettamente agile e scattante, soprattutto grazie alle premure che la sua Signora gli regalava. La sua mente reagì violentemente al pensiero d'affetto e devozione verso la sua Signora.
Non capiva che gli stesse succedendo dall'anno scorso. Da quando erano stati da Lusus Nigrum la prima volta la sua mente faceva pensiero contorti e intrisi d'odio per colei a cui dedicava anima e corpo. Saggiamente non ne aveva parlato con la sua Signora, non aveva senso preoccuparla inutilmente, aveva già abbastanza problemi di suo. Con grande sconforto di Brutus, stavano ritornando da Lusus Nigrum, dopo che Godric Grifondoro non era riuscito a uccidere la ragazzina, la sua Signora aveva deciso che fosse meglio continuare ad agire nell'ombra, se si fosse occupata lei stessa della ragazzina avrebbero fatto decisamente prima, ma avrebbero rischiato di far saltare la loro copertura e avrebbero messo a repentaglio il piano a cui la sua Signora si dedicava da tempo con devozione. Brutus osservava malinconicamente la palude circostante, perfino il suo odore di marcio gli era gradevole rispetto all'intensa puzza di putrefazione che permeava la prigione del Lusus Nigrum. Brutus si mise a fischiettare un allegro motivetto per passare il tempo, mentre i suoi piedi affondavano leggermente nella melma accompagnandolo con il loro ciac-ciac.
"Brutus smettila immediatamente di tenere questo comportamento infantile." Sibilò la sua Signora senza rallentare il suo passo, la voce melodiosa sembrò stridere fortemente nelle orecchie di Brutus che tacque di botto.
Decise di ripensare ai sogni che ultimamente popolavano le sue notti, sembravano ricordi più che altro, ma per la loro assurdità Brutus aveva escluso subito quest'ultima idea. Quando erano iniziati pensava di essere impazzito, e che il seme del male fosse stato piantato in lui, così aveva cominciato a prendere pozioni scaccia sogni, ma era stato tutto inutile, i sogni arrivavano lo stesso, per cui aveva deciso di sopportare quelle oscenità in silenzio e compostezza come gli aveva insegnato la sua Signora.
Brutus si scostò i lunghi capelli sudati dal volto armonioso, non era esattamente il massimo avventurarsi in una palude tropicale in agosto, la sua Signora non sembrava soffrire il caldo afoso invece, indossava una meravigliosa veste in broccato dorato che sembrava oscurarsi in confronto alla luminosità e lucentezza delle sua candida pelle e dei suoi capelli d'oro fuso. Guardando la chioma sinuosa della sua Signora nella sua mente qualcosa si mosse, squarciando un velo di nebbia che ricopriva silenziosamente i suoi pensieri. Davanti agli occhi gli passarono strane immagini, veloci e confuse tra loro, sembravano accavallarsi tra loro nella foga di manifestarsi, prima che la nebbia le imprigionasse di nuovo: il ghigno malvagio di una donna dagli occhi smeraldo e i capelli corvini, lo sguardo castano affettuoso di un uomo mentre gli imprimeva un marchio sul braccio, lui ragazzo con una lunga veste viola, che si schizzava insieme ad altri simili a lui alle sponde di un lago cristallino, e poi sempre quell'uomo, mentre gli tende la mano, una risata, uno sguardo preoccupato... un albero!
Brutus sbatté il viso su un albero sottraendosi alle immagini che lo avevano distaccato dalla realtà fino ad adesso, ricadendo con un tonfo nella terra umida, la botta gli fece sanguinare copiosamente il naso, che cercò di nascondere con le mani mentre emetteva un basso grugnito di dolore.
"Brutus!" Lo richiamò la sua Signora fissandolo sconvolta.
È così bella, pensò distrattamente lui, ma la sua mente era tutta un turbinio confuso, per cui con grande sforzo decise di alzarsi e di aggiustarsi magicamente il naso.
"Si può sapere che ti è successo?" Chiese infastidita la sua Signora.
"Mi... Mi ero... Mi sono distratto osservando i vostri magnifici capelli mia Signora, e sono inciampato in una radice.." Mentì Brutus.
Quella sorrise compiaciuta prima di raccomandargli di stare più attento e riprendere il cammino, seguita da un Brutus abbastanza sconvolto. Non aveva mai mentito alla sua Signora! Certo magari omesso particolari per non farla preoccupare inutilmente, ma mai una bugia così aperta. Brutus si convinse che lo aveva fatto solo per la poca importanza di ciò che era successo, probabilmente solo qualche allucinazione dovuta... dovuta alla vicinanza con Lusus Nigrum ovviamente!
Osservandosi intorno capì che ormai erano arrivati, i rumori degli abitanti della foresta erano scomparsi, e il puzzo soffocante inconfondibile. Brutus seguì la sua Signora nella melma stranamente solida, finché all'improvviso come l'altra volta questa non lo risucchiò, facendolo precipitare all'interno della grotta e sbattere nuovamente la testa sul freddo pavimento di pietra. Si alzò velocemente nonostante fosse ancora frastornato, due botte in testa vicine tra loro non erano una cosa da poco, ma non voleva mostrarsi debole di fronte alla sua Signora, che tra l'altro si stava già avviando nei bui cunicoli della caverna, illuminati dalle sue sfere di luce fluttuanti. Memore dell'altra volta, Brutus si concentrò sui ghirigori dell'abito della sua Signora per risparmiare i suoi occhi da nuovi orrori, gli bastava sentire il rumore di ossa spezzate sotto i suoi piedi e la sensazione di calpestare delle volte anche qualcosa di solido e morbido, come un arto umano, viscido, probabilmente per il sangue. Brutus si portò un fazzoletto al naso per coprire il tanfo di escrementi e morte, eppure l'ultima volta non aveva sofferto così tanto l'odore, constatò perplesso. Scesero vari cunicoli sempre più in profondità, per poi giungere all'arco di pietra dove la sua magnifica Signora avrebbe evocato Lusus Nigrum, Brutus ammirava la sua forza e coraggio nell'affrontare a testa alta quella creatura, lui non ce l'avrebbe mai fatta.
A un cenno della sua Signora chiuse gli occhi preparandosi a sentire di nuova la voce di quella creatura.
"Lusus Nigrum vos appeho!" Pronunciò la sua Signora, mentre la sua figura s'illuminava per la magia e i capelli d'oro fluttuavano nell'aria.
All'improvviso sembrò che l'oscurità si muovesse per formare una massa informe senza inizio n'è fine.
"Bene, vedo che la Dama del Lago è tornata. Sei venuta per rendere veritiera la tua promessa?" Disse Lusus Nigrum, la voce terribile che sembrava strisciasse sotto la pelle di Brutus entrando dentro di lui, sembrava provenisse dalle profondità della terra, promettendo morte e malattia.
"E tu renderai fede alla tua?" Ribatté la Dama con voce carezzevole, la sua dolcezza stridente con la violenza che emanava Lusus Nigrum.
"Io mantengo fede ai miei patti, imprimi pure il tuo famoso sigillo magico se non mi credi."
"Giusto per sicurezza." Rispose quella sorridendo, mentre la bacchetta si mosse veloce emanando una forte luce verde.
"Bene, manterrai fede ai patti, ora tocca a me mantenere i miei, ma ricorda, finché non avrai preso lei, non riuscirai a uscire dai confini di Hogwarts, nemmeno con il mio aiuto."
Brutus sapeva che mentiva, di certo la sua Signora avrebbe saputo come liberarlo se avesse voluto, ma a che scopo? Conveniva di certo offrire la libertà ricevendo qualcosa in cambio, come la morte della ragazza. Brutus provò un moto di compassione per quel viso sconosciuto, non avrebbe mai augurato a nessuno di subire il possedimento da quell'essere, ma era per un fine superiore, e in ogni buona causa c'erano vittime. Brutus si aspettava che la sua Signora pronunciasse un qualche incantesimo, ma il silenzio si perdurava accrescendo la confusione in lui, ma non osò parlare.
All'improvviso la nebbia nera densa e viscosa dell’ultima volta lo avvolse, così stretto da togliere il fiato, Brutus ebbe l'impressione che tutte le sue ossa si sciogliessero e poi solidificassero nel modo sbagliato, aggrovigliandosi tra loro, non urlò, ipotizzando sempre che fosse per l'intensità eccessiva del dolore che gli impediva di ragionare, avrebbe invocato a gran voce nella sua mente la morte, in modo che tutto finisse, se non avesse saputo che sarebbe finito di lì poco. L'odore della terra e il suo sapore di essa nella sua bocca arrivò preponetemene interrompendo il dolore, Brutus si alzò sputacchiando, inalando grandi boccate dell'aria marcia della palude, il rumore degli insetti e degli uccelli gli pareva la musica più bella che avesse mai udito. Anche questa volta Lusus Nigrum gli aveva mostrato nuove immagini, non riusciva proprio a capire perché lo facesse ogni volta.
"Che è successo? Come avete fatto a liberarlo mia Signora?" Chiese una volta aggiustatosi.
"Non ti deve interessare mio caro. -sussurrò lei composta- Prenditi un giorno libero, anche questa volta sono fiera di te." Rispose lei radiosa baciandogli la fronte per poi sparire con un sonoro crack.
Brutus si smaterializzò stanco sull'entrata del palazzo, si sarebbe fatto una doccia prima di uscire. Mentre camminava nei lunghi corridoi del castello silenzioso, salutando di tanto in tanto qualche compagno, Brutus ripensava all'aspetto della sua Signora. Quando erano usciti dalla caverna aveva le vesti e bei capelli tutti scomposti, Brutus temeva che Lusus Nigrum le avesse fatto qualcosa, ma la sua Signora era troppo potente, era impossibile, nessuno poteva batterla... Beh quasi nessuno ricordò, ma la profezia parlava solo di un ostacolo insignificante, niente che la sua Signora non potesse battere. Brutus entrò nella sua stanza insonorizzandola, aveva deciso di farsi anche una bella dormita e non voleva essere disturbato da nessuno. Si recò nel bagno attiguo alla camera, lasciando una striscia di abiti sporchi dietro di sé, ci avrebbe pensato dopo a mettere in ordine, ora ci voleva proprio una bella doccia. Quando il getto d'acqua gelida gli colpì la pelle, non poté trattenere a un gemito di piacere di uscire dalle sue labbra carnose, mentre questa sembrava lavargli oltre lo sporco tutta l'essenza malvagia di Lusus Nigrum. Mentre Brutus s’insaponava le braccia muscolose osservò il tatuaggio sul suo braccio destro, alla sua Signora non era mai piaciuto, aveva fatto di tutto per toglierlo, dalla magia, allo strappargli la pelle e anche con il laser babbano, ma niente, quello rimaneva lì sempre con quel colorito nero leggermente sbiadito. Mentre ripercorreva i suoi tratti con le dita, l'immagine dell'uomo che gli imprimeva una runa sul braccio gli balenò nella mente insieme alla consapevolezza che quella runa fosse il tatuaggio sulla sua pelle. La runa sul suo braccio incominciò a illuminarsi bruciando la pelle di Brutus, l'acqua che gli cadeva sopra evaporava in spirali di fumo, e le urla di Brutus risuonarono ancora.
 
"Secondo voi che fine avrà fatto Sofia?" Chiese Sara a Carmine, Chiara e Zayn sedendosi al tavolo dei Serpeverde.
"Non ne ho la più pallida idea." Rispose noncurante Carmine.
"Sarà andata nello scompartimento di quei Grifoni." Ringhiò Zayn nero di rabbia.
"Ma se manco ci parla!" Ribatté Chiara.
"Qui qualcuno è arrabbiato che Sofia non abbia risposto alle sue lettere!" Cantilenò Carmine sfottendolo.
"Non è affatto vero!" Rispose Zayn piccato.
Carmine ridacchiò.
"Pure io non la sento da un po' però sto tranquillo, si sarà persa nel treno imbranata com'è." Lo tranquillizzò Carmine.
"Vado a vedere dove se si è seduta." Disse Sara prima di alzarsi.
Carmine, Chiara e Zayn ascoltarono in silenzio lo smistamento, ma all'improvviso un tuono squarciò il cielo incantato di Hogwarts, mentre un vento ghiacciato spense tutte le candele facendo cacciare qualche urletto tra i Tassi, a Zayn parve di vedere una massa oscura emergere dalle fessure del pavimento, ma il tempo di sbattere gli occhi che era sparita.
"Tutto bene ragazzi, tranquilli, è solo una leggere anomalia magica! -li tranquillizzò Silente riaccendendo le candele- Lupin, ci penseresti tu per favore?" Chiese Silente.
Carmine, Chiara e Zayn si misero a mangiare non appena il Preside Silente disse le famose parole senza senso, prima che una Sara dal viso preoccupato non si sedette in mezzo a loro dicendo
"Sofia non è seduta a nessun tavolo!"
“Cosa?!” Esclamò Zayn alzandosi di scatto rovesciando il succo di zucca sul quel povero malcapitato di Lance là vicino che urlò scandalizzato.
Zayn lo ignorò e si avviò come una furia dal professor Silente travolgendo chiunque gli stesse davanti.
“Professore! Professor Silente!” Gli disse Zayn una volta vicino scuotendolo leggermente.
“Signor Malik le pare modo questo di trattare il Preside?!” Tuonò la McGranitt alzandosi.
“Ti prego Minerva siediti, il ragazzo è evidentemente turbato da qualcosa.” Disse Silente facendo riaccomodare la professoressa che continuò a guardare male Zayn.
“Professore, ElenaSofia Jabarin non è seduta a nessun tavolo, e né alla stazione né sul treno l’abbiamo incontrata.”
“Come non lo sapeva?” Domandò sorpreso Silente.
“Cos’è che dovrei sapere?”
“La signorina Jabarin non ci ha raggiunto quest’oggi.” Disse affranto Silente.
“Si era capito, ma perché? Non avrà cambiato scuola?” Domandò Zayn inorridito da tal pensiero.
“Lo avrei preferito.” Rispose triste Silente.
“Signor Preside, con tutto il rispetto, se non mi dice immediatamente dov’è la signorina Jabarin potrei schiantarla.” Ribatté Zayn con una calma agghiacciante che fece sorridere Silente prima che la sua espressione ritornasse grave.
“La signorina Jabarin è ricoverata al San Mungo, ed è in coma magico da una settimana.”
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve! Come potete vedere tutti non sono morta e sto continuando la storia come promesso! Si lo so che ci ho messo un po’, ma vi avevo avvisato che per colpa della scuola avrei ricominciato a inizio vacanze. Questa volta pubblicherò ogni venerdì, salvo imprevisti di cui vi avviserò prima. Inoltre per chi inizia la storia senza aver letto quella precedente, potrebbe leggere quest’ultima soltanto senza problemi, o almeno credo… comunque, per ci non ricordasse cosa sia un Epodaion Anagkelfos e he effetti abbia, consiglio di andarsi a rileggere il capitolo “Hobby e Scoperte” andando verso la fine. Infine per chi si domandasse perché Lupin, Silente, ecc. sono ancora vivi, vi consiglio di andare a rileggere i primi capitoli sulla fic ad Hogwarts, dove ho già spiegato tutto. Detto questo vi saluto, ci vediamo alla prossima e come sempre recensite numerosi mi raccomando! ;)
  
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