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Autore: Layla    06/06/2014    0 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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21)Principessa per un giorno, perdente tutto l'anno (posso evitare il ballo?).

 

Se il tuo ragazzo dorme da te e i tuoi non lo sanno è quasi un obbligo alzarsi molto presto e farlo sgattaiolare via.
Così alle sei Tom se ne va e io noto che c’è un nuovo strato di neve sui marciapiedi e sui giardini, per non parlare della strada. Oggi sarà molto difficile raggiungere la scuola, quasi quasi vado in pullman, non sono morta ieri dopo aver combattuto con un gigante, non voglio morire oggi per un banale incidente automobilistico.
“Che palle, bella la neve, ma che seccatura!”
Sbadiglio, per poi tornarmene a letto, dato che ho diritto ancora a un’ora e mezza di sonno.
Mi sveglio alle sette e mezzo, sono la prima a usare il bagno e trovo mia madre in cucina che guarda preoccupata fuori dalla finestra.
“Buongiorno.”
La saluto assonnata.
“ ‘giorno. È nevicato ancora questa notte, che strano inverno.”
“Sì? Forse è meglio che io prenda l’autobus stamattina.”
“Forse è meglio, gli autisti sono più esperti.”
“Perché stamattina dobbiamo prendere l’autobus?”
Ci chiede la voce assonnata di mia sorella.
“Perché ha nevicato ancora.”
“Che palle.”
Si siede davanti alla sua ciotola di cereali e inizia a mangiare svogliata, ha un’aria stanca.
Quando saliamo al piano di sopra le chiedo cos’ha.
“Sono preoccupata. Per voi, per Mark e… un pochino per me, ho l’impressione che qualcuno miri a far fuori quelli che sanno.”
Io sospiro.
“Ecco perché non volevo dirtelo.”
“No, tu hai fatto bene. Le mie sono solo paranoie.”
Mi risponde prima di chiudersi in camera sua, io lo chiamerei istinto di conservazione ed è un bene che non ne sia sprovvista, almeno mi faciliterà il compito di proteggerla.
Mi vesto, cercando i miei abiti più pesanti e pensando che probabilmente dovrò proteggerla da Joel, cioè quello che teoricamente dovrebbe essere un nostro alleato.
Io in lui non credo più, credo a Keisha, ma non a lui.
In lui c’è qualcosa di sospetto che aumenta di minuto in minuto, sembra senza cuore, senza emozioni e contro di noi.
Finisco di vestirmi e mi reco alla fermata del bus con mia sorella, stranamente stamattina è molto affollato e gli unici posti liberi sono quelli vicino all’autista.
“Ah, le sorelle Malone! Erano anni che non vi vedevo.”
“Da quando Chia ha preso la patente due anni fa.”
Lui sospira.
“Come passa il tempo. Sembra ieri che eravate delle matricole e quest’anno vi diplomate.”
“Già, il tempo passa.”
Commento io.
Il tempo passa e si scoprono nuove cose di sé stessi e della propria natura e – purtroppo – certe volte si rimpiange di averli scoperti e si desidera tornare all’innocenza primaria.
Nulla, purtroppo, può ridarcela e dobbiamo convivere con queste nuove parti, per quanto a volte possano fare male come protesi sbagliate.
-In fondo non ho mai desiderato davvero conoscere la mia vera famiglia, i miei e Izzie mi bastavano, ma ci sono inciampata il giorno in cui ho salvato Tom.
Non mi pento, ma avrei preferito non sapere della missione, della mia morte, di Keisha e di Joel.
Forse c’è un destino più grande di noi che muove le pedine a suo piacimento e ci fa degli sgambetti, a volte.
Chissà.
Chi può saperlo di noi miseri umani o alieni che siano?-
In ogni caso il pullman è arrivato a scuola e io e mia sorella scendiamo, nel parcheggio ci sono Tom e Anne che chiacchierano tranquillamente. Loro devono aver preso la macchina.
Appena ci notano ci vengono incontro, Tom mi bacia, Anne e Isabel chiacchierano, ormai sono diventate amiche.
“Pronte per una nuova giornata scolastica?”
Ci chiede ironico Tom.
“Chi è mai pronto per queste cose?”
Rispondo io con un sospiro.
“Tanto più che alla prima ora ho un compito di mate.”
“C’era un compito di mate?”
Mi chiede stupito Tom.
“Sì.”
“Merda!”
Si passa le mani sul volto.
“Non lo sapevo, non sono preparato.”
Ci guarda.
“Voi non mi avete visto, io me ne vado.”
“Ehm, ok.”
Guardo il mio ragazzo fuggire attraverso il parcheggio e penso sia matto in senso buono, spero che andrà da Mark o da qualche amico o è in guai peggiori del compito di mate.
“Dai, Chia entriamo. Non ho intenzione di congelare qua fuori.”
Mia sorella mi trascina dentro e cerca di coinvolgermi in una conversazione con Anne, principalmente per distrarmi da Tom, e alla fine ci riesce. Parliamo tutte e tre di un ballo che si svolgerà prima del giorno del Ringraziamento.
Noi non abbiamo il ballo di Halloween, ma questo. Immagino sia un tentativo di renderci originali rispetto alle altre scuole, ma io lo trovo piuttosto insensato. Non la pensano così mia sorella e Anne che non fanno altro che parlare di vestiti e negozi.
Wow! Per un attimo ho l’impressione di essere in un gruppo di cheerleader, che cosa strana!
Arrivo davanti all’aula di mate e le saluto.
“Ciao, divertitevi.
Izzie, stai attenta.”
“Va bene.”
“La tengo d’occhio io o Mark potrebbe non perdonarmelo.”
Mia sorella sbuffa, dice che le nostre cautele sono eccessive, secondo me sono fin troppo blande visto che chi ha tentato di uccidere i due Hoppus non si è fatto alcuno scrupolo.
In ogni caso entro in classe e prego che vada tutto per il meglio, sia per il compito che per mia sorella.
 

Finalmente le lezioni finiscono, io e le altre andiamo alla casa nel deserto.
Accetto volentieri il passaggio di Anne e noto che subito dietro di noi c’è la macchina di Keisha e Joel che ci segue fino alla piazzola.
Scendiamo e ci troviamo davanti le loro facce.
“Ciao.”
“Ciao.”
Rispondiamo noi, io cerco di scrutare Joel senza che lui se ne renda conto.
“Strana questa neve, vero?”
“Uhm, sì. In effetti è strano, Keisha.”
“Andiamo? Così possiamo chiacchierare o allenarci al caldo.”
Noi tre la seguiamo, Joel si mette in coda dopo di noi, chissà perché.
Arrivati alla casa, troviamo Johnny e Tom che giocano a un videogioco e lanciano improperi ogni due per tre, a seconda di chi sta vincendo o perdendo in quel momento.
Non notano nemmeno che siamo arrivati.
Maschi.
Mettili davanti a un videogioco e si comporteranno tutti come dei bambini!
“Ragazzi, non so se vi interessa, ma siamo arrivati!”
Urlo io, facendoli sobbalzare.
“Oh, ciao ragazze! Scusate, ma stavamo giocando e non vi abbiamo sentito arrivare.”
“Questo è palese.”
Commento sarcastica io.
“Eddai, Chia! Finalmente ho trovato qualcuno che sa giocare!”
“Tu e Mark dovresti conoscervi, lui è ancora più fanatico di giochi.”
“A proposito di Mark, Johnny mi accompagni al ballo, vero?”
Lui mi guarda senza capire.
“Beh, il ballo c’è la settimana prima del Ringraziamento.”
Rispondo io.
“Ah. Sì, Anne. Ma perché me lo hai chiesto ora?”
Anne ci guarda esasperata.
“A volte siete davvero degli alieni, più del solito voglio dire. È l’argomento top del liceo, il ballo È l’evento del liceo, è importante.”
“Uhm.”
“Niente uhm, Chia. Tu, Isabel e Keiha verrete con me a prendere l’abito.”
Io impallidisco e lungo la mia schiena corre un brivido, datemi un gigante e lo affronterò con calma, proponetemi una giornata di shopping e scapperò come un coniglio.
“Ma sei sicura che sia necessario?
Voglio dire, posso venire con una gonna e degli anfibi.”
Anne mi fulmina.
“No, Anne, eh?”
“No. È un evento importante, mostrerai le foto di questo ballo ai tuoi figli e ai tuoi nipoti.”
Non credo proprio, penso che gli darò fuoco una volta finita la tortura.
“Keisha, tu con chi verrai al ballo?”
La domanda di mia sorella la lascia spiazzata.
“Uhm, non lo so.”
“Potresti chiederlo a Joel.”
Lui la fulmina con un’occhiataccia.
“Non ci penso nemmeno, vista la piega del discorso me ne vado.”
Detto, fatto. Nella stanza rimaniamo solo noi e ho capito che questa sarà una seduta dedicata al ballo, nonostante Keisha non voglia.
“Dai, Keisha! Ci sarà qualcuno che ti piace!”
“Uhm, quel ragazzo biondo che segue scienze con noi non è male.”
Anne e Isabel rimangono un attimo in silenzio.
“Forse si riferisce a David Kennedy, se così fosse sei fortunata. Lui è molto timido e non credo abbia ancora ricevuti un invito.”
“Vabeh, ci proverò.
Non possiamo cambiare argomento?”
“NO.”
Keisha sospira.
“ E va bene. Se è una tradizione terrestre così importante mi ci adatterò.”
“Questo è lo spirito giusto, ragazza!
Domani andremo  a prendere i vestiti.”
Involontariamente  mi metto le mani davanti agli occhi, una sfilata di abiti lunghi e pieni di lustrini mi passa davanti agli occhi.
Ugh.
“Chia?”
“Niente lustrini o sarò costretta a uccidermi.”
“La solita tragica.”
Il tono di mia sorella non mi piace.
“Non sto scherzando, Izzie. Un vestito semplice va bene, uno con lo strascico, i lustrini, le rose di stoffa no.”
“Ma non devi metterlo tutti i giorni, per una volta prova a sentirti una principessa.
“Io sono già una principessa.”
Sospiro.
“Oh, già dimenticavo.”
“Io no, ma non fa niente.
Domani ci sarò alla tortura.”
Keisha mi guarda incuriosita.
“È così brutto?.”
“No, non è brutto, è noioso e non so cosa sia peggio.”
Anne e Isabel sbuffano.
“Non darle retta, lei è semplicemente un orso misantropo.”
Io rispondo con una risatina falsa, ho capito che nulla mi salverà dalla giornata di shopping, nemmeno Cristo con i cavalieri dell’apocalisse o l’apparizione improvvisa di un branco di unicorni.
Merda, speriamo che la tortura duri poco o potrei dare di matto.
Non sono mai stata una a cui piacesse particolarmente fare shopping soprattutto in negozi costosi in cui ti valutano – solitamente con uno sguardo glaciale – per quello che indossi.
Farò questo sacrificio solo per fare felice mia sorella.

 

Il giorno dopo, finita la scuola, partiamo per San Diego.
Io e Keisha abbiamo entrambe uno sguardo perplesso, come di chi si trova a disagio in un certa situazione, ma non sa come uscirne.
“Anne, dove andiamo di preciso?”
Le chiedo urlando e cercando di sovrastare le urla dei Pistols.
“In un grande magazzino in centro a San Diego! È pieno di roba fighissima!”
“Va bene!”
Keisha mi guarda sconsolata e io mi sento in dovere di spendere due parole per spiegarle cosa diavolo è questo dannato ballo e perché è così importante.
ringraziamente,“Beh, il ballo è una tradizione, ce ne sono diversi lungo l’anno legati a varie feste. C’è quello dell’inizio della scuola, Halloween (ma non è obbligatorio), Ringraziamento, Natale, la festa di primavera e il grande bello di fine anno.
È importante perché in un certo senso mette nero su bianco quale sono le gerarchie scolastiche, è una cosa stupida, ma in questo ambiente piccolo ha un grande valore.
Separa i perdenti dai vincenti, mostra impietosamente gli sfigati che non hanno nessuno da portare al ballo e fa sparlare le ragazze sui vestiti che ognuna di loro ha indossato in quell’occasione, la musica passa in secondo piano.
Lei si gratta il mento.
“Un po’ come i balli di corte.”
“Qualcosa del genere, ma in chiave ridotta.
Dio, io mi prendo un vestito nero e al diavolo Anne e Izzie.”
“Grazie!”
Urlano le dirette interessate.
“Prego!”
Rispondo io sarcastica.
Arriviamo in centro e Anne parcheggia poco lontano da un palazzo alto e largo, deve essere il famoso centro commerciale, fa impressione.
“È questo il posto?”
Chiedo io, deglutendo.
“Esattamente.”
Entriamo e loro due si dirigono immediatamente verso il secondo piano, io e Keisha trotterelliamo dietro di loro, confuse e perplesse.
Arrivate al secondo piano Isabel e Anne si voltano verso di noi.
“Adesso, noi andiamo a cercare i nostri vestiti, tu accompagna Keisha.
Ci vediamo qui tra mezz’ora tra le prove.”
Io e l’aliena iniziamo a gironzolare per il centro, io non ci metto molto a trovare il mio abito: un tubino senza maniche di seta nera che arriva appena sotto il ginocchio, ma con uno spacco molto generoso.
Ora tocca a lei.
Lei sceglie un abito color panna di cotone lavorato (a me ricorda il centrino gigantesco che c’è a casa di mia nonna, ma ok), con delle spalline abbastanza larghe.
Noi due abbiamo risolto, ora tocca alle altre due.
Mia sorella ha scelto un abito verde acqua senza spalline che si stringe sotto il seno grazie a una cordicella e che le arriva sopra la ginocchia e che una riga di tessuto lavorato qualche centimetro sotto l’orlo.
Anne ha scelto un abito rosso senza maniche, la parte del seno è di seta e si incrocia esattamente al centro, la gonna – che le arriva poco sopra le ginocchia – è di chiffon, sotto si vede la  federa rossa.
“Bene, ora si fa la prova dei vestiti!”
Esclama eccitata mia sorella.
Stiamo tutte benissimo, ora mancano le scarpe e i gioielli.
Io prendo un paio di scarpe nere con il tacco altissimo laccato di rosso, un paio di guanti neri – giusto per stare vintage – una borsa minuscola e una collana e un braccialetto di falsi diamanti.
Keisha invece compra dei sandali azzurri che si chiudono alla caviglia con due eleganti lacci, il resto della scarpa è marrone ed è di quel colore che si prende una borsa, la collana invece è di pietre dure azzurre.
Mia sorella compra un paio di sandali arancioni a tacco alto e con un po’ di zeppa bianca, una mini borsa in tinta con l’abito e una collana d’ambra.
Anne invece prende una minuscola borsa nera, degli elaborati sandali neri che le arrivano poco sopra la caviglia e un collare di velluto con al centro un diamante fisso.
Spero che il manicomio sia finito, visto che tutte hanno trovato quello che desideravano e probabilmente non sfigureremo al ballo.
Paghiamo tutto alla cassa, incredibile come queste stronzate siano costose.
“Spero che il gioco valga la candela, perché abbiamo speso un bel po’ di soldi.”
Mugugno io.
“Sempre la solita ottimista.”
“Cerco di essere realista. Cosa ne dite di andare a mangiare qualcosa in un Mac?
Ho una fame della madonna.”
Mia sorella e Anne mi guardano incredule.
“Ma bisogna stare a dieta per entrare negli abiti.”
Io chiudo gli occhi, inspiro profondamente e stringo le mani a pugno.
“Sentite, non fatemi salire il crimine prima del tempo!
Già odio dover andare a questo ballo, se adesso mi private anche del Mac faccio una strage.”
Isabel e Anne sospirano.
“Va bene, va bene, serial killer in incognito.”
Cariche di buste e borsette ci dirigiamo verso il Mac Donald del centro commerciale e ordiniamo più o meno tutte uno spuntino sostanzioso.
Io inizio a sentirmi un po’ meglio, deve essere l’effetto della pancia piena. Si è sempre di buon umore dopo aver mangiato.
“L’hai già chiesto a Tom, Chia?”
“No, perché? Tanto ci viene con me se vuole vivere.”
“Ok, ma tocca alle ragazze chiedere e tu devi chiederglielo.”
Io alzo gli occhi al cielo, pensando che odio i balli, purtroppo non c’è nulla da fare.
“Va bene, va bene, lo farò. Spero solo che qualcuna non ci abbia provato o la cuocio a fuoco lento.”
Le altre ridono.
Finita anche la pausa da Mac Donald, prendiamo le nostre cose, paghiamo e ce ne torniamo a Poway.
Domani chiederò Tom di venire al ballo e spero – sul serio – che qualche vacca non ci abbia provato prima di me.
Arrivate a casa, troviamo mamma in salotto, ha un’espressione di pura curiosità che non mi piace per niente.
“Allora, ragazze! Cosa avete preso?”
Cinguetta lei allegra.
Oh, no! Fa che non sia quello che penso!
“Se vuoi te lo mostriamo subito!”
Risponde Izzie con un sorrisone, lei tira immediatamente fuori il suo abitino verde acqua, i sandali arancioni e bianchi, la borsa e la collana.
Mia madre la guarda piena di ammirazione e di felicità, sembra non abbia mai visto nulla di più bello.
“E tu?”
“Io cosa?”
Cerco di fare la svampita, ma non inganno nessuno, così sbuffando metto il mio tubino di seta nera, i guanti, la borsa e il braccialetto e il collare di diamanti finti, la milleottanta non la mollo.
“Tesoro, stai benissimo! Sembri Audrey Hepburn!”
Non esageriamo, quella era davvero sempre elegante con due stronzate addosso e poi non aveva i capelli azzurri.
“Grazie, mamma! Ma non ti sembra di esagerare?”
Lei scuote la testa, qualche lacrima le solca il viso.
“Siete bellissime!”
Ci abbraccia e stranamente in questa manifestazione sento lo strano sapore dell’addio.
Addio a che cosa o a chi non lo so.
So solo che presto ci sarà un addio.

Angolo di Layla.

Eh, sì. Joel è decisamente un traditore e presto pagherà. Vabeh, non anticipo nulla. Grazie a Graceansmile per la recensione.

   
 
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