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Autore: Letterenascoste    07/06/2014    3 recensioni
Breve, brevissima continuazione dell'episodio finale (2x13) che si svolge in un arco di pochi metri e di poche parole.
Ecco come mi piacerebbe vedere Will nella prossima stagione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Will Graham
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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An eye for an eye.

 


Will era straziato a terra. I suoi occhiali erano appannati a causa del calore che gli arrecava quel forte dolore. Non era il dolore che gli squarciava lo stomaco che gli faceva annebbiare la vista, non era l’odore del sangue che gli offuscava la mente a renderlo più consapevole, non era il pensiero della morte a preoccuparlo. No, lui non sarebbe morto, lo giurò a se stesso guardando la figura di Hannibal Lecter allontanarsi e farsi spazio tra il sangue e la morte e l’amore disperato e solitario.
Sentiva il sangue defluire lontano da lui, la Morte accarezzargli il volto come una madre che prepara un banchetto per il ritorno di un figlio smarrito, ma lui aveva deciso che non si sarebbe seduto a quella tavola apparecchiata appositamente per lui. Deglutì, molte volte, mentre un forte senso di nausea si impadroniva di lui facendogli girare la testa. Voleva, doveva, desiderava più di ogni altra cosa aggrapparsi a quella sua vita che troppo spesso aveva dato per scontata e banale, addirittura anche triste. Voleva vivere, anche se non aveva più nessuno di caro al mondo; doveva vivere, perché sentiva che il sangue che scorreva su quel pavimento apparteneva alle persone sbagliate; desiderava vivere, perché vivere è vendetta verso chi lo voleva morto e solo e disperato.
Appoggiò la testa contro il bancone di legno a cui dava le spalle, mentre i paramedici e la polizia irrompevano in quella stanza e calpestavano il suo, il loro, sangue.
«Portate due barelle, presto» udì dire da un giovane uomo che aveva preso a setacciare il suo collo per riscontrare il battito, flebile ma vivo.
Una donna invece cercava di prestare soccorso al corpo ormai esamine di Abigail Hobbs. Forse era bionda, forse mora, ma cosa importa? Importa invece, doveva ricordare ogni dettaglio.
«Ne serve subito un’altra» gridò un altro uomo, più vecchio, più stanco dell’orrore inesausto che governa questo mondo, aprendo la dispensa a cui si arrivava grazie ad una lugubre scia di sangue e morte.
Will sentì qualcosa stringergli il busto e il dolore aumentò, così come lo sforzo di rimanere vigile, vivo. James, il paramedico più giovane, lo sollevò facendosi aiutare da Amanda, la donna forse bionda o forse mora, che aveva ormai decretato con parole solenni la morte della giovane vittima.
Sentiva le rotelle della barella che strisciavano e si impregnavano di lui e di Abigail e di Jack, strisciavano delineando il percorso da quel bancone italiano da cucina, tanto raffinato e costoso, fino all’esterna ambulanza, passando accanto a piccole chiazze di sangue appartenenti ad Alana e che si infiltravano nella pietra scura che precedeva l'entrata di quella casa degna si essere protagonista del peggiore film dell’orrore. Una scossa gli inflisse ancora dolore, quando sollevarono il trasportino e lo fecero entrare nell’ambulanza.
«Non preoccuparti, non morirai» gli disse Amanda, forse bionda o forse mora, quando lo chiuse dentro l’ambulanza, lasciandolo solo con il suo dolore.
Non preoccuparti, non morirai. Will rise, di gusto, più forte. Io non morirò, non ora. Pensò guardando la lamiera bianca dell’ambulanza. Non posso permettermi di morire, non prima di vedere i suoi occhi supplicarmi di ucciderlo e di perdonarlo.
Rise ripensando alle parole di Hannibal «Io ti perdono, Will».
Avrei dovuto farti sbranare da quei maiali; avrei dovuto squarciare la tua gola fino a che ogni stilla del tuo essere non ti abbandonasse; avrei dovuto fare di te un arrosto succulento, di quelli che ti piacciono tanto. Ma la storia, lo so bene, non è fatta di ‘avrei’, per questo io ti prometto, amico mio, che troverò la mia pace con la tua morte e con il tuo sangue e con il tuo dolore. Recherò gioia dalla tua felice dipartita, più di quanto tu ne abbia provato nel togliermi tutto ciò che avevo di più caro; donerò pace a quelle anime care che mi hai sottratto; assorbirò il tuo essere per impedirti di continuare ad essere. 
E’ una promessa e le promesse si mantengono, non voglio essere di certo maleducato con te, amico mio.

Will rise da solo, isterico e cosciente, in quell’ambulanza che si allontanava dall’abitazione del dottor Lecter, per le strade di Baltimora, diretta all’ospedale più vicino, diretta verso una vita che possedeva un vago eppur spiccato retrogusto di vendetta.
Occhio per occhio rende il mondo cieco, sì, ma rende me fottutamente felice.

   
 
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