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Autore: Princess Kurenai    07/06/2014    3 recensioni
I giornali avevano parlato a lungo di quella tragedia. Di come il mondo dello sport giapponese - non solo a livello liceale ma anche professionistico - fosse rimasto scosso da quell’avvenimento.
Aomine Daiki, membro della Generazione dei Miracoli e asso della Touou, era morto durante una partita dell’Inter High. Si era accasciato sul parquet senza dire una parola, e da lì non si era più mosso.
Infarto. Era stato quello il referto medico.
Un infarto, a soli diciassette anni.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kiseki No Sedai, Ryouta Kise
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Elaborazione del Lutto
Fandom: Kuroko no Basket
Personaggi: Kise Ryouta + Generazione dei Miracoli
Pairing: No Pairing
Genere: Introspettivo, Malinconico
Rating: SAFE
Avvertimenti: OneShot, Temi Delicati, Character Death
Conteggio Parole: 1225
Note: 1. Proveniente dall’askblog che ho aperto! Potete mandarmi prompt o tracce di trama, quello che volete, ed io cercherò di scriverci una fic per voi :3 se siete interessati questo è il link Sharara ☆ Goes On
2. Una certa persona *coff*Nari*coff* mi ha promptato questa cosa: “Aomine muore all'improvviso. Kise non sa come reagire alla cosa. La peggio bad ending che puoi concepire. (:DD)” ed io mi sono lasciata trasportare creando questa fic. Non c’è un vero e proprio bad ending (non ci sono riuscita çAç), so solo che ad una certa la fic è diventata semi biografica e boh XD
3. Assolutamente non betata! Ci sono tanti errori e chiedo perdono çAç



I giornali avevano parlato a lungo di quella tragedia. Di come il mondo dello sport giapponese - non solo a livello liceale ma anche professionistico - fosse rimasto scosso da quell'avvenimento.

Aomine Daiki, membro della Generazione dei Miracoli e asso della Touou, era morto durante una partita dell’Inter High. Si era accasciato sul parquet senza dire una parola, e da lì non si era più mosso.

Infarto. Era stato quello il referto medico.

Un infarto, a soli diciassette anni.

Nella storia familiare di Aomine c'erano stati altri casi di problemi cardiaci. Piccole cose, dettagli che venivano puntualmente a galla solo dopo l'accaduto. Perché nessuno poteva immaginare una morte simile per un adolescente. Non per uno come Aomine.

Avrebbero potuto fare qualcosa per salvarlo? Avrebbero potuto prevenire quell'incidente con le stesse notizie che erano giunte dopo la sua morte?

Domande. Domande e altre domande che sarebbero rimaste tali per sempre. Perché trovare delle risposte non avrebbe modificato quello che era accaduto.

Aomine era morto e nessuno poteva cambiarlo.

I giornali continuarono a parlare di quella disgrazia fino a quando, lentamente, la notizia non scomparve del tutto, sostituita da altri fatti d'attualità che facevano vendere più copie rispetto a quella 'storia vecchia'.

Bisognava andare avanti, era quello il messaggio indiretto dei media. Dovevano superare il lutto, far si che quella ferita si cicatrizzasse, perché il rialzarsi e andare avanti era tipico dello spirito giapponese

Il torneo aveva infatti ripreso il suo corso, e le squadre erano rientrate in campo con il lutto al braccio, pronte a darsi battaglia per lo sport che aveva fatto nascere e morire Aomine.

Perché, nella tipica ed egoistica frase fatta per quelle occasioni, cercarono di convincersi che "era quello che Aomine avrebbe voluto". Ma se Momoi e Kuroko si erano aggrappati a quelle parole nel tentativo di superare quel trauma - si erano fatti forza a vicenda, aiutati come potevano dagli amici e dalle loro squadre -, Kise non aveva accettato nessuna delle mani tese verso di lui pronte ad aiutarlo.

Il modello e asso del basket, membro della Generazione dei Miracoli, aveva iniziato ad occupare le copertine dei giornali scandalistici.

Aveva perso peso? Era sempre più pallido? Aveva problemi con la modella che i tabloid descrivevano come la sua fidanzata del momento?

Articoli frivoli che neanche lontanamente si avvicinavano alla realtà dei fatti. Perché nelle cinque ipotetiche fasi dell’elaborazione del lutto, Kise non era stato in grado di raggiungere l'accettazione.

Non riusciva a credere che Aomine non ci fosse più. Continuava a cercarlo e ad aspettarlo, a comporre il suo numero e ad ascoltare la voce registrata dell’altro che gli diceva di lasciare un messaggio ma di non rompere le scatole.

Era arrivato addirittura ad arrabbiarsi con lo stesso Aomine per essere scomparso, per non farsi più sentire, o a sfiorare degli scatti di violenza con tutti quelli che utilizzavano la parola ‘morto’ nella stessa frase con il nome dell’altro.

E mentre i giornali continuavano a vendere copie riguardanti la vita privata di Kise - foto rubate che lo ritraevano magro e pallido attraverso la finestra di casa -, i genitori del ragazzo e le sue sorelle avevano inutilmente tentato di farlo uscire, di aiutarlo a parlare e ad accettare quanto era accaduto, ma Kise era sordo alle loro parole.

Anche i suoi compagni di squadra avevano cercato di stargli vicino, così come i restanti membri della Generazione dei Miracoli, ironicamente riunita proprio a causa di quella perdita, e che forse più di tutti comprendevano il dolore di Kise. Ma nessuno di loro sapeva come aiutarlo.

Il muro di rifiuto che Kise aveva eretto attorno a sé non era stato scalfito dall'empatia di Kuroko, né dalla rabbia di Momoi, e né tanto meno dai dolci che Murasakibara aveva preparato - non era bravo con le parole, non in quei casi almeno, poteva solo cercare di aiutare l'ex compagno di squadra con qualcosa di più materiale.

Midorima alla fine era rimasto in silenzio, perché non esistevano oggetti fortunati per superare un lutto - lui stesso aveva cambiato modo di vedere il mondo, perché 'quel giorno' non poteva essere quello fortunato per quelli del segno della Vergine.

Solo Akashi fu in grado di strappargli una piccola reazione quando, con la sua innaturale calma, propose di portarlo direttamente da Aomine. Gli impose di farsi una doccia e di mangiare qualcosa, e solo quando Kise ebbe finalmente un aspetto presentabile gli permisero di uscire di casa.

Tutta la ex squadra della Teiko aveva subito intuito quali fossero le intenzioni di Akashi, ed infatti non si stupirono quando, dopo il viaggio in treno, il loro capitano li condusse al cimitero. Solo Kise, ancora chiuso nel suo cieco rifiuto, faticò a capire.

« Che… scherzo è questo?», domandò infatti con un filo di voce quando si fermarono davanti alla lapide di Aomine.

« Non è uno scherzo, Ryouta», rispose calmo Akashi, tenendo gli occhi fissi sulla schiena di Kise, osservando i leggeri tremiti che iniziarono a scuoterla.

« Mi avevi detto che… saremo andati da Aominecchi».

« Ed è quello che abbiamo fatto».

Kise si voltò lentamente verso di lui, scrutandolo con gli occhi già arrossati prima di far scorrere lo sguardo sugli altri membri della Generazione dei Miracoli.

« N-non è qui», mormorò con voce debole, « P-perché mi hai… p-portato qui?»

« Non lo avevi ancora salutato, Kise-kun», si intromise Kuroko, attirando su di sé lo sguardo dell’altro.

« Non posso salutarlo, Kurokocchi», soffiò, mordendosi le labbra ed ignorando gli occhi arrossati del più basso, « N-non è qui… l-lui non p-può essere qui».

Scosse il capo ostinato, faticando a sua volta trattenersi dal piangere. Cercando con tutte le sue forze di allontanare la verità, di rifiutarla come aveva fatto fino a quel momento. Portò istintivamente la mano sul volto, sfregando il palmo sugli occhi per arginare le lacrime.

« Mancavi solo tu, Ki-chan», aggiunse dolcemente Momoi. La voce le tremava e non faceva niente per fermare le lacrime che avevano iniziato a scorrere sul suo viso.

Kise però continuò a scuotere il capo, ripetendo a sé stesso che Aomine non era morto, stringendo le dita con tutte le sue forze su quell'affermazione che, tuttavia, iniziò a scivolare via come sabbia.

« Devi lasciarlo andare», mormorò Midorima, aprendo bocca per la prima volta, « Sprecare la tua vita non... onorerebbe la sua», esitò per qualche istante, incerto sulle parole da utilizzare.

« N-non è v-vero», continuò ad insistere Kise, « A-Aominecchi n-non è... non è… m-m-...», la voce gli mancò nel pronunciare quella parola.

Morto.

Si tappò la bocca, soffocando i singhiozzi, prima di venir attirato contro il petto di Murasakibara dalle braccia di questo. Esitò e combatté per liberarsi da quella stretta, rifiutando la realtà come una bestia intrappolata, ma alla fine riuscì solo a stringere le dita sulla tuta del suo ex compagno di squadra e a scoppiare in un pianto liberatorio.

Non stava bene e non avrebbe mentito dicendo che dopo quello sfogo stava meglio perché il suo cuore faceva così male da mozzargli il fiato, ma sentiva davvero le spalle più leggere.

Anche Momoi scoppiò in lacrime, tappandosi la bocca con le mani per soffocare i singhiozzi ed appoggiandosi a Kuroko alla ricerca di un sostegno che, ovviamente, non le venne negato.

Erano giovani, certo, ma erano anche ben consapevoli che quella ferita non si sarebbe cicatrizzata tanto facilmente. Per tutti - non solo per Kise, che solo in quel momento aveva iniziato ad elaborare per davvero il lutto - la strada da percorrere non sarebbe stata semplice, ma si sarebbe rivelata ancora lunga e dolorosa… ma non per questo impossibile.

   
 
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