Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: nala91    07/06/2014    3 recensioni
Mai spezzati, mai piegati, mai inchinati… Ti proteggerò io sorellina… Sempre!
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Elia Martell, Gregor Clegane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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BOWED, BENT, BROKEN

Il caldo soffocante riusciva a penetrare gli spessi muri del Fortino di Maegor nonostante i pesanti tendaggi che ricoprivano le finestre. L’aria era  pesante e irrespirabile. Seduta sul letto al centro della stanza, Elia poteva sentire il clangore delle armi, le urla e i pianti delle persone dilaniate dagli uomini di un Lord che aveva promesso loro protezione e, invece, aveva scatenato solo morte.
Erano passati solo pochi minuti da quando Varys, l’eunuco, era entrato trafelato nella stanza e le aveva messo tra le braccia un bambino a lei sconosciuto, affermando la necessità di uno scambio per sperare di salvare il principe Aegon. Elia non aveva nemmeno voluto considerare l’idea all’inizio. Aegon era suo figlio, il figlio di Rhaegar, un Targaryen e legittimo erede al Trono di Spade, come poteva privarlo di tutto ciò? Come? Erano state le urla delle persone innocenti, massacrate nelle strade della capitale, a farle cambiare idea, innocenti, come suo figlio. Calde lacrime le avevano rigato il bel volto, mentre guardava l’eunuco portarlo via, lontano da lei. Il re l’aveva fatta rinchiudere in quella maledetta stanza senza permetterle di salvare i suoi figli e anche ora non faceva nulla. No, Aegon si salverà! Varys riuscirà a portarlo fuori da Approdo del Re… ma Rhaenys?
Elia si voltò a guardare il volto di sua figlia che stava dormendo accanto a lei. Il suo respiro tranquillo e regolare calmarono, per un momento, la tempesta di sentimenti nel suo cuore. Dolcemente scostò una ciocca di capelli dal viso della bambina e un sorriso le increspò le labbra, mentre guardava la piccola principessa succhiarsi il pollice. Anche lei era solita farlo da bambina e il suo adorato fratello, Oberyn, la rimproverava dicendole scherzosamente che nessun principe avrebbe voluto sposare un ragazza con i denti storti.
Un’intera vita sembrava essere trascorsa da quei giorni felici a Lancia del Sole insieme a lui e a Doran. Quando erano soliti giocare nelle limpide acque azzurre dei Giardini dell’Acqua. Non si era mai sentita sola laggiù, attorniata dai suoi fratelli, dai suoi amici e dalle persone che la amavano, ma era completamente sola adesso, in quella città che non aveva mai sentito veramente casa sua. Solo quando Rhaegar era con lei sentiva di essere felice, ma lui non era lì, forse non c’era mai stato… Perché l’aveva abbandonata? Perché l’aveva lasciata da sola ad affrontare quell’inferno? Era sempre stata una buona moglie. Fedele, leale, gli aveva dato un erede. Lo aveva amato più di chiunque altro e  lo amava ancora, nonostante tutto, nonostante lei, quella ragazza lupo che lo aveva portato lontano dalla sua famiglia e aveva scatenato una guerra, portando distruzione e morte nella sua vita e, soprattutto, in quella dei suoi figli. Si sentiva sopraffatta da un odio profondo  che non aveva mai provato prima, un odio alimentato come un fuoco dall’invidia verso quella ragazza che poteva avere ciò che lei aveva sempre voluto e che non era mai stato suo: l’amore incondizionato del suo amato principe.
Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati, questo era il motto dei Martell, quello che Oberyn era solito gridare con orgoglio, mentre duellava scherzosamente con i suoi amici per le stradine polverose di Lancia del Sole. In quegli innocenti giochi di infanzia, lei era sempre la principessa che Oberyn giurava di difendere fino alla morte. “Ti proteggerò io, sorellina… sempre!” era solito dirle, ma nessun cavaliere dalla lucente armatura sarebbe accorso in suo aiuto questa volta, nessuno avrebbe salvato Rhaenys o il piccolo bimbo sconosciuto che dormiva ora  tra le sue braccia.  
L’improvviso frastuono di porte divelte  la strappò ai suoi pensieri. Un gruppo di uomini in armi era entrato ed Elia riconobbe in testa al gruppo Gregor Clegane, la Montagna che cavalca, l’uomo più crudele ai comandi di Lord Tywin e Ser Amory Lorch. Istintivamente la principessa abbracciò sua figlia e strinse al seno il bimbo. Ser Gregor e Ser Amory  Lorch le si avvicinarono senza dire niente. La principessa si ritrasse verso la testiera del letto, ma  la montagna che cavalca l’afferrò saldamente per le caviglie, mentre due uomini le strappavano dalle braccia il bimbo e Rhaenys disperati. Elia scalciò, graffiò, ma fu tutto inutile. Ser Gregor la trascinò giù dal letto e la strattonò facendola cadere in ginocchio ai suoi piedi.
“Vi imploro, Ser, fate di me ciò che volete, ma risparmiate i miei figli! Sono solo dei bambini! Vi prego.”
Gregor Clegane le diede uno schiaffo così forte da farla cadere bocconi sul pavimento. Stordita, riusciva a sentire solo la voce di Rhaenys, disperata, che urlava il suo nome. Tentò di alzarsi, ma la montagna che cavalca la costrinse a terra, mentre ringhiava ad uno dei suoi uomini di aiutare Ser Amory a prendere Rhaenys, che si era rifugiata sotto il letto. Tra le lacrime Elia scorse il dolce viso disperato della figlia… Avrebbe voluto stringerla a sé, rassicurarla, dirle che tutto sarebbe andato bene, ma l’unica cosa  che riuscì a fare fu allungare il braccio nel tentativo di afferrare la sua piccola mano,  protesa verso di lei. I soldati arrivarono prima e gettarono la piccola sul letto, mentre la spada di Ser Amory calava su di lei una, due, tre, quattro volte... Elia pianse e urlò, come mai aveva urlato nella sua vita! Un urlo di disperazione, per non essere abbastanza forte per ribellarsi a quei mostri, per Rhaegar, che aveva abbandonato la sua famiglia alla mercé dei  nemici per fuggire con un’altra donna. La principessa sentì le vertigini obliare la sua mente, mentre le sue urla si erano ormai trasformate in un sussurro tra le lacrime… Rhaenys , la sua Rhaenys.
Quando Amory  si allontanò dal corpo esanime della piccola, l’unico rumore nella stanza era il pianto del bambino.
“Clegane! Vuoi far star zitto quel maledetto moccioso o devo fare tutto io?”
 Libera dalla presa della montagna, Elia cercò di raggiungere carponi il bordo del letto dal quale pendeva la piccola mano di sua figlia. Voleva solo raggiungere quella mano e nient’altro, voleva stringere a sé sua figlia, ancora una volta. Le loro dita stavano per sfiorarsi, quando la principessa si sentì afferrare per i capelli e trascinare via, le braccia ancora protese nell’estrema speranza di poter stringere quella piccola mano che innumerevoli volte aveva stretto in passato. La stanza, prima risuonante delle urla e dei pianti, ora era silenziosa. Il bimbo sconosciuto solo un cadavere insanguinato ai piedi del letto. Elia non aveva più voce per urlare, non aveva più lacrime per piangere. Tutto, aveva perso tutto…
“ Dove credi di andare principessa? Non ci siamo ancora divertiti io e te!”
Gregor la prese con violenza, ma Elia non emise un suono, nemmeno quando sentì le mani del mostro serrarsi intorno al suo collo...

Mai spezzati, mai piegati, mai inchinati… Ti proteggerò io sorellina… Sempre!


Nota dell'autrice: Ciao :) Eccomi di nuovo qui con un' altra ff! Mi sono finalmente decisa a pubblicarla! Non ne ero molto convinta a dire il vero, tentare di scrivere qualcosa sui personaggi di Got mi risulta estremamente difficile, tuttavia Elia è un personaggio che ho adorato fin dal primo momento, pur conoscendo così poco di lei (spero che il "buon" vecchio  Martin ci dica qualcosina in più al riguardo prima o poi) e sul quale ho sentito l'esigenza di scrivere. Spero di non aver fatto un completo disastro... So che Rhaenys avrebbe dovuto essere in un'altra stanza, ma io ho preferito che madre e figlia fossero insieme.
Un ringraziamento particolare alla mia big sister, Daisy_ of_ light, che l'ha riletta, ha corretto i miei refusi e mi ha convinto a pubblicarla. Grazie davvero! :) Grazie anche a tutti coloro che la leggeranno e a coloro che lasceranno una recensione (le opinioni altrui sono sempre gradite).
  
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