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Autore: musa07    07/06/2014    4 recensioni
Una mini-oneshotina sulla mia adorata 02G e i loro risvegli mattutini.
E tanto – tanto - sano fluff^^
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: G, Giotto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché G. a volte è un adorabile tsundere.
E Giotto sa diventare un adorabile monello provocatore.

 
 
 
“ Non esiste il Caso, esiste solo l’Inevitabile”
 


Giotto semplicemente adorava guardare G. mentre dormiva.
Non c’era cosa più preziosa per lui come quella di socchiudere lentamente gli occhi dorati e trovarselo lì, di fronte. A distanza di un solo respiro.
Perché non c’era posto al mondo dove Giotto si sentiva più al sicuro. Protetto. Amato …
Vederlo disteso pancia sotto, ciocche ribelli di capelli rossi che gli ricoprivano in parte gli splendidi lineamenti del volto, l’espressione - solitamente corrucciata e meditabonda – finalmente serena e rilassata. Giotto sorrideva teneramente di fronte a quell’immagine. Si permetteva di percorrere con lo sguardo, e poi anche con la punta delle dita, quell’espressione distesa per poi accorgersi, sorridendo piacevolmente sorpreso, che a guardarla bene-bene quella era un’espressione sfrontatamente appagata. E allora il sorriso dolce e tenero si tramutava in un sorrisetto sghembo. Di condivisione e complicità. Perché il Primo sapeva perfettamente che quella era anche la sua identica espressione di quando si addormentava tra le sue braccia. Piacevolmente sfinito, e terribilmente soddisfatto.
Ed era sempre allora che G. – mugolando impercettibilmente – si risvegliava a sua volta. Ed era il sorriso del suo adorato amore, la prima cosa che vedeva al mattino quando apriva gli occhi.
La seconda, i segni che l’uno aveva lasciato sul corpo dell’altro.
La terza … La terza le chiazze perlacee sulle lenzuola e sui loro stessi addomi, segno inequivocabile del loro amore. Del loro essersi amati.
E allora l’arciere si sentiva, involontariamente, andar le guance a fuoco, trovandosi costretto a deglutir a vuoto. Anche dopo tutti quegli anni …
Ma Giotto non gli permetteva mai di imbarazzarsi. Avvicinava il proprio volto al suo, strofinandogli dolcemente la punta del naso con la propria, sussurrandogli un Buongiorno, l’inizio di una nuova giornata insieme, che valeva per entrambi più di qualsiasi tesoro. Che faceva finire il biondo sotto al corpo del suo amato compagno nel giro di un battito di ciglia.
E allora il Primo ritornava a sorridere spudoratamente soddisfatto, godendosi i suoi baci e le sue carezze. Perché Giotto semplicemente adorava lasciargli il comando.
 
 
G. semplicemente adorava risvegliarsi con Giotto soavemente addormentato tra le sue braccia.
Sentire le sue ciocche dorate solleticargli delicatamente, ma ostinatamente, la punta del naso.
Proprio come fa lui, si trovava a costatare divertito. Sì perché il suo Giotto - anche se non si sarebbe mai sospettato a vederlo da fuori, sempre così placido e serafico - adorava un sacco punzecchiarlo bonariamente, provocarlo in continuazione quando erano loro due soli. Quando si chiudevano tutto il mondo fuori e tornavano ad essere semplicemente quello che erano sempre e solo stati. Quello che l’uno aveva sempre rappresentato per l’altro. Il fido compagno della, e per la Vita.
Giotto lo stuzzicava, a cercar di procurargli quelle reazioni che lui, apposta, tardava a dargli.
E allora il Primo sembrava un gattino che pretendeva le sue attenzioni. Continuava a ronzargli intorno, a strofinargli la testa sulla schiena, abbracciandolo da dietro e producendosi in dei veri e propri miagolii di protesta. E allora G. cedeva, scoppiando a ridere. Si voltava verso di lui e gli solleva il viso verso il suo, sorridendogli, a fargli capire che quel giocare in quella maniera tra di loro, erano una cosa che lo mandava in visibilio. Che lo rendeva felice.
Così come si sentiva esplodere il cuore nel petto quando, sotto di lui, sul loro letto, nella loro camera, Giotto assumeva tutta una serie di sfumature di espressioni che lui non si stancava mai di ammirare. Gli occhi dorati socchiusi, resi liquidi dall’eccitazione e dall’appagamento, i capelli biondi scompostamente – e incredibilmente! – scompigliati, i sussurri che salmodiavano il suo nome, perso in chissà quale limbo di piacere. Era una visione quella che lo lasciava senza fiato, colmo di emozione senza pari. Così come il sapere di essere il solo, di essere sempre stato il solo e l’unico, a vederlo così. Senza più nessun freno o razionalità a limitarlo.
Ogni volta G., di fronte a quelle sensazioni così intense, a quel loro amore che lo scuoteva fin nelle viscere più profonde del suo Essere, si chiedeva cosa avesse fatto per meritarsi tutto questo. Per meritarsi Giotto e il suo amore. Era una domanda alla quale non sapeva mai darsi una risposta, ma ringraziava ogni divinità conosciuta per quel dono che gli era stato concesso. E che rendeva speciale ogni singolo attimo delle loro vite. Come quando si addormentavano tenendosi stretti, abbracciati, non permettendo mai a nessuno di intromettersi tra loro.
E la mattina dopo se lo trovava ancora tra le sue braccia. E allora G. cominciava ad accarezzargli la schiena, con tocchi delicati e leggeri, per permettere al suo adorato amore di crogiolarsi ancora del beato mondo del sonno.
Perché G. semplicemente adorava cullarlo tra le sue braccia. Ma adorava ancora di più quando Giotto si svegliava e gli faceva dono di uno dei suoi splendidi sorrisi, in grado di illuminargli anche le giornate peggiori, per poi affondare la testa sul suo petto e sussurrarsi, all’unisono, due semplici parole.
 
 
 
FINE
 


Grazie a Voi per esser arrivati fin a qui ed esser morti di diabete insieme a me^O^
Nota tecnica per chi segue “ In ogni guerra …”, il quinto capitolo sarà in mezzo a Voi a brevebrevino, oh yes^^
Ja ne <3
   
 
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