“No…Wilson…no!” Cuddy cercava disperatamente di dissuadere James Wilson dal
chiederle ancora una volta quel favore personale.
“Cuddy. Cuddy…sono solo un paio di giorni. Ti prego io non…”
“No! House a casa mia no…”
“Cuddy…Cuddy….io e Julie siamo in un momento critico non posso…”
“Tu sei sempre in un momento critico con Julie, cosa cambia adesso?”
“Adesso…siamo in procinto di divorzio e House non aiuterebbe, Cuddy per
favore!” ad una supplica tanto sentita, Cuddy non poté fare a meno di posare lo
sguardo sull’amico, che aveva la testa piegata, vergognato del favore che le
stava chiedendo.
CAPITOLO I
“House…devi comportarti bene! Cuddy ti sta facendo un enorme favore!”
Wilson aprì
il portabagagli della sua auto e House scese dal lato del passeggero. Wilson gli
aveva detto di presentarsi in un modo, quanto meno vicino al decente: lo aveva
costretto ad indossare dei pantaloni diversi dai jeans che indossava da 4
giorni, una maglietta che non fosse commemorativa di un qualche evento di
‘droga sesso e rock ‘n’ roll’, e magari anche una camicia stirata e poi, la
cosa che House odiava più di tutte, gli aveva scelto una cravatta. A vedersi
allo specchio si appariva come un fantoccio infiocchettato più che un uomo
dallo spirito libero.
“Sì papino, prometto che non farò niente di cattivo alla mammina….niente
che lei non voglia che le sia fatto!”
“House! - Wilson emerse da dietro la macchina - Non farlo, ti prego! Non
rovinare l’unica persona oltre a me che può sopportarti! Devi fare il bravo per
due giorni!”
“Perché mi parli come se fossi un bambino irresponsabile?”
“La tua domanda…difficile rispondere diversamente da ‘perché lo sei!’”
“Antipatico”
“Asociale…”
“Cornuto!” Wilson si limitò a chiudere gli occhi in segno di sconfitta.
Detestava incredibilmente che House gli appuntasse sempre l’infedeltà della
moglie. Per lui era stato molto difficile affrontare la questione del
tradimento, e dopo quel periodo che sembrava infinito, di permanenza sul divano
a casa di House e gli alberghi, avevano optato per un tentativo di riconciliazione,
che a detta di House sarebbe fallito prima ancora di iniziare.
“Ciao!” Cuddy aprì la porta con un grande sorriso sul volto, del tutto
forzato sì, ma pur sempre splendido e splendente. House iniziò a squadrarla
dalla testa ai piedi: aveva i capelli arruffati raccolti in una coda alta, il
trucco tutto sbavato, non aveva per niente il volto rilassato, era scalza e un
grembiule bianco sporco di sugo le copriva le meravigliose forme sinuose che
lui sperava tanto di poter osservare nella permanenza in quella casa.
“E io che mi son vestito di tutto punto per te!” irruppe House entrando
nella casa senza attendere l’invito dalla padrona.
“Grazie!” Wilson lo sussurrò all’orecchio di Cuddy, consapevole di quanto
fosse difficile per lei accettare una cosa del genere.
“Ops!” dal soggiorno si sentì il rumore di qualcosa che andava rotto e
House che, senza nasconderlo, era divertito dalla cosa. Cuddy e Wilson lo
immaginavo prendere il vaso e gettarlo volontariamente a terra, come un bambino
di 3 anni.
“Prego! - rispose Cuddy a Wilson, facendo svanire il sorriso sentendo quel
rumore. - Vado a prendere la scopa!” disse poi entrando nel soggiorno.
“Hooouse! - Wilson digrignì i denti inveendo fisicamente su House, era ad
un passo dal tirargli uno schiaffo. - Ti avevo chiesto di non fare il bambino!”
“Ma poi hai anche detto che non c’è altro modo per definirmi quindi…mi
comporto come tale!”
“Già perché se fossi adulto, puliresti la tua casa o…chiameresti qualcuno –
Cuddy diede un colpetto alla gamba di House con la scopa per farlo spostare –
per pulirla, senza dover arrivare a farla disinfestare perché piena di
scarafaggi!” concluse poi riassettando il disordine.
“Ma poi come farei a godere della tua vivace compagnia?” Cuddy gli lanciò
uno sguardo torvo.
“Cuddy se serve qualsiasi cosa…se…dovesse piangere durante la notte, fare i
capricci, molestarti…chiamami, verrò qui subito!” Wilson era così premuroso con
lei. Sembrava davvero il papà che lascia il figlio qualche giorno da un’amica.
“Vai tranquillo, so cavarmela da sola! Tu pensa a risolvere il tuo problema
che mi sembra molto peggio del mio. Io…so come trattare con un bambino! E
poi…ho una pistola nascosta sotto il cuscino, se prova ad avvicinarsi gli sparo
dove non gli ricresce!” Cuddy spinse amorevolmente un Wilson preoccupato e
costernato dal grande favore che gli stava facendo, mentre House a sentire
quelle parole d’istinto si strinse una mano sui genitali.
“Non eri seria circa lo sparare vero? No così…per sapere il livello di
bondage che pratichi di solito!”
“Dammi la giacca House!” Cuddy fece un sorrisetto a metà tra il divertito e
il prevedibile e prese la giacca di House, appendendola nell’armadio dietro la
porta.
Cuddy si diresse in cucina e aprì il coperchio di una delle pentole che
bolliva sul fuoco; House la seguì con fare curioso e si ritrovò con un
cucchiaio di legno sporco di sugo davanti al volto, e la mano di Cuddy che da
sotto evitava che sgocciolasse per terra.
“Assaggia!” gli disse
“Ad una condizione…” rispose lui
“House…” Cuddy era riluttante
“Niente di sporco promesso!”
“Sentiamo…”
“Dopo che avrò assaggiato, facciamo la doccia insieme?” per lui
sembrava così naturale.
“HOUSE!” gli urlò contro
“Fare la doccia è pulirsi, non è sporco!” Cuddy rimase senza parole e si
limitò a spegnere i fornelli e spostarsi nell’altra stanza.
“Allora mi sistemo qui?” House abbandonò il suo corpo sul divano di Cuddy.
“No! - lei sbucò dal corridoio e gli fece segno di seguirla - Questa
è la tua stanza!”
“Ohh…l’hai fatta apposta per me…io adoro la carta da parati gialla con i
fiorellini!”
“House…è la stanza degli ospiti! Ti prendo delle lenzuola pulite e degli
asciugamani…tu puoi, sistemare le tue cose in questo mobile, lì c’è un armadio
e il bagno è la stanza di fronte!” e sparì per andare a prendere queste cose.
Ritornò nella stanza con in mano un set di lenzuola e federe per cuscini
azzurri, e un set di asciugamani di tutte le dimensioni bianchi.
“Allora…lo facciamo sul mio letto o sul tuo? Il tuo è più grande, più
comodo. Vado a prepararmi…”
“House!” Cuddy prese le lenzuola ed iniziò a sistemarle sul letto mentre
House si guardava intorno.
“Dunque…tu hai un letto bello grande…”
“Non riesci a non pensare ad altro se non al sesso?”
“Guarda che sei tu quella maliziosa. Io parlavo del fatto che tu hai un
letto matrimoniale e io un lettino minuscolo. Una buona padrona di casa
lascerebbe ad un invalido il letto più grande.”
“Tu limitati a dormire dritto e non in obliquo e vedrai che andrai d’amore
d’accordo con questo letto!” Cuddy sprimacciò il cuscino e lo mise sul letto
tutto fatto.
“Mamma cattiva!” le rispose lui con un sorrisetto da bambino offeso.
“Non ho ospiti molto spesso!” disse lei in tono pacato
“Nessuno si ferma da te per la notte? Brutta cosa…”
“Si fermano…ma dormono nel letto con me…e non sempre ‘dormiamo’” era
maliziosa e la cosa non le dispiaceva. I giochetti con House nel tempo si erano
fatti divertenti e un qualcosa che dava dipendenza. Uscì dalla stanza per
lasciarlo nella sua intimità, per farlo rinfrescare, abituare. House non era un
tipo dal cambiamento facile e quella convivenza forzata innervosiva lui più di
lei, ne era certa.
“Abbiamo ospiti a cena?” entrò nella cucina dove Cuddy stava infornando una
teglia di lasagne vegetariane e controllava le verdure sul fuoco.
“Io ho ospiti a cena…la casa è mia ricordi? Viene la mia famiglia, lo
facciamo sempre una volta al mese. Mia madre, mio padre, mia sorella e il
marito e mio fratello con la sua compagna.”
“Capito…mi tolgo dalle scatole…vado da Wilson per una pizza!”
“No! Lascia Wilson…tu cenerai con noi! Sei mio ospite anche tu no?” era
così dolce e amorevole con lui, quasi fosse contenta di averlo lì con lei. Ad
House venne in mente che gli stava per chiedere di fingersi il suo fidanzato o
comunque di essere innamorato di lei, e la cosa…lo preoccupava e incuriosiva
molto.
“Ma…devo chiamarli mamma e papà e amoreggiare con te davanti a loro?”
decise di bruciare sul tempo e porle la domanda scegliendo un modo
sufficientemente diretto ed esplicito.
“Assolutamente no! Tu sei un ospite e basta…un amico…non…non azzardarti ad
avvicinarti a me con le tue labbra!” Cuddy non sapeva se essere scioccata o
lusingata dalla proposta di House. Infondo le stava chiedendo se avesse dovuto
fingere di avere una relazione con lei, e per un momento l’idea di averne una
seriamente le attraversò i pensieri, lasciando un soffice calore di dolcezza al
suo passaggio.
“Non ti sembra scortese che non ci sia una doccia nel tuo bagno?” House
rientrò nella cucina allacciando la cintura.
“E’ nel mio bagno!”
“Scostumata!”
“Non serve a nessuno in un bagno che usano solo gli ospiti, se vuoi fare un
bagno puoi farlo nel mio senza problemi!”
“E violare l’intimità della tua camera da letto?? Ma per chi mi hai preso??
Tz” alzò gli occhi al cielo.
“Bene, qui è tutto pronto, allora io vado a rinfrescarmi e cambiarmi,
dovrebbero essere qui tra un’oretta. Tu…guarda la tv, mangia qualcosa, fai
quello che vuoi! – Cuddy si tolse il grembiule, adagiandolo perfettamente su
una sedia e si diresse verso la sua camera da letto, seguita da House. – Cosa
fai?”
“Quello che voglio…e io voglio seguirti!”
“House…devo andare in bagno tu non…”
“Oh ma tranquilla io non mi vergogno di vederti nuda!” rimasero fermi sulla
soglia della camera da letto di Cuddy. Lei con un sorriso inquisitore e la mano
poggiata sull’asse portante della porta per non farlo entrare e lui, poggiato
di peso sul suo bastone, con quel suo sorrisetto malizioso che la squadrava da
capo a piedi, cercando un punto debole da colpire.
****
“Come sto?” Cuddy entrò nel salotto volteggiando in un vestito blu scuro:
una gonna larga a mezza gamba, chiuso dietro il collo con due fasce che si
intrecciavano coprendo i seni, ma lasciando scoperta una piccola porzione di
stomaco e di petto, scarpe bianche Manolo Blahnik.
“Bene!” House alzò di poco lo sguardo
“È il terzo vestito che dici bene, riesci a decidere? Non può essere che mi
stiano tutti bene!”
“Non li avresti comprati se ti stessero male, quindi che vuoi da me?”
“Un parere oggettivo!”
“Sei una gnocca!”
“House!”
“Oggettivamente parlando è vero. Quelle scarpe non mi piacciono!” diede una
rapida occhiatta e poi tornò a leggere la rivista: la casa di oggi – 1500 modi
per arredare la tua casa in pochi tocchi.
“A me…piacciono e me le tengo.” Cuddy svanì di nuovo nella sua stanza a
cercare un altro vestito e House si alzò dal divano seguendola.
“Perché voi donne dovete per forza torturarvi con scarpe costosissime che
vi uccidono i piedi? Tutto per qualche centimetro in più? A che scopo? Se…”
“Almeno così riusciamo a vedere negli occhi quelli alti come te!” uscì dalla
stanza indossando un abito bianco: la gonna svasata di poco sotto al ginocchio,
con un leggero spacco, il corpetto finemente elaborato in pizzo con decorazioni
di rose e delle sottili bretelline che si poggiavano delicatamente sulle sue
spalle.
“Però…questo è…incantevole!” House rimase a bocca aperta osservandola
“Grazie!” Cuddy lo superò e si diresse in cucina
“Ma le scarpe non le hai cambiate!”
“Mi piacciono…” urlò lei dalla stanza.
Al suono del campanello, una Cuddy un po’ imbarazzata dalla presenza di
House, aprì la porta tirando su un gran sospiro.
“Ciao” accolse con un caloroso sorriso la madre. Diede due baci a tutti,
facendoli accomodare e uno dopo l’altro si stupirono di trovare House in piedi
lì fermo, con un sorriso a bocca chiusa e in totale silenzio.
“Salve!” proruppe la madre
“Salve!” rispose lui
Cuddy era veramente molto imbarazzata, come spiegare alla propria famiglia
che l’uomo che la faceva dannare da 10 anni sarebbe rimasto da lei per i
prossimi due giorni?
“Lui è…House…House è un…mio collega e…” era molto imbarazzata.
“È il tuo fidanzato?” le chiese invadente la madre
“No! No! Lui è un amico…e…io lo ospito per un paio di giorni!” sorrise
nervosamente. Il padre lo squadrò dalla testa ai piedi con un fare poco
amichevole e House lo notò, così pensò di dire qualcosa per cacciarla fuori
dall’imbarazzo.
“Dormiamo in letti separati, tranquilli!” certo tirarla fuori da un
imbarazzo e cacciarla in un altro…era stata veramente una cosa poco
intelligente!
“Perché non…vi sedete di là io…prendo gli aperitivi!” Cuddy cercò di
cacciarsi fuori dalla situazione. Si diresse in cucina, con le mani tra i
capelli pensando Cretina, cretina. Come hai potuto pensare che House fosse
normale per una volta.
“È carino!” la sorella di Cuddy entrò in cucina
“Non è carino!”
“Hai ragione è proprio bello!”
“Emily smettila!”
“Che c’è non ti piace?” a questa domanda non sapeva come rispondere. Mentre
sistemava nervosamente i bicchieri con l’aperitivo sul vassoio, e gli accostava
i salatini, le olive, i cetriolini e i tovaglioli pensava alla risposta da
dare. Sì, mi piace e anche parecchio. Tutto sommato è divertente,
interessante, intrigante e i suoi occhi…oh i suoi occhi. Sono innamorata di lui
da più di 10anni e non gliel’ho mai detto. Una più scema di me non esiste!
“No! Te l’ho detto è solo un amico!” fu questa la risposta che diede, una
risposta tranquilla, neutrale, sicura. Una gigantesca bugia nel suo cuore, ma
una pacata verità per chi l’ascoltava.
Quando entrò nella stanza li trovò in un silenzio tombale ad osservare
tutti House.
“Allora….Greg…tu che cosa fai con Lisa?” non era certo che la domanda del
fratello si riferisse al suo lavoro con Lisa o al suo rapporto personale con
lei. A scanso di equivoci rispose per il primo.
“Sono un dottore!” sintetico, conciso. Odiava dare dettagli.
“Beh non era difficile capirlo se lavori con Lisa!” rispose il fratello. Il
suo era un gioco, voleva innervosirlo per metterlo a disagio. Non gli piaceva,
lo aveva deciso appena varcata la soglia della porta, lo vedeva scostante e
antipatico. Voleva umiliarlo, probabilmente!
“Beh potrei anche fare l’infermiere, non per forza il medico!” rispose
altrettanto arrogantemente House e Cuddy gli fece cenno di chiuderla lì.
“Veramente se volessimo…House lavora per me, non con me!” puntualizzò lei
“Com’è lavorare per mia sorella? È cattiva?” la sorella si intrufolò nel
discorso.
“È dolce come il Diavolo!” le rivolse un sorrisetto cattivo ed infingardo.
“Se tu fossi più adulto di un bambino di 10 mesi probabilmente potrei anche
esser più dolce non credi?” per quell’istante sembrava non ci fosse nessun
altro oltre loro due: una stanza vuota, e loro due seduti accanto su quel
divano, a sorseggiare l’aperitivo e ironicamente insultarsi.
“Se fossi un bambino di…5 anni usciresti con me mammina?” Cuddy gli rivolse
solo un sorriso divertito e non rispose, ma era diventata tutta rossa in volto,
ritornando alla realtà della situazione dove altre persone erano presenti…la
sua famiglia.
“Noi siamo molto orgogliosi della nostra Lisa, si è fatta una bellissima
donna in carriera e…”
“Mamma…” Cuddy era imbarazzata. Detestava quando la madre la elogiava in
presenza di estranei alla famiglia, più che altro perché sapeva che si sarebbe
arrivati poi ai racconti di quando da bambina correva tutta nuda intorno alla
piscina, per sfuggire al bagnetto del martedì, o alle sue relazioni
sentimentali del liceo. Ancora di più temeva che si arrivasse a parlare di
quelle del college che, sapeva benissimo, avrebbero spinto fino ad House.
Ma fu proprio House a sorprenderla con la sua risposta “E fate bene ad
esserlo. È una donna meravigliosa, generosa e un grande capo. Il migliore che
abbia mai avuto…e ne ho cambiati tanti!” lo disse sorridendo ma con la testa
bassa un po’ vergognato di incrociare il suo sguardo.
Per tutta la durata della cena House sembrò tutt’altra persona, per una
volta, come gli aveva chiesto Cuddy, si era comportato bene: era stato educato,
gentile con lei e gli altri presenti, non si era lasciato trasportare dal
desiderio di rivincita personale sul fratello di Cuddy, che lo aveva stuzzicato
tutto il tempo.
Quando Cuddy con gli altri si spostarono in cucina per riassettare,
finalmente House rimase solo con Anthony che sferrò il colpo finale. Gli si
avvicinò, bloccandogli i movimenti con una mano sul braccio “Se fai qualsiasi
cosa a mia sorella, vengo a cercarti anche in capo al mondo e ti ammazzo con le
mie mani! Intesi?” gli lasciò la presa e House semplicemente sorridendo gli
rispose e passò oltre lui “Ammesso che non l’abbia già toccata!” e sparì nella
stanza raggiungendo gli altri. Si era preso la sua rivincita silenziosa!
“Sembra un giovanotto molto interessante!”
“Mamma non ricominciare!” Cuddy stava lavando i piatti, mentre la madre
l’aiutava a ripulire il tavolo e ogni tanto le lanciava qualche occhiata maliziosa
accompagnata da commenti sulla personalità o l’aspetto di House.
“Che ho detto? Solo che è carino e vi vedo proprio bene insieme! Non dici
che potresti pensarci?”
“No, non dico è inutile che ci penso perché è una cosa che non accadrà
mai…passami quei bicchieri”
“Lisa hai 40 anni ormai, non puoi essere così schizzinosa come sempre. Devi
trovare un uomo che ti stia accanto e che ti aiuti…ne hai bisogno!”
“Aiutarmi a far cosa? E poi House? Andiamo…lui riesce a stento ad aiutare
sé stesso, come può aiutare me?”
“Non sempre è l’aiuto fisico di cui abbiamo bisogno…a volte basta quello
morale!”. Detestava che si parlasse della sua vita privata, come se a lei non
interessasse averne una, come se anche lei non desiderasse avere un uomo
accanto nella vita e stringersi tra le sue braccia e dimenticare gli affanni e
i tormenti della giornata.
“House non è per niente la scelta più giusta per questo mamma. Lui è già
complessato di suo ed è lui ad aver bisogno di aiuto! Io…se non fosse per pietà
non sarebbe neanche qui adesso!”. Non sapeva perché avesse detto quelle parole,
non lo sapeva da dove provenissero, ma alle orecchie di House, sembrarono
cariche di cattiveria. Non avrebbe dovuto origliare, ma la curiosità aveva
prevalso ancora una volta e rimanendo in ascolto sentì parole che al suo cuore
arrivarono come pugnali…e non poteva permettere che rimanessero impunite!
“Ecco il gelato, ci vuole un dessert no?” Cuddy entrò nel salone portando
un vassoio con delle coppe di gelato.
“Hai del gelato in casa? E la tua dieta? Non hai paura che il tuo culone ne
risenta? - questo colpo basso non se lo sarebbe mai aspettato da House, non
dopo l’intera serata. – Certo poi trovi sempre un cretino come me che ti si
porta a letto comunque. L’acohol fa miracoli!” House prese con non chalance la
sua coppa di gelato ed iniziò a portarsi qualche cucchiaiata alla bocca, sotto
lo sguardo attonito degli altri, mentre Cuddy ancora era rimasta freddata da
quelle parole.
“Io…” avrebbe voluto scusarsi per quel comportamento infantile e maleducato,
ma non riuscì a far uscire le parole.
“Sì…dicevi proprio questo quella notte. Come dimenticare…a 19 anni ubriaca
persa, a letto con uno sconosciuto! Che bei ricordi!” continuava a mangiare il
suo gelato come se niente fosse, quasi la sua fosse una piacevole e normale
conversazione.
Cuddy rimase pietrificata e la mano iniziò a tremare. Fissò lo sguardo in
un punto, sperando di svegliarsi da quell’incubo e scoprire di esser nel suo
letto e che la sensazione di bagnato che sentiva fosse solo sudore da incubi
non da agitazione e imbarazzo.
“Scusate!” si alzò e velocemente corse in bagno.
“È stato un vero piacere conoscervi. Arrivederci!” House si alzò e andò
nella sua stanza, chiudendosi dietro la porta a chiave.
“Sicura di star bene tesoro?”
“Tutto bene papà! Tutto bene…buonanotte!” Cuddy richiuse la porta di casa
con la catenella. Aveva gli occhi rossi e gonfi, certamente le lacrime erano
scese pesanti in quei 10 minuti chiusa in bagno. House l’aveva umiliata, non
solo…l’aveva ridicolizzata davanti alla sua famiglia, il tutto senza un motivo
a lei chiaro.
“Beh una bella serata no?” House comparì alle sue spalle.
“Sparisci dalla mia vista. Mi fai schifo!” la rabbia stava nei suoi occhi,
incontrollabile rabbia. In quel momento avrebbe solo voluto vomitargli addosso
tutta la sua cattiveria, dirgli quanto l’aveva umiliata, ferita, che si sentiva
uno straccio, una pedina del suo gioco. Ma non poteva, perché sapeva che
l’avrebbe ferito a morte, e non voleva farlo. Lui non poteva soffrire più di
quanto non facesse, e non voleva esser lei la causa di tutta quella sofferenza
in più.
“Ah anche schifo…qualcos’altro, no?”
“Cosa vuoi? Vattene nella tua stanza e chiuditi lì dentro! Lasciami sola
House…sparisci!”
“La povera Lisa Cuddy vuole piangersi addosso? L’hanno toccata nel
profondo…l’hanno colpita dove fa male? Per una volta hai meritato ogni singola
vergogna che hai provato e ogni mia parola spero ti abbia colpito tanto quanto
le tue hanno fatto! – si fermò qualche istante ad osservarla piangere seduta
sul divano – Non ho pietà per te Cuddy…e non ti ho chiesto di averne per me!” e
sparì nella sua stanza sbattendo la porta.
Quella notte Cuddy avrebbe voluto bussare alla sua porta per chiedergli
scusa: aveva capito…aveva capito che lui aveva origliato e che le sue parole
erano state cattive e non vere. Le aveva dette per proteggersi, perché voleva
togliere alcun dubbio su un suo coinvolgimento con lui. E avevano fatto male
anche lei…ma mai quanto immaginava avessero colpito lui!