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Autore: ___Page    07/06/2014    3 recensioni
"Morto!
Era un uomo morto!
Come aveva fatto a cacciarsi in quel guaio?!"
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COCCI DI VETRO E TURNI DI VEDETTA
 
 


Morto!
Era un uomo morto!
Come aveva fatto a cacciarsi in quel guaio?!
Si riscosse dallo stato di trance in cui era caduto, andando in fissa sulle innumerevoli schegge di vetro che ricoprivano il pavimento della sala riunioni della Merry. Doveva ripulire il più in fretta possibile altrimenti oltre a finire in punizione per quel disastro si sarebbe beccato una lavata di capo per il casino che aveva lasciato in giro.
Si gettò carponi sul pavimento cominciando a raccogliere frenetico i cocci trasparenti.
Dannazione!
Tutto per colpa di quello stupido Torciglio!
Si erano messi a litigare come al solito ma stavolta non aveva intenzione di fargliela passare liscia per averlo provocato a quel modo.
Inutile cercare di prevalere in uno sconto in cui nessuno dei due ci avrebbe mai messo la propria vera forza. Avrebbero solo ottenuto un pugno fumante da Nami e un bernoccolo in testa.
Così aveva pensato bene di coglierlo impreparato e fargli fare un bel salto fuoribordo per lo spavento. Si era nascosto nella sala riunioni attendendo il suo passaggio, aderendo alla porta con tutta la sua persona. Era talmente concentrato a captare il giusto tipo di camminata da non rendersi conto che quegli imbecilli dei suoi Nakama, nella fattispecie cecchino e capitano, si erano messi a rincorrersi sul ponte con la loro innata delicatezza e leggiadria. Quando uno dei due, più probabilmente Rufy, si era schiantato a peso morto contro il legno della porta dietro alla quale si trovava, era stato lui a prendersi uno spavento coi fiocchi e aveva istintivamente indietreggiato.
Troppo.
E con troppa veemenza.
Incespicando all’indietro si era ritrovato contro il bordo del tavolo, facendolo oscillare pericolosamente. Rapido aveva appoggiato i palmi riportando tutte e quattro le gambe a terra. Era stato allora che quel suono tanto cristallino quanto agghiacciante li aveva gelato il sangue nelle vene. Si era voltato lentamente, un’espressione terrorizzata in volto, solo per contemplare l’intero apparato per la distillazione di Chopper per terra, in frantumi.
Se avesse potuto, si sarebbe lasciato inghiottire dal pavimento. Aveva deglutito a vuoto rendendosi conto che non c’era modo di levarsi dall’impiccio.
Aveva un bel dire ad incolpare il cuocastro. Si rendeva conto che in fondo era solo lui in torto e comunque nemmeno la migliore frottola del mondo, raccontata da Usop in persona, lo avrebbe scagionato.
La porta era chiusa, lui era lì, era tutto evidente come la luce del sole.
Il frastuono aveva di certo attirato il resto della ciurma e, rendendosene conto con un ultimo barlume di lucidità, si era imposto di riscuotersi, ed ora eccolo lì inginocchiato a cercare almeno di limitare i danni della sua disattenzione.
Respirava affannato, in preda al panico e al senso di colpa.
Difficile dire cosa temesse di più.
Se lo sguardo deluso del piccolo medico, che aveva appena finito di acquistare tutti i pezzi per la costruzione di quello strano marchingegno, oppure l’ira funesta della navigatrice. Non erano costate poco, a Chopper, tutte quelle ampolle, fatte di un vetro speciale che tollerava la dilatazione termica più di quello di scarsa qualità. Aveva risparmiato con parsimonia i pochi berry che Nami concedeva loro quando sbarcavano, rinunciando a svariati libri e strumenti che gli interessavano ma che aveva ritenuto meno utili del distillatore. Come sempre, metteva la salute dei compagni davanti a tutto.
E lui cosa aveva appena combinato?! E tutto per fare uno stupido, infantile scherzo a quel pervertito con le sopracciglia arrotolate! Stupido baka!!!
Una volta tanto se lo diceva da solo.
Ma anche la mocciosa non gliele avrebbe mandate a dire. Odiava gli sprechi di soldi e il distillatore decisamente lo era appena diventato, grazie a lui. Rompere tanto stupidamente un apparato così costoso gli sarebbe valso un pestaggio da manuale e una settimana a pulire il ponte della nave da solo. Inoltre, la rossa avrebbe cercato qualcuno su cui scaricare la frustrazione del dover sopportare la delusione di Chopper senza poter fare nulla per lui. Sapeva che, al di là della natura tirchia della cartografa, i soldi per comprare in una volta tutti i pezzi del distillatore, non c’erano. La Merry aveva bisogno di un fondo garantito per le riparazioni, senza le quali difficilmente avrebbero potuto proseguire il loro viaggio. Usop si ritrovava a dover acquistare chiodi, corde e tavole di legno quasi ad ogni sosta che facevano sulla terraferma.
Davvero complimenti Zoro Roronoa!
Mentre lavorava febbrile per raccogliere quanti più pezzi di vetro poteva prima dell’inevitabile arrivo dei compagni, decise che non avrebbe permesso più a Chopper di rinunciare a niente. Avrebbe risparmiato i suoi soldi e avrebbe ricomprato, pezzo dopo pezzo, tutto il necessario. Si sarebbe fatto fare credito da Nami a costo di allungare il suo debito all’inverosimile.
Stava ancora pensando a questa sua decisione quando sentì la porta spalancarsi e dei passi veloci avanzare nella stanza. Stava per voltarsi, già pronto a spiegare l’accaduto come meglio poteva, che una voce nota, troppo nota, gli perforò le orecchie facendolo andare nel panico più totale.
-Che cosa stai facendo?!?!- chiese la navigatrice, chiaramente inorridita.
Dannazione!
Pensava che il peggio sarebbe stato se fosse arrivato Chopper per primo.
Non si era mai sbagliato tanto.
L’ira di Nami era palpabile, non riuscì nemmeno a voltarsi ne a parlare. Chiuse solo gli occhi in attesa di un cazzotto che, con suo grande stupore, non arrivò.
-Zoro!!! Vuoi levarti da lì?!?!- spalancò gli occhi, interdetto.
Perché si agitava tanto?! Perché sembrava preoccupata?!
Si girò ancora in ginocchio, una mano a coppa a raccogliere i cocci e l’altra posata a terra a palmo aperto.
-Che cosa…-
-Alzati da lì, muoviti! E metti giù il vetro!-
Lesse una strana urgenza nei suoi occhi che lo convinse ad eseguire senza ribattere né chiedere spiegazioni. Si alzò, posò le schegge che aveva in mano sul tavolo e si avvicinò a lei, senza sapere cosa dire o cosa fare.
-Nami… io…-
Ma per la seconda volta fu interrotto, stavolta dal gesto della Nakama che gli fece sgranare gli occhi perplesso.
Appena se lo ritrovò a pochi centimetri, Nami prese a scrutarlo con attenzione dopo aver mormorato
-Ti sei fatto male?!- domanda alla quale non riuscì a rispondere.
Gli incorniciò il viso con le mani, squadrandolo attentamente, spostò i palmi sulle spalle, scandagliando ogni centimetro di pelle lasciata nuda dalla camicia aperta e gli afferrò poi i polsi, facendogli allargare leggermente le braccia per controllare accuratamente anche gli addominali. Si piegò sulle ginocchia, appoggiandovi sopra le mani e inclinando il busto di lato per esaminare meglio le gambe. Poi sospirò, tornò ad avvolgere delicatamente un suo polso con le dita bianche e affusolate e lo guidò verso l’infermeria, senza dire una parola.
Zoro non riusciva ad articolare alcunché, spiazzato dall’insolito comportamento della cartografa.
Quando entrarono nella piccola e asettica stanza, che odorava di disinfettante, Nami lo fece sedere sul lettino per poi dirigersi verso un cassetto nel quale si mise a rovistare.
-Certo che sei un fenomeno!- gli disse, ma il tono non era di rimprovero -Con quello schianto già saranno  volate schegge ovunque e ti trovo pure inginocchiato in mezzo al vetro! Poi la mocciosa sarei io! Senza contare che si trattava del distillatore di Chopper! Non hai pensato che poteva esserci dentro qualche sostanza da non mettere a diretto contatto con la pelle?!-
Scosse la testa mentre tornava verso di lui, una pinzetta in una mano e un piattino di metallo nell’altra. Gli si sedette accanto sul lettino, gli prese delicatamente la mano che aveva appoggiato a terra per sorreggersi quando si era bloccato nel bel mezzo della sua operazione di pulizia, gliela fece aprire bene con il palmo rivolto verso l’alto e, con delicatezza, cominciò a estrarre alcune piccole schegge che vi si erano conficcate, posandole poi nel piattino, facendolo tintinnare ogni volta.
Gli teneva l’arto bloccato sulle sue gambe avvolgendogli il polso con la sua mano fresca e liscia. Zoro sentì la pelle del polso cominciare a bruciare per quel contatto prolungato.
Che gli prendeva?!
-Mocciosa… io… mi dispiace…-
Nami non sollevò lo sguardo ma rimase suo malgrado colpita dal tono mortificato che lo spadaccino aveva usato. Non stava simulando, non lo avrebbe mai fatto e nemmeno ne sarebbe stato capace. Erano scuse sincere.
-… So quanto ci ha messo Chopper a comprare tutto il necessario… Giuro che ricomprerò tutto, pagandolo di tasca mia…-
Era stupita di sentirlo così aperto e in confidenza con lei. Sapeva che erano sulla stessa lunghezza d’onda, anche se di rado riuscivano a parlare senza scannarsi o litigare. Però non si aspettava che Zoro si sentisse così in colpa da avere bisogno di rassicurazioni.
Perché in fondo era evidente, almeno per una donna lo era, che quelle parole dette con quel tono e con quell’espressione abbacchiata significavano “per favore dimmi se va bene così o se ormai non posso fare più niente per aggiustare questo macello”.
Le fece persino tenerezza.
-Non preoccuparti…- gli disse, quasi materna –Dopo chiedo a Usop di rincollare i cocci più grandi… Le ampolle che non sono recuperabili possiamo regalargliele per il compleanno… Diciamo che magari tu metterai qualche berry in più…- disse sollevando appena lo sguardo da ciò che stava facendo e fissandolo malandrina ma senza trasmettergli nessun rimprovero o disapprovazione. Anzi, sembrava sorridere con gli occhi.
Un leggero rossore imporporò le guance dello spadaccino. Rossore che aumentò a dismisura, fino a farlo diventare paonazzo, suo malgrado, quando, dopo essersi rilassato per le parole della rossa ed essersi perso a fissare il muro cercando di sopire il senso di colpa che ancora lo attanagliava, avvertì un formicolio lungo il braccio, seguito da un’inequivocabile sensazione di pelle d’oca.
Riportò attenzione e sguardo su Nami e si accorse che, mentre finiva di togliere le ultime schegge, la navigatrice aveva preso ad accarezzargli l’interno del braccio con un tocco leggero dei polpastrelli, facendolo rabbrividire.
Era allibito da se stesso.
Maledizione, lui era Roronoa Zoro, ex Cacciatore di Pirati, la Bestia del Mare Orientale al cui solo nome la gente fuggiva terrorizzata! Possibile mai che un contatto così appena accennato potesse fargli un effetto simile?!
Che gli facesse accelerare i battiti, rivoltandogli lo stomaco, donandogli una sensazione che arrivava dritta la cuore, simile a ciò che provava quando impugnava le sue katane ma moltiplicata all’ennesima potenza?! Nemmeno prima di una battaglia si sentiva così euforico.
Aveva sempre chiamato Nami “strega”, per provocarla e per scherzare sul colore dei suoi capelli. Ma in quel momento si chiese se non lo fosse davvero. Perché era così che lo faceva sentire quel tocco tanto delicato. Stregato. Perso. Incapace di reagire, di sottrarglisi. Perché in fondo non voleva che finisse.
Ed era solo uno sfioramento, quasi impercettibile! Figuriamoci se lo avesse accarezzato a palmo aperto o magari baciato a fior di labbra o, ancora meglio, a labbra piene…
Scosse la testa, sconvolto.
Ma cosa cavolo andava a pensare?! Smettila immediatamente! s’impose.
Ma era troppo tardi. Qualcosa si stava facendo sentire giù in basso, qualcosa che sarebbe stato meglio se fosse rimasto a riposo e che gli stava facendo andare improvvisamente stretti dei capi di abbigliamento che, normalmente, gli calzavano a pennello.
Ancora un tintinnio e la sensazione cessò. Nami aveva finito di estrarre le schegge. Come risvegliandosi di colpo, Zoro riportò gli occhi dal proprio braccio, dove fino a poco prima erano posate le dita della sua Nakama, al viso delle cartografa.
-Finito!- disse come se niente fosse.
Ma in fondo, cos’era poi successo?!
Niente! Assolutamente niente!
Anche se a lui pareva che invece, fosse appena successo tutto…
-Vuoi che ti bendi?!- lo riportò alla realtà la navigatrice, per l’ennesima volta.
Per tutta risposta, il samurai sollevò un sopracciglio.
-Lo immaginavo!- disse, alzandosi.
Spostò piattino e pinzetta sul ripiano dove Chopper teneva le boccette dei vari medicinali e poi si girò di nuovo verso il lettino.
Lentamente si avvicinò a Zoro, guardandolo fisso e penetrante. Incatenò i loro occhi, facendolo deglutire a vuoto, imprigionandolo di nuovo. Si rese contò di avere accelerato il respiro, quasi a ritmo coi battiti del suo cuore, man mano che Nami si avvicinava a lui.
Un brivido gli elettrizzò la colonna vertebrale in tutta la sua lunghezza quando la sentì posare le mani sulle sue spalle. Si avvicinò con il viso sempre di più, arrivando a sfiorargli il naso con il suo, soffiandogli sulle labbra con il suo respiro al mandarino, così fresco e invitante. La vide inclinare la testa di lato e decise di arrendersi. Chiuse gli occhi già pronto ad abbandonarsi e perdersi in quel bacio che era appena diventato il suo nuovo sogno a breve termine.
S’inumidì le labbra e…
SDENG!!!
Percepì chiaramente il bernoccolo che si faceva prepotentemente strada tra i suoi capelli.
-Così impari a stare più attento, razza di baka!-
Si avviò verso la porta, lasciandolo deluso e dolorante a massaggiarsi la testa. Ma prima di uscire, si fermò sulla soglia, voltandosi nuovamente verso di lui.
-Ah… stasera se vuoi ti faccio compagnia durante l’allenamento… Ho il turno di vedetta…- disse sorridendo malandrina e indugiando con gli occhi sul rigonfiamento perfettamente visibile all’altezza della sua patta.
Sgranò gli occhi, basito da tutta quell’audacia. Ma quando la navigatrice uscì dalla stanza, ancheggiando leggermente, non poté trattenere un ghigno di pura soddisfazione, mentre una strana – me nemmeno tanto – eccitazione gli invadeva le vene.
-In fondo è giusto variare un po’ gli esercizi quando ci si allena…- considerò malizioso, mentre si schiacciava giù il bernoccolo per farlo scomparire tra la zazzera verde.
Si prospettava un turno di vedetta piuttosto interessante.
 
 
Angolo dell’Autrice:
Prima ho rotto un bicchiere!
Non l’ho nemmeno riletta, perciò perdonate gli errori per favore! XD
Piper.
 
 
  
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