Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: Korin no Ronin    07/06/2014    1 recensioni
Dopo aver disturbato i Masho non potevo certo lasciar stare gli altri^^ Stavolta tocca a Seiji e Touma e a ciò che li lega. La storia è ambientata dopo i fatti dell'ultimo film per cui i nostri si son fatti grandicelli e conducono una vita pressochè normale. E' una storia un po' vecchiotta anche questa ma spero di rimediare presto a questa latitanza^^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rowen Hashiba, Sage Date
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Più complicato di una guerra
Parti: 1/1
Discalimers: il solito, i diritti sono dei rispettivi autori, non ci sono fini di lucro etc etc
Mi sembra che questa fic si discosti un po' dal mio modo di scrivere abituale ma è venuta così e tant’è ^^
 
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Le finestre erano aperte sul paesaggio notturno lasciando entrare l'aria fresca a pulita che soffiava sopra il lago. Seiji si stiracchiò pigramente senza perdere il segno nel libro che stava leggendo. Aveva lasciato la città mezza giornata prima degli altri perché semplicemente non ne sopportava più il caos, le luci artificiali e la mancanza di vegetazione; la periferia in cui abitavano poteva anche dirsi piacevole ma aveva davvero bisogno di stare un po' in silenzio e da solo con se stesso.
Inutile dire che i suoi compagni cominciavano già a mancargli ma quello era un pensiero che avrebbe tenuto solo per sé.
Byakuen brontolò leggermente e il ragazzo tese la mano destra a sfiorargli la testa. Ryo aveva insistito perché la tigre lo accompagnasse farfugliando qualcosa sul fatto che passasse la maggior parte del tempo segregata in casa ma Seiji era certo che in realtà temesse che avrebbe potuto accadergli qualcosa mentre era solo. Per fortuna gli altri non erano ancora rientrati altrimenti avrebbe dovuto ascoltare un minuzioso elenco sul perché quel povero animale avrebbe tratto giovamento da un po' di libertà. Era una fortuna che Nasty continuasse a mettere a loro disposizione quella casa.
-Povero Byakuen … ti mancava proprio la libertà di sonnecchiare in salotto …-
La tigre emise un altro brontolio soddisfatto e sfregò appena la testa contro le sue dita. Il ragazzo si accomodò meglio sul divano e riprese a leggere mentre continuava a toccare con leggerezza la testa dell'animale. Tra lui e Byakuen esisteva un patto non scritto di reciproca comprensione riguardo ai loro quasi sempre chiassosi compagni. Seiji però possedeva una soglia di sopportazione più bassa perciò da che condividevano casa aveva imparato a defilarsi con estrema discrezione quando cominciava ad essere infastidito. Gli studi in cui erano tutti impegnati se non altro gli garantivano un po' di tranquillità.
Durante la settimana.
I giorni festivi erano tutt'altra cosa.
Touma si prodigava affinché si arrivasse alla loro vigilia con il lavoro svolto completamente o quasi e la maggior parte delle volte riusciva nel suo intento. Del resto lui non aveva i problemi che riguardavano il resto dei miseri studenti mortali.
Seiji ridacchiò. Era certo di avergli visto desiderare di acchiappare Xiu, o Ryo a seconda delle occasioni,  per la nuca e sbattergli la fronte sul tavolo fino a fargli entrare a forza ciò di cui stavano parlando. Era uno spettacolo che si ripeteva abbastanza spesso da mantenere alto il suo umore. Shin invece era sempre così solerte che Touma non si sarebbe stancato di ripetergli le cose per giorni. Dal canto suo Seiji era felice di non aver bisogno dei suoi consigli per il semplice motivo che la sua sola presenza lo distraeva fin troppo. Aveva già vissuto il suo periodo di attrazione per lui quando si erano conosciuti e si era limitato a ritenere che non fosse più di una cotta adolescenziale. Peccato che a distanza di tempo quel sentimento fosse riemerso da chissà dove e avesse cominciato a farsi notare con una certa insistenza.
Si stiracchiò di nuovo, stavolta dopo aver chiuso il suo libro, e si accucciò sul tappeto, spingendo le dita nella pelliccia tra le orecchie della tigre.
-Vado a  dormire, tu continua pure a goderti la tua ritrovata libertà.-
Byakuen gli diede un colpetto sul mento con il naso e si sdraiò comodamente con la testa poggiata sulle zampe.
La loro vecchia stanza. Seiji vi tornava sempre volentieri, la trovava accogliente, perfino confortante. Era l'unico luogo in cui Touma sembrava di poter rinunciare a dormire, avevano passato notti intere a parlare di quanto stava accadendo a loro e al mondo che li circondava. Lui aveva perso qualche ulteriore ora di sonno; non molto spesso in verità, ma quando la luna piena illuminava la stanza si era concesso più di una volta il lusso di guardarlo dormire. Tanto non si sarebbe certo svegliato per quello. Probabilmente non sarebbe accaduto nemmeno se avesse cercato di soffocarlo con un cuscino; cosa di cui era stato tentato in qualche occasione, quando il suo compagno passava la notte a borbottare cose incomprensibili. Fece scorrere il medio e l'indice sulla coperta del letto gemello del suo quindi si concesse il lusso di una notte silenziosa in solitudine.
 
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Qualche ora prima, nel tardo pomeriggio.
 
-No, cosa vuol dire che è già a casa di Nasty?- bofonchiò Xiu
-Che è già a casa di Nasty, non mi pare che ci sia un significato recondito.- ribatté Shin, prendendogli dalle mani la busta della spesa.
Erano stati tutti fuori fin dal mattino perciò l'unico a conoscenza della cosa era Ryo, rientrato prima perché con profondo dispiacere suo e dei suoi compagni di corso le lezioni pomeridiane erano state sospese.
-Sì ma perche?-
-Si vede che non ne poteva più di sentirti cantare.- sibilò Shin.
-Almeno sotto la doccia me lo posso anche concedere.- brontolò l'altro.
-La prossima volta facci il favore di infilarti una saponetta in bocca.-
Touma sbuffò nel tentativo di non ridere e si defilò con discrezione dopo aver appoggiato sul tavolo la composizione di orchidee che avevano comprato per Nasty. Non ci sarebbe stata nessuna ricorrenza particolare, solo a voglia di passare del tempo insieme senza pensare a nulla di serio.  In fondo un lunedì festivo era un evento da festeggiare.
Non era particolarmente sorpreso dalla decisione di Seiji, negli ultimi tempi era diventato irrequieto, era chiaro che cominciava a soffrire la città e non sapeva dargli torto: anche a lui mancava un cielo notturno che fosse tale. Byakuen avrebbe vegliato su di lui, non c'era alcun motivo di preoccuparsi. Prima che se ne rendesse conto però aveva bussato alla porta di Seiji come se lui si trovasse ancora a casa. Il suo compagno, con un discreto messaggio sul cellulare, gli aveva chiesto di recuperargli una camicia che si era dimenticato di portare. Non era da lui scordarsi un cambio d'abito, doveva essere scappato dalla città nel vero senso del termine. Spinse la porta ed entrò nella stanza. L'impressione di entrare in una sorta di santuario non lo aveva più abbandonato dalla prima volta che ne aveva varcato la soglia. Non c'era nulla di particolare in sé in quel luogo; forse era il modo in cui la luce rimbalzava sul colore morbido del parquet o il bonsai dai rami contorti che si stagliava contro la luce della porta finestra o forse quella sensazione di pacato silenzio che sembrava permeare ogni angolo ma qualunque cosa fosse Touma ne cadeva vittima in modo sistematico. Lui e Seiji di solito chiacchieravano in salotto, uno di fronte all'altro, spesso in compagnia di una tazza di tè ma qualche volta, quando avevano bisogno di confrontarsi seriamente su qualche periodo storico, si erano trovati in quella stanza. Con risultati non sempre brillanti. Touma si vergognava ancora a morte per essersi addormentato lì, con la testa poggiata sul tavolino in una bella giornata primaverile durante i pochi minuti in cui il suo compagno si era assentato per andar a prender qualcosa da bere. Si era svegliato che era già quasi buio, con una coperta sulle spalle e Seiji che aveva sollevato gli occhi dal suo libro per dedicargli un sorriso cortesemente divertito. Si sentiva andare a fuoco per l'imbarazzo anche solo a pensarci.
Aprì un paio di cassetti alla ricerca di una camicia, poi si ricordò che vicino al lago le notti erano piuttosto fresche e pensò di cercare anche una giacca. Forse avrebbe fatto meglio a prendere due camicie invece di una. Sbuffò. Mettere mano nella cose di Seiji gli sembrava una violazione del suo spazio privato, il fatto che glielo avesse chiesto non faceva differenza.
-Prendigli anche una giacca.-
La voce di Shin lo fece sussultare. Il suo compagno era comparso sulla soglia e gli stava porgendo una borsa.
-Ah sì … ci stavo giusto pensando.-
-La terra del bonsai è umida?-
Touma guardò la pianta quasi aspettandosi che gli rispondesse.
-Non ho controllato.- soffiò -Non sono bravo in queste cose, dagli un'occhiata tu. Se appassisse Seiji ci massacrerebbe.-
Shin rise piano.
-Ah no, massacrerebbe te. Sei tu quello a cui ha dato il permesso di entrare.-
Touma chinò gli occhi: lo sguardo del suo compagno non era stato privo di malizia. Shin gli passò accanto senza dire nulla per controllare la pianta quindi si volatilizzò così com'era comparso. Touma strinse le labbra e andò a cercare anche la giacca. Cominciava a sentirsi soffocare lì dentro. Quando aprì le ante dell'armadio fu solleticato da un leggero profumo di incenso, quello che tutti loro gli avevano regalato per accompagnare i suoi momenti di meditazione. Quasi senza vederla strinse le dita sulla stoffa del primo indumento che gli capitò a tiro. Quando avevano rischiato di perdere Seiji aveva sentito incrinare qualcosa dentro di sé, qualcosa che giaceva così ben nascosto da non sapere nemmeno della sua esistenza. Era stato così per tutti, si erano improvvisamente resi conto dell'umana fragilità del loro compagno. Avrebbero potuto sopportarlo se fosse stato ferito durante una battaglia ma restare senza di lui così, per una fatalità che cinicamente Touma aveva definito banale, li aveva devastati. Essere lì in quel momento, preoccupato solo di capire quale abito portargli, lo riempiva di un sollievo così forte da dargli quasi un senso di capogiro. Sospirò. Piegò con cura gli abiti e richiuse la porta dietro di sé.
 
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Alba.
Seiji valutò con occhio critico la luce che cominciava ad illuminare il cielo. Era presto perfino per lui. Si girò pigramente su un fianco, raggomitolandosi sotto le lenzuola, godendosi appieno la pace che lo circondava. Niente Ryo semivestito che anche di sabato correva come un forsennato per casa cercando di recuperare ritardi cronici, niente Xiu che cantava anche mentre si lavava i denti...erano sicuramente i lati positivi della questione; per contro  non ci sarebbe stato Shin intento a cucinare e a chiedergli cosa volesse per colazione né Touma con la  tazza di caffè in una mano, il giornale nell'altra e l'espressione rassegnata mentre Ryo gli depredava il piatto per fiondarsi fuori dalla porta. Se non li avesse incontrati si sarebbe così immedesimato nel suo ruolo di “giovane signore” da perdere la capacità di desiderare qualcosa di diverso. Quando se li era ritrovati tutti e quattro attorno dopo essersi svegliato dal coma era stato letteralmente travolto dall'amore che aveva trovato nei loro occhi. Amore, non semplice affetto. Non era abituato a quel genere di cose, si era sentito scuotere profondamente, in verità ne aveva avuto paura al punto che aveva desiderato allontanarli; poi Shin aveva abbattuto le sue difese e i suoi timori solo toccandolo, stringendogli timidamente le dita per un attimo come per assicurarsi che non fosse uno spettro. Sospirò. Non avrebbe più dormito comunque, tanto valeva approfittare del tempo che gli rimaneva.
Byakuen lo salutò con un brontolio sommesso e lo seguì mentre si incamminava verso il bosco.
 
La tigre sollevò la testa e agitò appena un orecchio. Si stiracchiò pigramente e diede un colpetto col muso alla spalla di Seiji.
-Vai.- bisbigliò il ragazzo.
Byakuen percorse lo spazio tra gli alberi agilmente e sbucò dietro la casa. Diede il benvenuto ai ragazzi, a Nasty e a Jun, ricevendo in cambio un'adeguata quota di carezze.
Non si preoccuparono per il loro compagno, non era insolito che sparisse nel bosco per ore.
Verso ora di pranzo Ryo trafficava tra la cucina e la sala per apparecchiare la tavola, Shin e Nasty se la ridevano di gusto tra pentole e fornelli e Xiu e Jun battibeccavano fra loro mentre si sfidavano a qualche nuovo videogioco; Touma pensò che Seiji si fosse dato alla macchia a ragion veduta, fu meno divertito quando lo mandarono a recuperarlo. In realtà era felicissimo di trascorrere qualche minuto da solo con lui ma il modo in cui gli si contraeva lo stomaco in sua presenza gli ricordava ogni volta cosa provasse per lui oltre all'affetto che sentiva per tutti gli altri. Byakuen gli fece da guida solo il tempo necessario perché lo vedesse, seduto all'ombra degli alberi vicino ad uno dei tanti torrentelli che si gettavano nel lago. Rimase a debita distanza, aspettando che si accorgesse della sua presenza. Indossava solo un paio di jeans e una camicia con il primo bottone slacciato, era difficile vederlo con una tenuta tanto informale.
Finalmente Seiji aprì gli occhi e l'altro ragazzo alzò una mano per salutarlo mentre gli andava vicino.
-Ora di pranzo, Ci fai compagnia?-
Il ragazzo biondo annuì. Si alzò si sistemò gli abiti.
-Non pensavo fosse passato così tanto tempo.- si scusò.
-Non ti sei perso niente di più del solito, forse un po' di caos in più visto che di bambini che giocano alla consolle ora ne abbiamo due.-
-Ne avremo anche tre.- gli gettò un'occhiata furba -Forse quattro, oserei.-
Touma sentì il cuore perdere un battito di fronte al suo sorriso mentre pronunciava quelle parole. Tutti loro avevano imparato che Seiji preferiva non mostrare la morbidezza del suo animo ma a volte accadeva che abbassasse le sue difese come in quel momento e lasciasse intravedere una luce nuova nel suo sguardo.
-Sei davvero impietoso.- brontolò risentito.
Seiji rise piano.
-Solo obiettivo.-
Touma pensò che il suo stomaco volesse collassare su se stesso.
-Obiettivamente impietoso.- rettificò, quasi con un filo di voce per sfuggire al senso di imbarazzo.
Seiji scrollò le spalle, sempre con le labbra armoniosamente arcuate quindi allungò il passo quando vide Nasty che li salutava con entusiasmo dal terrazzo, nascondendo di nuovo ciò che gli aveva animato lo sguardo.
Dopo un pranzo rumoroso si spostarono in riva al lago e Seiji valutò che i bambini erano diventati addirittura sei. Era felice di vederli così ma tutto quell'entusiasmo non faceva per lui in quel momento perciò si defilò senza troppe remore. In verità si sentiva piuttosto stanco sia per aver dormito poco sia perché Shin lo aveva rimpinzato come un'oca, gettandogli occhiate tanto inquiete che alla fine si era rassegnato a svuotare il piatto che gli aveva messo davanti. In effetti la cena precedente era stata piuttosto frugale ma erano state solo poche ore, non avrebbe certo corso il rischio di morire di fame per quello. Si ritirò nella sua vecchia stanza, concedendosi il piacere di un po' di riposo fuori programma.
Touma vi entrò molto più tardi, con estrema discrezione. Raccolse i propri abiti e si fermò a carezzarlo con lo sguardo, pietrificandosi quando Il suo compagno si scostò i capelli dall'occhio destro per guardarlo.
-Che c'è?- sussurrò.
Touma si inginocchiò accanto al letto, con gli abiti sotto il braccio e i capelli bagnati tirati indietro dalla fronte.
-Sembri davvero stanco. Stai bene?-
Seiji emise un brontolio e si accomodò meglio. Era sdraiato su un fianco e l'altro ragazzo poteva scorgere solo metà del suo viso eppure fu quasi abbagliato dal suo sorriso.
-Sto bene.-
-Sicuro?-
-Hm.-
Touma conosceva anche troppo bene quel particolare, lento chiudersi delle palpebre che tradiva la necessità di sonno.
-Ti chiamo per l'ora di cena .-
-Ah-a.-
Seiji chiuse l'occhio e si raggomitolò sotto le coltri.
-Tu piuttosto … vatti ad asciugare.- bisbigliò.
Touma sollevò un sopracciglio, perplesso, ma una persona assonnata non era mai lucida perciò non fece molto caso alle sue parole.
-Ma certo.- disse semplicemente
Seiji non gli rispose e l'altro ragazzo sbuffò leggermente. Non era preoccupato per lui, aveva visto con quanta solerzia Shin si fosse impegnato per farlo sentire in colpa ogni volta che poggiava le posate sul tavolo. In effetti si erano messi un po' tutti d'impegno per assicurarsi che si alzasse dal tavolo solo dopo aver consumato un pasto abbondante. Forse troppo in effetti. A volte si dimenticavano che Seiji sapeva badare a se stesso.
Mentre il sole calava dietro le montagne Touma ritornò nella loro camera. Seiji era già sveglio e si stava stiracchiando pigramente, con le braccia tese e la schiena inarcata. Aveva i capelli tirati dietro alle orecchie, scomposti e arruffati. Era da un'eternità che non lo vedeva così.
- 'Sera.- mugugnò –Arrivo .-
L'altro ragazzo si defilò. Avrebbe finito per mostrare molto più di quanto volesse se fosse rimasto lì a guardarlo incantato.
La cena fu meno rumorosa del pranzo, almeno fino a  che non cominciarono a comparire i dolci, un vino leggero, bibite analcoliche e più tardi qualche pericolosa lattina di birra. Touma era perfettamente a conoscenza dell'azione dello zucchero sull'organismo: la parola iperattività cominciò a lampeggiargli nella testa appena assaggiò il budino su cui troneggiava una montagna di panna montata. Era il problema dei dolci occidentali ma agli altri sembrava non importare un granché. Nemmeno a Nasty che di solito era piuttosto morigerata a riguardo.
Certo che era buono davvero.
Senza troppi rimorsi Touma si servì un'altra porzione prima che Xiu facesse piazza pulita in modo meno discreto del suo. Rabbrividì quando vide Jun armeggiare con l'impianto stereo, soprattutto quando gli vide tra le mani dei microfoni. Gettò uno sguardo supplichevole attorno a sé e scoprì con una punta di panico che Nasty aveva portato un vassoio di pasticcini con una certa fretta, come se stesse lasciando un'esca per delle belve e poi era tornata a rifugiarsi in cucina, seguita da Seiji, particolarmente interessato a continuare la loro conversazione sull'opulenza delle orchidee e sulla bravura del fiorista da cui le avevano comprate. Touma si sentì irrimediabilmente perduto quando Xiu gli circondò le spalle con un braccio e gli sventolò un microfono davanti al naso.
Un paio d'ore più tardi, dopo un discreto numero di birre, l'atmosfera si era fatta decisamente vivace. Nasty alla fine non era più riuscita a declinare gli inviti insistenti degli altri ed era stata travolta dalla potenza del karaoke. Touma approfittò di un loro momento di distrazione e si defilò sul terrazzo.
Seiji bontà sua era scomparso da tempo.
L'aria fresca della notte lo rinfrancò un po'. Non aveva bevuto un granché, un bicchiere di vino o poco più però si sentiva tremendamente accaldato. Sospirò appena poggiando i gomiti sulla balaustra della terrazza. Alzò gli occhi verso la falce di luna calante. Il cielo era abbastanza buio da permettergli di vedere le stelle. Certo non avrebbero mai potuto brillare come quelle che aveva intravisto anni addietro, era dispiaciuto di non possedere un ricordo chiaro del suo ritorno sulla Terra.
-Sei scappato?-
La voce giunse dall'alto, inaspettata. In equilibrio vicino alla grondaia Seiji lo stava guardando con uno sguardo discretamente compassionevole.
-Che ci fai là sopra?- bisbigliò gettando un'occhiata sospettosa alle sue spalle.
-Indovina .- ribatté l'altro con aria divertita.
Touma ringhiò qualcosa e decise di raggiungerlo; tanto nessuno si sarebbe accorto per un bel po' della sua assenza. Il tetto non era così spiovente da farli scivolare e le tegole offrivano un attrito sufficiente, era come stare seduti sul fianco di una collina. I rumori della sala giungevano abbastanza attutiti ma lasciavano comunque intuire quanto caos effettivo vi fosse.
-Sembrano posseduti.- brontolò Touma -Perfino Nasty.-
-Tre giorni liberi danno una certa euforia.-
-Euforia è un eufemismo.-
Seiji ridacchiò e alzò gli occhi verso il cielo. Touma lo imitò. Non c'era la luce delle finestre a disturbarlo perciò le stelle gli apparvero più vivide di quanto non fossero dalla terrazza. Sospirò di sollievo, per nulla imbarazzato da silenzio che era caduto fra loro.
-Quanto mi manca questo posto.- disse ad un tratto, più a se stesso che al suo compagno.
-Ma la nostra vita era più complicata quando stavamo qui.-
Touma scrollò le spalle.
-Abbiamo fatto cose che nessun altro ha mai fatto … non è stato facile ma ora a ben vedere possediamo conoscenze che non avremmo mai avuto. Non si può avere senza dare, tantomeno senza sperimentare.-
Seiji rise piano.
-Quanta saggezza … è il vino a renderti tanto remissivo?-
Touma arrossi e gli gettò un'occhiata in tralice.
-A te invece non serve nulla per rendere tagliente la lingua.- sibilò.
Il ragazzo biondo rise ancora, più apertamente.
-Le parole feriscono più delle lame .- con aria volutamente saccente posò lo sguardo su di lui -Soprattutto quando colgono nel segno.-
L'altro ragazzo sbuffò non trovando nulla con cui ribattere. Cominciava quasi a convincersi di aver bevuto troppo per davvero. Almeno lo pensò fino a che guardando di sottecchi il profilo del suo compagno non avvertì di nuovo lo stomaco stringersi. E con quello che ci aveva stipato sarebbe stato fisiologicamente impossibile.
-Tu … sei … insopportabile.- scandì, giusto per rimandare una provocazione al mittente.
-Ah-a.-
Seiji stiracchiò i muscoli del collo come un gatto soddisfatto. Aveva riposato più che a sufficienza ed era di buon umore, era facile intuirlo. Il che significava che si sarebbe divertito un mondo a cercare di provocarlo, senza mai arrivare ad irritarlo per davvero.
- E tu che hai passato nottate a levarmi il sonno biascicando di un certo Fermat?- *
-Hai intenzione di rinfacciarmelo fino alla fine dei miei giorni?-
-Assolutamente sì. -
Touma ringhiò e si sporse verso di lui, badando che le ginocchia non scivolassero sulle tegole.
-Ti stai divertendo?- sibilò.
-Qualche dubbio?-
Il ragazzo dagli occhi blu sospirò, sconfitto.
-No .- borbottò sconsolato.
Seiji stirò le labbra in un sorriso. Troppo vicino, Touma se ne accorse tardi, preso com'era dalla sua irritazione. Si tirò indietro in fretta, spostando il peso malamente, tanto che rischiò di cadere all'indietro. L'altro ragazzo gli afferrò la spalla sinistra per trattenerlo e riportarlo in una posizione più sicura.
-Che diamine ti prende?- sibilò.
Touma riassestò il peso sulle ginocchia, con gli occhi bassi. Avrebbe dovuto bere di più così forse non avrebbe avuto la sensazione di stare correndo verso un precipizio. Strinse le labbra, indeciso. Seiji aggrottò appena le sopracciglia avvertendo la sua tensione improvvisa e rimase semplicemente in attesa di capire cosa stesse accadendo. Infine Touma si arrese e si sporse di nuovo in avanti per toccare il viso del ragazzo biondo con le labbra, sulla guancia, appena oltre l'angolo delle sue bocca; poi si tirò indietro,le labbra serrate, senza più riuscire a tenere lo sguardo dritto davanti a sé. Nemmeno un istante dopo sentì le dita di Seiji sulla nuca e il peso della sua fronte sulla spalla sinistra.
-Davvero … quanto hai bevuto?- mormorò.
Touma si sentì gelare.
-Non sono ubriaco.- ribatté debolmente, la voce ridotta quasi ad un gemito.
Seiji spostò il viso, tanto da portare le labbra accanto al suo orecchio, premendo la guancia contro la sua.
-Lo so … ma se è questo che vuoi dirmi i tuoi pensieri devono essere saldi quanto le tue gambe.- sussurrò.
Per un brevissimo istante Touma sentì distintamente le sue labbra sulla pelle quindi l'aria fresca della sera non appena l'altro si allontanò, abbandonando il tetto per saltare sulla terrazza e poi giù, sullo sterrato davanti all'ingresso. Touma si strinse nelle braccia, quasi raggomitolandosi su se stesso. Respirò a fondo per calmarsi consapevole che sarebbe stato inutile.
 
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Shin si svegliò accompagnato dal un'emicrania fastidiosa e insistente. In mattine come quella l'immagine di uno spiaggiamento era ciò che meglio descriveva lo stato disastroso in cui versavano i suoi compagni e qualche volta anche lui. In cucina trovò Seiji che rigirava un cucchiaino in una tazza, assorto, con il mento poggiato nel cavo della mano e lo sguardo perso fuori dalla finestra. Shin gli sorrise poi si versò una tazza di caffè e si poggiò al piano della cucina, godendosi sulle dita il tepore della ceramica.
-Che fine hai fatto ieri sera?-
Seiji scrollò le spalle.
-Troppo rumore.-
Shin rise piano.
-Non posso darti torto … sapevo che te la saresti svignata alla prima occasione. Per tua fortuna erano tutti troppo impegnati per pensare di inseguirti.-
Seiji rise piano.
-Me ne sono accorto.- lo guardò con aria furba -Ma in ogni caso con tutto quello che vi siete divorati non sareste riusciti a raggiungermi.-
Shin ridacchiò contro il bordo della tazza.
-Non dirlo a Touma, stanotte ha rischiato di vomitare anche lo stomaco.-
Il ragazzo biondo lo guardò con aria sorniona.
-Prevedibile.- commentò.
L'altro scrollò le spalle.
- Touma  potrebbe mangiarsi senza problemi un frigorifero con tutto quello che c'è dentro.-
-Innegabile.-
Shin arcuò le labbra.
-Al mattino sei davvero perfido.-
Seiji sollevò un angolo della bocca, con gli occhi socchiusi ma durò solo un attimo e poi la sua aria vagamente giocosa lasciò il posto a qualcosa di simile alla preoccupazione.
-Mi sono appisolato nella saletta delle armi, non ho sentito nulla.-
-Non c'è nulla di cui preoccuparsi seriamente.-
-Però?-
Il ragazzo castano strinse le labbra, a disagio.
-Ho avuto l'impressione che fosse una questione nervosa più che altro … una tosse stizzosa come quella l'ho sentita fin troppo quando frequentavo al liceo.- distolse lo sguardo un attimo -Senza trascurare il fatto che quando si tratta di voi non ho alcun controllo sulla mia empatia.-
Seiji annuì in silenzio. Spesso quella dote così affinata era di peso per il suo compagno ma per chi come lui era legato all'Acqua era qualcosa di inevitabile, la sua maggiore sofferenza era quella di astenersi  dall'intervenire quando vedeva i suoi compagni in difficoltà. Li rispettava troppo per intromettersi nelle loro vite. Il ragazzo biondo espirò profondamente. Aveva ben colto cosa intendesse dire. Si alzò e gli sorrise con gentilezza quindi gli poggiò mano su una guancia e le labbra sull'altra.
-Staremo bene.- gli mormorò prima di uscire.
Shin si strinse nelle braccia, la bocca appena arcuata. Prima di quel momento Seiji gli aveva mostrato quell'impensabile gentilezza solo un paio di volte; la prima poco dopo il suo risveglio dal coma, mentre il cielo si tingeva del rosso del tramonto. Shin gli aveva fatto compagnia per tutto il pomeriggio e buona parte della mattina e alla fine si erano fermati davanti alla finestra della stanza a guardare il cielo e la conclusione di un'altra giornata. Shin era stato così distratto dagli ultimi canti degli uccelli da non accorgersi dello sguardo affettuoso che gli scivolava addosso perciò aveva ricambiato il suo sorriso senza pensarci troppo; e poi le dita di Seiji si erano intrecciate appena alle sue, lo stesso tocco che gli aveva regalato al suo risveglio, e con la stessa impalpabile gentilezza gli aveva toccato una guancia con le dita e l'altra con le labbra.
-Grazie … ma ora vai a riposarti.-
Poco più di un sussurro, lo stesso che gli aveva carezzato le orecchie dopo che erano tornati dall'Africa. Appena prima dell'alba, questa volta in un angolo nascosto in riva al lago.  Seiji amava il declino e il sorgere del sole, erano i momenti in cui il mondo attraversava attimi di un silenzio carico di attesa, in cui tutto appariva immobile ma pronto a prendere vita all'improvviso ed erano forse gli unici istanti in cui si concedeva di abbassare almeno un po' le barriere dietro cui si trincerava abitualmente. In quegli attimi di pace insperata Shin stava cercando di affogare i propri pensieri cupi nel rosa delicato delle nubi e non appena vi si era perso a sufficienza Seiji era comparso dagli alberi senza fare rumore, gli si era seduto accanto poggiandogli la mano sinistra sulla spalla destra e gli aveva parlato di Korin e del piacere che aveva provato nell'aver versato sangue senza che lui avesse potuto impedirlo. Infine gli aveva di nuovo poggiato con grazia le labbra sulla guancia.
-Se fossi stato qui sarebbe stato diverso, mi dispiace .-
Shin a quel punto non era più riuscito a sostenere la tensione e gli aveva circondato le spalle con le braccia; non si era aspettato nulla più che una stoica sopportazione di quello sfogo e invece si era trovato avvolto in una stretta delicata e consolatoria. Per la prima volta aveva avuto una percezione vivida di ciò che Seiji nascondeva di sé con tanta cura e si era abbandonato senza timori al bagliore che lo aveva investito.
In quel momento alla luce di quanto sapeva di Seiji non poté fare a meno di fidarsi ciecamente delle sue parole; non aveva idea di quanto fosse accaduto ma sapeva con assoluta certezza che il suo compagno non avrebbe mai lasciato in sospeso qualcosa che riguardava uno di loro, a maggior ragione sapendo di esserne la causa. Seiji mostrava poco di sé al di là della sue parole pungenti e della sua cortesia ma vivendo con lui Shin aveva imparato a riconoscere i segnali minimi che tradivano le sue emozioni e quello che aveva visto trapelare sul viso dell'altro ragazzo era stato indubbiamente un senso di colpa; era certo che dietro ad esso non vi fosse stato nulla di volontario perciò decise che non c'era nulla per cui inquietarsi.
 
 
Seiji si fermò per qualche interminabile istante davanti alla porta della loro stanza quindi spinse la porta con cautela. Touma non diede segno di averlo sentito e l'altro ragazzo se ne sentì rinfrancato. Quando si sentiva al sicuro il suo compagno veniva preso da un sonno profondissimo. In qualche modo si era sentito perfino lusingato il giorno in cui si era addormentato in camera sua. Xiu lo aveva sempre deriso a riguardo dicendogli che cadeva letteralmente in coma ma dopo l'incidente aveva cambiato regime di sfottò deviando verso “letargo” e “ibernazione” Un po' gli mancava il modo in cui Touma si risentiva però si era sentito davvero commosso per la delicatezza inaspettata del suo compagno. Sarebbe stato ancor più delicato se avesse smesso di cantare in continuazione ma questa era un'altra questione. 
Appoggiò sul comodino un foglietto piegato con cura e si allontanò di un passo prima di trovare il coraggio di guardarlo. Touma era raggomitolato su se stesso, pallido e abbastanza provato. Seiji se ne sentì profondamente dispiaciuto. Avrebbe voluto comportarsi con più grazia nei suoi confronti ma in quel momento era stato colto dal panico. Non aveva dubbi sulla sincerità del suo compagno né sul coraggio che aveva dovuto trovare per riuscire a baciarlo ma a maggior ragione questo lo aveva spaventato. Non era abituato a quel sentimento avvolgente che aveva percepito quando Touma lo aveva toccato, per questo lo aveva allontanato, per darsi il tempo di riflettere su di sé e non fare nulla che potesse ferirlo. La gestione dell'ultima parte evidentemente non gli era riuscita.
Si morse il labbro inferiore. Non aveva bisogno di perdersi in considerazioni metafisiche per sapere perché invece stare con Shin non lo inquietava. Usci dalla stanza senza alcun rumore.
 
Touma si svegliò di malavoglia, riportato alla realtà da qualcuno che pronunciava il suo nome. Si stropicciò un occhio per mettere a fuoco la figura indistinta che aveva davanti. Shin gli sorrise.
-Come stai?-
-Uno schifo.- brontolò l'altro.
L'altro ridacchiò.
-Sì, non stento a crederlo.-
Lo sguardo dell'altro ragazzo si fece improvvisamente penetrante. Shin gli sorrise, comprensivo. Si alzò in piedi e gli toccò la spalla.
-E' quasi ora di pranzo, cercate di concludere quello che avete cominciato.- mormorò.
Touma emise un suono gutturale di assenso, vagamente in imbarazzo. Non era seccato dal fatto che Shin avesse un così chiaro quadro della situazione anzi in qualche modo questo lo faceva sentire più tranquillo. Si alzò a sedere non appena fu solo e rimase a fissare la porta chiusa. Contrariamente agli altri due suoi compagni lui aveva ben compreso quanto Seiji e Shin condividessero senza dirsi quasi nulla. Sospirò pesantemente e si decise ad aprire il foglietto che lo aspettava paziente sul comodino.
Sai dove trovarmi.
Lo stretto necessario, non una parola di più. Se non avesse temuto di sembrare scortese probabilmente non ne avrebbe scritta che una.
Touma si concesse una doccia veloce, giusto il tempo per rendersi presentabile e sgattaiolò via prima che altri oltre Shin cominciassero a dare segni di vita.
Non era difficile immaginare dove si fosse rintanato Seiji e infatti lo trovò sulla rive leggermente digradante del ruscello, con lo sguardo perso chissà dove e nessuna intenzione di concentrasi in meditazione. Touma sentì lo stomaco collassare su se stesso, nemmeno fosse alle prese con la prima cotta della sua vita. Cercò di riacquistare un'aria quantomeno dignitosa prima di farsi vedere, anche se da qualche parte era sicuro, e altrettanto terrorizzato all'idea, che il suo compagno fosse ben conscio della sua presenza. Avanzò, irrigidito e gli si sedette accanto fingendo una certa disinvoltura per nascondere il fatto che si sentisse cedere le gambe. Seiji gli concesse un sorriso leggero, nervoso e alla luce del sole Touma si rese conto di non essere il solo a sentirsi preda allo smarrimento. Rimase in silenzio qualche istante concentrandosi sullo scorrere dell'acqua, infine espirò piano.
-Non ero ubriaco.- borbottò.
-Lo so .-
-E non ho intenzione di pentirmi di quello che ho fatto.- sputò fuori, senza guardarlo.
Avvertì un suono lieve, soffice, forse un sospiro ma non ebbe tempo di accertarsene perché si trovò stretto tra le braccia dell'altro, schiacciato contro di lui senza possibilità di muoversi.
-Stupido idiota, riesci a immaginare quanto sia difficile stare con me?-
Touma avvertì un profondo senso di sollievo, al punto che riuscì a rilassare i muscoli tesi per la sorpresa di quella stretta.
La presa di Seiji invece non si allentò, parve farsi persino più forte e non per il timore che potesse sfuggirgli: era l'ultimo, estremo tentativo per impedirgli di andare oltre, di ricambiare quel gesto e vincere le sue resistenze.
-Dopo tutto questo tempo vuoi che non lo sappia?- ribatté, più sicuro.
-Idiota. -
Touma riuscì a sorridere e si abbandonò del tutto.
-E ora che vuoi fare? Non potrai tenermi così in eterno.- mormorò.
Un altro suono lieve, rassegnato e la mano destra gli scivolò sulla nuca. Touma si concesse il lusso di un respiro prima di toccargli la schiena tesa. Ormai erano entrambi saltato oltre l'orlo del precipizio.
Seiji si tirò indietro dopo avergli poggiato le labbra sulla guancia, diminuendo la forza con cui lo stringeva. Teneva lo sguardo basso, confuso. Touma sollevò la mano sinistra e fece finalmente ciò che desiderava da un'eternità: affondò le dita tra i capelli che gli coprivano il viso e li spinse indietro. Aveva sempre adorato il suo sguardo trasparente, traslucido come una pietra preziosa.
-E tu? Che vuoi fare ora?- lo sfidò il ragazzo dagli occhi chiari.
Touma arcuò le labbra, non si vergognò nemmeno del suo viso accaldato né si preoccupò delle dita che gli si erano di nuovo strette sulla nuca. Semplicemente cedette. Le labbra di Seiji gli sfiorarono caute il viso, perfino indecise. Touma perse la pazienza e la cautela. Approfittò dell'inesistente distanza tra loro e premete la bocca sulla sua. Si accorse solo allora di non aver fatto altro che il gioco dell'altro, quando avvertì le dita che scivolavano dalla nuca alla sua testa. Un buon stratega lasciava saggiare agli avversari un terreno insidioso. Seiji sorrise sulla sua bocca.
-Te la senti davvero di rischiare con me?-
-L'ho fatto tante altre volte no?-
-Hai ragione.-
Cedettero entrambi, senza ulteriori parole, in piena fiducia.
 
Shin si immobilizzò un istante, con le dita strette sul mestolo e il viso che si arrossava lentamente. Riconosceva quell'emozione che gli scaldava l'animo dal profondo ed era felice che non ci fosse nessuno in cucina con lui e felice di esserci perché avrebbe potuto nasconderne i segni con la scusa del vapore e dei fornelli. Valutò con occhio critico la quantità di cibo che stava per cuocere. Con due persone in più di buonumore avrebbe avuto bisogno di rinforzare le dosi. Rise tra sé e tornò ad occuparsi delle sue pentole.
 
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* Pierre de Fermat
17/8/1601 (Beaumont-de-Lomagne)-12/1/1665 (Castres)
E' stato un matematico e magistrato francese. Fu tra i principali matematici della prima metà del XVII secolo e dette importanti contributi allo sviluppo della matematica moderna.
 
 
 
  
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