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Autore: Oducchan    08/06/2014    2 recensioni
Il problema, essenzialmente, è che Kasamatsu non è una donna.
Ma importa qualcosa?
[MoriKasa senza arte, nè parte, nè tantomeno senso logico]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Yoshitaka Moriyama, Yukio Kasamatsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Queen of the lower court 
Titolo: So follow me down (Where to?)
Personaggi: Yukio Kasamatsu, Moriyama Yoshitaka

Pairing: MoriKasa
Genere: introspettivo
Avvisi: NN
Rating: giallo
Note

Mi sono svegliata, stamane, e avevo questa storia in mente. Non so perché. Ho provato ad ignorarla, visto che mi sembrava un po' troppo azzardata, ma le parole continuavano a ronzarmi in testa, così... così le ho messe giù.
Cosa succeda non ve lo so dire. All'origine voleva essere un "Kasamatsu è ancora a terra per la sconfitta" ma poi mi sconquassava la continuity temporale, che Mori le partite le ha perse con lui e che senso aveva? Quindi non lo so. Yukio ha un momento di debolezza e piange e va da Mori e Moriyama perde la testa, ecco. Boh.
Il titolo viene da Follow me, by 3OH!3
 

So follow me down (Where to?)


Il problema, essenzialmente, è che Kasamatsu non è una donna. E non dovrebbe essere questa gran rivelazione, ma nemmeno una fonte di pensieri convulsi e concitati. Kasamatsu non è una donna, non ha le forme morbide delle fanciulle dei suoi sogni, non ha curve prosperose o arti delicati, non ha un sorriso morbido e pieno, non ha lunghi capelli serici e mani piccole e raffinate.
Solo che quando se lo vede comparire davanti la porta di casa, con gli occhi iniettati di sangue e ancora gonfi di lacrime, gli zigomi chiazzati di rosso e le spalle squadrate che tremano spasmodiche, Moriyama se ne dimentica. Si dimentica di qualunque cosa che non sia lui e il suo dolore, allungando le mani per prendergli il volto tra i palmi e baciar via quelle stille così amare dalle palpebre, dagli zigomi, dalle guance, dalle labbra, finché il sapore del sale che gli brucia la lingua non viene sostituito da quello della sua bocca. Lo bacia fino a non aver più fiato, finché non gli ha asciugato il viso e gli passa i pollici sulle ciglia impastate.
Poi lo trascina in camera sua, le dita che scivolano dal polso alla mano per poterla intrecciare alla sua, e fa niente se sua madre gli ricorda che manca poco all’ora di cena, che chiede se Yukio-kun si ferma con loro, fa niente suo padre che alza lo sguardo dal giornale per guardarli perplesso ma senza dir nulla, si chiude a chiave in camera con lui e lo bacia di nuovo, piano, con gentilezza.
Kasamatsu lo lascia fare. Tira su col naso un paio di volte, poi gli infila le mani nei capelli corti e ce le lascia affondare, arruffandoli appena e poi tirando le ciocche, debolmente.
-Scusa- ansima, e Moriyama non gli ha mai chiesto a cosa si riferisca. Se a quella sottospecie di dispetto, se all’essersi introdotto in casa sua a quell’ora, se per aver aperto una voragine nuova alla concezione di sè stesso.
Non gli importa.
-Fa nulla- risponde, assottigliando lo sguardo, e le sue mani trovano la cerniera dei suoi pantaloni.
 
Tanti, troppi, infiniti minuti dopo, col fiato corto per non far rumore e sua madre che li chiama dal fondo delle scale che la cena è pronta, si ritrovano a fissarsi dai due capi del letto, troppo sudore addosso e troppi pochi vestiti a coprirli. Kasamatsu ha ancora gli angoli degli occhi arrossati, ma ha lo sguardo annacquato da ben altro sentimento, adesso, e stupidamente Moriyama considera che potrebbe anche affogarci in qual mare torbido che si apre nelle sue iridi.
Forse l’ha già fatto.
-E adesso?-
E adesso. Adesso è un gran casino, vorrebbe dirgli. Adesso è veramente un pasticcio, perché anche se non sta più piangendo, e anche se non è una ragazza come piacciono tanto a lui, Moriyama Kasamatsu vorrebbe baciarlo di nuovo, e di nuovo, e di nuovo, e farci l’amore insieme fino a consumarsi. È veramente una rogna colossale.
 -Adesso ci vestiamo- ribatte, abbassando finalmente lo sguardo –E andiamo di sotto che sennò mia madre si incavola. Poi si vedrà-
Yukio annuisce, cauto, e Yoshitaka considera, per un istante, che non gli ha chiesto perché è venuto lì. Perché è a casa sua. Ma, detto sinceramente, non importa.
Non importa.
-Scusa- borbotta, dal nulla. Yukio si volta, con la maglietta sulle ventitré e i capelli spettinati che gli spiovono da tutte le parti, e probabilmente si chiede di cos’è che dovrebbe scusarlo. Se dell’averlo costretto a rimanere a cena, se dell’aver fatto sesso assieme, se del non sapergli dare una risposta a quel tumulto che gli si agita nel petto.
Alla fine, sorride.
-Di nulla-
Non importa. Davvero, non importa.
   
 
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