Anime & Manga > No. 6
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Autore: ALEXIANDRAisMe    08/06/2014    1 recensioni
Sono passati quattro anni. Quattro anni da quando Nezumi e Shion si sono incontrati e ancora quest’ultimo non può fare a meno di chiedersi perché il destino abbia deciso di mettere l’uno sulla strada dell’altro.
[Nezushi]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nezumi, Shion
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il rifugio in cui ci troviamo è al buio, non buio pesto, ma la luce è tenue e lascia in ombra molte zone, dando un effetto quasi crepuscolare alla stanza. Perlopiù sembra un ambiente spoglio e concentrato. C’è un letto, un cucinino all’angolo su cui è appoggiato uno di quei vecchi bollitori di thé che difficilmente troveresti in una qualunque casa di città come la mia a No.6. Tanti scaffali con libri rilegati, opere classiche tra le più famose, un tavolino, un divanetto di legno imbottito e rivestito di rosso, piccolo pianoforte a muro. Quello scenario era così diverso dal passato, questa è la tua realtà.
Nezumi, ricordi ancora quella notte?
C’era il tifone, la cosa più fantastica che potesse succedere il giorno del mio compleanno.
Compivo dodici anni e tu sei comparso tra le mura della mia camera, proprio della mia tra tante, come se niente fosse.
Ricordo la tua mano così fredda intorno al mio collo. Eri spaventato, così restio a fidarti, ma di me ti sei fidato. Hai lasciato che ti curassi quel braccio sanguinante, hai lasciato che quella sera, perfetti sconosciuti quali eravamo, io mi prendessi cura di te. E io.. io avrei dovuto provare paura davanti a qualcuno come te, un ricercato.
Non so cosa mi spinse quella sera a medicarti le ferite con le mie conoscenze di primo soccorso.
Era la prima volta che mentivo a mia madre per coprire qualcuno, era la prima volta che ricucivo una ferita, era semplicemente la prima volta che mi affezionavo così profondamente a qualcuno con così poco. Ancora oggi, sei tu il primo ad avermi scosso così tanto.
Guardandoti, avvolto in quel maglione vecchio e sformato con quel mantello magistralmente avvolto intorno al collo come un’ampia sciarpa che ti copre anche parte del viso e del petto, ripenso a quel maglioncino nuovo che ti prestai, un regalo di compleanno che condivisi con te, che ora è troppo piccolo per essere indossato. Proprio non ci entreresti con quelle spalle larghe che ora ti ritrovi, il busto che si è allungato a dismisura in confronto al mio.
Io sono un cervellone. Ricordi, il mio quoziente è incredibilmente al di sopra della media e per questo non ho mai sperato di crescere in statura abbastanza da distinguermi ma, Nezumi, sono passati quattro anni.
Sei tornato ed è così patetico pensare, sperare, che tu sia tornato solo per salvarmi.
Avrei un infinità di domande davvero importanti da porti.. ad esempio, perché quella sera scelsi proprio la mia finestra, proprio me, per essere salvato? Quella sera hai sentito il mio urlo nonostante la tempesta, tu senti sempre quando ho bisogno di te, vero? Il tuo nome è davvero “sorcio”? Quando penso al suono del tuo nome Nezumi, che si sposa così bene con l’immagine che ho di te, di certo non penso ad un sorcio.. ma soprattutto perché sparisti così, nel nulla, senza dirmi niente, senza dirmi che ci saremmo rivisti un giorno?
Ti vedevo muoverti con quella sicurezza che solo gli anni e un vita dura ti avevano dato, non ho memoria di un gesto goffo o insicuro da parte tua che persino nel buio della mia camera riuscivi a muoverti molto più a tuo agio di me.
- Che c’è? – mi chiedi e la tua voce mi risveglia dai miei pensieri, dal mio non poter far a meno di contemplarti. La teiera fischia e tu prepari le tazze riempiendole con il liquido bollente.
Porto il mio sguardo su di te, per osservarti. – Come fare a salvare No.6? – ti chiedo e tu sorridi, proprio come quella volta.
- Ancora con questa storia? Non ti sei ancora deciso a lasciar perdere vedo.. – rispondi.
Facile per te dire così, per te sembra tutto un gioco. Le tue gambe sono abituate a correre, la tua pelle non sente le differenze tra una notte fredda e una mattina calda, tu che sei stato costretto a scappare e subire gli sbalzi d’umore del tempo. Tu che vivi affrontando la realtà.
Mi porgi la tazza di thé e la mia mano, d’istinto, corre ad afferrarti il polso, bisognosa di quel contatto.
- La tua pelle è fredda. – mormoro. L’ultimo contatto di quella sera che ricordo, mentre ci addormentavamo mano nella mano, era il calore che il tuo corpo emanava, dovuto alla febbre.
Con l’altra mano ti liberi dalla mia presa, penso che tu mi voglia allontanare e invece continui a tenerla salda nella tua mentre con la mano libera mi decido ad afferrare la tazza e farne un sorso.
- La tua invece è ancora calda come ricordavo. Sicuro di non star male? – Alzo di scatto il capo.
Ricordava, lui si ricordava.
Sorrido, gonfio di felicità, con il cuore che batte furioso nel petto. - Sto benissimo. Sul serio, è impossibile che io stia male, adesso. –
Scuote la testa. – Non sei cambiato per niente, eh? –
- Sono cambiato molto invece.. – borbotto, leggermente offeso. No, non ero più un ragazzino.
Conoscevo molto di più su questo nostro mondo, grazie a lui soprattutto. So dare un nome ai sentimenti che mi s’ingarbugliano nella bocca dello stomaco, sebbene sia prima volta che li provo con una tale intensità.
La sua risata mi riempie le orecchie, la sua mano mi sposta qualche ciuffo ribelle della frangia posto davanti agli occhi, l’altra mano che ancora intrattiene la mia. – Un ragazzino che ha sempre vissuto per No.6, che si vanta di sapere tutto dalla vita e che pensa di salvare gli altri con i suoi inutili ideali pacifisti. Questa si che è bella.. –
E vorrei potergli dire che non sono più un cittadino di No.6 da molto ormai, che per aiutarlo sia io che mia madre siamo stati declassati, che ci hanno spediti a Lost Town come se fossimo feccia, che mi è stato tolto il privilegio di accedere alla classe del corso speciale, ma non glielo dirò.
Non con tono di rimprovero, perché non posso accusarlo di una scelta che ho fatto e che nonostante tutto non rimpiango.
Era vero, pensavo che ci fosse un modo alternativo a quello di sterminare semplicemente tutti i malvagi. Avevo fiducia in quanto essere che era in grado di amare. Volevo continuare a credere che senza quelle mura a dividerci anche noi due, come No.6 e il Distretto Ovest, potevamo unirci e considerarci qualcosa di unico.
 
Angolo Autrice:
Ho scoperto solo recentemente questo anime/manga e me ne sono subito innamorata.
Spero perciò di non aver scritto una scelleratezza(?)
In ogni caso mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni al riguardo.
Mi auguro vi sia piaciuta, saluti
Alex^^
  
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