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Autore: shelag    29/12/2004    1 recensioni
Capì che in quel giorno lontano pomeriggio, in quella stanza così famigliare, con la luce che filtrava carezzevole attraverso le tende bianche.....
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                            Un pomeriggio lontano

 

 

Adorava quella stanza, piena di piccoli tesori con i quali di volta in volta poteva diventare una principessa dai lunghi orecchini sfavillanti, una sensuale danzatrice araba con il volto celato da un impalpabile velo, una pirata dalla colorata bandana sul capo.

La bambina sorrise mentre riponeva l’anello che si era appena provata nel baule quando,d’un tratto, lo specchio sembrò cambiare per un istante, circondato da una strana luce soffusa e lattiginosa.  Sofia alzò gli occhi incuriosita, ma il bagliore era ormai scomparso e la superficie lisci rifletteva il suo bel visino di bambina dai capelli scuri, tagliati a baschetto e gli occhi chiari, grandi  e curiosi. L’immagine lentamente si deformò, i capelli si allungarono  fino a toccare il bordo della giacca nera, gli zigomi divennero più evidenti e il viso assunse una forma più adulata. Ai lobi delle orecchie apparvero due bottoncini perlati, al posto delle stelline d’oro che usava indossare.

La visione durò solo un attimo e poi scomparve, quasi non fosse mai apparsa, eppure Sofia rimase a lungo a fissare lo specchio, cercando di intravederne ancora il mistero.

Passò delicatamente la mano sulla superficie di vetro, quasi intimorita ma tutto     quello che sentì fu la fredda e ostile sensazione del metallo. Qualunque porta si fosse aperta, ormai non restava più nulla da fare. Il portone era stato chiuso e per quanto avesse chiesto di entrare, nessuno le avrebbe risposto

La luce nella stanza iniziò a perdere la sua calda intensità per tingersi di una rancio più caldo…la mamma stava per tornare… doveva sbrigarsi a mettere in ordine.

 

Passarono molti anni dall’episodio dello specchio. Nei primi tempi Sofia non riusciva a pensare ad altro, cercava ogni scusa per intrufolarsi nella stanza della madre, per sbirciare lo specchio di sottecchi, sperando ancora in quella magia.

Poi, come sempre succede,altri avvenimenti avevano preso il posto della strana immagine nel cuore di Sofia, e poi altri, ed altri ancora. E così i minuti passarono fino a divenire ore, e poi anni…Sofia giunse al suo 28 compleanno.

 Era felice, una strana sensazione di euforia l’aveva invasa da quando quella mattina aveva aperto gli occhi e aveva trovato , lì sul cuscino accanto a lei, uno splendido pacchetto. Il regalo di Luca.

La ragazza ne carezzò per un attimo la superficie, indugiando nella delicatezza sensuale del velluto sotto le dita, poi, con delicatezza sfiorò il bordo sino ad arrivare al bottoncino metallico che permetteva alla meravigliosa conchiglia di aprirsi  e di rivelarle due piccoli, perfetti e lucenti orecchini di perle. Il sorriso le si allargò sul volto…si era ricordato!

Avevano visto insieme quegli orecchini passeggiando per il centro della città, in una di quelle vie dove negozi ipergriffati e ipercostosi si succedono come grani di uno stesso rosario.

Era soto un colpo di fulmine: quelle due meraviglie la guardavano ammiccanti dalla vetrina strabordante di preziosi, eppure così semplice nella sua ineguagliabile opulenza.

Il trillo del telefono la riportò alla realtà: era la sua amica che, conoscendola, le faceva notare di essere già in ritardo all’appuntamento. Di corsa Sofia afferrò la giacca nera dalla sedia e si mise i nuovi orecchini, pronta a far morire di invidia tutte le sue amiche.

Appena in strada respirò a pieni polmoni l’aria frizzanti, fregandose per una volta di smog e traffico vario: sarebbe andata a piedi…dieci minuti di ritardo in più, il giorno del suo compleanno, non avrebbero di certo fatto la differenza. Accanto a lei sfrecciavano le macchine, ma quasi non se ne curava,persa nella sensazione che quello sarebbe stato un giorno Speciale. Era persa nei suoi pensieri quando una musichetta famigliare giunse attutita dell’interno della borsa: il telefonino! Di certo era Luca che la chiamava per farle gli auguri di persona!

Velocemente aprì la borsa e, come sempre, il cellulare sembrò nascondersi tra portafoglio, fazzoletti,chiavi e mille altre cianfrusaglie. E il semaforo era anche diventato verde.

Maledicendo in un solo pensiero il suo disordine, la borsa troppo grande il cellulare troppo piccolo, Sofia iniziò ad attraversare la strada, mentre il piccolo diavolo argentato sembrava schernirla con il suo trillo.

Quasi non si accorse della macchina che le veniva contro. Urlò con tutte le sue forze, o almeno le sem,brò di farlo…ma non riuscì a spostarsi. L’urto violento la fece volare in aria, un volo che le parve lunghissimo. L’unica cosa che le venne in mente fu di quella strana visione allo specchio di dieci anni prima.

E allora Sofia capì-

Capì che in quel giorno lontano pomeriggio, in quella stanza così famigliare, con la luce che filtrava carezzevole attraverso le tende bianche, aveva visto se stessa, l’ultimo giorno della sua vita.

 

Il corpo senza vita della ragazza ricadde con un tonfo sordo sul terreno, lontano dal trillo del telefonino a cui non avrebbe ami più potuto rispondere.

  
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