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Autore: Oducchan    08/06/2014    2 recensioni
Sente il suo sguardo incollato alla nuca mentre si allena con la squadra, e la cosa non smette di farlo infuriare perché lo deconcentra.
Non ci metterà mai un minuto. Non gli farà la beneamata cortesia di metterci un minuto. Non farà in modo che voglia che ci metta un minuto.
[KurooTsukki]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nick autore: Queen of the lower court 
Titolo: I know you're no good {but you're stuck in my brain}
Personaggi: Tsukishima Kei, Kuroo Tetsuro (Yamaguchi Tadashi e il resto dei corvetti del Karasuno)
Pairing: KurooTsukki
Genere: non ne ho la più pallida idea. Boh.
Avvisi: spoiler per chi segue l'anime!
Rating: giallo
Note:
è ambientata al secondo "allenamento comunitario" tra Karasuno, Nekoma, Fukurodani, ecc. Le dita di Tsukki sono malmesse dall'allenamento con gli universitari di suo fratello (non che nel manga abbia detto granché se non "ohi" in una scan, ma mi ci attacco come una scimmia lo stesso).
Il titolo viene da Troublemaker by Olly Murs ft Flo Rida

 
 
I know you're no good
{but you're stuck in my brain}


 
Sente il suo sguardo incollato alla nuca mentre si allena con la squadra, e la cosa non smette di farlo infuriare perché lo deconcentra. Yamaguchi lo guarda ringhiare e sbuffare e non riesce a capire da dove gli monti quel nervosismo improvviso, e la cosa lo fa irritare maggiormente perché tutto vuole, fuorché che Tadashi sappia. Si volta, e quel suo ghigno indisponente è lì che balugina nella penombra della palestra, prima che gli strizzi un occhio e scompaia fuori dalla porta.
Maledetto.
-Chiedo scusa, devo andare un attimo in bagno-
Una serie di teste si voltano di scatto al suo indirizzo. Kageyama aggrotta la fronte, contrariato; Daichi-san piega il collo, perplesso; Sugawara-san allarga lo sguardo, subito preoccupato; Tanaka gli ringhia addosso, come sempre.
-Ohi, ohi, Tsukishima! Cosa credi di fare?-
-Niente, niente- e per confermare l’innocenza delle sue intenzioni agita una mano, avendo cura di far vedere le dita fasciate. Dopotutto non è una balla, non sono ancora a posto del tutto, e di una pausa in tutto quel murare può solo aver bisogno –Vado a cambiare il nastro e torno. Magari metto un po’ di ghiaccio-
-Ti serve...- e Tadashi subito fa il gesto di venirgli vicino, e maledizione, Tsukishima vorrebbe non sentire quella stilla di colpa raggrumarsi sul fondo dello stomaco. Non sta mentendo. In bagno ci andrà davvero.
-No, Yamaguchi- e lo ferma, freddo e dismissivo come sempre –Stai qui, ci metterò un minuto, tranquillo-
Non ci metterà mai un minuto. Non gli farà la beneamata cortesia di metterci un minuto. Non farà in modo che voglia che ci metta un minuto. E nonostante queste cose Tsukishima le sappia bene e lo facciano solo inferocire di più, si volta e si allontana verso i gabinetti.
Non fa neanche in tempo a chiudere la porta che un ombra nera compare alle sue spalle e Kuroo è già lì, con le mani sotto la maglia e quel sorriso affilato che dardeggia verso il suo collo.
-Ce ne hai messo di tempo, Tsukki- cantilena, il fiato che scivola sulla pelle sudata della nuca e la fa intirizzire, i capelli chiari già ritti di aspettativa.
-Bastardo- ringhia, ma le sue mani hanno ormai trovato la zip della felpa rossa –Vedi di fare in fretta-
-Come siamo indisponenti- e Tetsuro ride, gioviale, mentre gli tira giù i pantaloncini assieme alle mutande e gli artiglia i glutei, le unghie che affondano nella carne e gli strappano un mugolio nervoso –Vedrai che tra poco non sarai della stessa opinione...-
Lo morde alla base della gola, senza dire altro, e Kei inspira, bruscamente, cercando di calmarsi. Se non può indurlo a darsi una mossa, può solo invogliare il proprio corpo a reagire più in fretta, a raggiungere prima l’agognato culmine e sottrarsi a quella tortura. Può farlo.
Poi però Kuroo gli lecca la spalla e lo prende tra le mani calde, le dita callose che pizzicano dispettose la pelle sensibile, e gli occhiali gli scivolano dal naso rendendo nebulosa la sua visuale. Gli scappa un suono di bocca, un gemito che non fa in tempo a soffocare.
Sente a malapena quelle labbra contro la schiena contrarsi in un sorriso.
 
-Ohi, Tsukishima! Che fine avevi fatto?!?-
-Chiedo scusa, non riuscivo a trovare il nastro...-
Gli gira la testa e ha ancora la vista offuscata dall’orgasmo, non si sente le gambe e prega che nessuno noti il modo in cui non gli riesce di star dritto. Il capitano e il vice paiono intuire qualcosa, ma fortunatamente il coach grida qualcosa che li distrae.
Maledetto bastardo.
Il guaio è che ancora lì. Lo sente perfettamente, quello sguardo che scivola dispettoso sulla nuca, così come sente perfettamente il dolore del morso ed è consapevole della presenza di una macchia scura che, se non farà attenzione nel muoversi, finirà per essere vista da tutti.
E se si volta può ancora vederlo ridere tra i chiaroscuri della palestra, un gatto in attesa del cardellino che si è scelto per cena, e maledizione, c’è qualcosa nel suo sguardo che gli fa arricciare lo stomaco e gli fa venir voglia un’altra volta.
Brutto bastardo. Prima o poi gliela farà pagare cara. 
   
 
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