Ti aspetto, Kakaroth

“Vergognati Kakaroth, morire contro una cavalletta” bisbigliò. Strinse i denti, rabbrividì e chinò il capo arcuando la schiena. Assottigliò gli occhi e osservò la decina di girasoli chinati davanti a lui.

-Giornata uggiosa, in cui ti rendi conto che non hai un popolo, un motivo per vivere. Se almeno potessi ancora allenarmi …- rifletté il Briefs. Alzò il capo e aprì la bocca, ruggì. Il viso gli si arrossò e urlò. Gridò, sentì la gola raschiarsi e un dolore invadergli il petto.

“E’ colpa tua Kakaroth! Non lo avrai il mio orgoglio! Non sono uno di quei falsi amici che ti scodinzolavano e ora fanno i cagnetti abbandonati che aspettano il ritorno del padrone! Io ti trancerei il collo, altro che leccarti le mani! Maledetto mille volte! Ti diverti, eh? Da lassù! Fallo ammazzare tuo figlio, sacrifica un moccioso per il tuo stra-schifoso ego!”. Ansimò e deglutì, cadde in ginocchio e alzò i pugni al cielo. “Avrei fatto qualsiasi cosa per sconfiggerti! Ma non ne valeva la pena, miserissima terza classe! Torna! Dimostra di essere uomo!”. Strepitò, cadde in avanti e sbatté i pugni sul terreno. Lo spaccò, un girasole cadde con un piccolo tonfo e le nocche gli si sporcarono di terra. Una piuma bianca gli cadde davanti al viso e finì tra le sue mani.

-Allora lo prendo per un sì, ti aspetto- pensò, chiudendo gli occhi. Rimase in ginocchio e ansimò.