«In nomine patri et filius et spiritus sanctis.
Amen.»
La
voce del prete rimbombava nella sua mente stanca, bramante di qualche
ora di
sonno, di quel riposo negatole durante I giorni precedenti. Un tono
forte,
deciso, quasi accusatore, portato
a spingere
i molteplici fedeli, più o meno convinti, o forse solo
disperati, che si erano
recati a seguire la funzione mattutina.
Garrick non era un credente, benché fosse nato e cresciuto
in una famiglia
cattolica, sotto molti aspetti bigotta, e, dal canto suo, non amava
questo genere
di convinzioni visionarie portate a dare un senso, o qualcosa ritenuto
tale, a
ciò che li circondava, oltrepassando le risposte date dalla
scienza, da lui
ritenute molto più attendibili.
Inutile
dirlo, non si trovava a suo agio in quella
chiesa e, tutt’altro, non vedeva l’ora di tornare
all’aria aperta, rimettendo
piede fra le spettrali strade che quella mattina lo avevano accolto e
ricevendo
un benvenuto molto differente da quello che si era aspettato. Forse il
suo
animo rispecchiava lo stato in cui la cittadina si era presentata
davanti ai
suoi occhi, cupa e poco amichevole. Una motivazione precisa
l’aveva condotto
fra quelle mura, un qualcosa che gli era superiore e a cui lui stesso
non era
permesso opporsi, rendendolo incapace di ignorare la situazione e, di
conseguenza, spingendolo ad agire, anche se con visibile riluttanza.
Poggiato contro la parete, proprio accanto all’affresco del
Cristo crocefisso,
osservava con una certa distrazione i presenti che, seppur di
sottecchi, parevano
rivolgergli a loro volta alcune occhiate. Non era uno stupido,
nonostante più
di una volta gli avessero fatto notare l’espressione poco
intelligente che
aleggiava sul suo volto pallido, sapeva bene di non essere bene
accetto.
“Figlio del diavolo.”, “Servo del
demonio”, “Satana.”. Le definizioni che
aleggiavano nelle loro menti e che venivano rivolte al giovane parevano
essere
palpabili nell’aria pesante e impregnata dall’odore
d’incenso, perenne in quel
luogo sacro, come in molti altri destinati ad avere la medesima
funzione. I
capelli rossi, che facevano parte di lui fin dalla nascita, non
contribuivano a
renderlo anche solo più simpatico agli occhi degli altri.
Poco male, altre
preoccupazioni aleggiavano fra i suoi pensieri, non gli importava
minimamente
di ciò che dicevano di lui, almeno per il momento.
Vestiti a festa, quindi, i cittadini, si accingevano ad abbandonare il
proprio
posto per poter tornare a svolgere i propri compiti. Lui non si mosse,
non osò
muovere un solo muscolo, limitandosi ad abbassare le palpebre
nell’attesa.
Troppo pesanti, ma non avrebbe dovuto attendere a lungo, nel giro di
qualche
ora avrebbe potuto finalmente raggiungere la locanda e, senza neanche
toccare
cibo, appoggiare il capo su un cuscino.
«Daron
mi ha avvertito del tuo arrivo.».
Ed ecco che una voce sovrastò quei silenziosi bisbigli che,
inudibili ad
orecchie altrui, avevano affollato la sua mente, accusandolo e
deridendolo.
Silenzio improvviso l’aveva invaso, tombale
l’avrebbe definito lui in quel
momento, nella pesante attesa di nuove parole pronunciate dal medesimo
tono,
seppur del tutto sconosciuto.
Riaprendo gli occhi, Garrick, puntò le iridi verdi verso
l’uomo: aria sciatta
quanto la sua, capelli radi e del tutto scompigliati, decisamente poco
curato
rispetto agli ultimi presenti che oltre a loro popolavano ancora quel
luogo.
Colui che lo attendeva.
«Daron ha detto il vero, a quanto pare.», rispose
con tono stanco, decidendo
di concedersi quell’aria ironica che tanto lo rappresentava e
che spesso faceva
irritare colui di cui si trovava a parlare. Un vero peccato che non si
trovasse
con lui in quel momento.
Le
folte
sopracciglia dell’uomo si inarcarono per formare
un’espressione arcigna.
Garrick notò che quella destra pareva tagliata da una
piccola cicatrice,
probabilmente procurata anni prima.
«Il tuo compagno?».
«Sta
dando un’occhiata al motore, abbiamo avuto qualche problema
durante il volo.»
Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, di certo il bastardo ne aveva
approfittato per andare a bere qualcosa. Sempre a lui spettavano le
faccende
burocratiche, se così potevano essere definite.
Il
vecchio non
accennò ad aggiungere altro, si limitò a dargli
le spalle per incamminarsi
lungo la navata laterale, accompagnato dal rimbombo dei suoi passi che,
uno
dopo l’altro, si spargeva riempiendo quel vuoto che era
venuto a crearsi con
l’assenza delle loro voci. Prima della partenza era stato
avvertito, quel tipo
era di poche parole e non perdeva tempo con convenevoli e cose del
genere,
insomma abitudini che venivano fatte proprie nei molteplici anni al
servizio
della guardia.
Garrick, prendendo a sua volta per mano il silenzio, si mise al suo
seguito,
limitandosi a guardare oltre la sua spalla. Sapeva come trattare con
lui, gli
era stato spiegato, e non aveva la minima intenzione di perdere tempo
in alcun
modo, soprattutto considerando che quel luogo non gli piaceva
minimamente e,
nel bene o nel male, desiderava rivolgervi al più presto il
proprio poco
sofferto addio, negando a prescindere un arrivederci.
Non amava la caotica capitale, Mondinium, sede e residenza delle figure
più
importanti del paese, dove abitava la stessa regina. Lui non si
interessava di
politica, poco gli importava sapere chi impartiva i comandi a lui
destinati,
quale potente viziato aveva deciso come fargli guadagnare lo stipendio
giornaliero. Lui svolgeva, punto, il resto non lo riguardava.
Il portone di legno si chiuse alle loro spalle e un cielo grigio si
spalancò
sopra le loro teste, superando i tetti degli alti palazzi che
costeggiavano la
via principale. La tranquillità fu nuovamente interrotta,
questa volta dalla
vita mondana che rendeva quelle strade più caotiche del
dovuto. Grandi carri
percorrevano il selciato trascinati dai cavalli, i più
ricchi si dirigevano
verso la proprio meta a bordo di macchinari a vapore: macchine di ferro
che a
prima vista parevano tante gabbie, Garrick mai avrebbe accettato di
prendervi
posto.
Scendendo tre scalini, presero la strada sulla destra e si diressero
lungo la
via degli inventori, costeggiata da botteghe di vario genere,
differenza basata
sui costi, facilmente intuibile dall’aspetto del luogo che
accoglieva i clienti.
Si trattava di uno dei viali più affollati, poco strano dati
i tempi che
correvano e le mode che erano sopraggiunte, molti erano i mecenati che
parevano
fare a gara per finanziare le migliori invenzioni, o progetti che si
prospettavano tali, non per niente si trattava di un impiego molto
ricercato e
forse fin troppo sopravvalutato.
I più strani rumori giungevano alle sue orecchie, alcuni
sovrastando
addirittura il vociare della gente che lo circondava e superava senza
dargli la
minima attenzione: scoppiettii provenienti da chissà quali
invenzioni; suoni,
alcuni anche piacevoli, probabilmente portati a deliziare coloro a cui
erano
destinati; poche sembravano potersi vantare di contribuire a quella
calma che
sembrava persa in quel luogo, forse ci stavano addirittura provando.
Sbuffando, quindi, infilò la mano destra nella tasca e con
l’indice prese ad
accarezzare il porta sigarette di metallo che la occupava, pregustando
il
momento in cui avrebbe potuto godere di una di esse e, facendosi largo
tra la
folla, cercò di non perdere d’occhio la sua
“guida”, soprattutto per evitare di
smarrirsi in quella città che non gli era più
tanto familiare come un tempo.
Molte cose erano cambiate, uno dei motivi per cui non amava la
prospettiva di
rimanere in quel luogo anche solo per qualche giorno.
«Mio signore, cerca compagnia?»
Fu
una donna ad attirare la sua attenzione,
facendogli rivolgere lo sguardo sul viso incorniciato da lunghi capelli
castani. Il vestito scarlatto lasciava ben poco
all’immaginazione, soprattutto
per quanto riguardava i pallidi seni poco coperti che Garrick,
nonostante
tutto, non poté che trovare piacevoli. Non era difficile
capire il motivo che l’aveva
spinta ad avvicinarsi a quello sconosciuto che in mezzo a quel caos
doveva
apparire fuori luogo, la pecora nera fra tanti candidi caproni.
«Non sono un
signore. », sentenziò come unica
risposta.
«Per
me siete tutti
signori. Il ricco necessita della giusta compagnia quant oil povero.
Nessuno
può dire di avere il cazzo d’oro.
», un sorrisetto malizioso venne a formarsi sulle rosse
labbra della
sconosciuta, donandole un’aria vivace e a tratti derisoria.
Il silenzio, però, proseguì quelle ultime parole
rimaste sospese fra i due, in
attesa. Gli occhi color smeraldo di Garrick parevano quasi scintillare,
probabilmente alla ricerca della giusta soluzione al problema, o
così avrebbe
detto la donna.
«Altri possono dire di non averlo affatto. »,
concluse con tono stizzito il
rosso, come se la sua interlocutrice avesse toccato il tasto sbagliato,
quella
ferita ancora aperta che nessuno avrebbe dovuto vedere. Il suo viso si
adombrò
e quella stessa scintilla scomparve in un solo attimo, sostituita da
uno
sguardo ben poco gentile.
Non una sola parola giunse in risposta, la giovane storse le labbra in
una
smorfia di disappunto e, affrettandosi a dargli le spalle, mosse i
propri
eleganti passi, brevi e veloci, per potersi disperdere fra la folla.
Garrick, diversamente, non si mosse, limitandosi unicamente a sorridere
soddisfatto per la riuscita di quella piccola
“missione” portata a liberarsi di
quell’imprevisto impiccio. Odiava essere disturbato,
soprattutto quando si
trattava di lavoro e a causa di ciò avrebbe avuto
particolari problemi nello
svolgimento dei propri compiti.
Sbuffando prese a guardarsi in giro alla ricerca della schiena che
ormai aveva
perso di vista. Il cliente, forse era poco educato continuare a
definirlo
vecchio, era svanito fra i caotici presenti. Non gli rimaneva che
cercarlo alla
cieca, nella speranza di ritrovarlo con un colpo di fortuna.
«Che
palle.»
Riprendendo
a
muovere i propri passi, appesantiti dagli stivali della malconcia
divisa, si
incamminò lungo la direzione dove gli pareva di aver
intravisto l’ultima volta
l’uomo. Non era passato molto, di certo non aveva per corso
molta strada,
soprattutto contando l’età, perché
altro non era che un vecchio, e il numero di
persone presenti in quel momento. Era impossibile muoversi veloce,
anche a
Garrick risultava impossibile, bisognava fare particolare attenzione,
per lo
più in mancanza di un minimo di fiducia verso gli altri.
Superò tre banchetti, messi alquanto male rispetto a certe
botteghe d’alto livello,
e, svoltando in una stradina laterale, decise di approfittarsi di vie
più
tranquille. Probabilmente avrebbe anche avuto più
possibilità di trovarlo…
Forse.