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Autore: Moncai_Iora    08/06/2014    3 recensioni
Non amava la caotica capitale, Mondinium, sede e residenza delle figure più importanti del paese, dove abitava la stessa regina. Lui non si interessava di politica, poco gli importava sapere chi impartiva i comandi a lui destinati, quale potente viziato aveva deciso come fargli guadagnare lo stipendio giornaliero. Lui svolgeva, punto, il resto non lo riguardava.
Genere: Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«In nomine patri et filius et spiritus sanctis. Amen.»
La voce del prete rimbombava nella sua mente stanca, bramante di qualche ora di sonno, di quel riposo negatole durante I giorni precedenti. Un tono forte, deciso, quasi accusatore, portato  a spingere i molteplici fedeli, più o meno convinti, o forse solo disperati, che si erano recati a seguire la funzione mattutina.
Garrick non era un credente, benché fosse nato e cresciuto in una famiglia cattolica, sotto molti aspetti bigotta, e, dal canto suo, non amava questo genere di convinzioni visionarie portate a dare un senso, o qualcosa ritenuto tale, a ciò che li circondava, oltrepassando le risposte date dalla scienza, da lui ritenute molto più attendibili.

Inutile dirlo, non si trovava a suo agio in quella chiesa e, tutt’altro, non vedeva l’ora di tornare all’aria aperta, rimettendo piede fra le spettrali strade che quella mattina lo avevano accolto e ricevendo un benvenuto molto differente da quello che si era aspettato. Forse il suo animo rispecchiava lo stato in cui la cittadina si era presentata davanti ai suoi occhi, cupa e poco amichevole. Una motivazione precisa l’aveva condotto fra quelle mura, un qualcosa che gli era superiore e a cui lui stesso non era permesso opporsi, rendendolo incapace di ignorare la situazione e, di conseguenza, spingendolo ad agire, anche se con visibile riluttanza.
Poggiato contro la parete, proprio accanto all’affresco del Cristo crocefisso, osservava con una certa distrazione i presenti che, seppur di sottecchi, parevano rivolgergli a loro volta alcune occhiate. Non era uno stupido, nonostante più di una volta gli avessero fatto notare l’espressione poco intelligente che aleggiava sul suo volto pallido, sapeva bene di non essere bene accetto. “Figlio del diavolo.”, “Servo del demonio”, “Satana.”. Le definizioni che aleggiavano nelle loro menti e che venivano rivolte al giovane parevano essere palpabili nell’aria pesante e impregnata dall’odore d’incenso, perenne in quel luogo sacro, come in molti altri destinati ad avere la medesima funzione. I capelli rossi, che facevano parte di lui fin dalla nascita, non contribuivano a renderlo anche solo più simpatico agli occhi degli altri. Poco male, altre preoccupazioni aleggiavano fra i suoi pensieri, non gli importava minimamente di ciò che dicevano di lui, almeno per il momento.
Vestiti a festa, quindi, i cittadini, si accingevano ad abbandonare il proprio posto per poter tornare a svolgere i propri compiti. Lui non si mosse, non osò muovere un solo muscolo, limitandosi ad abbassare le palpebre nell’attesa. Troppo pesanti, ma non avrebbe dovuto attendere a lungo, nel giro di qualche ora avrebbe potuto finalmente raggiungere la locanda e, senza neanche toccare cibo, appoggiare il capo su un cuscino.

«Daron mi ha avvertito del tuo arrivo.».
Ed ecco che una voce sovrastò quei silenziosi bisbigli che, inudibili ad orecchie altrui, avevano affollato la sua mente, accusandolo e deridendolo. Silenzio improvviso l’aveva invaso, tombale l’avrebbe definito lui in quel momento, nella pesante attesa di nuove parole pronunciate dal medesimo tono, seppur del tutto sconosciuto.
Riaprendo gli occhi, Garrick, puntò le iridi verdi verso l’uomo: aria sciatta quanto la sua, capelli radi e del tutto scompigliati, decisamente poco curato rispetto agli ultimi presenti che oltre a loro popolavano ancora quel luogo. Colui che lo attendeva.
«Daron ha detto il vero, a quanto pare.», rispose con tono stanco, decidendo di concedersi quell’aria ironica che tanto lo rappresentava e che spesso faceva irritare colui di cui si trovava a parlare. Un vero peccato che non si trovasse con lui in quel momento.

Le folte sopracciglia dell’uomo si inarcarono per formare un’espressione arcigna. Garrick notò che quella destra pareva tagliata da una piccola cicatrice, probabilmente procurata anni prima.
«Il tuo compagno?».

«Sta dando un’occhiata al motore, abbiamo avuto qualche problema durante il volo.»
Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, di certo il bastardo ne aveva approfittato per andare a bere qualcosa. Sempre a lui spettavano le faccende burocratiche, se così potevano essere definite.

Il vecchio non accennò ad aggiungere altro, si limitò a dargli le spalle per incamminarsi lungo la navata laterale, accompagnato dal rimbombo dei suoi passi che, uno dopo l’altro, si spargeva riempiendo quel vuoto che era venuto a crearsi con l’assenza delle loro voci. Prima della partenza era stato avvertito, quel tipo era di poche parole e non perdeva tempo con convenevoli e cose del genere, insomma abitudini che venivano fatte proprie nei molteplici anni al servizio della guardia.
Garrick, prendendo a sua volta per mano il silenzio, si mise al suo seguito, limitandosi a guardare oltre la sua spalla. Sapeva come trattare con lui, gli era stato spiegato, e non aveva la minima intenzione di perdere tempo in alcun modo, soprattutto considerando che quel luogo non gli piaceva minimamente e, nel bene o nel male, desiderava rivolgervi al più presto il proprio poco sofferto addio, negando a prescindere un arrivederci.
Non amava la caotica capitale, Mondinium, sede e residenza delle figure più importanti del paese, dove abitava la stessa regina. Lui non si interessava di politica, poco gli importava sapere chi impartiva i comandi a lui destinati, quale potente viziato aveva deciso come fargli guadagnare lo stipendio giornaliero. Lui svolgeva, punto, il resto non lo riguardava.
Il portone di legno si chiuse alle loro spalle e un cielo grigio si spalancò sopra le loro teste, superando i tetti degli alti palazzi che costeggiavano la via principale. La tranquillità fu nuovamente interrotta, questa volta dalla vita mondana che rendeva quelle strade più caotiche del dovuto. Grandi carri percorrevano il selciato trascinati dai cavalli, i più ricchi si dirigevano verso la proprio meta a bordo di macchinari a vapore: macchine di ferro che a prima vista parevano tante gabbie, Garrick mai avrebbe accettato di prendervi posto.
Scendendo tre scalini, presero la strada sulla destra e si diressero lungo la via degli inventori, costeggiata da botteghe di vario genere, differenza basata sui costi, facilmente intuibile dall’aspetto del luogo che accoglieva i clienti. Si trattava di uno dei viali più affollati, poco strano dati i tempi che correvano e le mode che erano sopraggiunte, molti erano i mecenati che parevano fare a gara per finanziare le migliori invenzioni, o progetti che si prospettavano tali, non per niente si trattava di un impiego molto ricercato e forse fin troppo sopravvalutato.
I più strani rumori giungevano alle sue orecchie, alcuni sovrastando addirittura il vociare della gente che lo circondava e superava senza dargli la minima attenzione: scoppiettii provenienti da chissà quali invenzioni; suoni, alcuni anche piacevoli, probabilmente portati a deliziare coloro a cui erano destinati; poche sembravano potersi vantare di contribuire a quella calma che sembrava persa in quel luogo, forse ci stavano addirittura provando.
Sbuffando, quindi, infilò la mano destra nella tasca e con l’indice prese ad accarezzare il porta sigarette di metallo che la occupava, pregustando il momento in cui avrebbe potuto godere di una di esse e, facendosi largo tra la folla, cercò di non perdere d’occhio la sua “guida”, soprattutto per evitare di smarrirsi in quella città che non gli era più tanto familiare come un tempo.
Molte cose erano cambiate, uno dei motivi per cui non amava la prospettiva di rimanere in quel luogo anche solo per qualche giorno.

«Mio signore, cerca compagnia?»
Fu una donna ad attirare la sua attenzione, facendogli rivolgere lo sguardo sul viso incorniciato da lunghi capelli castani. Il vestito scarlatto lasciava ben poco all’immaginazione, soprattutto per quanto riguardava i pallidi seni poco coperti che Garrick, nonostante tutto, non poté che trovare piacevoli. Non era difficile capire il motivo che l’aveva spinta ad avvicinarsi a quello sconosciuto che in mezzo a quel caos doveva apparire fuori luogo, la pecora nera fra tanti candidi caproni.
«Non sono un signore. », sentenziò come unica risposta.
«Per me siete tutti signori. Il ricco necessita della giusta compagnia quant oil povero. Nessuno può dire di avere il cazzo d’oro. », un sorrisetto malizioso venne a formarsi sulle rosse labbra della sconosciuta, donandole un’aria vivace e a tratti derisoria.
Il silenzio, però, proseguì quelle ultime parole rimaste sospese fra i due, in attesa. Gli occhi color smeraldo di Garrick parevano quasi scintillare, probabilmente alla ricerca della giusta soluzione al problema, o così avrebbe detto la donna.
«Altri possono dire di non averlo affatto. », concluse con tono stizzito il rosso, come se la sua interlocutrice avesse toccato il tasto sbagliato, quella ferita ancora aperta che nessuno avrebbe dovuto vedere. Il suo viso si adombrò e quella stessa scintilla scomparve in un solo attimo, sostituita da uno sguardo ben poco gentile.
Non una sola parola giunse in risposta, la giovane storse le labbra in una smorfia di disappunto e, affrettandosi a dargli le spalle, mosse i propri eleganti passi, brevi e veloci, per potersi disperdere fra la folla.
Garrick, diversamente, non si mosse, limitandosi unicamente a sorridere soddisfatto per la riuscita di quella piccola “missione” portata a liberarsi di quell’imprevisto impiccio. Odiava essere disturbato, soprattutto quando si trattava di lavoro e a causa di ciò avrebbe avuto particolari problemi nello svolgimento dei propri compiti.
Sbuffando prese a guardarsi in giro alla ricerca della schiena che ormai aveva perso di vista. Il cliente, forse era poco educato continuare a definirlo vecchio, era svanito fra i caotici presenti. Non gli rimaneva che cercarlo alla cieca, nella speranza di ritrovarlo con un colpo di fortuna.
«
Che palle.»

Riprendendo a muovere i propri passi, appesantiti dagli stivali della malconcia divisa, si incamminò lungo la direzione dove gli pareva di aver intravisto l’ultima volta l’uomo. Non era passato molto, di certo non aveva per corso molta strada, soprattutto contando l’età, perché altro non era che un vecchio, e il numero di persone presenti in quel momento. Era impossibile muoversi veloce, anche a Garrick risultava impossibile, bisognava fare particolare attenzione, per lo più in mancanza di un minimo di fiducia verso gli altri.
Superò tre banchetti, messi alquanto male rispetto a certe botteghe d’alto livello, e, svoltando in una stradina laterale, decise di approfittarsi di vie più tranquille. Probabilmente avrebbe anche avuto più possibilità di trovarlo… Forse.

   
 
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