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Autore: _Rainbowie    08/06/2014    0 recensioni
878 parole, nulla d'impegnativo o complesso.
Metafore, sensazioni e ricordi di un "dramma adolescenziale", una vecchia nuova storia d'amore.
"Lo hanno redarguito più di una volta, ad uno degli eventi più importanti alla reggia dei Malik il primogenito, nonché pecora nera della famiglia, non può mostrarsi. E’ un po’ come nascondere la polvere sotto il tappeto. E’ solo sporcizia, l’oscena macchia di unto sul vestito bianco di una giovane Dama, ma non può rimanere nella sua stanza, non quando la sua vera casa è a pochi passi da lui, non quando il miglior chitarrista della città è qui per dare il suo contributo all’importante opera di beneficenza."
Ziam feels.
“Testa alta, postura eretta e forza, andiamo a ritrovare i cuori masticati dal tempo”
AU. -Rich!Zayn Guitarist!Liam-
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Una chitarra in legno d'abete."


Perché le dita callose si muovono veloci, pizzicano le corde con ammirevole leggerezza e spiccato virtuosismo.
Perché lo smoking lucido risalta con i toni chiari del legno di quella splendida chitarra, perché i capelli hanno le stesse tonalità, forse solo più lucide dall’abbondante gel usato per la piega perfetta.
Perché è impossibile non ricordare il sapore di quelle labbra, serrate appena ogni qualvolta la melodia si fa più articolata, nonostante sembri così semplice dare vita ad una meraviglia, osservandolo.
Perché di perché ce ne sono a bizzeffe, che affollano la mente e intorpidiscono le mani. Un leggero prurito, la mania di sfiorarlo, sfiorare le sue dita consumate della passione per la musica e trovare le note giuste per tornare indietro negli anni e non commettere più quelle banali stonature.

 Lo hanno redarguito più di una volta, ad uno degli eventi più importanti alla reggia dei Malik il primogenito, nonché pecora nera della famiglia, non può mostrarsi. E’ un po’ come nascondere la polvere sotto il tappeto.  E’ solo sporcizia, l’oscena macchia di unto sul vestito bianco di una giovane Dama, ma non può rimanere nella sua stanza, non quando la sua vera casa è a pochi passi da lui, non quando il miglior chitarrista della città è qui per dare il suo contributo all’importante opera di beneficenza.
Vorrebbe che non ci fossero tutti quei signorotti imbalsamati nei loro abiti di tutto punto, così da potersi avvicinare, poggiare le mani sulle sue e come una volta percepire la musica attraverso la sua pelle, vorrebbe solo nascondere il volto nell’incavo del suo collo, così da non vedere più nulla, magari la realtà sarebbe rimasta solo un brutto ricordo e lui sarebbe rimasto nel sogno, incastrato tra le corde di una chitarra in legno d’abete.

Deglutisce, la saliva assieme ai ricordi bruciano l’esofago molto più del vecchio rum.
Respira, l’aria sembra più sana con la sua presenza nella grande sala.
Vive, nell’istante nel quale le due tonalità della terra vengono a scontrarsi.

E in un momento del genere gli vien quasi da ridere, un tempo erano così simili: due aitanti giovani dell’alta società, carichi di testosterone e fascino, immersi in una sottointesa competizione, due micce vaganti individualmente, una catastrofe insieme, l’incendio devastante in una foresta piena di alberi in fiore.
Poi consumandosi, dell’equilibrio è rimasto solo cenere, entrambi fragili, schivi, feriti in un orgoglio che pur pieno di toppe di stoffa, tengono ancora in alto, come fosse una bandiera, ora bisogna solo se intenderla come guerra dichiarata o resa senza colpo ferire.

Un’ingiusta metamorfosi, da bruchi grassocci e pieni d’onnipotenza, a bozzoli instabili dove nascondersi da sensazioni mai provate, a farfalle consapevoli dei sentimenti, i quali trasformati in splendidi colori con cui dipingere ali trepidanti. L’ingiustizia sta nei tempi, sta nella vita effimera e breve di due giovani farfalle, che dopo qualche luna, precipitano, sbattendo contro la realtà, contro un cemento freddo.
Potrebbe pensare ad altre metafore, ma lo sguardo sprezzante che gli regala la sua musa, gli raggela il sangue, a tal punto da indietreggiare, spaurito come un bambino ed è questioni di secondi prima che si ritrovi a terra senza fiato per il colpo alla schiena e tre o quattro drink costosi ad inzuppargli la maglia.
“Maledetto cameriere”

Tutti gli invitati si voltano in sua direzione, sprezzante silenzio anche qui e Zayn si aggrappa con tutto se stesso alla maschera di cera che con tanta dedizione ha fabbricato dopo la rottura con Liam, ma le lacrime calde sembrano voler rovinare tutto, si scioglie come neve al sole e un singhiozzo gli scuote il petto che pare riecheggiare, come se dentro la gabbia toracica non ci fosse nulla, se non polvere.
Liam d’altro canto, si aggrappa con unghie e denti al suo risentimento per il ragazzo che traspare in ogni sua canzone e si alza in piedi e cerca l’uscita, per scappare un’altra volta da tutto quello, per un momento il motivo della rottura non gli sovviene e questo lo spaventa ancora di più, tanto da lasciar cadere la sua preziosa compagna d’avventure, che violentemente pone fine al silenzio con un frastuono di corde percosse.
Ammutoliti, sono tutti ammutoliti, lo sguardo di tutti sfreccia da una figura all’altra.

Gli sguardi dei due protagonisti di quello che scetticamente definiremmo “dramma adolescenziale” invece, sono statici, fermi uno nell’iridi dell’altro, cercando la rimanenza di radici in quegli occhi scuri, genuini come la terra.
Zayn si è rialzato, Liam avvicinato. Altra questione di pochi secondi, o pochi passi, e sono uno di fronte all’altro.

“Testa alta, postura eretta e forza, andiamo a ritrovare i nostri cuori masticati dal tempo”

I due ragazzi hanno suscitato reazioni alterne negli spettatori della loro storia, ma quando tutti sembrano tornare in loro, si sente solo uno strimpellare di una chitarra in legno d’abete e una voce gioiosa canticchiare una vecchia canzone d’amore, in lontananza.
Gli invitati tornano al loro Martini, i due innamorati tornano alle origini.
E’ tutto un odiare, andare, tornare, amare.
Quattro verbi all’infinito, per una storia senza fine, e forse senza inizio.
La storia infinita, o l’infinita storia raccontata nelle note pizzicate di una chitarra in legno d’abete e una nuova canzone d’amore.
  
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