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Autore: Tizyferrofan    09/06/2014    3 recensioni
1637 parole per descrivere i sentimenti di un Akane completamente OOC. La storia tratta di una battaglia che la nostra eroina dovrà affrontare, e non sarà una battaglia semplice visto che l'avversario stavolta è proprio se stessa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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“L’autolesionismo è una condizione in cui si trovano molti adolescenti ai nostri tempi. Consiste nell’infliggersi dolore nei modi più disparati al solo scopo di sentirsi meglio…” così diceva la rivista che Akane aveva comprato il pomeriggio prima. Ed era d’accordo. Lei stessa ne era vittima da molto tempo.
Tornando indietro a 2 anni prima la ragazza rivide perfettamente la sua prima volta da autolesionista, si ricordò di quando un ragazzo con un buffo codino e una casacca rossa di manifattura cinese insultò il suo corpo e i suoi modi di fare, “Vita larga” “Rozza” “Non sei per niente carina” ecco come la definì Ranma.
Dopo quella serie di parole insensate Akane si chiuse in bagno urlando “BAKA!” prima che delle stille lucenti uscissero dai suoi occhi castani rigandole il volto, alzando lo sguardo cerco di trovare una tovaglia con la quale asciugarsi il viso ma invece del morbido tessuto trovò qualcosa di ben più duro e freddo, infatti sul piano di marmo vicino al lavabo vi era un pezzo di vetro, ‘Nabiki avrà di certo rotto qualche altro specchietto mentre si truccava’ pensò la più giovane delle Tendo. Preso in mano quel frammento lo toccò molto attentamente costatando la sua affilatezza, poi alzò gli occhi mirando la sua immagine allo specchio,guardò per circa 5 minuti quel riflesso tastandosi dappertutto, ‘E’ vero, ho la vita larga’ constatò tastandosi la pancia,‘Ho dei fianchi enormi’ pensò toccandosi la parte interessata, ‘Ho delle gambe enormi’ rimuginò Akane guardando la sua immagine distorta allo specchio.
Un rivolo di sangue scese dalla coscia della piccola Tendo, poi un altro e un altro ancora.
Aveva usato quel pezzo di vetro tanto affilato per recidere quel suo corpo tanto odiato.
Sentiva che era giusto , doveva punirsi per essersi lasciata andare tanto da diventare così enorme. Si doveva punire per non essere bella come Shampoo, Ukyo o persino Kodachi. ‘Loro si che sono perfette’ pensò Akane mentre tagliava un altro lembo di pelle facendo uscire da quelle ferite tutto il dolore represso insieme al suo sangue color bordeux.
Le facevano male le ferite ma le dolevano di più le parole dette da quel baka del suo fidanzato. ‘Fidanzato? Ma chi voglio prendere in giro? Io per lui non sono nulla di più di una ragazza da insultare’.
Dopo una buona mezz’ora Akane uscì dal bagno facendo bene attenzione che la gonna che portava non si sollevasse così che tutti potessero vedere quei tagli. Questa era la scena che si ripeteva ogni giorno da quando Ranma aveva iniziato ad insultarla, nonostante fossero passati tre anni la situazione non era cambiata, anzi.
Akne era l’ombra di se stessa, non metteva più le gonne ma solo pantaloni per coprire le profonde ferite, aveva accantonato le arti marziali rendendosi conto di non avere forze visto il suo recente dimagrimento rapido a causa dell’anoressia, portava costantemente maniche lunghe e polsini lamentandosi del clima freddo nonostante facessero 35°.
Immersa nei suoi pensieri lungo la strada di casa, la giovane Tendo non si accorse del ragazzo che le si avvicinò, “Vita larga stai bene?” disse un Ranma sbruffone ma preoccupato, “Uh? Si stò bene Ranma. Perché me lo chiedi?” rispose Akane ridestandosi dai suoi pensieri; “Beh, non sei più la stessa. Hai sempre queste stupide magliette a maniche lunghe e i jeans anche d’estate..” “E allora?” chiese Akane ad un sempre più infervorato Ranma “Ma come allora? Non è normale lo capisci? Salti i pasti, hai smesso di allenarti in palestra, ti chiudi delle ore in bagno. Che hai Akane?”
La diretta interessata non riuscì a rispondere, pensava a cosa dire a quel ragazzo che ora si trovava davanti a lei e che ora ansimava per lo sforzo vocale appena fatto.
“Non ho niente Ranma, stò solo studiando molto e non ho tempo per cose futili come mangiare o allenarmi.” Detto questo Akane si mosse con l’intento di scappare.
Per sua sfortuna non fu abbastanza veloce visto che il codinato la bloccò per un polso, a quel tocco la ragazza si lasciò sfuggire un lamento di dolore dovuto ai segni rossi che aveva.
“Akane cos’hai al braccio?” “Uh? Non ho niente al braccio.” “Non è vero, non ti ho stretta così forte da farti male, fammi vedere che livido ti sei procurata cadendo come al solito.”
Pensando all’esilarante caduta della sua fidanzata, Ranma alzò di forza la manica della maglietta ad Akane che non potette fare niente per impedirglielo.
“ E questi cosa sono?” tuonò il ragazzo, “Nulla nulla, il gatto del vicino non è molto amichevole” disse nervosamente Akane sottrandosi dalla presa che si era alleggerita, “Ci vediamo a casa!” sentenziò la piccola Tendo seminando il codinato.
Dopo aver salutato tutti una stanca Akane si rifugiò in camera sua, mise le cuffiette e alzò il cappello della sua bella felpa nera con una stampa raffigurante dei teschi. “C’è mancato poco che Ranma scoprisse la verità” bisbigliò piano estraendo una lama dalla tasca dei suoi jeans e stringendola nelle mani, “Nessuno deve sapere del nostro legame” disse rivolgendosi alla sua compagna di vita stretta nelle mani.
In quello stesso momento un Ranma furioso entrò nella stanza della sua fidanzata “Ho controllato, il vicino non ha un gatto. Voglio che mi dici chi ti ha fatto quei tagli, giuro sul mio onore che glielo farò rimpiangere. E’stato Kuno? Ah lo sapevo. A quel ragazzo manca il senno ma glielo farò ritrovare io” disse risoluto.
Akane però gli si parò davanti “Vuoi davvero sapere chi è stato?” “Certo.” “Io…” disse la ragazza in un sibilo che sperava il ragazzo non avesse udito.
 Ranma era sconvolto dalla parola che aveva detto la sua fidanzata.
’Che vuol dire che è stata lei?’  avendo bisogno di risposte inziò a chiederle con molta cautela “Ma..Come le hai fatte?” la giovane aprì la mano mostrando l’arma del delitto al suo fidanzato” Ti presento l’autrice del misfatto” disse con una falsa ironia,sapeva che non c’era nulla da ridere.
 “Mostrameli.”disse freddo il codinato.
Akane decisa ad andare fino in fondo si sfilò lentamente la felpa e la maglietta che aveva rimanendo seppur con imbarazzo col solo reggiseno davanti ad un impassibile Ranma che rimirò quel corpo perfetto deturpato da tagli profondi su ogni centimetro di pelle eccetto che sul collo e sul viso.
“Perché Akane? Dimmi solo perché ti sei procurata quei tagli” sussurrò il ragazzo, “Ranma… Non lo vedi tu stesso? Eppure me lo dici sempre. Sono orribile. Sono così grassa che dovrò allargare la porta per passarci, insomma gurdami bene, ho la vita larga e i fianchi che strabordano dai jeans.”
Il ragazzo non capiva le parole della fidanzata, era perfetta non avevo uno solo di quei difetti eppure continuava a guardarsi allo specchio piangendo mirando la sua immagine riflessa, quasi come vedesse un immagine distorta di se stessa.
“Akane ma che dici? Sei bellissima” si lasciò sfuggire il ragazzo in un sussurro ma invece di ottenere un sorriso, ottenne un sonoro schiaffo dalla figura esile e tremante che gli stava davanti.
“Perché mi hai colpito?” “Perché sei un bugiardo. Ti odio quando non mi dici la verità, mi stai mentendo. E io odio le menzogne. Ti odio Ranma Saotome, ti odio quasi quanto odio il mio corpo obeso. E ora lasciami in pace” ruggì la piccola Tendo disperata, voleva solo piangere e punirsi, punirsi per essere stata così sciocca ad aver rivelato il suo più intimo segreto.
Akane era in guerra, una guerra amara e difficile da vincere, era in guerra contro se stessa. E nessuno poteva aiutarla a vincere, stavolta avrebbe dovuto cavarsela da sola.
“No.” disse deciso Ranma,“Come hai detto scusa?” rispose sorpresa la ragazza
“Hai capito bene, non me ne vado da qui. Andarmene vorrebbe dire che condivido i tuoi insulti, che condivido l’immagine alterata che hai di te stessa e credimi che non appoggio una sola parola di quello che hai detto. Anzi forse solo una, hai ragione sul fatto che ho mentito ma non su quello che credi tu…”
Ranma prese un respiro e continuò a parlare “Ho mentito tutte le volte che ti dicevo che eri grassa, che avevi la vita larga, che non eri carina. Ho mentito quando tutte le volte che ti paragonavi alle altre ragazze e ti trovavi un brutto anatroccolo non ho detto quanto tu sia bella. Ho mentito quando ho negato a tutti compreso me stesso l’affetto che provo per te. Akane ti prego, combatti. Per te stessa. Se vorrai io sarò al tuo fianco per aiutarti a combattere la tua più grande battaglia. Cambierà tutto Akane, non posso prometterti che smetterò di dirti cose senza senso ma posso prometterti che sarò qui quando avrai bisogno di qualcuno con cui parlare, saremo io e te non tu e la tua lama. Permettimi di aiutarti Akane” disse tutto d’un fiato Ranma chiudendo gli occhi aspettando la reazione della sua fidanzata che non arrivò. Aprendo lentamente un occhio e poi anche l’altro trovò la sua fidanzata in ginocchio davanti a lui con le spalle scosse dai singhiozzi e col capo chino.
Akane la più forte delle ragazze di Nerima si era arresa a quel pianto liberatorio che voleva dire tanto, significava che era pronta ad accettare l’aiuto di Ranma, che era pronta ad abbandonare la sua migliore amica, che era pronta a combattere la guerra e vincerla.
Si, Akane era pronta, buttò a terra la lametta alzandosi e andando incontro al suo fidanzato sussurandogli all’orecchio “Grazie Baka!”.
 
Ciaooooo!!!!!! Ecco quello che mi esce dopo aver ascoltato per tre ore di fila canzoni depresse ed essere rimasta sveglia tutta la notte. Fatemi sapere quanti insulti mi merito se volete, mi fan piacere anche quelli perché credo che servano a migliorare. Ho affrontato questo tema perché è una tematica che mi tocca molto da vicino, ho cercato di trasmettere le sensazioni al personaggio.
  
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