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Autore: Luxus99chan    09/06/2014    3 recensioni
Fairy Minds 2 è tornato!
Un nuovo caso per la Squadra Speciale Investigativa per l'FBI... Ma se il caso coinvolge Juvia in prima persona, lei come reagirà? Riuscirà a superare il suo passato aiutata dalla sua famiglia.
Ps. La famiglia è palesemente Gray! ;)
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gray Fullbuster, Lluvia, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
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Disclaimer: Fairy Tail e tutti i suoi personaggi appartengono ad Hiro Mashima-sensei, così come la frase appartiene a... boh, penso il regista di questo film che non ho mai visto (?) Enjoy! :p
I demoni stanno all'inferno.
Vaglielo a dire...

Constantine, tratto dal film Constantine 
Quella era una di quelle mattine tutte noia per Gray.
Nessun caso, nessuna indagine, nessuna emozione.
Così ora sedeva tranquillamente sulla sua poltrona in ufficio, compilando e archiviando pratiche d’ufficio che di solito languivano per giorni sulla sua scrivania prima di essere toccate con un dito.
Molte volte Gray si era chiesto perché avessero scelto proprio lui come capo della Squadra Speciale dell’FBI di cui era membro solo da pochissimo tempo, ma poi aveva trovato la risposta: era l’unico che avesse abbastanza buona volontà da occuparsi della burocrazia che un incarico come il loro comportava.
Laxus non avrebbe compilato un modulo così noioso neanche morto, Natsu era portato per altre cose, Lucy ed Erza si giustificavano con la scusa “siamo ragazze, non ne capiamo niente” e Juvia alla fine era l’unica che di tanto in tanto lo aiutava.
Già, Juvia.
Era evidente e chiaro come il sole che lui le piaceva tantissimo, ma lui non era tanto sicuro del contrario. Così preferiva sempre evitare di fare qualcosa che potrebbe essere visto come compromettente.
A proposito, quel giorno non l’aveva vista per niente, che strano. Anche se era in ferie, di solito una capatina all’ufficio la faceva sempre per bersi un caffè con Lucy ed Erza. E ora che ci pensava non l’aveva vista neanche il giorno prima!
Si fece pensieroso, e prese in mano il telefono. Mah, una chiamata non poteva essere definita compromettente, giusto? Compose il numero e aspettò che la chiamata partisse.
Primo squillo, secondo squillo, terzo squillo, alla fine partì la segreteria telefonica con la sua fastidiosa voce registrata.
Gray ci riprovò altre due volte in un ora, ma ancora non otteneva risposta, e allora cominciò a preoccuparsi davvero. Che le fosse successo qualcosa? Juvia era una ragazza forte (non per niente si era guadagnata il diritto di stare in squadra) ma preoccuparsi era ovvio in una situazione come quella.
Mentre Gray guardava perplesso lo schermo mentre si interrompeva l’ennesima chiamata, passò di là Lucy, una brioche in una mano, una cartella nell’altra.
-Che stai facendo, Lucy?- la chiamò il corvino.
-No, niente. Dato che Juvia è in ferie per i prossimi tre giorni tocca a me scegliere il prossimo incarico, no?-
-Mhmh... E... dimmi, sai perché è in ferie?- Gray si mantenne sul vago, ma non sfuggì allo sguardo indagatore di Lucy, che capì tutto al volo. In fondo era anche lei un esperta di psicologia umana.
-E’ morta sua madre.- disse con falsa noncuranza, ma facendo saltare in piedi l’amico, preso dal panico.
-Cheee? Non stai scherzando vero?!-
Lucy fece segno di no con la testa, allorché Gray si fece subito pensieroso e si sedette sulla poltroncina in pelle nera del suo ufficio.
-Cavolo. Non riesco a credere che ci sia andata senza dirci niente!- protestò il corvino, mettendo il broncio.
-Allora vacci, no?- lo punzecchiò Lucy ridacchiando. Poi si allontanò, per mangiarsi la sua brioche in santa pace, e lasciando Gray più pensieroso e tormentato che mai.
 
Juvia guardò la tomba vuota davanti a lei. Il marmo bianco splendeva alla luce del sole, conferendogli una purezza che rispecchiava perfettamente sua madre.
La madre di Juvia era una bella donna. La ragazza si ricordava benissimo la lunga chioma di capelli neri che le avvolgevano il viso, e il sorriso dolce che le aleggiava sempre sul volto, anche nei momenti più brutti.
Juvia voleva molto bene a sua madre. Ed è per questo che ora guardava quella fredda pietra biancastra con venature grigiastre davanti a sé senza riconoscerla. Per lei quella lì non era sua madre. Era solo pietra.
Chiuse gli occhi, lasciandosi passare le immagini della sua vita davanti come in un film. I ricordi più belli che aveva di lei era quando, nelle giornate di pioggia, sua madre la faceva uscire comunque per divertirsi, per sguazzare fra le pozzanghere. E non si arrabbia neppure anche se tornava tutta inzaccherata la sera, sporca dalla testa ai piedi. Si limitava a ridere, a scuotere la testa, e poi a farla filare in bagno, per darle una ripulita.
Si, era una donna fantastica, forte come poche.
Riguardando il marmo davanti a sé, in effetti Juvia poteva davvero dire che assomigliava a sua madre. Bianco, puro, forte, resistente. Ma allora le venature grigiastre cos’erano? Molto probabilmente la rappresentazione di suo padre.
Già, suo padre non era il padre che tutti i bambini avrebbero voluto avere. Non aveva mai perdonato il fatto che quando aveva messo incinta la sua futura moglie i suoi nonni l’avevano costretto a rimediare al danno che aveva combinato.
Per carità, non era un uomo violento, amava sua madre alla follia, ed era proprio quella follia che l’aveva ridotto in fin di vita su un binario della stazione del paese cinque anni fa.
Solo odiava Juvia, con tutto il cuore. E lei ne risentiva. Ogni volta che passava davanti a quell’uomo che si costringeva a chiamare “padre”, sentiva su di sé il suo sguardo di odio puro, il suo sguardo carico di promesse di morte che però era destino non si sarebbero mai avverate.
Quando i resti di suo padre (più che resti, rimasugli) furono trovati, sparsi qua e là sulla neve come assurdi pezzi di un puzzle da ricomporre, Juvia davvero non riuscì a piangere. Sua madre sparse lacrime su lacrime, come ci si aspettava da una donna brava, intelligente e sensibile come lei, ma sua figlia guardò la bara in noce scuro in chiesa come se fosse una semplice cassa di legno di noce scuro in chiesa.
Con un po’ di timore forse, ma non con un po’ di tristezza o di malinconia.
Quando molti anni dopo Juvia morì, il suo ultimo pensiero fu rivolto alle persone che amava, e fra tutte brillava come un faro la figura di sua madre, atteggiata al suo solito sorriso. Alla sua destra, chissà perché c’era anche suo padre, quasi altrettanto luminoso.
Forse fu per quello che scoprì Juvia in seguito, ma alla fine riuscì davvero a volere bene a suo padre.
Spostò lo sguardo alla sua destra, e in effetti la tomba in marmo nero era ancora lì, come se non fossero passati poi così tanti anni dall’ultima volta che l’aveva vista.
La tomba di suo padre era spoglia, al contrario di quella di sua madre. Forse nessuno si era sentito in dovere di portare un fiore per lui, ma tutti si erano sentiti obbligati a portare enormi mazzi di fiori di lei.
Guardò il marmo nero impassibile come al solito, non sapendo esattamente cosa provare.
Non vedeva quella tomba da tre anni, tre anni pieni di vita, sin da quando era entrata nella Squadra Speciale dell’FBI a pieno merito.
Si inginocchiò, e sfilò un piccolo Crisantemo non del tutto sbocciato da uno dei grossi vasi sulla tomba di sua madre, per poi posarla sull’altra.
Era solo un piccolo fiore bianco, e tra l’altro non era neanche il suo fiore preferito, ma voleva farlo, e l’aveva fatto.
Rimase per qualche altro minuto davanti alle due tombe, in silenzio, in piedi, le braccia lasciate tranquille lungo i fianchi, le mani rilassate, senza pensare a nulla in particolare. Alla fine si girò e se ne andò.
 
Gray evitò di gridare per la frustrazione quando vide che il volo su cui sarebbe dovuto andare aveva ben quattro ore di ritardo, a causa di una nevicata improvvisa. Si limitò a scompigliarsi velocemente i capelli nervoso, per poi sedersi ad un tavolinetto del bar dell’aeroporto.
Guardò il borsone ai suoi piedi, pensando però a tutt’altro.
Se non ricordava male era la prima volta in tre anni che Juvia ritornava a casa. Gli venne in mente il loro primo incontro, quando la vide per la prima volta con un cappotto da pioggia enorme che la faceva sembrare un sacco di patate e lo sguardo triste. Poi si era tolta il giubbotto e Gray aveva anche constatato con sgomento che aveva anche un fisico strabiliante.
Poi Juvia si era presa un irrimediabile cotta per lui, che era sicuro di non ricambiare.
Era.
Un bambino lì accanto si spaventò guardando quel signore che credeva matto battere nervosamente il piede a terra, e strinse più forte la mano della madre, terrorizzato.
Gray guardò il tabellone dei voli. Aspetta, si stava aggiornando! Vuol dire che forse magari l’aereo non aveva più così tanto ritardo e...
Tabellone aggiornato. Da quattro a ben cinque ore di ritardo.
Gray cominciò ad urlare. Il bambino a piangere.
 
 
*Nota personale*
Buongiornoo! Ora che la Jerza week si è ufficialmente conclusa, dedichiamoci di nuovo a Fairy Minds con anima e corpo!^^ *rilegge il capitolo* sono stato un po’ sadico con Gray ed il bambino o sbaglio? ò.ò
Gray: Non sbagli. *affila un ascia*
Juviaaa aiutami tuu ç.ç
Juvia: *risponde la segreteria telefonica di Juvia. Se Juvia non risponde vuol dire che è al lavoro o a cena con Gray-sama! <3 Lasciate un messaggio dopo il bip! Biiiiip*
Gray: ma che razza di segreteria telefonica ha Juvia? O.o
Boh. *si fissano*
*l’autore fugge inseguito da Gray*
Comunque, AVREI dovuto postare ieri, ma ieri sono stato agli Etna comics tutto il giorno, e quando sono tornato a casa ero morto ò.ò La buona notizia è che mi sono comprato il PRIMO volume di Fairy Tail *^* ma non sono arrivato a comprare il primo di Bleach perché gli avevano già venduti! ç.ç  Poi niente, mi sono divertito a farmi foto con sconosciuti vestiti da Gerard, Gaara (il cosplay più bello che ho mai visto) , Naruto, Neliel, Mikasa (L’Attacco dei giganti se non la conoscete) e perfino con un quarantenne panciuto vestito da Zoro! xD *si rotola a terra dal ridere*
Ok, al prossimo capitolo, un bacione!! :*
 
  
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