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Autore: Strega_Mogana    09/06/2014    1 recensioni
Severus va alla Testa di Porco.
Cerca qualcosa, ma troverà altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aberforth Silente, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Storia scritta per la Severus House Cup - mese di Maggio, indetta dal Calderone di Severus.


Perché hai ucciso mio fratello


«Ma davvero?» ribatté Aberforth. «È buffo: un sacco di persone a cui
mio fratello teneva molto sono finite peggio che se le avesse lasciate in pace».
(Harry Potter e i Doni della Morte)




Osservi l'insegna di legno sopra la porta. Non sai se entrare o lasciare perdere.
Perché entrare?
Perché tentare di finire schiantato in un vecchio pub mezzo ubriaco? In fondo lui é l'ultima persona che vorrebbe vederti entrare nel suo locale.
Ma il tuo compito é quello di tenere tutto sott'occhio.
Tutto.
Hogwarts, gli insegnanti, gli studenti e quel villaggio dove sai che un giorno Potter metterà piede.
Tutto sotto il tuo controllo.
Perfino il fratello di Silente.
Quando Amycus ha saputo dove eri diretto é scoppiato in una risata sguaiata. Il suo alito puzzava di alcool vecchio e la sua pelle di sudore acido.
Conosci quell'odore. Tuo padre puzzava nello stesso modo.
Quell'idiota e sua sorella hanno il terrore di te. Di quello che sei e rappresenti.
Hanno ragione in fin dei conti. Il Padrone si presenta in piena notte nel castello, parla con te, passeggiate per il parco nello stesso modo in cui lo facevi con Albus.
Parlate di morte e potere come se fossero semplici chiacchiere tra amici.
Così come parlavi di incantesimi con Albus.
Ma non c’è mai stato nulla di semplice e non ci sono più amici.
Forse quello che ti fa più male é rivedere lui in ogni angolo di quel maledetto castello.
Non sono le occhiate maligne degli altri insegnanti, quelle le comprendi. Devono prendersela con qualcuno e tu sei perfetto.
La serpe in seno di Albus. Il traditore. L'assassino. Il Mangiamorte che ha solo finto di pentirsi delle sue scelte.
Tu sei nato per essere odiato.
Ti odiava tuo padre. I tuoi compagni.
Alla fine ti ha odiato anche Lily. I tuoi studenti. I tuoi colleghi.
Ti odi perfino tu.
Con la pelle pallida come quella di un cadavere e l'anima scura come la terra umida che ricopre la bara di Silente.
Probabilmente sei solo un morto che cammina e, presto, sarai abbracciato dalle stesse fredde braccia che circondano Lily e Albus.
Capisci l'odio. Lo comprendi a fondo in ogni sua sfumatura, hai odiato per anni interi. E' stato un compagno da cui non ti sei mai separato, per qualche tempo è stato sostituito dalla solitudine, ma è sempre stato in agguato aspettando il momento giusto per farti compagnia. A volte l'odio era l'unica cosa che ti spingeva ad andare avanti.
Ma quel senso di perdita, quel vuoto che ha lasciato Silente precipitando da quella maledetta Torre, non riesci proprio ad accettarlo.
Non puoi e non vuoi.
Sei tu il responsabile di quella perdita. Tu hai creato quel vuoto nel cuore di tutti. Così torni nel mare infinito dell'odio. Nelle sue calde acque che non ti fanno più sentire quella mancanza.
Torni in quel sentimento conosciuto che sai come gestire a tuo vantaggio.
E ti ritrovi ad odiare Albus. Il tuo amico, mentore e secondo padre che ti amato in modo incondizionato.
Ti ritrovi ad odiare l’Oscuro e il prezzo che hai pagato per la tua sete di conoscenza e orgoglio infranto da due occhi verdi.
Ti ritrovi ad odiare Lily per averti voltato le spalle quando avevi più bisogno di lei.
Ti ritrovi ad odiare Minerva perché non capisce, non vede quello che c’è dietro la morte di Silente.
E ancora, come un cerchio infinito, ti ritrovi ad odiare te stesso.
Ma quella spiacevole sensazione é sempre lì in agguato. Sempre pronta a mostrarti un ricordo di Albus con la sua fastidiosa abitudine di sorridere anche nei momenti meno opportuni.
Con quel suo affetto paterno che non avevi mai richiesto, ma che leniva il dolore della solitudine, che calmava le acque del tuo odio e ti aiutava a vedere una luce nell'abisso del tuo animo nero.
E questa sera, così carica di lui e di quello che rappresenta, hai bisogno di tornare nel tuo caldo rifugio.
Hai bisogno di qualcuno che ti odi profondamente.
Minerva non basta, vedi sotto il suo odio una luce di compassione che non ti piace.
Non vuoi essere compatito. Hai scelto tu questa vita.
Ti meriti questa vita.
Apri la porta di vecchio legno. I cardini cigolano appena e per un momento pensi che andrebbero oliati, ma é un pensiero così veloce che te ne dimentichi non appena la porta si chiude alle tue spalle.
Il locale é semi deserto se si escludono due Mangiamorte seduti ad un tavolo intenti a ridere con davanti una bottiglia di liquore ormai a metà.
Le loro risa da ubriachi si bloccano non appena ti vedono sulla soglia.
- Non sei il benvenuto qui, Piton. - sputa una voce rude dietro il bancone.
Sposti lentamente lo sguardo fino a quando non vedi Aberforth dietro il bancone, la bacchetta stretta in mano; uno straccio che ha visto tempi migliori e un bicchiere sono abbandonati davanti a lui.
Inarchi un sopracciglio.
- Non sei abbastanza intelligente per lanciarmi un incantesimo Aberforth. – sibili maligno mettendoci tutto l’astio di cui sei capace.
I due Mangiamorte spostano lo sguardo da lui a te.
- So per certo che i miei compagni passano più tempo qui che per le strade del villaggio. E tre di loro si sono sentiti male dopo che hanno bevuto il tuo liquore annacquato. – continui con voce ferma tornando poi a fissare i due maghi al tavolo; sono visibilmente impalliditi – Non é il vostro turno di sorvegliare il villaggio?
I due Mangiamorte si alzano di scatto, una delle sedie cade sul pavimento polveroso.
Escono quasi di corsa senza degnarti di uno sguardo o di una parola.
Incuti paura. Sei il braccio destro dell’Oscuro Signore in fin dei conti.
Torni a fissare il fratello della tua ultima vittima.
Vi fissate a lungo, in silenzio.
Aberforth muove la bacchetta velocemente. Non ti lancia un incantesimo come ti saresti aspettato, ma fa volteggiare la bottiglia e i bicchieri sporchi oltre una porticina alle sue spalle.
Un bicchiere pulito e un’altra bottiglia si appoggiano delicatamente sul bancone.
Uno degli sgabelli davanti al bancone di sposta indietro in un muto invito.
Deglutisci a vuoto.
Ti muovi piano, lentamente, senza staccare gli occhi dal mago che sta a pochi metri da te.
Ti siedi sullo sgabello traballante e afferri il bicchiere.
Nonostante sia pulito il vetro è, comunque, opacizzato dal tempo e dall’usura.
La bottiglia si stappa da sola e riempie a metà il bicchiere.
Lo rigiri tra le mani, il liquido riflette la poca luce della Testa di Porco.
Aberforth continua col suo lavoro, non ti guarda, non ti parla.
Osservi il liquore dal caldo colore ambrato, lo avvicini alla bocca ne annusi l'aroma.
- Non é avvelenato. - le voce di Aberforth quasi rimbomba nel locale deserto.
Volti appena la testa per guardarlo.
Lui non ti guarda, pulisce il bicchiere e legge distrattamente la spazzatura scritta sulla Gazzetta.
Dalla porta non avevi visto il giornale aperto.
- Perché no? - domandi – In fondo ho ucciso tuo fratello.
Attendi l'ondata d'odio, le acque calde che ti fanno sentire a casa e ti fanno dimenticare Albus e la sua espressione sulla Torre. Quel sorriso impercettibile per gli altri, ma che tu hai visto sotto quella barba argentata illuminata dalla maligna luce verde del Marchio Nero.
Appoggi le labbra sul vetro freddo del bicchiere, Aberforth ha ragione. Non é avvelenato.
Butti giù un lungo sorso. Gola e stomaco bruciano quasi da farti lacrimare gli occhi.
Li chiudi assaporando quel bruciore. Vorresti che ti bruciasse del tutto, anima e corpo.
Sei completamente vulnerabile adesso. Ad occhi chiusi nel locale del fratello della tua ultima vittima, in attesa di un suo gesto, di qualcosa che possa placare quel senso di vuoto che ti sta divorando.
Potrebbe ucciderti e farti sparire in pochi attimi.
Ma non succede nulla.
Quando il bruciore si placa apri gli occhi, Aberforth sbuffa infastidito e chiude il giornale con pochi gesti veloci.
- Spazzatura - sentenzia – era quasi più piacevole leggere i melensi necrologi per il mio fratello perfetto.
Gli lanci un'occhiataccia, la bottiglia ti versa altro liquore.
- Albus Silente non era perfetto.
Vedi un sorriso sotto la barba grigia e una fitta di nostalgia di fa stringere lo stomaco.
Bevi in un sol sorso il liquore nel bicchiere.
Brucia come se fosse lava incandescente. Lo ignori e osservi la bottiglia che ti riempie di nuovo il bicchiere.
Forse Aberforth vuole ucciderti con il suo liquore.
- No. - dice il mago – Non era perfetto e neppure stupido.
Ignori la frase. Il suo sorriso identico a quello di Albus. Ignori tutto e bevi ancora.
La sbronza, questa sera, ti sembra la soluzione a tutti i problemi.
- E neppure tu sei uno stupido Piton.
Il suo tono è strano, i fumi dell'alcool non ti hanno ancora annebbiato del tutto. Non senti più l'odio che ti ha investito quando sei entrato nel locale e non va bene. Non va affatto bene.
Ti concentri sull'etichetta della bottiglia cercando di capire da dove venga il liquore, ma senza interessarti del tutto. Dovresti andartene da lì. Chiuderti la porta alle spalle e vedere gli occhi cerulei di Silente solo sul dipinto nell'ufficio circolare.
Ti fa male stare lì. E' un dolore dell'anima, un dolore che non devi mostrare a nessuno.
Sei l'assassino di Albus Silente.
Non dimenticarlo.
Mai.
Senti Aberforth avvicinarsi un poco a te, non sollevi lo sguardo.
Bevi e cerchi di convincere le tue gambe ad alzarsi.
- E io non sono ignorante come credi.
La voce del mago arriva da dietro la bottiglia che ha incantato il tuo sguardo.
Non rispondi. Non puoi. Non vuoi.
Non era certo questo quello che ti eri aspettato una volta entrato.
- Vivo qui da molti anni, ancora prima che tu arrivassi con la tua nuova uniforme scolastica. Conosco la gente, vedo il lato peggiore delle persone così come mio fratello vedeva il loro lato migliore. Sono un bravo osservatore e non credere che io non abbia visto la mano di Albus quando veniva qui la sera a bere dopo uno dei suoi viaggetti. O per tentare di ricucire un rapporto con l’unico partente che gli era rimasto.
Resti fermo mentre lui parla, osservi la bottiglia che ad intervalli regolari ti riempie il bicchiere e che svuoti fin troppo velocemente.
Ormai non senti neppure il bruciore in gola o nello stomaco, senti solo la testa che lentamente si alleggerisce e il retrogusto di agrumi che dovrebbe portati alla mente ricordi felici, ma in realtà ti ricorda solo gli odiosi sorbetti al limone che Silente mangiava con gusto davanti alla tua espressione schifata.
Al castello dovrai mangiare qualcosa, devi restare lucido e avere sempre i sensi all'erta. Non puoi permetterti di abbassare la guardia.
Devi proteggere gli studenti. I tuoi colleghi. Potter.
Devi farti odiare per non far cadere la tua maschera.
- Conosco mio fratello abbastanza bene per sapere che su quella torre non era così indifeso ed impreparato come Potter crede. - Aberforth parla, è la conversazione più lunga che gli hai mai sentito fare, tu non lo guardi neppure e lui se ne frega - Una volta gli ho chiesto cosa lo spingesse a tenere un Mangiamorte al castello e lui mi ha risposto che affiderebbe la sua vita nelle mani di Severus Piton. – chiudi gli occhi a quella frase e il tuo stomaco si rifiuta di accettare altro alcool - Mio fratello non era uno stupido. Era molte cose, ma non uno stupido.
Sollevi lo sguardo incrociando gli stessi occhi di Albus e vorresti piangere e gridare.
A volte vorresti scappare.
Ma non lo fai.
Resti in silenzio a guardare gli occhi celesti dietro le lenti sporche.
Incredibile come la tua vita sia sempre legata agli occhi di qualcuno.
- Però su una cosa si sbagliava mio fratello. - continua lui – La sua morte ha solo portato l'Oscuro alla vittoria. Non c'è più nulla là fuori per cui valga la pena lottare.
- Noi non smetteremo di lottare, comunque. - mormori con voce più ferma di quanto potessi immaginare – Io non smetterò di lottare.
Questa volta il sorriso di Aberforth è più marcato, deforma la barba grigia. Non assomiglia più ad Albus.
La tua anima tira un sospiro di sollievo, non avresti retto ancora a lungo.
- La stessa cosa che diceva Albus.- mormora lui – Credo che questa sera gli affari siano finiti. – cambia argomento, espressione, cambia tutto; si allontana da te e va in direzione della porticina dove solo pochi minuti prima sono spariti i bicchieri sporchi dei tuoi compagni – Resta quanto vuoi Piton. Le mie bottiglie di liquore più pregiato sono sempre aperte per chi sa scegliere la sua strada senza mai voltarsi indietro. Ma credo che sarà l’ultima volta che ti vedrò dietro il mio bancone.
Osservi il bicchiere tra le mani. E’ pieno, ma sai che non lo berrai.
- Perché? – gli domandi mentre osservi il tuo riflesso deformato nel bicchiere.
Aberforth si ferma, ma non si volta.
- Perché hai ucciso mio fratello.
Sparisce dietro al porta.
Appoggi il bicchiere pieno sul bancone.
Ti alzi ed esci dalla Testa di Porco.
Non ci tornerai mai più.

FINE

   
 
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