Pacchetto
utilizzato: Desiderio
Lacrime
di
Nobiltà
Le
fiamme del braciere ardevano voraci, inghiottendo
di prepotenza la legna che soggiaceva sulla pietra. Diablo osservava la
colorazione verdastra, una mano tesa a lambire le lingue di fuoco con
fare
distratto. Il castello di Malefica era grande, freddo, eppure il luogo,
ove
dimorava il trono, era quanto di più vicino
all’inferno lui conoscesse. E ciò
lo aggradava enormemente.
“Mio diletto, tergiversi nel tornare nella tua
patria?” La strega lo guardava con espressione neutra,
appoggiata al lungo
bastone, di cui accarezzava il cristallo giallo acido. Diablo si
girò a
guardarla, mentre richiudeva la mano e le unghie si conficcavano nella
carne.
“Divina, ho sempre seguito le vostre istruzioni e
altrettante volte sono tornato nel Regno delle Ombre. Di tutti i vostri
seguaci, sono colui che ha preso il comando contro le armate dei regni
vicini e
ne sono uscito vittorioso. Tuttavia, di questo mondo sempre in
conflitto io ho
solo conosciuto i campi di battaglia.”
Malefica sogghignò e con un fruscio di vesti nere si
accostò al demone. “La tua antichità
non ti ha permesso di esplorare i terreni
calcati dai mortali?” domandò, appoggiando la mano
sulla spalla dell’entità.
Diablo rimase impietrito a quel tocco. Di tutti i padroni che aveva
avuto, la
strega era quella che temeva di più. Antica come le radici
del mondo, non
paventava le creature che evocava e spesso accadeva che le riducesse a
sgorbie
creature incapaci di tornare nel mondo infernale. Il demone aveva visto
in che
modo i suoi simili venivano ridotti a grottesche creature,
impossibilitate a
tornare nel Regno delle Ombre e all’iniziale disprezzo
sopraggiungeva la paura.
Paura per sé stesso, per un eventuale fallimento.
Tuttavia, Diablo continuava a militare sotto la sua
guida perché i privilegi che otteneva gli garantivano
potenza e prestigio nel
mondo dei vivi e in quello degli spiriti.
“Voi conoscete la mia natura, mia Signora. Il sangue
non mi basta più. Desidero conoscenza, voglio soggiogare le
deboli menti e
renderle mie prede.” Rispose di getto, impettendosi e
guardando Malefica dritta
negli occhi. La strega continuava a sogghignare e lasciando andare la
spalla di
lui accarezzò la pietra del bastone, che si tinse di un
debole bagliore
verdastro. Annuì lentamente e riprese a parlare.
“Diablo, mi hai servito bene
in questo lungo periodo di tempo. Ho deciso di assecondare il tuo
desiderio.”
Gli occhi le brillarono malvagi, ed il sorriso si
allargò: “Ti offro un patto. Diverrai
l’annunciatore della mia presenza. Ma…”
Allungò un indice in direzione del capo di Diablo, in
avvertimento: “Non potrai
più tornare nel luogo da cui provieni, sarai in eterno una
mia proprietà.”
Diablo deglutì a quelle parole, e d’istinto
portò lo
sguardo sulle fiamme verdi. Era ancora in tempo per poter ritornare nel
suo
regno, in quel caos di lava e venti acidi dove forze deboli e forti si
scontravano continuamente alla ricerca di brandelli di anime umane e
corruzione
di intelligenze primordiali. Era questo ciò che desiderava
veramente? Non
tornare mai più nelle oscurità degli inferi?
Chiunque, al suo posto, avrebbe fatto di tutto per
ritornare il prima possibile nel regno degli inferi, per sfuggire alla
crudeltà
della strega. Ma non lui.
Troppa curiosità, troppo desiderio di apprendere
tutto il conoscibile.
Rimanere sulla terra significava sì obbedire per
sempre, ma anche ricevere conoscenza potenzialmente infinita.
Dopotutto, questo
Malefica sapeva donare e non era affatto parca nella sua diabolica
generosità.
Si girò ancora una volta verso la strega ed
annuì: “Accetto, Divina.”
La debole luce divenne sempre più forte, accecante.
L’ultima cosa che Diablo vide e sentì furono gli
occhi spiritati di Malefica e
la sua risata trionfante.
Altri secoli passarono, e nuovi regni sorsero e
caddero. La montagna sulla quale la roccaforte di Malefica dominava, in
rovina,
chilometri e chilometri di terreni e foreste, fu chiamata Montagna
Proibita dal
popolo, spaventati da questa presenza eterna e silenziosa, che per
brevi
periodi si risvegliava e rigurgitava le figure demoniache che la strega
richiamava.
In una giornata uggiosa, Malefica era affacciata
alla finestra della sua camera. Dietro di lei, serve senza occhi
portavano da
mangiare sul lungo tavolo di legno, imbandito di ogni cibo pregiato. A
queste
donne, giovani o anziane che fossero, non era dato poter vedere la
propria
padrona. Erano umane vendute dalla plebe che non poteva permettersi di
mantenere altre vite perché troppo poveri per sfamarle.
Malefica le selezionava
con scrupolosità ed ognuna di esse si occupava di qualcosa
all’interno della
fortezza. Nessuna di loro era più in grado di parlare e
maggiore era la
vicinanza con Malefica maggiori erano le mutilazioni. Questo
perché la strega
odiava le espressioni di paura, le incertezze dei gesti, i balbettii
incomprensibili. Nonostante questo, tuttavia, le serve erano in ottima
salute e
vivevano al sicuro, lontane dalla crudeltà del mondo
esterno.
“Diablo, voglio che tu vada al castello di Re
Stefano.” Esordì la strega mentre si accomodava al
tavolo e cominciava a
prendere le posate. Il demone, ormai tramutato in corvo,
aprì le ali dal suo
trespolo e le sbatté, gracchiando. “Da poco tempo
il suo regno è cominciato ma
già da qui scorgo fermento. Voglio che scopri cosa
succede.”
Il corvo spiccò il volo e lasciò la sua padrona
sola, a godersi quel pasto in solitudine.
Cosa
sta succedendo,
qui?
Si
chiese il
corvo, girando con movimenti scattosi la testa, alla ricerca di
qualsiasi
particolare rilevante. La sua conoscenza del mondo degli uomini non gli
permetteva di comprendere. Poteva solo intuire dalle voci concitate
delle
serve, tra le urla della regina.
“Sono ore, ormai, che la regina non sta bene. Il re
è fuori dalla stanza che cammina come un ossesso avanti e
indietro, non fatelo
entrare!” disse una levatrice rotondetta.
“Portate dei panni puliti ed altra acqua! Tu, cosa
fai qui sporco animale!? Via!” Diablo dovette spiccare di
nuovo il volo e
spostarsi verso un’altra finestra, scacciato da
un’altra sguattera.
Chi
diavolo si crede
di essere quell’umana inferiore?
Gracchiando,
si spostò verso un’altra finestra, dove vide re
Stefano. Si appollaiò sul
davanzale e stette a guardarlo mentre camminava. Passò
almeno un’altra ora,
dopo la quale il re poté vedere un fagottino portogli da una
delle levatrici.
Diablo vide alzarlo sopra la testa, felicissimo, ed urlare ai dignitari
che gli
stavano vicino: “Che sia celebrato il battesimo di mia
figlia! Tutto il regno
dovrà salutare Aurora!”
Gli occhi di Diablo brillarono. Molto, molto
interessante. Malefica ne sarà felice di questo. Aveva
già sbattuto le ali, in procinto di spiccare nuovamente il
volo, quando sentì
qualcos’altro. “Mandate immediatamente un
messaggero al castello di re Umberto,
finalmente il nostro sogno diverrà
realtà!”
Il corvo girò la testa di scatto verso re Stefano, e
ascoltò quanto ancora stava dicendo verso il messo:
“Digli che i due regni
verranno finalmente riuniti, e che il dominio di Malefica non
potrà nulla
contro l’unione basata sull’amore e
l’amicizia!”
Di
questo sarà meno
contenta. Meglio sparire ora.
Si sa quale fu la reazione della strega nel sentire
la notizia, ma soprattutto si conosce cosa successe quando seppe di non
aver
ricevuto l’invito previsto per una personalità del
suo calibro.
Diablo era di nuovo alla finestra della regina Leah,
e la vide inginocchiata al letto piangente. La finestra era aperta e il
corvo
si aggrappò alla testata del baldacchino, silenzioso e
curioso di quanto la
regina in quel momento diceva.
“Ti prego, fa che la mia bambina stia bene. Fa che
la maledizione di Malefica non abbia mai da compirsi.”
Singhiozzava e la
fierezza dei lineamenti aveva lasciato posto alla disperazione. Leah
alzò la
testa e vide innanzi a sé il corvo. Rimase a guardarlo vari
istanti e quando
parlò tentò di non far tremare la voce:
“Voi che siete gli occhi e le orecchie
dell’Eccellenza delle Ombre, vi beffeggiate di una madre
distrutta dal dolore.
Ma vi chiedo, Araldo del Male, mostrate alla vostra padrona quanto
dolore
comporta un gesto di stizza. Questa corona che ho davanti non ha
più nessun
valore, sono la più misera delle donne
plebee…”
Delle voci provenienti da oltre la porta
richiamarono la regina, che si interruppe e si rimise in piedi.
Continuando a
guardare Diablo, riprese a voce più bassa: “Questo
è ciò che l’Eccellenza della
Montagna Proibita ha preteso. Ma io la compiango, perché non
ha altro che
questo, una maledizione e nulla più.”
Quando la porta si aprì, il corvo era già
scomparso,
e la regina non diede spiegazioni alle serve curiose.
Se
questa è
l’umanità, ne serberò il ricordo. Se
questi sono i sentimenti terreni,
preferisco mille e mille volte la mia Signora. Mai una ruga ha distorto
l’espressione, o una lacrima ha
stropicciato il suo viso d’alabastro. Il mio desiderio ha
avuto vita, e alla
mia Dea porgo ringraziamento.
Nel
tramonto sanguigno, le ali del corvo sbattevano
veloci, mentre la sua figura diveniva sempre più
indistinguibile, fino a sparire
tra le nubi della Montagna Proibita.
Angolo
dell'autrice!
Salve
a tutti! Innanzi tutto ringrazio
AmahyP per aver indetto questo bellissimo contest! Scrivo solo per
chiarire un
punto che riguarda le linee guida della storia, perché
potrebbe apparire fuori
contesto: Il pairing. In effetti c'è scritto Het, ma la
storia non racconta
proprio una coppia. Io ho immaginato una sorta di het platonico tra
Diablo e
Malefica (più dal punto di vista di lui che di lei) ma non
è un amore vero e
proprio. Direi più gratitudine per il desiderio realizzato e
curiosità verso la
saggezza di questa donna così misteriosa. Ah, ovviamente....
Non mi sono
affatto ispirata al film Maleficent, che ho trovato veramente
degradante per
una figura cattiva come quella di Malefica, che io adoravo senza alcun
cambiamento. Ma questa è una mia
personalissima
opinione ^^ Vi ringrazio della lettura, se volete commentare non farete
altro
che rendermi felice!!! *-*
Alla
prossima! Ai Khanum