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Autore: Marie Claire    09/06/2014    1 recensioni
quando Robert Lightwood ricevette una dichiarazione dal suo parabatai Michael Wayland il loro rapporto si spezzò irreparabilmente, senza che il primo facesse alcun tentativo nel salvarlo.
forse adesso, grazie a qualcun altro, riuscirà a ricomporre i pezzi di quel legame spezzato?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Michael Wayland, Robert Lightwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Toc.
Un sassolino rimbalzò contro il vetro di una delle finestre della lussuosa villa avvolta dall’oscurità infrangendo così il silenzio notturno.
Robert Lightwood era balzato istintivamente giù dal letto cercando il pugnale inserito nella cintura(ormai da quando era diventato uno Shadowhunter a tutti gli effetti l’aveva sempre addosso, per il gran divertimento di Stephen Herondale che non perdeva occasione di fargli notare la sua eccessiva dovizia)per poi far rilassare le dita contratte nel buio una volta resosi conto che non c’era alcun agguato in arrivo, se non quello della persona nel vialetto ben curato di casa sua.
Si buttò di peso sul materasso e richiuse gli occhi, strizzandoli con forza. Sapeva più che bene chi fosse e perché si trovava lì, e proprio per queste constatazioni non aveva nessuna intenzione di dargli ascolto.
Ormai era la stessa storia da più di una settimana: veniva svegliato nel cuore della notte da quel rumore e, dopo aver deciso di non prestare alcuna considerazione al misterioso ma neanche troppo visitatore, si rimetteva a letto e aspettava che levasse le tende, cosa che accadeva un quarto d’ora e almeno dieci sassolini dopo.
Pertanto appena il silenzio regnò di nuovo sovrano distese i muscoli e si preparò a riaddormentarsi, conscio che la mattina dopo avrebbe avuto una sessione di prove particolarmente difficile e sarebbe già stato un miracolo se non si fosse fatto uccidere accidentalmente per il sonno-
Wooosh.
Un bagliore aranciato esplose nella camera buia accendendola a giorno e si concentrò in un foglietto bruciacchiato che si posò con nonchalance ai piedi del letto.
Alzò gli occhi al soffitto chiedendosi cosa aveva fatto di tanto orribile secondo l’Angelo da finire in quella situazione e lo raccolse.
“Robert Lightwood, se non scendi subito userò una runa d’apertura su questa benedettissima finestra: decidi tu se preferisci spiegare a tua madre come mai il suo costoso vetro veneziano è ridotto peggio di una colata lavica o affrontare quello che oramai ritieni sia un essere rivoltante alla pari dei Demoni.
Hai due minuti da adesso.”
Imprecò a mezza voce e si affrettò a mettersi un maglione bitorzoluto sul pigiama e le scarpe da ginnastica.
Aprì le persiane di malavoglia e guardò giù.
Michael lo guardava dal basso verso l’alto, l’espressione circospetta e sorpresa ben visibile anche nell’oscurità. Aveva lo stilo pronto in mano-non che Robert ne avesse dubitato: se c’era un solo Cacciatore che manteneva sempre i suoi propositi, di qualunque genere fossero, era senza ombra di dubbio Michael Wayland.
Come quella volta che a sedici anni suonati, dopo che il dodicenne Valentine lo aveva scherzosamente e piuttosto ingenuamente preso in giro per la sua chioma ribelle paragonandola ai tentacoli di un calamaro gigante, per ripicca aveva minacciato e gli aveva effettivamente tinto i capelli di nero. Se da una parte ciò aveva scatenato l’ilarità generale dei ragazzi dall’altra le ragazze più giovani dell’Accademia avevano adorato il nuovo look del ragazzo, rendendolo “schifosamente popolare”, a detta di Wayland, che non sapeva se considerarsi soddisfatto o irritato dagli effetti collaterali della burla.
Oppure quando una banda di ragazzi del terzo anno aveva tormentato Maryse Trueblood dopo che quest’ultima si era rivelata la migliore nel lancio di coltelli chiedendole se suo fratello mondano si ricordava ancora come si utilizzavano o li usava solo per affettare le cipolle e lui-la storia aveva fatto il giro dell’Accademia-li aveva bersagliati senza pietà(“AAAH! Ma sei matto?!” “Ops, che mira scadente. Mi sa che il mio sangue Mondano si è improvvisamente risvegliato dopo secoli di riposo. Mi dovrai dare delle ripetizioni, Maryse!”).La dodicenne era diventata una sua grande amica e da quel momento aveva affrontato a testa alta gli insulti.
Per non parlare del putiferio che scoppiò non appena seppe di Valentine e Jocelyn e proclamò che era dovuto fare le congratulazioni: i genitori della ragazza erano rimasti molto perplessi nel vedere uno striscione bianco nel giardino della tenuta con scritto a caratteri cubitali “LUNGA VITA ALLA SIGNORA MORGENSTERN!”. Jocelyn aveva passato due settimane con il viso dello stesso identico colore dei capelli.
Ed infine veniva da più di sette notti alla sua finestra per costringerlo a parlargli faccia a faccia, incapace di lasciare in sospeso ciò che aveva dichiarato in un pomeriggio post-allenamento. Ed era stato qualcosa di tanto incredibile e scioccante che faceva impallidire tutte le sue precedenti stramberie.
Robert gli lanciò un’altra occhiataccia prima di atterrare sulla punta delle scarpe sul selciato di fronte a lui.
–Ecco, sono qui, come volevi. Soddisfatto?-ogni parola era intrisa d’irritazione per fargli capire chiaramente quanto fosse spiacevole la situazione. Nessun Lightwood aveva mai brillato di cortesia, specie se maldisposto nei confronti dell’interlocutore, e Robert non faceva eccezione.
–Direi.-rispose a tono Michael rimettendo a posto il bastoncino argenteo nei pantaloni.-Dopotutto sono giorni che aspetto paziente e fiducioso un tuo segno.
Paziente? Robert alzò un sopracciglio occhieggiando sospettoso lo stilo. Avevano dei concetti piuttosto diversi di pazienza.
–Sono giorni che non parliamo.-Michael sospirò portandosi una mano dietro la testa.-Non pensavo di sconvolgerti tanto. Pensavo-
–Che cosa pensavi?-il suo tono era talmente velenoso che l’altro sobbalzò-Che magari sarei stato felice? Che sarei impazzito dalla gioia? Che non mi sarei … Sarei …-le parole gli rimanevano impigliate in gola, incapaci di uscire.
–Fermati.-Wayland era pallido sotto la carnagione olivastra ed era arretrato di qualche passo. Sebbene non riuscisse a provare pietà per lui, non in quel momento almeno, lasciò che continuasse.-Fermati. Fammi spiegare …-no, non ce la faceva a farlo parlare. Strinse le mani al corpo così forte da far diventare le nocche bianche.
–Spiegare che cosa? TU MI HAI DETTO TI AMO!-la voce gli tremò mentre urlava le ultime parole.
Non sapeva che cosa lo aveva fatto desistere dal tirargli un pugno quel giorno.
Erano tranquilli, sdraiati sull’erba a osservare il sole che lentamente calava fino a fondersi con l’orizzonte, e Michael aveva deciso di accendere la miccia di un disastro epocale sparando quelle due parole nel cicaleccio serale.
Robert nel dormiveglia aveva pensato di aver capito male. Che fosse l’ennesimo scherzo. Il sorriso divertito si era gelato in una smorfia di consapevolezza non appena aveva incrociato lo sguardo di Michael.
Era serissimo e lo fissava come se davanti a lui non ci fosse stato il suo parabatai ma Lucifero in persona.
E Robert aveva compreso, nello stesso modo in cui aveva capito che Michael faceva sul serio, che gli stava dando la possibilità di distruggerlo o di graziarlo con la sua sola risposta.
Era quasi ironico: il divertente, spensierato, infantile, schietto, pazzo e assolutamente impermeabile all’opinione altrui Michael Wayland sarebbe potuto andare in frantumi se lo schivo, ragionevole e influenzabile Robert Lightwood avesse rifiutato la dichiarazione.
E non l’aveva fatto: se n’era andato in tutta fretta lasciandolo là con un palmo di naso.
Non la voleva una responsabilità del genere. Era un egoista perché pensava soltanto a sé stesso, ma anche Michael si dimostrava tale a metterlo in una situazione del genere.
E ora, dopo due settimane d’isolamento e continuo rimuginare, era esploso. Michael non era l’unico a cadere in pezzi, e glielo doveva inculcare in quella zucca vuota.
–Che motivo avevi di dirlo?! Stavo meglio senza saperlo e poi, sinceramente, non ho interesse per i ragazzi! Potevi risparmiartelo!
–Sì, avrei potuto.-gli occhi scuri di Michael erano vuoti e fissi sul terreno.-Ma non ce la facevo più.-sembrava talmente sconfitto che il Lightwood si zittì di colpo.
–Robert.-Alzò il capo e lo fissò dritto negli occhi. Si rese conto con stupore che non era sconfitta ciò che vi leggeva. Era rassegnazione. Michael sapeva che lui non l’avrebbe accettato, ma aveva intenzione di rimanere fedele ai suoi principi e concludere la faccenda una volta per tutte.-Mi sei sempre piaciuto, fin da quando sei entrato in Accademia.
–Cos-
–All’inizio non ti consideravo molto. Eri il classico ragazzino mediocre che si crede meglio di quello che è, e le tue prestazioni lo confermavano. Poi-il suo viso si illuminò di una luce tanto intensa che lo rese inguardabile-ti ho visto allenarti. Ogni sera, dopo le lezioni, eri nelle scuderie a provare le spade angeliche, a farti delle rune sulla pelle. A volte lanciavi degli urli talmente strazianti che faceva male al cuore non poterti aiutare. A volte eri semplicemente divertente. Scusa.-asserì in fretta vedendo la sua espressione. Sorrise brevemente e riattaccò.
–Potevi essere patetico, potevi essere tronfio quanto volevi nella tua vanagloria, ma non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso. Per questo ho insistito tanto a voler diventare il tuo parabatai. Per questo ti ho dato una mano con Maryse.-aggiunse con un sorriso mesto-Per questo ho aspettato a dirtelo, in modo da essere completamente sicuro di ciò che provavo. Se proprio mettere le cose in chiaro, doveva essere per qualcosa di … Ragionato, non di avventato.
Robert era stato talmente sbigottito da non riuscire a spiccicare parola. Da quando le posizioni si erano invertite? Da quando era Michael quello calmo e riflessivo e lui quello immaturo?
–… E ora cosa ti aspetti da me?
Michael lo fissò ancora, questa volta più a lungo. Poi sospirò, come se con lo sbuffo uscissero anche le sue preoccupazioni, e mise entrambe le mani dietro la testa.
–Se dicessi niente sarebbe ipocrita. Ma vedendo che non sei propriamente entusiasta nel voler cavalcare fino al tramonto con me, direi che mi accontenterò di essere lo scudiero che accompagna il cavaliere Lightwood dalla dama Maryse.
Aveva recuperato un po’ della sua classica verve, notò, in apparenza. O forse lo stava facendo esclusivamente per lui. Doveva averci riflettuto parecchio in quei giorni, se lasciarlo andare o costringerlo a dargli una risposta chiara e tonda.
Era più altruista di quanto pensasse.
E lui era più codardo di quanto pensasse, riflettè mentre lo salutava bruscamente rinchiudendosi di nuovo dentro casa.
Non avevano mai più ripreso l’argomento. Robert si era sposato con Maryse, e Valentine aveva trovato a Michael una Shadowhunter particolarmente facoltosa con cui accasarsi.
Un anno dopo era nato suo figlio quasi in corrispondenza ad Alec, ed entrambi si erano visti molto poco. Eppure, tutte le volte che lo incontrava, o con la moglie o senza, non riusciva a togliersi dalla testa quella luce entusiasta e spensierata che aveva il parabatai negli occhi.
Non aveva parlato con nessuno dei gusti di Michael, ma Valentine doveva averlo intuito da solo. Non aveva senso rimproverarsene, ma …
Si riscosse di soprassalto mentre Maryse lo scuoteva delicatamente.
Alec aveva raggiunto Magnus all’altare. Era talmente abituato a vederlo in abiti dismessi dai toni scuri che vederlo nell’elegante completo bianco quasi l’abbagliava.
Lo stregone-non riusciva ancora a chiamare genero una persona che avrebbe potuto essere il trisnonno del suo trisnonno-sembrava brillare di luce propria, e una volta tanto non per via del glitter che tanto amava.
I rapporti con Alec si stavano lentamente rimettendo in sesto. Aveva avuto il coraggio di affrontare suo figlio per quello che era e amarlo, confidandogli ciò che era successo in passato tra lui e il suo parabatai, e mettendo nelle sue mani gli errori che si era trascinato col tempo.
E Alexander, quel ragazzo altruista e maturo che ormai era un uomo, lo aveva ascoltato e lo aveva ricambiato rimanendogli vicino anche dopo il divorzio con la madre, cosa che Isabelle non era riuscita a fare.
Applaudì forte con tutti gli altri quando i due si baciarono raggianti di felicità e vennero inondati da una pioggia di riso-orchestrata probabilmente da Jace e Simon, misteriosamente scomparsi per assicurarsi la sopravvivenza alle scintille di Bane.
E davvero non aveva importanza con chi voleva passare la vita suo figlio: il cerchio, che nella sua immaginazione partiva da lui e Michael e si concludeva con Magnus e Alec, era completo.
 
 
  
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