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Autore: wislava    09/06/2014    2 recensioni
Blaine disperato per la sua situazione famigliare, si trasferisce a Los Angeles dal fratello sperando in una nuova vita. Qui incontrerà Kurt e...
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Cooper Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'angelo e il demone
 

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Essere un adolescente, gay, a Los Angeles avrebbe dovuto essere semplice.

Avrebbe dovuto essere semplice anche trovare qualcuno, non per forza un fidanzato, ma almeno un amico.

Blaine Anderson, invece, non aveva niente di tutto questo.

Si era trasferito in California dopo un ulteriore litigio con i suoi genitori sul suo orientamento sessuale, dire che non approvavano era un eufemismo.

Aveva quattordici anni quando fece coming out, convinto che i suoi genitori l avrebbero capito, ma provarono solo disgusto e delusione. A scuola, la Dayton High School, non vigeva una politica anti bullismo, ma Blaine poteva conviverci. Bastava non fare la doccia dopo ginnastica e sopportare gli spintoni e gli insulti.

Posso farcela si ripeteva coraggio. Paradossalmente, si sentiva più al sicuro a scuola che a casa propria. I genitori lo insultavano peggio dei bulli; lo chiamavano invertito, mostro, aborto.

Quello che portò Blaine a chiedere, implorare, al fratello, Cooper, di ospitarlo a Los Angeles accadde durante una cena. Sua madre, Margaery, l' aveva gentilmente informato di avergli combinato un appuntamento con la figlia di un'amica per curare la sua perversione, ancora. Quando Blaine aveva ribattuto per l'ennesima volta di essere gay e di non essere interessato alle donne, era scoppiato il finimondo.

Suo padre non riusciva ad accettarlo e gli aveva dato un ultimatum: avrebbe dovuto smetterla con questa storia dell essere gay altrimenti l'avrebbe diseredato.

Il ragazzo, stufo del comportamento dei genitori e fiero di se stesso chiamò quella sera stessa il fratello.

Per fortuna, non ci volle molto ad organizzare la cosa e, dopo appena una settimana, Blaine trasferì tutte le proprie cose nell'appartamento di LA.

Il suo nuovo liceo non era male, almeno non lo prendevano in giro come succedeva in quello vecchio, e aveva addirittura un glee club – 'I toni accesi' – al quale Blaine si iscrisse subito.

Ma, contro ogni sua più rosea aspettativa, non fece amicizia con nessuno nel coro, non particolarmente. Erano gentili, certo, ma non sprecavano troppo del loro tempo a parlargli.

Per questo, Blaine, di venerdì sera, si trovava a casa; una vecchia replica di The Big Bang Theory era in onda, ma il giovane Anderson non stava prestando attenzione. Stava infatti osservando il fratello parlare concitatamente al telefono mentre spiluccava dei popcorn.

"No, no. Si, lo so che non possiamo rimandare. Ma Fred non può?" stava dicendo Cooper "capisco.. e George? Neanche lui? Ma allora dove..? Qui?!?" urlò ad un certo punto girandosi ad osservare il fratello minore "si, se non possiamo fare altrimenti, ciao". E attaccò il telefono.

"Allooooora schizzo. Domani verrà qui il mio club del libro" Blaine a quelle parole, quasi si strozzò con la manciata di popcorn che aveva appena messo in bocca.

"Hai un club del libro?" chiese sconvolto tra un colpo di tosse e l altro.

"Si, e ti pregherei di non prendermi in giro. Mi serve per la carriera.. a volte fanno domande di letteratura ai colloqui" spiegò l attore.

"Ok.. be. Non c'è problema per me, non mi da fastidio" assicurò il fratello.
 

Il giorno seguente Blaine si alzò di buon ora. La casa era un disastro e una delle poche lezioni che sua madre era riuscita ad impartirgli era che la casa, in caso di ospiti, doveva essere linda e pulita.

Si armò di stracci, scope, e detersivi e, sotto l occhio vigile del fratello, che lo studiava con la stessa minuzia di uno scienziato, si mise a pulire.

Poco prima delle cinque del pomeriggio, orario della riunione, tutto era al suo posto, perfetto. Sul tavolino facevano bella mostra di sé un assortimento di biscotti perfetti per il tè che Cooper era uscito a comprare, preso dal panico di avere il frigorifero vuoto.

Blaine era emozionato, finalmente avrebbe conosciuto gente nuova, qualcuno con cui scambiare chiacchiere disinteressate per almeno un paio d'ore. Tutto il suo entusiasmo, però, si spense dopo un commento di Cooper "ok, è tutto pronto. Schizzo, vai in camera tua!"

"Come in camera mia? Io rimango qui, voglio conoscere i tuoi amici" disse con tono perentorio il più piccolo.

Il maggiore stava per replicare, ma venne interrotto dal campanello. Quando aprì la porta, il povero Cooper venne spintonato di lato e due ragazzi identici, all'apparenza giovani, non dovevano avere più di venticinque anni, fecero il loro ingresso.

Avevano i capelli rossi e brillanti occhi azzurri, con vestiti simili ma opposti di colori, se uno indossava una maglia azzurra, l altro l aveva nera. Se uno portava dei pantaloni neri, l altro aveva dei jeans classici. Blaine trovò strambo che entrambi indossassero scarpe identiche, all star color panna. "ciao" dissero i due in coro "io sono Fred" continuò quello con la maglia color pece "mentre io George" finì la frase l altro. Blaine era frastornato "tu devi essere schizzo" dissero.

"Si, è lui" confermò Cooper "ma se ne stava giusto andando, vero?"

"Ma no!" urlò quello che, se Blaine non aveva capito male, doveva essere George che venne subito appoggiato dal fratello "vero, deve rimanere! Sembra simpatico e poi è bello fare nuove amicizie"

Blaine, visibilmente più rilassato, sorrise ai gemelli. Erano esuberanti, ma gli piacevano. Non fece in tempo a dire nulla che presto altra gente iniziò a invadere l appartamento dei due Anderson.

Il minore conobbe Ruby, una ragazza molto bella con dei capelli neri riccissimi, che ricordavano un barboncino; doveva essere anche la più vecchia del gruppo perché aveva delle piccole rughe che le incorniciavano e brillanti occhi violacei. Oltre a lei c'era anche Mel, una ragazza dai capelli biondo rossicci molto timida che sembrava avere una cotta per un altro membro, Oscar, un ragazzone molto alto ma molto gentile, il prototipo del gigante buono.

Blaine adorava già quel piccolo gruppo casinista che aveva spazzolato via, nel giro di pochi minuti, tutti i biscotti.
 

A causa del chiasso, nessuno, tranne il giovane Anderson, sentì il campanello che suonava ancora.

Appena aprì la porta si trovò davanti un angelo, un ragazzo con capelli castano chiaro, con il ciuffo tirato su a regola d'arte, delle labbra carnose e morbide. La caratteristica che però finì per far boccheggiare Blaine era senza dubbio alcuno il colore degli occhi: azzurri, grigi, verdi, anche un po' di castano tutti mischiati insieme perfettamente e luminosi, era uno sguardo fiero.

"Kurt!" urlò Cooper "finalmente! Sei sempre in ritardo"

L'angelo, Kurt, ridacchiò "sono passato a prendere degli stuzzichini, vi conosco e so che vi siete già mangiati tutto" disse mentre entrava in casa. Solo ora Blaine notava il cartone che portava tra le mani, con il logo di una pasticceria, e soprattutto l abbigliamento del ragazzo: pantaloni stretti così stretti e una maglia viola con scollo a V che mostrava delle invitanti clavicole tutte da mordicchiare e faceva risaltare i suoi occhi.

"Bene, ci siamo tutti" iniziò il maggiore degli Anderson "parliamo del libro di questo mese: 'The Importance to Being Earnest' di Oscar Wilde".

"Personalmente mi è piaciuto" disse Fred "soprattutto la parte in cui i due emm.. Jack e Algernon fingono entrambi di essere Ernest. Mi ha ricordato di quando io e George ci scambiavamo facendo impazzire nostra madre" ridacchiò insieme al fratello.

"Anche a me è piaciuto, il loro continuo scambiarsi è esilarante" confermò Cooper.

"Quello che Wilde voleva mettere in luce con questa commedia è tutta la cura per le apparenze e della forma dell'alta società vittoriana. Jack e Algernon non sono Ernest e neanche Earnest (onesto)" spiegò Kurt.

Blaine era incantato, avrebbe dato qualsiasi cosa per avere degli amici come loro.

A turno, i membri espressero le proprie opinioni, il giovane Anderson si era fatto un'idea precisa della commedia, ma non osava aprir bocca per paura di essere considerato troppo sbruffone.

Fu Kurt, però, a interpellarlo "e tu, Blaine. Cosa ne pensi del libro? Lo conosci?" chiese gentilmente. "Emm.. si lo conosco.. l'ho letto un paio di volte e penso che.." era titubante "coraggio" gli desse quel meraviglioso angelo sorridendogli "be.. è bello perché tratta di molte cose. C'è l'inganno, la falsa moralità, l'ipocrisia di chi mente e anche parecchia inventiva. Però ti fa anche riflettere sui comportamenti dei due uomini, ogni bugia ha un fondo di verità come si vedrà alla fine, John in realtà si chiama davvero Ernest ed ha un fratello, Algernon" concluse.

"Ben detto!" urlò Kurt approvando tutto il suo discorso "che ne dite, proviamo qualche battuta?"
 

A turno, i membri del club e Blaine, provarono qualche battuta. Il giovane Anderson notò subito come suo fratello Cooper fosse migliorato dall'ultima volta che aveva assistito ad una sua performance. Ed era tutto merito di Kurt. Il ragazzo sapeva il fatto suo e tutti ascoltavano volentieri i suoi consigli.

Blaine doveva aspettarselo, nulla, a lui, andava mai come desiderato. Stavano scherzando su come Cooper fosse ossessionato dal 'puntare il dito stile Nicholas Cage per dare più intensità' quando, il maggiore degli Anderson, forse stanco delle prese in giro o degli aneddoti che il fratello stava raccontando, scoppiò.

"Ma smettila, Blaine! Come se tu fossi perfetto! Devo ricordarti che sei qui, a farmi fare la figura del cretino con i miei amici, solo perché mi hai implorato? Perché mamma e papà ti hanno cacciato di casa?" urlò.

Il resto dei membri rimase impietrito, così come Blaine. Di certo non si aspettava una sfuriata del genere dal fratello.

"Va bene Coop. Se non volevi ospitarmi potevi anche dirmelo. Non preoccuparti, domani troverò un altro posto dove andare" assicurò il più piccolo uscendo di casa.
 

Blaine stava vangando per le strade di Los Angeles, non sapeva dove si trovava, ma sapeva di non essere troppo lontano dall'appartamento del fratello e non aveva con sé neanche il cellulare. Si sedette su una panchina vicino alla fermata di un autobus commiserandosi.

Perché non vado mai bene? Cosa ho sbagliato questa volta? Pensava. Era così intento a fissarsi le scarpe che neanche sentì qualcuno sedersi accanto a lui.

"Mi dispiace per quello che è successo" Blaine si voltò, era Kurt.

"Co-come hai fatto a trovarmi?" chiese stupito.

"Diciamo che ti ho seguito, non volevo ti capitasse qualcosa di brutto" spiegò l altro.

"Grazie. Dispiace anche a me" disse il ricciolino.

"Blaine, io non so cos'è successo tra te e i tuoi o con tuo fratello e non sei obbligato a raccontarmelo. Ma se vuoi parlare ti ascolto e, se ti serve un posto dove stare, puoi venire da me. Anche subito" assicurò Kurt.

"Davvero lo faresti?" chiese per conferma Blaine.

"Certo, che ne dici se ti accompagno a casa di Cooper a prendere un cambio per un paio di giorni? So com'è tuo fratello, ti vuole bene. No non fare quella faccia" disse notando la smorfia comparsa sul viso di Blaine "lo so che ti vuole bene! Parla sempre di te, il suo fratellino. Comunque, ha bisogno di un paio di giorni per sbollire, poi sarà lui a correre da te, fidati".

Blaine, stanco, accettò. Prendere i vestiti fu semplice, Cooper si limitò ad aprire la porta e a sparire nella sua camera. Il giovane Anderson prese giusto il cambio per un paio di giorni, non voleva abusare troppo della disponibilità di Kurt, insieme a tutto quello che poteva servirgli come lo spazzolino e il gel.
 

L'appartamento di Kurt non era troppo lontano da quello del più grande degli Anderson, aveva due stanze e un bagno bello grande e un open space luminoso adibito a cucina e salotto.

"Questa è la camera degli ospiti, puoi sistemarti qui" disse Kurt mostrando una camera abbastanza grande dai toni azzurri e panna con un letto a due piazze. "Sistemati pure, fai anche la doccia se vuoi. Io intanto preparo qualcosa da mangiare ok?" Blaine sorrise mentre annuiva, qual ragazzo era davvero un angelo.

La doccia rilassò Blaine e la cena, ottima, gli fece dimenticare del tutto il litigio. Chiacchierare con Kurt – Hummel, il mio cognome è Hummel – si rivelò estremamente facile, scoprì che veniva anche lui dall'Ohio, Lima, a sole due ore da dove abitava lui. Aveva ricevuto un ingaggio per una serie tv proprio uscito dal liceo e ora, quattro anni più tardi, stava per recitare in un film. Il giovane Anderson si stupì molto nell'apprendere questa informazione, non avevano molti anni di differenza. Scoprirono inoltre di avere molte cose in comune, Glee Club, Broadway, Beatles. L'unica cosa su cui dissentivano era su la supremazia di Lady GaGa per Kurt e la supremazia di Katy Perry per l altro.

Entrambi, poi, scoprirono di aver avuto brutte esperienze di bullismo per il loro essere gay. Hummel raccontò a Blaine della sua esperienza, dalle granite, gli insulti e i lanci nel cassonetto fino ad un bacio rubato che l aveva portato sul baratro, solo grazie al suo psicologo, Dr Mattie Merril, era riuscito a risalire dal fondo.

Anderson invece gli raccontò tutto, non solo dei bulli, ma anche quello che l aveva portato a Los Angeles: i suoi genitori.

Quando finì di narrare la sua storia si erano spostati sul divano da un pezzo. Entrambi avevano le lacrime agli occhi, Blaine ancora per i demoni che albergavano nella sua mente, Kurt per l empatia che aveva con il ragazzino accanto.

D'istinto si abbracciarono aggrappandosi uno all altro.

"Mi dispiace tanto Blaine, mi dispiace" disse Kurt

"Non fa niente, è passato. Anche se andarmene ha fatto di me un codardo, sono felice di averlo fatto" disse il più piccolo.

"No, Blaine. Non fa di te un codardo, fa di te un umano. Mi dispiace anche per Cooper, non avrebbe mai dovuto dirti certe cose sapendo quello che avevi passato" Kurt strinse ancora più forte a sé l altro come per proteggerlo.

"Lui non lo sa.. Non gliel'ho detto che sono stato cacciato di casa.. Ho solo detto che volevo venire a studiare a LA" sussurrò Blaine contro il collo di Kurt.

"Non importa se non gliel'hai detto, avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava. Guardiamo un film, ti va?" propose Hummel.

Misero il dvd si 'Come farsi lasciare in dieci giorni', "una commedia leggera e senza troppe lacrime" spiegò Kurt, ma prima di arrivare al finale entrambi si addormentarono ancora stretti in un abbraccio.
 

La mattina, Kurt, si svegliò sentendo un dolore al collo e un dolce peso sul petto che respirava, abbassando gli occhi notò un ammasso di ricci neri che profumavano di ciliegia e il viso più adorabile che avesse mai visto. Sentiva di avere una profonda connessione con il ragazzo che aveva tra le braccia, un legame. Voleva proteggerlo, averlo come amico, amarlo forse. Kurt, al contrario della maggior parte dei suoi amici, non aveva paura di innamorarsi e impegnarsi e, con Blaine, era già sulla buona strada, da quando, appena dopo aver bussato alla porta dei casa Anderson la sera prima si era ritrovato davanti un demone tentatore. Occhi dorati, verdi, castani che lo scaldarono dal primo istante, labbra peccaminose, fatte apposta per essere baciate, una mascella squadrata e capelli ricci, perfetti per attorcigliarci le dita.

Kurt sospirò, si stava comportando come una tredicenne alla sua prima cotta, non sapeva neanche se Blaine aveva un interesse per lui.

Il suo borbottare svegliò il più piccolo che si stropicciò gli occhi con il pugno della mano.

“Buon giorno cucciolotto” disse Kurt sussurrando vicino all'orecchio dell altro.

“Buon giorno Kurt” rispose il giovane Anderson con un sorriso e una voce roca, che fece rabbrividire Hummel.
 

Una volta alzati, lavati e vestiti, decisero di far colazione fuori, trovando un localino piccolo ma accogliente dove vendevano tanti tipi di muffin e biscotti.

Kurt aveva deciso che avrebbero fatto i turisti, aveva scoperto, infatti, che Blaine non era ancora riuscito a visitare la città.

La prima tappa fu, ovviamente, Beverly Hills. Il giovane Anderson trovò il quartiere molto bello, ma davvero costoso, anche per gli standard della sua famiglia.

Visitarono anche l'osservatorio Griffith, passeggiarono su e giù per l Hollywood Walke of Fame cercando le stelle dei loro idoli e sull Hollywood Boulevard. Le foto che scattarono davanti all'enorme scritta che troneggiava sull'intera città si rivelarono buffissime e, Kurt, prese l'occasione per scoccare a Blaine un rumoroso bacio sulla guancia, ispida a causa della barba che stava crescendo.

La successiva li ritraeva abbracciati ed entrambi rossi per l'emozione.

Corsero tutto il giorno da una parte all'altra e anche il bel angelo dovette ammettere che gli stand di hot dog erano una benedizione.

Per cena riuscirono ad accaparrarsi l ultimo tavolo rimasto in un ristorante vicino al Chinese Theater e finirono per tornare a casa alle dieci di sera completamente sfiniti ma con due sorrisi identici.

“Grazie per questa giornata Kurt. E' stata magnifica” disse Blaine

“Mi sono divertito anche io” lo rassicurò l altro “ora è meglio se andiamo a dormire, domani devi andare a scuola no?” disse mentre si stava avvicinando al telefono fisso, c'era il segnale di un messaggio in segreteria.

Appena pigiò sul tasto dell ascolto la voce di Cooper Anderson eruttò “Blaine! Perché diavolo non mi hai detto che ti hanno diseredato? Io.. mi dispiace, non avrei dovuto dire certe cose e certo che ti voglio qui con me. Mamma e papà sono degli idioti, non meritano un figlio come te! Tu devi avere di meglio e se loro non ti apprezzano per come sei, cioè perfetto, bè che si fottano! Scusami schizzo, ti prego torna a casa... O almeno chiamami”

Sentito il messaggio Blaine scoppiò in un pianto liberatorio, erano bastate quelle semplici parole del fratello per infondergli nuova sicurezza, per farlo sentire desiderato.

Kurt corse subito ad abbracciarlo “Blaine che succede? Stai male?” chiese apprensivo.

“Sto bene, sono lacrime di gioia” disse il ricciolino “grazia a te e a Coop, mi sento finalmente a casa”.

 

Il lunedì mattina passò in un lampo.

Kurt e Blaine avevano fatto colazione insieme e poi il più grande aveva accompagnato l altro a scuola, evitandogli l'orrore di prendere l autobus.

Mentre Blaine affrontava un altro giorno al liceo, con una ritrovata autostima, Kurt si era diretto ai studios dove giravano il suo film: Struck by Lightning.

Interpretava un ragazzo un po' sfortunato, con una madre alcolizzata e un padre assente ma che sapeva sognare in grande.

Erano, però, sorti dei problemi ancora prima di iniziare le riprese. L'attrice che interpretava la madre si era immedesimata troppo nella parte abusando anche fuori dal set dell alcool; bisognava rifare i provini per il suo ruolo e Kurt era indispensabile.

“Pronto per cominciare? Oggi abbiamo una decina di candidate” chiese il regista all'attore appena arrivato. Hummel stava per rispondere quando il trillo del telefono lo distrasse.

“Dimmi Cooper” rispose.

“Kurt! Oh, meno male che hai risposto.. ti ho chiamato a casa ma squillava a vuoto” disse l altro ragazzo “Blaine come sta? Dov'è? Ha lasciato qui il cellulare.. io.. mi dispiace per quello che ho detto.. ero arrabbiato e non stavo ragionando”

L interpellato sospirò “calmati. Blaine sta bene, è a scuola. E ha sentito il messaggio che mi hai lasciato ieri sera ma non è arrabbiato, tranquillo. Verremo da te nel pomeriggio dopo scuola ok?”

“Io.. si, si va bene. Grazie Kurt. A dopo” disse riconoscente il più vecchio dei fratelli Anderson.

“Figurati. Io.. figurati. Ciao Coop” concluse Hummel.

 

Come promesso, nel pomeriggio, Kurt e Blaine si ritrovarono a bussare alla porta dell appartamento di Cooper Anderson. Inaspettatamente, il ricciolino era nervoso ma, appena il fratello aprì la porta, si strinsero in un abbraccio. A volte un gesto vale più di mille parole pensò Blaine forse così capirà che gli voglio bene e che non deve più scusarsi.

Kurt, in disparte ma felice per quella riappacificazione, decise di andarsene.

“Ragazzi, io vado. Sicuramente vorrete un po' di tempo tra fratelli” disse con un sorriso. Era un po' malinconico, la compagnia del riccio gli era piaciuta.

“Oh, Kurt” disse Blaine “grazie. Per tutto. Ti emm.. ti va di andare a prendere un caffè qualche volta?” chiese timidamente.

Sia Kurt che Cooper sorrisero “ma certo che vuole” si intromise quest'ultimo.

“Si, mi piacerebbe” assicurò Hummel.

“Bene.. allora.. ti chiamo? Se va bene?” Blaine si stava grattando il collo in imbarazzo.

“Certo! Emm..” Kurt si stava tastando le tasche cercando il suo cellulare o almeno un pezzo di carta, per fortuna intervenne Cooper “non preoccuparti Kurt, ho il tuo numero. Lo darò a schizzo” disse ammiccando.

 

Passò una settimana, poi due, poi un mese. L'amicizia tra Kurt e Blaine si sviluppò velocemente. Appena ottenuto il numero dal fratello, Blaine ci mise solo due minuti a convincersi per invitare Kurt a prendere un caffè. Da quel momento, divennero inseparabili. Quasi ogni giorno si trovavano per un caffè, tanto che ognuno conosceva a memoria l'ordinazione dell altro, e spesso andavano al cinema o a cena insieme, accompagnati, talvolta, dai membri del club del libro a cui Blaine si era unito.

Entrambi erano felici. Il cast di Struck by Lightning trovò finalmente la nuova mamma, una donnina che a Kurt ricordava terribilmente la sua matrigna, Carole. Blaine, invece, nonostante la scuola fosse ormai finita, era riuscito a farsi un amico, Alfred Brown, un tipo un po' strambo, a detta dello stesso Blaine, ma simpatico e un vero genio dell'informatica.

Il giovane Anderson diventò più sicuro giorno dopo giorno, uscendo dal suo guscio e trasformandosi in un giovane uomo.

Al suo diploma di presentarono tutte le persone a cui teneva: Kurt, Cooper, il resto del club e, a sorpresa, i suoi nonni materni che, appena saputo del comportamento della loro unica figlia, decisero di aiutare i due nipoti con i conti, offrendosi anche di pagare il college a Blaine. I soldi, del resto, a quei due, non mancavano.

Blaine ricevette anche molti regali tra cui una moto, Kawasaki Ninja ZX-6R, da Fred e George, modello su cui aveva sempre sbavato.

Il regalo più bello, però, arrivò da Kurt. “Bene” iniziò Hummel “so che andrai al UCLA ma il regista del mio film cerca comparse per un paio di scene e io ho fatto in modo che ti prendessero. So che non è molto ma spero ti aiuti a farti un nome. Comunque ti ho preso anche una scatola piena di bowtie” disse porgendogliela.

Blaine era senza parole, non solo per la scatola di legno lucido piena di almeno una ventina di bowtie, sua piccola ossessione, ma anche per la fiducia che Kurt aveva dimostrato di avere in lui.

“Grazie Kurt. Sei davvero fantastico. E' un'opportunità stupenda. Non ti deluderò” disse abbracciandolo.

“Bene, ne sono felice” disse Hummel ghignando “perché devi girare domani”

 

La prima scena di Blaine risultò perfetta. Non si notava molto, era una scena con molte comparse, ma al ragazzo andava bene comunque. Sto recitando in un film! Continuava a pensare elettrizzato.

Per festeggiare, Kurt e Blaine, decisero di uscire a cena, da soli, per poi fare una passeggiata per la Walk of Fame. Fu proprio durante la passeggiata che il più grande, con un moto di coraggio, prese la mano del più piccolo intrecciando le loro dita. Come calamitati, si guardarono negli occhi e sorrisero. Camminarono per un bel po', senza mai interrompere quel contatto che li univa.

Era quasi mezzanotte quando Kurt accompagnò Blaine a casa, fino alla porta, come nei più bei film romantici.

“Mi sono divertito tanto oggi, con te” disse il più piccolo.

“Anche io” concordò l altro avvicinandosi sempre di più.

Quando le loro labbra si incontrarono, dimenticarono tutto; c'erano solo loro due, nella loro bolla.

Kurt leccò le labbra di Blaine, come a chiedere il permesso per accedervi, permesso che arrivò subito. Entrambi sospirarono, mischiando il respiro. I cuori che battevano forte e all'unisono.

Si staccarono solo per mancanza d'aria guardandosi con occhi appannati e lucidi e sorrisi beati sul volto. “Mi piaci, Blaine” spezzò il silenzio Kurt.

“Anche tu” disse il più piccolo “da tanto, anche. Praticamente dalla prima volta che ti ho visto; mi sei sembrato un angelo”

Hummel rise “perché ridi?” chiese il giovane Anderson.

“Perché tu invece mi sei sembrato un demone. Il mio demone tentatore” spiegò il più grande.

“Blaine, vorrei che tu fossi mio come io sono già tuo” disse.

Il riccio annuì ingigantendo il sorriso e procurando dei brividi all altro.

“Buona notte, Blaine” disse Kurt baciando l altro sul naso.

“Buona notte a te, Kurt. Ci vediamo domani” disse Anderson entrando in casa.


Entrambi, quella sera, nei rispettivi letti, si addormentarono felici.
Finalmente si erano trovati, forse non sarebbe stato per sempre, o forse si.
Nessuno può dirlo. Certe cose si scoprono solo vivendo.
Solo rischiando, con coraggio, di lasciarsi andare, di permettere a una persone di entrarti nel cuore.
Di ascoltarlo, anche, il cuore. Di sentire i battiti accelerati ma di permettere anche che si spezzi.
Non si può sapere come può finire il viaggio prima di partire.
Bisogna solo.. vivere.

 

Note:

Grazie a chi è giunto fin qui! :) e un grazie speciale a GirlWithCharkram :D
Se volete lasciare una recensione, ne sarei entusiasta. Sinceramente, ditemelo se non vi è piaciuta o altro, mi fanno piacere anche le critiche, sono costruttive!

Piccole precisazioni. Se siete fan di Harry Potter avrete senza dubbio riconosciuto i due gemelli Fred e George! Si sono loro, li adoro. Il nome dello psicologo di Kurt, Dr Mattie Merril, è preso da Xena. Nella 4x22, teoricamente ambientata nel nostro presente, Gabby, come Xena, si è reincarnata ed è diventa una specie di psicologo. Margaery invece l ho preso in prestito da Game of Thrones! :)

La storia mi è venuta in mente perché, navigando su Tumblr, avevo trovato un elenco di prompt e mi era rimasto in mente questo.. Purtroppo non lo trovo più questo fantomatico elenco.. :(
Il titolo è stato arduo, giuro! Avevo avuto un lampo di genio mentre mi preparavo il pranzo ma non me lo sono appuntato e quindi ho dovuto ripiegare su questo, non mi soddisfa ma pace..

Ora torno a scrivere il capitolo per la mia long “Freaky Friweek” quindi, per qui mi seguisse li, a venerdì! :D
Wislava  

   
 
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