"ho freddo" dissi, fingendo. non che non avessi freddo, ma nulla di insopportabile. in realtà io volevo che mi prestasse la sua felpa, così mi sarebbe rimasto il suo odore addosso per i due giorni seguenti. mi diede la sua felpa, gli promisi che l'avrei tenuta solo cinque minuti. la tenni per tutta la serata. guardare quegli occhi che cercavano i miei mi fece pensare che avrei dovuto dirgli tutto, dirgli che lui era la mia felicità. non glielo dissi, come avevo sempre fatto, il coraggio di esternare ciò che provavo non cel'avevo mai avuto. fingere che sia tutto come nei film è sempre più facile, no? ma la vita non è un film. la vita non guarda in faccia. diciamo che quella sera fu come tante altre, diciamo che cel'avevo a tre centimetri di distanza, diciamo che avrei dovuto stringere le sue mani e rimanere in quella posizione per tutta la vita. ma la vita non la decidi, il diciamo resta diciamo, perchè poi niente va come vuoi tu. o forse solo in parte. perchè magari la mia vita non era proprio 'sto schifo eh, magari qualche regalo il destino me lo aveva riservato, ma i regali più belli erano quelli che non avevo mai potuto scartare. non mi tagliavo, non c'avevo neanche mai provato. diciamo che il nostro rapporto era strano. roba che quando eravamo io e lui mi abbracciava e non mi mollava un attimo, e poi magari quando era con i suoi amici a stento mi salutava e non faceva altro che guardarmi senza dire una parola. me li chiedeva pure gli abbracci, solo che io facevo fatica a stringerlo, non potevo sopportare di limitarmi ad abbracciarlo, non potevo averlo così vicino a me senza fare niente. io sapevo tante cose di lui. volete sapere cosa? io sapevo che amava la pasta alla carbonara, che avrebbe potuto vivere solo di cocacola perchè era un pò la sua droga, che amava il calcio, che a scuola non era mai stato 'sto genio, tutt'altro, perchè studiare gli faceva schifo. sapevo che aveva due amici a cui teneva tantissimo, sapevo che amava seguire la massa e non si distingueva mai, sapevo che era un pò bambino e che un discorso serio non era neanche in grado di sostenerlo, che il suo profumo preferito era hugo boss e ne aveva due boccette perchè da quando gliel'avevano regalato non poteva più farne a meno, che dormiva a pancia in giù con un braccio sotto al cuscino e una gamba piegata, sapevo che amava cantare, ma proprio non era il suo forte. sapevo che per farsi una doccia impegava mezz'ora e che doveva ascoltare la musica mentre la faceva, sapevo che era l'anticristo dell'ordine. sapevo che odia le uova, che non mangia mai due cose nello stesso piatto, sapevo che quando si sedeva sulla poltrona doveva per forza mettere la testa sul poggiabraccio e le gambe sullo schienale, sapevo che amava infastidire sua madre solo per vedere le sue reazioni, sapevo che ascoltava una canzone fin quando non se ne stancava talmente tanto da smettere di ascoltarla, sapevo che d'estate si vestiva troppo pesante e d'inverno troppo leggero. che d'estate amava far tardi anche solo restando a parlare con me, amava i cornetti al cioccolato in piena notte. io sapevo un mucchio di cose di lui, e quella sera guardandolo dritto negli occhi me le ricordavo tutte, una ad una. rimase insieme a me anche se faceva freddo e la sua felpa la avevo io. scherzammo come due bambini. o forse lo eravamo. ma che c'è di male nell'essere bambini insieme? io e lui non condividevamo baci, non condividevamo il sesso. condividevamo le risate. dio, non smettevamo mai di ridere. avevamo anche fatto l'amore più volte senza saperlo, con gli occhi. con le mani incastrate l'una nell'altra, con i sorrisi, con ogni singola parte di noi. ed è anche meglio del sesso, sapete?