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Autore: Loveless    09/08/2008    3 recensioni
[In questi momenti di solito si chiudono gli occhi]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seras Victoria galleggiava in un vuoto privo di peso e colore.
Attraverso le palpebre socchiuse poteva vedere ancora le candele, il loro alone perlaceo che si espandeva per poi ritrarsi, scandito dal battito lento cardiaco che le pulsava nelle orecchie.
Non sentiva più il suo corpo, solo il calore soffuso delle labbra di Alucard sul collo le ricordava che in lei c’era ancora vita.
E poi il dolore, sì, il benedetto dolore venuto veloce a tirare quel filo sfilacciato del suo cuore, uccidendo il sospiro che le era salito lungo la gola al contatto dei canini di lui.

[Sei stata tu a prendere questa decisione]

La figura le era apparsa sfuocata, indistinta, mentre Alucard le si avvicinava scivolando sul tappeto rosso della chiesa, anche se per un momento fugace di luce l’aveva potuto vedere bene, con la cravatta e l’abito sanguigno agitati da un vento che non c’era, la piega rilassata in cui si incurvavano gli angoli della bocca, le ciocche scomposte di capelli scuri.
I suoi denti lucenti, da squalo, scoperti per un solo attimo quando le aveva baciato via il rivolo cremisi che scendeva lungo il mento, un tocco cauto delle labbra che mai si sarebbe aspettata da lui.
Forse era consapevole che qualcosa di più brusco, più violento, l’avrebbe spezzata definitivamente.
L’avrebbe rotta in pezzi così piccoli che nemmeno lui avrebbe potuto riunirli.

[In questi momenti di solito si chiudono gli occhi]

Quando Alucard l’aveva morsa Seras aveva sentito un sapore amaro bagnarle la lingua, saliva che non riusciva ad inghiottire, ma non la sofferenza vera e propria.
Quella era venuta dopo, e lui l’aveva accompagnata con una carezza accennata sulla nuca, lì dove la sua mano la sosteneva, ma quasi incurante, come il sorriso che le aveva rivolto prima di chinarsi sul suo collo.
In quanti film senza nome aveva visto quella scena, in quanti incubi l’aveva vissuta? Non era paura, ciò che aveva fatto rabbrividire Seras, ma uno strano senso di dejà vu.
Aveva piegato la testa all’indietro, mentre dolorose fitte le attraversavano la spina dorsale per poi esplodere in un lampo di luce bianca davanti alla sua visuale.
Era stato in quel momento, sì, che aveva sperato di morire, di chiudere davvero gli occhi.
Ma poi il suo corpo tremante nell’agonia aveva conosciuto Alucard ed il tocco tiepiedo delle sua labbra, e niente aveva avuto più importanza.
Nemmeno l’assenza del tremolio delle candele, il vuoto lasciato dalla debole luce insanguinata che filtrava dalla finestra.
Era il buio che la abbracciava, che faceva perdere consistenza alle pareti di freddo marmo della chiesa, che strappava il colore alla macchia scarlatta che scorreva sulla guancia marmorea di Alucard.
Seras era consapevole di stare morendo, ma in quel momento era consapevole di molte altre cose. Sapeva che lui era la sfumatura morente delle candele sull’altare ed era il bagliore di uno sparo. Era la cera che si raffreddava sui bracci di ottone, era la nuvola di sangue che copriva la luna.
Che Alucard era la Morte, la sua Morte, e che lei l’aveva accolta aprendo le braccia.
Eppure le sue palpebre fremevano ancora, a scatti, rifiutandosi di obbedire all'ultima richiesta di lui, implorando di veder sfumare quel mondo dalle tinte cupe che aveva amato fino a quella notte.

[Chiudi gli occhi, tesoro]

Alucard le aveva coperto lo sguardo con la sua mano, e lei aveva sentito la pelle bianca del guanto premerle sulle palpebre, invitando all’obbedienza ed al silenzio.
Seras aveva chiuso gli occhi, finalmente, perché quel gesto le aveva regalato una consapevolezza prima solo sussurrata, solo immaginata, ma ora fisicamente presente.
Era lì, con lei, a galleggiare nel buio, nel riflesso di quell’incolore terra di mezzo fra morte e vita.

[Quando ti sveglierai sarai con me]

*Hakumei: twilight

  
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