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Autore: jussmyeux    10/06/2014    1 recensioni
E fu proprio in quel momento che capii il vero senso della frase che mi aveva detto giorni prima: "Molto spesso ti fai un idea completamente errata di quello che uno veramente è, e non capisci che stai sbagliando strada finchè sei entrato nel suo mondo e vedi le cose dal suo punto di vista". Mi era sembrata una frase banale, presa da uno dei suoi stupidi libri ma forse era proprio questa frase che lei non aveva letto da nessuna parte. Io stesso mi ero fatto un idea completamente diversa di quello che lei veramente era e forse cominciavo a capire perchè trovasse così bello leggere i libri.
Sì, adesso che ero entrato nel suo mondo capivo il perchè di tante domande che mi ero fatto in precedenza e alle quali avevo già risposto in maniera errata.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"A volte leggi un libro e ti riempie di uno strano zelo evangelico che ti convince che il mondo frantumato che ti circonda non potrà mai ricomporsi a meno che, o fino a quando, tutti gli esseri umani non avranno letto quel libro. E poi ci sono libri di cui non puoi parlare con l'altra gente, libri così speciali e rari e tuoi che sbandierare il tuo amore per loro sembrerebbe un tradimento" Esatto, pensai. Un momento ed ero fuori dalla bolla che mi ero creata. Le case, gli alberi, i negozi sfrecciavano davanti ai miei occhi alla velocità della luce mentre ripensavo a questa frase. Rilessi il nome dell'autore di "Colpa delle stelle": John Green. 'Sì' pensai 'E' esattamente così'. Ecco, John Green, aveva espresso un mio pensiero, un pensiero che solo un grande scrittore avrebbe potuto esprimere. Una brusca curva, e mi fu facile capire che non era Frank che guidava. Riposi gli occhi sul libro e ripresi a leggere. Ero di nuovo nel mio mondo. Un altra brusca fermata e guardai infastidita lo specchio retrovisore.
Magari erano gli occhiali da sole, così scuri, che ti davano l'impressione che l'autista facesse una gran fatica a guidare. Le porte si aprirono e una marea di gente entrò. Guardai fuori dal finestrino e capii di quale fermata si trattava. Già sapevo chi doveva entrare, riconoscevo tutte quelle facce dietro alle quali si nascondeva una storia diversa: facce stanche, di chi aveva lavorato tutto il giorno e aveva aspettato 20 minuti del ritardo, facce pensierose, di chi magari stava pensando dove dormire quella notte, facce perse, di chi non sapeva nemmeno se la corriera fosse quella giusta. C'era chi timbrava il biglietto, chi sussurrava 'abbonamento', e chi, come il ragazzo biondo dagli occhi color nocciola, che se ne andava tranquillamente al suo posto senza dire o fare niente. Magari aveva l'abbonamento o magari non aveva niente e sperava che l'autista non lo notasse. Si mise seduto nel suo solito posto e per un nanosecondo i nostri occhi si incontrarono, lo vidi rotearli infastidito.
Molto probabilmente gli dava fastidio che continuassi a guardarlo e quando mi accorsi che forse avevo dedicato troppo tempo a fissarlo distolsi lo sgurdo da lui e lo posai di nuovo sul libro e nonostante i miei occhi fossero incollati alle parole casuali della pagina 187 la mia mente penso: Merda.

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Roteai gli occhi volontariamente per farle capire che il suo continuo fissare mi dava realmente fastidio e lo capì: subito i suoi occhi si posarono sul suo libro. Sicuramente la vita sociale di quella ragazza era alquanto bassa. Come le andava di leggere un libro alle 7 e 30 di sera dopo una calda giornata di piena estate? Mi grattai la fronte continuandola a fissare senza farmi notare anche perchè ero sicuro che non avrebbe osato guardarmi un altra volta. Cambiava espressione in base a ciò che leggeva: a volte corrugava la fronte, a volte sorrideva leggermente, a volte guardava fuori dalla finestra pensierosa. Era veramente strana, peccato perchè se la guardavi bene non era poi così brutta. Misi le cuffiette e alzai il volume al massimo, pensare a lei mi metteva in depressione, la sua vita doveva essere davvero noiosa.
Dopo alcuni minuti mi ritrovai di nuovo a fissarla. Mise il libro nello zaino e alzandosi di poco prenotò la fermata. Si alzò lentamente e cominciò ad andare verso la porta per scendere. Una volta che la corriera si fermò e le porte si aprirono, si girò verso l'autista e lo salutò educatamente come sempre faceva. Ridicola, pensai.

  
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