(Berthold Auerbach)
È
un segno umano dopotutto, quando le cose vanno male, quando la
tentazione
emerge prepotente nel cuore di chi aveva considerazione, riflettere
sull’incedere degli avvenimenti.
Una
forte tentazione cala leggiadra dall’oscuro presagio, una
mancanza di comunicazione
direi. Equivoci reciproci dapprima, una sensibilità che
diventa fortezza,
prigione dell’atto finale poi; eppure non vi sono lacrime da
parte mia, non vi
sono lacrime per piangerti.
Non
è affatto un sacrificio, il che rende il tutto iniquo,
superfluo.
Eravamo
una coppia come tante, formatasi come tante. Lo sguardo vispo, carico
di
vitalità, tanto da abbattere la mia razionalità,
era stato quello che mi aveva
colpito di te. Come un tornado mi avevi trascinato, sballottato,
inebetito.
Sembrava che avessi trovato quella grande verità, quanto mi
sbagliavo.
Troppo
ingenuo, ricercavo allora in te le risposte ai miei disagi, il che
è folle a
pensarci, una vera e propria utopia. Vivevamo in una città
gelosa, piena di
rumori e dicerie, tanto da costringerci a scappare in quella tana
soffusa,
lontana dalle maldicenze altrui.
Cambiai
molto per te: ero cambiato a tal punto da imparare ad amare
ciò che odiavo di
più, apprendendo il significato del sacrificio, tanto
cambiato da scrutare il
mondo con occhi diversi, sognanti. Cosa non si fa per amore, eh?
Alcuni
non possono vivere senza di esso, altri sì…
Eppure
quando giunge, nella sua maestosità, alcuni non sanno come
reagire, altri ne
assumono quanto possibile.
Nulla
c’è da fare, quando ti trascina con sé.
Diedi
tutto, persino la mia vita, un ridicolo sogno per la musica, per
provarti che
avevo ragione a credere in noi, ragione
nel credere in una relazione che stava ravvisando i primi segnali di
debolezza.
Sotto l’influenza di quel sentimento smisi di darmi alla luce
per vivere alla
tua ombra, cercando di comunicare con chi proprio non può
aspettare, te, uno
spirito che mai avevo compreso poiché idealizzato dalla mia
fragilità.
Ora
vivo da solo, o, se preferisci, con la mia armonia, una compagnia
perfetta.
Passarono
gli anni e tu lì, sempre più bella ma, al
contempo, sempre più estranea.
Quell’esplosione con la quale mi avevi travolto era oramai un
mero ricordo. Ero
maturato del resto, scelte considerevoli mi avevano cambiato. Ci
lasciammo
senza particolare scandalo, fui io a farlo, colui che era stato salvato
dal tuo
tepore, tepore che avevo scambiato per qualcosa di differente. Forse
non ho mai
saputo ascoltarti come dovuto, eppure, come ribadisco, non vi
è alcun
sacrificio a lasciarti andare…
Puoi
andare per la tua strada, segui i sogni che custodivi gelosamente in te
stessa,
aspirazioni che mai avevi rivelato ad animo altrui, sperando che un
giorno, se
mai sarà, di rivedere quella stessa persona che conobbi
tempo addietro, cosa
bellissima a dirsi, ma come il fato ha stabilito, assolutamente
improbabile.
Non
piangere dunque, per vedere il giusto delle cose bisogna alienarsi da
una delle
possibili prospettive, e se il giorno fosse terminato, spero che un
vago
ricordo rimanga impresso nel tuo cuore.
Lo
chiamerò un altro giorno solitario, ma di una solitudine che
non appone pesi al
cuore poiché voluta, ricercata da chi della quiete era
diventato fedele
compagno. Avulso dalla massa avevo cercato di inserirmi in qualcosa
più grande,
una visione poco nobile del sentimento umano, ma del resto è
inutile mentire.
Non portarmi rancore, non devi, più che altro cogli il meglio di questo leggero soffio che siamo stati, una brezza di pochi istanti, sbuffo placatosi con il manifestarsi della dura evidenza.
****
Era
iniziato da uno sguardo, un veloce incontro con i tuoi meravigliosi
occhi e
tutto aveva cominciato a girare, vorticosamente, intorno a me. Un
minuto e non
ho capito più nulla.
Sei
diventato improvvisamente il mio mondo, indispensabile.
Ho
accettato qualunque cosa proponessi di fare, facendoti credere che
questo era
proprio il mio desiderio più profondo. Ma non era la
verità, volevo solamente
tu rimanessi accanto a me perché avevo un disperato bisogno
della tua presenza
nella mia vita, insulsa, vuota.
Inutile.
Ho
sempre detto che le persone cambiano nella vita, ma non ci ho mai
creduto fino
in fondo. Eppure, prima di incontrarti non ero così
attaccata alle persone.
Frequentavo qualcuno, amici per modo di dire, ero solo
un’entità che viveva quasi
forzatamente la sua esistenza. Ora dopo ora, giorno dopo giorno, mi
ritrovavo quand’ero
sola ad ascoltare la lancetta dei secondi quasi senza accorgermene,
scambiandola anche per il battito del mio cuore.
E
dopo quell’incontro dettato dal destino, una strana luce ha
dato colore alle
miei insulse giornate. Luminosità e colore erano nuovi per
me, ma in
quell’istante sembravano così perfette da
immobilizzarmi ogni volta che
sorridevi. Era meravigliosamente perfetto. Troppo per essere vero.
E
infatti non sbagliavo, non ho mai sbagliato quando si trattava di
queste cose
alquanto dolorose.
Ma
io continuavo ad amarti, o almeno così credevo.
E
sembrava così anche per te, l’ho sperato fino in
fondo ripetendo a me stessa
che saresti stato al mio fianco fino alla fine.
Sono
sempre stata attenta a lasciarti la giusta libertà, a darti
il giusto amore, a
dirti le giuste parole.
Già,
tutto doveva essere giusto e senza sbavature, com’era
l’amore che da bambina ti
iniettano nell’anima gli adulti per non farti soffrire,
l’amore delle favole. E
dopo anni, non avendolo ancora provato, credevo ancora che
l’amore fosse
quello. Ma mi ero sbagliata.
E
non volevo ammetterlo a me stessa.
Orgoglio.
Quello
mi ha fermata dal dirti tutto, parlarti dei miei sogni, delle mie
aspettative
per il futuro.
Mentivo
dicendo che mi bastavi tu.
Perfino
i miei sentimenti che lentamente stavano cambiando, sempre di
più,
affievolendosi dolcemente mentre le parole si facevano più
rade e lo sfiorare
la tua pelle era ormai cancellato dalle mie giornate.
E
tu te ne eri accorto, entrambi lo avevamo fatto, ma a differenza tua io
non ho
agito, tenendomi ancora una volta tutto dentro.
E
quel giorno di pioggia, mentre ti guardavo immobile davanti alla nostra
porta
con la valigia ai piedi e la tua chitarra in mano pronunciasti quelle
parole.
“È finita. Me ne vado”
Era
finita, e questa volta per sempre. Avevamo discusso in passato, piansi
tempo
addietro, riversando tutta la mia rabbia su quelle lenzuola mentre tu
te ne
stavi seduto sul divano, per poi tornare da me ad abbracciarmi e
chiedermi
perdono.
Non
ho mai fatto il primo passo. Ero veramente troppo orgogliosa per poter
stare
con te.
Ma
quella sera non versai una lacrima, il mio cuore non ebbe un fremito,
le mie
gambe non si mossero e dalle mie labbra non uscì un suono.
Non
so se ti aspettavi qualcosa da me, una parola, forse un gesto.
Mi
accorsi solamente che non sapevo niente di te e che, con il passare del
tempo,
non ti avevo voluto nemmeno scoprire.
Mi
ero fatta un’idea e quella doveva essere. L’uomo
che amavo non poteva essere
diverso da come l’avevo sognato.
E
chiudendoti quella porta alle spalle hai chiuso una storia che dalla
mia parte
non funzionava più, aprendoti una via che forse ti
porterà alla libertà e alla
musica che tanto amavi, più di quanto io amassi te.
Chissà,
forse un giorno ci incontreremo di nuovo e forse ci innamoreremo
un’altra
volta, ma per il momento le scelte che abbiamo fatto e le strade che
abbiamo
deciso di percorrere, corrono parallele e non penso
s’incontreranno tanto
presto.
Spero solo che la tua musa non abbia il mio volto e la mia riservatezza, ma desidero ardentemente che abbia la mia voce. Perché i personaggi che descriverò nei miei romanzi, profumeranno sicuramente di te.
FINE
Questa one shot è nata da una collaborazione con una persona alquanto speciale, una scrittrice di questo sito, _Jane_Doe_
Devo a lei i miei più sentiti ringraziamenti, ha trasmesso molto di lei nel rappresentare l'altra faccia della medaglia, la controparte femminile. Di cenni autobiografici nel tutto, nonostante la storia sia palesemente romanzata, ne ho messi molti. Ho voluto rappresentare la maschera che spesso agisce in modo subdolo dietro i rapporti umani, maschera che sostituisce quell'angoscia derivante dall'incomunicabilità dell'essere umano, dalla sua alienazione rispetto al prossimo.
Non avrei potuto trovare una "partner" migliore per questo breve elaborato, quindi se leggi, grazie u.uAlla prossima, si spera
Stormwind