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Autore: SinisterKid    10/06/2014    1 recensioni
“Grazie”.
Per aver creduto in lui, per averlo considerato un fratello con il suo stesso sangue, per aver visto – o probabilmente immaginato – un qualcosa di buono in lui. Per avergli dato la possibilità di conoscere il lato migliore dell’umanità, quello composto da tanti piccoli grandi eroi come lui che, con caparbietà, provano a salvare anime dannate come quella di Grant.
“Grazie”, ribadisce con un sussurro.
Perché è stato un onore incommensurabile essere stimato e amato da Leo Fitz nonostante tutto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grant Ward, Leo Fitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie

Non può che guardarlo da lontano, Grant. Non gli restano altro che la brama di un contatto con quella mano e il gusto amaro che gli sbagli di una vita gli hanno lasciato sul palato.
Non gli resta che una voce in testa, quella di chi ha sempre creduto non in lui, ma nella sua bontà e lealtà.
Gli resta un unico volto in mente, un’unica espressione di speranza, tipica di chi non si arrende mai nemmeno di fronte all’ostacolo più grande e lotta fino alla morte.
Gli resta un’immagine negli occhi, un’istantanea che ritrae paura e fede mentre fanno a calci l’uno contro l’altra.
Leo è rimasto impresso in ogni parte di lui, un pensiero avvolgente e doloroso che rende inquiete anche le sporadiche notti più serene. Leo è sempre lì, nell’angolo più remoto della mente di Grant: è un vulcano che quando torna attivo, spazza via tutto ciò che incontra durante la sua corsa. Leo è colui che ha causato un vuoto nella sua anima e, allo stesso tempo, l’unico che può riempirlo. Grant crede che Leo sia l’unica medicina efficace contro i sensi di colpa e il male di vivere, l’unica cura che implora gli sia somministrata.
Ma Leo Fitz è anche il ragazzo che lui non ha solamente tradito, ma deluso fino all’ultimo istante trascorso insieme. È una debolezza che non è riuscito ad accettare e che ha ferito per evitare di diventarne vittima.
Il suo errore più grande, il più irrimediabile.
Grant guarda le manette che dovrebbero renderlo innocuo e limitano la sua già ridotta liberta e immagina cosa lo aspetta oltre la porta che ha davanti a sé. Da una parte vede le conseguenze delle sue azioni, delle sue credenze, e dall’altra semplicemente Leo. Grant non ha intenzione di entrare in quella stanza e vorrebbe tornare indietro, in prigione.
Non basta picchiare i demoni, quelli veri, per farli andare via: vanno affrontati e Grant non può sostenere un peso di tale portata sulle sue massicce spalle.
“Tu”, sputa con disprezzo una guardia della sicurezza rivolgendosi a Grant. “puoi entrare. Il Direttore Coulson ha dato il suo consenso”.
Grant invece vorrebbe dissentire adesso, ma in men che non si dica, si ritrova in quelle terribili quattro mura. A testa bassa e palpebre semi chiuse, ogni fibra del suo corpo vibra di umiliazione nei confronti di Leo e Grant non ha il coraggio di sostenere il suo sguardo dormiente.
“Hey, scimmietta”. Il tono sicuro di Grant scema ad ogni sillaba pronunciata e subisce un’indesiderata dolcezza. “Hey”, ripete ancora più insicuro.
Leo muove un dito, l’indice, un movimento impercettibile di cui non si accorge neppure Grant, e il suo volto si rasserena.
“Grazie”.
Per aver creduto in lui, per averlo considerato un fratello con il suo stesso sangue, per aver visto – o probabilmente immaginato – un qualcosa di buono in lui. Per avergli dato la possibilità di conoscere il lato migliore dell’umanità, quello composto da tanti piccoli grandi eroi come lui che, con caparbietà, provano a salvare anime dannate come quella di Grant.
“Grazie”, ribadisce con un sussurro.
Perché è stato un onore incommensurabile essere stimato e amato da Leo Fitz nonostante tutto.
Grant tace tutto ciò che pensa e abbandona quella soffocante stanza. In fondo, non è mai stato un tipo di molte parole, lui.
   
 
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