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Autore: jeanny991    10/06/2014    1 recensioni
Dopo alcune fermate, i genitori richiamarono i figli e scesero dall’autobus assieme a molte altre persone. Osservandoli dal finestrino, Amelia notò che mancava qualcosa in quel quadretto famigliare, o meglio, mancava qualcuno. Si voltò di scatto verso i sedili posteriori e vide che il bambino dietro ad Amedeo era ancora al suo posto, addormentato. Subito la ragazza avvertì il suo ragazzo ed entrambi iniziarono a battere i pugni su vetro per attirare l’attenzione dei genitori ma nulla. Prima che potessero gettarsi fuori, le porte si chiusero e il pullman ripartì. Il panico colse i due ragazzi. Erano gli unici ad essersi accorti di quel bambino. Dovevano fare qualcosa.
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL BAMBINO SULL’AUTOBUS

 

Agosto. Estate. Caldo. Vacanze.
Amelia e Amedeo, due giovani poco più che ventenni, si trovavano su un autobus di linea che li avrebbe condotti al sito archeologico di Amathous, vicino alla cittadina di Limassol. Da appena un giorno erano giunti a Cipro, meta  di riposo dalle fatiche di un intero anno passato in città, chini sui libri universitari, impegnati in lavoretti poco o niente retribuiti e assillati dalle problematiche famigliari. Entrambi avevano bisogno di staccare da tutto e da tutti. Prendersi tempo per loro due e dare spazio alla propria relazione, spesso travagliata dalle questioni sopracitate. Avevano scelto isola di Cipro perché era una giusta coniugazione tra mare e cultura. Il patrimonio archeologico presente anche nel più piccolo paesino, aveva attirato come calamite la coppia che, proprio in uno di  quei luoghi si stava dirigendo.

Il pullman, prima di uscire dal centro cittadino doveva percorrere tutta la strada principale di Limassol. Molte famiglie russe affollavano il mezzo, essendo Cipro una delle destinazioni più ambite dalla nuova borghesia russa. Una famiglia in particolare aveva colpito l’attenzione di Amelia: i genitori erano saliti guidando i loro quattro figli verso gli ultimi posti, col fine di farli accomodare tutti, esattamente dietro alla giovane coppia. Amelia era stata attirata da quella famigliola, non tanto per il numero considerevole di bambini quanto per la giovinezza ostentata da colei che doveva essere la loro madre. Fisico perfetto, avvolto in abiti succinti e scarpe con la zeppa. Alla ragazza tornava in mente come sua mamma, quando lei era piccola, si vestisse in modo pratico preferendo curare più la figlia che se stessa. Certo, l’aspetto fisico non conta se ami veramente la tua prole. Altro elemento che sorprese la giovane e che comunicò al suo ragazzo fu la bellezza emanata dai bambini, biondi, pelle chiara e occhi nocciola. I due più piccoli erano gemelli e uno era seduto proprio dietro ad Amedeo, intento a mangiucchiare una pesca.

Dopo alcune fermate, i genitori richiamarono i figli e scesero dall’autobus assieme a molte altre persone. Osservandoli dal finestrino, Amelia  notò che mancava qualcosa in quel quadretto famigliare, o meglio, mancava qualcuno. Si voltò di scatto verso i sedili posteriori e vide che il bambino dietro ad Amedeo era ancora al suo posto, addormentato. Subito la ragazza avvertì il suo ragazzo ed entrambi iniziarono a battere i pugni su vetro per attirare l’attenzione dei genitori ma nulla. Prima che potessero gettarsi fuori, le porte si chiusero e il pullman ripartì. Il panico colse i due ragazzi. Erano gli unici ad essersi accorti di quel bambino. Dovevano fare qualcosa. Amelia era sempre stata piuttosto timida nel relazionarsi con gli estranei, soprattutto se era necessario parlare in inglese. Aveva sempre avuto un complesso sulle sue capacità linguistiche, tuttavia quella era una situazione d’emergenza. Non ci pensò due volte e si catapultò  dal conducente, spiegando i fatti. L’uomo, capì perfettamente le sue parole perché le rispose che era grave la cosa però non accennò minimamente a volerla aiutare. Non si fermò neppure. La ragazza esasperata, ritornò da Amedeo. Non era stata presa sul serio. Allora il suo ragazzo decise che era arrivato il momento di far capire a quel vigliacco dell’autista i guai nei quali si stava cacciando.

Intanto Amelia tentava di svegliare il bimbo ancora addormentato. Provava a chiamarlo, in inglese, niente. Provava a scuoterlo, niente. Sembrava essere caduto in un sonno profondo. Amelia fu colta dal panico. Era strano che un bambino così piccolo in un contesto tanto scomodo come il sedile di un pullman potesse dormire così profondamente. Che si fosse sentito male?

Un'altra signora molto materna, aveva preso in braccio il bimbo che, probabilmente, avendone riconosciuto le buone intenzioni si lasciava coccolare e gradualmente smetteva di piangere. Quando si fu effettivamente calmato, alla mamma con la bambina riuscì finalmente a dare una risposta mimando con le manine il numero cinque, Amelia e Amedeo capirono che dovevano avergli chiesto quanti anni aveva. Un signore si avvicinò ad Amedeo e nel suo inglese straniero, si lamentò su come fosse potuta accadere una cosa del genere. Lui aveva tre figli e piuttosto che lasciarne uno avrebbe dimenticato un miliardo su un autobus. amore per un oggetto è trascurabile, quello per un figlio non dovrebbe esserlo per nulla al mondo.

Il tempo passava, né la polizia arrivava, né i genitori del bambino. Giunse un altro pullman. Scesero tutti tranne la buona famiglia russa, la signora che teneva in braccio il piccolo, Amedeo, Amelia e l’autista.  I due giovani erano gli unici ad aver visto i genitori del bambino e volevano fornire tutto l’aiuto possibile. Nel frattempo il bimbo aveva iniziato a fissare i due ragazzi. Probabilmente non avrebbe mai saputo che erano stati loro due a salvarlo tuttavia quello sguardo per Amelia e Amedeo valeva più di qualsiasi grazie che avessero mai ricevuto.
Dopo una mezz’ora buona la polizia arrivò. Dei genitori neanche l’ombra. Amelia e Amedeo pensavano che i poliziotti li avrebbero interrogati poiché erano gli unici testimoni. Niente. Li congedarono con un semplice: bravi.

 

***

- Ti capita mai di ripensare a quel bambino sull’autobus? –  sussurra Amelia all’orecchio di Amedeo.
Un anno dopo. I due ragazzi sono avvinghiati nel letto di lui, nudi, coperti da un semplice lenzuolo dopo aver fatto l’amore, essersi persi, abbandonati l’una nel desiderio dell’altro.
- Non so perché mi è venuto da chiedertelo proprio adesso. Ho sentito il bisogno di farlo. –
Il ragazzo le accarezza la testa.
- Forse perché è qualcosa che abbiamo vissuto insieme. Comunque si. Ci penso ogni tanto. –
- Già, abbiamo aiutato insieme qualcuno che ne aveva veramente bisogno. Mi chiedo se adesso stia bene.-
- Qualcuno di indifeso che ne aveva veramente bisogno. Sono sicuro che saresti un ottima madre, tu. – le dice Amedeo baciandola piano sulle labbra.

“ Io sono sicura che saresti un ottimo padre per i miei figli, tu.” Pensa Amelia mentre riprende a baciare il suo ragazzo con foga.

 

Nota importante: lo smarrimento del bambino sull’autobus è veramente accaduto.

  
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