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Autore: Chloe R Pendragon    10/06/2014    7 recensioni
Questa storia vuole mettere in risalto le emozioni ed il desiderio di vendetta che Morgana nutre nei confronti di Artù, Ginevra e Merlin; se volete scoprire in che modo, non vi resta che leggerla!!! ;)
Mi farebbe moltissimo piacere avere le vostre opinioni, in ogni caso ringrazio già da ora coloro che leggeranno, sperando che apprezziate il mio omaggio ad un personaggio a mio avviso affascinante come la famosa strega!! :)
Voglio precisare che all'inizio della storia troverete una citazione tratta da una canzone di Heather Dale, alla quale mi sono in parte ispirata.
Terza classificata allo "Shakespearian quotations contest" indetto da _juliet, a pari merito con Ai Khanum.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mordred, Morgana, Morgause
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'll shape your belief

Autore: Chloe R Pendragon.
Titolo: I’ll shape your belief.
Rating: Verde.
Genere: Angst, Introspettivo.
Avvertimenti: Nessuno.
Citazione utilizzata: 11. “Basta una stilla di male per gettare un’ombra infamante su qualunque virtù.”

Hamlet, I, IV, 38-40.
NdA: (facoltative) Nessuna.

 

I’ll shape your belief.

 

Guileless son, i’ll shape your belief

And you’ll always know that your father’s a thief

And you won’t understand the cause of your grief

But you’ll always follow the voices beneath.

(Heather Dale – Mordred’s lullaby)

 

 

Morgana sedeva sul suo nero scranno, il volto chino sul bimbo che dormiva tra le sue braccia, avvolto in un fagotto color panna. I capelli corvini ricadevano ai lati del viso paffuto dell’infante, quasi come a volerlo proteggere dal mondo esterno, dall’ingrata sorte che gli era toccata, in quanto bastardo di un re meschino. Gli occhi smeraldini della strega osservavano i lineamenti del proprio figlio, catturandone ogni piccolo dettaglio, dagli zigomi alti alle fossette sulle guance, piegando le esangui labbra in una smorfia ogniqualvolta s’imbatteva in un particolare estetico ereditato dal padre: sentiva il sangue ribollirle nelle vene quando vedeva  le gote imporporate come quelle di colui che l’aveva umiliata, gemeva nel soffermarsi sulla bocca carnosa al pari di quella per cui aveva perso la testa.

No, non poteva tollerare che una creatura pura ed innocente somigliasse tanto ad un mostro senza cuore; avrebbe dato qualunque cosa per poter plasmare i lineamenti dell’infante a proprio piacimento, ma ciò, suo malgrado, non rientrava nelle sue capacità. Trovava alquanto ironico che lei, la più temuta nemica di Camelot, dotata di poteri che superavano ogni immaginazione, non potesse sistemare una faccenda tanto semplice. Un sadico sorriso le illuminò il viso nel pensare che, dopotutto, poteva sfigurare quella bestia senz’anima che sminuiva la bellezza del suo pargolo, invece di modificare le fattezze di quest’ultimo.

Quel pensiero diede il via ad una serie di torbide fantasie, tutte focalizzate sul suo desiderio di rivalsa contro coloro che l’avevano bandita; quei miserabili avrebbero pagato caro le umiliazioni che le avevano fatto patire, cominciando dal suo spregevole fratello, che l’aveva illusa ed abbandonata senza pietà. Quel disgraziato le aveva promesso mari e monti, aveva condiviso con lei sogni e segreti inenarrabili, ed ora barattava tutto questo per una sgualdrina d’alto rango? Avevano pianificato di regnare insieme, perché l’uno si fidava ciecamente dell’altro, almeno a parole: i fatti avevano tuttavia dimostrato che la fiducia della maga non era ricambiata, nonostante tutti quegli anni trascorsi ad amarsi e a progettare il loro futuro,

Se le intenzioni di quel demonio dall’aspetto angelico fossero state quelle di dividere il trono con la sua nuova fiamma, allora avrebbe dovuto fare i conti con lei, giacché quel posto le spettava di diritto e non vi avrebbe rinunciato facilmente. E se il destino di quel ladro gli fosse stato favorevole, avrebbe dovuto quantomeno sudarselo, tormentato dalla guerra, cacciato dalla propria terra e strappato dall’abbraccio dei propri cari. Il minimo che avrebbe dovuto fare era prostrarsi ai suoi piedi implorante, vedere i suoi uomini perire uno dopo l’altro ed elemosinare un trattato di pace; inoltre, una volta ottenuta, non avrebbe dovuto godere di essa, bensì avrebbe dovuto morire prematuramente senza ricevere degna sepoltura.

Per quanto fosse appagante immaginare il compimento della sua vendetta nei confronti di quel verme incapace,  non poteva certo trascurare la sua consorte; quella megera regale aveva irretito quell’inetto di Artù ed ora sedeva nello scranno che era destinato a Morgana, ragion per cui avrebbe pagato per la sua impertinenza. La strega accarezzò con il dorso della mano il volto del suo bambino, pensando a quale minaccia doveva rappresentare la sua esistenza per le nozze reali: chissà come avrebbe reagito la pseudo-regina nel vedere Mordred, la prova vivente della vera natura del suo consorte.

La maga rise sommessamente fantasticando sull’effetto di quello scandalo, indugiando con sinistro piacere sulle reazioni di quel branco di infami, finché le sue elucubrazioni non misero in luce una persona di cui si era dimenticata: Merlino, il suo viscido e pusillanime precettore. Il solo ricordo bastò a farle perdere momentaneamente il controllo dei suoi poteri, tanto da generare un’imponente fiammata che attraversò l’immensa stanza dall’alto soffitto, bruciando il marmo grigio che la componeva e facendo crepitare il massiccio legno in cui era stata realizzata la porta della sala.

Quel pavido stregone aveva gettato sale sulle sue ferite, assecondando Artù nella sua follia e liquidando le obiezioni della sua allieva in modo brutale ed umiliante, dicendole che non era all’altezza del ruolo di regina, perché secondo lui, nonostante i suoi pregi, la sua anima non era sufficientemente pura, in quanto bastava una stilla di male per gettare un’ombra infamante su qualunque virtù. Come aveva osato trattarla in quella maniera, con quella arroganza e quella sufficienza? Chi era lui per permettersi simili licenze? Con quale coraggio l’aveva accusata di essere malvagia, dopo il modo in cui era stata oltraggiata, privata di tutto ciò che le apparteneva solo per soddisfare la lussuria di un depravato? Si sarebbe occupata personalmente di mettere quel vecchio impudente al suo posto, ne andava del suo onore …

Era talmente assorbita dalla sua furia da non accorgersi dell’arrivo di colei che non le aveva mai voltato le spalle, sua sorella Morgause; nel vederla apparire improvvisamente nel suo campo visivo, la strega sobbalzò, per poi sorriderle e farle cenno di avvicinarsi. Si somigliavano molto, segno che avevano ereditato gran parte dei tratti somatici della madre, colei che aveva generato entrambe, seppur da coniugi diversi; avevano i medesimi capelli corvini, che ricadevano in ampi boccoli lungo la schiena, gli stessi lineamenti del volto, capaci di esprimere freddo distacco e ferocia cocente nel contempo.

La donna appena sopraggiunta si chinò sul nipote e lo cinse delicatamente, attirandolo a sé per tenerlo tra le sue braccia; a quel punto Morgana si alzò e, guardando con determinazione colei che reggeva il proprio figlio, le disse di avere cura di lui e di non fargli mai dimenticare le sue origini né colei a cui doveva essere leale. Dopo quell’affermazione lapidaria, schioccò un lieve bacio sulla fronte di Mordred, sfiorò dolcemente il viso della sorella e si allontanò a grandi passi, diretta verso le sue stanze private. Non le era mai piaciuto congedarsi da coloro che amava, per cui non voleva restare in attesa della loro partenza, sarebbe stato un’inutile fonte di dolore; decise invece di abbandonarsi sul proprio letto, lasciandosi cullare dal piacere che le donava il pensiero della propria vendetta compiuta e del proprio bimbo seduto sul trono che gli apparteneva in virtù del diritto di sangue.

  
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