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Autore: Inathia Len    11/06/2014    2 recensioni
Una Rose/TenToo, in cui John si chiama David, Rose lo sposa e lo tradisce e il lieto fine non è assicurato.
"-È per questo che non vuoi divorziare? Per assecondare l’ultimo desiderio di un alieno che non si è fatto scrupolo ad abbandonarci in un cavolo di universo parallelo?- esclamò Rose, quasi gridando.
-Non alzare la voce con me!- ribatté David, puntandole il dito contro. –E poi c’è un motivo più serio, per cui non voglio divorziare. Quando morirò, se saremo divorziati, non erediterai.-
-Ma non ho intenzione di aspettare la tua morte! Non è una cosa bella da augurare a nessuno... nemmeno a te- aggiunse alla fine, sotto voce. –C’è qualcosa che mi devi dire?-
-Sto morendo, Rosie.-"
ps: ho messo OOC perchè Rose potrebbe essere qualcosa di molto... uhm... stronzo, ecco, per dirla in maniera educata
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tendiamo verso ciò che è proibito

e desideriamo quello che ci è negato

 

Ovidio

 

 

 

 

 

L’aveva lasciata di nuovo. Solo a questo riusciva a pensare, stringendo la mano di quella copia.

-Andiamo a casa, Rosie?- le chiese quello, chiamandola con un nomignolo che lui non aveva mai usato. Come se avesse bisogno di altre prove che le confermassero che lui non era lui. A Rose scese un brivido lungo la schiena.

–Rosie...- riprese lui, tirandola gentilmente verso l’automobile che stava arrivando sulla spiaggia. –Rosie mi piace. È carino. Perché non ti ho mai chiamata così prima?-

Rose lo distanziò di qualche passo, raggiungendo la madre, senza rispondere alla sua domanda. Anche una volta che fu di fianco a Jackie, però, continuò a guardare indietro, nella speranza che il Dottore avesse cambiato idea e fosse tornato a prenderla.

-Non questa volta, tesoro- sussurrò Jackie, mettendole un braccio sulle spalle e stringendola forte. –Ma perché sei triste? Non era quello che volevi?- chiese, indicando con un cenno della testa la copia, che si era avvicinato a Peter e gli stava raccontando quando era successo.

Rose li fissò, quasi a convincersi che quello stesse succedendo davvero, che non fosse il suo ennesimo incubo. Incubo in cui ritrovava il Dottore, solo per perderlo di nuovo. Le ci volle solo qualche istante per rendersi conto che quello era esattamente come un suo incubo.

-Non era così che doveva andare, mamma. Lui non è il Dottore. Potrà anche avere il suo aspetto, potrà parlare come lui, ma non è lui. Non lo sarà mai. Perché il T.A.R.D.I.S. se n’è andato e non tornerà- sibilò Rose, raggiungendo il padre e la copia.

-Allora, come ti chiami?- chiese, cercando di ignorare il brivido che le dava guardare quell’uomo così simile al Dottore.

-Io... uhm, a questo non avevo pensato. Non ho un nome. E non sono nemmeno rosso. Speravo che essendo in parte Donna... accidenti!- borbottò, allungando una ciocca di capelli davanti agli occhi e rimanendo deluso per l’ennesima volta. Rose dovette combattere contro se stessa per non ridere. Era davvero buffo e le sarebbe anche potuto piacere... sarebbe stato anche più semplice. Le bastava mettere a tacere quella voce dentro di lei che le gridava in continuazione che quella era solo una copia e tutto sarebbe stato perfetto. Ma non ce la faceva.

-Quindi non hai un nome?- chiese Peter, mettendo in moto l’auto. –Oh, questo è buffo.-

-Puoi darmelo tu- disse la copia, guardando intensamente Rose. Lei rimase rigida sul sedile, non ricambiando la stretta sulla mano. –Ti piacerebbe, Rosie, darmi un nome?-

Rose non rispose, guardando fuori dal finestrino, trattenendo le lacrime. Non voleva dargli un nome, sceglierne uno tra i migliaia possibili. Perché dargli un nome avrebbe significato che quella cosa era lì per restare, che era reale. E questo, Rose, non poteva accettarlo.

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

Fu dopo nemmeno tre mesi che erano tornati dalla Baia del Lupo che David le chiese di sposarlo. Alla fine avevano scelto quello, come nome. La copia aveva proposto John Smith, ma Rose si era rifiutata categoricamente. Quello era del Dottore, lui non aveva nessuno diritto ad usarlo. E così era diventato David McDonald.

Aveva trovato un piccolo appartamento in centro e ci era andato ad abitare, ma ogni sera era a cena dai Tyler, con grande gioia del piccolo Tony, che smetteva di piangere solo se era David a prenderlo in braccio. Rose passava ogni istante ad osservarlo, per coglierlo in fallo. Per questo aveva accettato di uscire con lui, per quello e per illudersi che quello fosse davvero il Dottore e che il T.A.R.D.I.S. fosse parcheggiato da qualche parte vicino al ristorante. Lui cercava di farla ridere e, a essere onesti, spesso di riusciva, raccontandole di quello che aveva vissuto da quando si erano separati.

L’aveva baciata una sera di fine settembre. L’aveva colta di sorpresa, abbracciandola e premendo le sue labbra su quelle di lei sotto la London Eye. L’aveva portata lì perché quella era stata la loro prima avventura insieme e sapeva che quel luogo significava tanto per lui quanto per lei. E ce l’aveva fatta. L’aveva chiamata Rosie e l’aveva stretta forte, sussurrandole che non l’avrebbe lasciata mai più.

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

La proposta, invece, c’era stata la sera di Natale, durante la festa di compleanno di Tony. Il salotto della villa dei Tyler era pieno di bambini urlanti e correnti, dai pannolini pesanti e piedini paffuti che sgambettavano ovunque. Rose stava mettendo in tavola degli altri salatini per le mamme, quando David l’aveva afferrata per un braccio e l’aveva trascinata nella sala lì accanto. Era vuota, l’ennesima sala che non veniva utilizzata in quella grande casa.

-David, davvero, non è un buon momento questo- aveva sbuffato lei, cercando di svincolarsi. –Mamma andrà su tutte le furie se non porto questi di là...-

David le aveva tolto di mano il vassoio e l’aveva baciata, passando una mano tra i capelli di lei.

-Rosie- sussurrò. –Rosie lo sai che ti amo, vero?-

Rose lo guardò irritata, riprendendosi il vassoio.

-Sì. Ma tu lo sai che di là ci sono almeno venti bambini di età compresa tra gli uno e i due anni, le cui mamme...-

-Non mi importa delle loro madri. E mi importa decisamente poco dei bambini. Eccezion fatta per tuo fratello. A Tony voglio bene, e tanto. No, vabbé, voglio bene anche agli altri pargoletti e allo loro madri, alcune sembravano simpatiche...-

-David, vai al punto- lo interruppe Rose, alzando gli occhi al cielo. Era davvero prolisso come il Dottore. –Devo davvero tornare di là.-

-Sposami- disse di getto, mettendosi in ginocchio e tirando fuori una scatoletta di velluto blu. All’interno, un anello con una pietra di un blu incredibile.

Blu T.A.R.D.I.S.

Rose chiuse gli occhi, trattenendo le lacrime.

Il sorriso di David, la gioia nei suoi occhi, quella pietra... poteva davvero essere felice. Ma non ce la faceva, non riusciva a convincersi.

-Sì- sussurrò, però. Non sapeva perché lo aveva detto, forse perché al Dottore –per quanto al suo sosia- non era in grado di dire di no, forse perché voleva credere che quella felicità fosse possibile. Non lo seppe mai, però lo disse. Accettò di sposarlo mentre la neve cominciava a scendere e le lacrime che solcavano il suo volto non erano di gioia, come quelle di qualsiasi futura sposa.

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

La cerimonia fu breve e molto intima. Qualche amico e collega dell’UNIT era venuto per Rose, ma anche perché era curioso di vedere quel David che, si diceva, fosse il Dottore in tutto e per tutto. Era lì che avevano accettato di tornare a lavorare per loro. Rose aveva bisogno di fare qualcosa di pratico che le impedisse di pensare seriamente a quello che aveva fatto e a David mancavano il pericolo e l’adrenalina.

Però decise, Rose, che non avrebbero fatto coppia anche sul lavoro. Già sentirsi chiamare signora McDonald le faceva abbastanza effetto e trovarlo a casa ogni sera quando rientrava era abbastanza. Più i giorni passavano, più si chiedeva perché avesse accettato di sposarlo.

Non lo amava.

Forse amava il Dottore, forse avrebbe potuto amare David se non gli fosse stato così simile, forse tutto quello che voleva era tornare indietro a quando aveva diciannove anni e impedirsi di lasciare Mickey per quel pazzo dalle orecchie a sventola e il sorriso contagioso ma triste.

Ma ormai era fatta e lasciarlo appena un mese dopo il matrimonio le sembrava davvero troppo crudele. E poi David non le faceva mancare nulla, sarebbe stato il migliore dei mariti. Ogni mattina le portava la colazione a letto e poi usciva, dopo averle lasciato qualche tenero messaggio sullo specchio del bagno. La sera, dato che rientrava quasi sempre prima di lei, le faceva trovare la cena pronta e poi guardavano la televisione insieme, mentre David le raccontava della sua giornata e Rose rispondeva a monosillabi.

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

Non era felice, Rose.

E per quello si faceva inserire in tutte le missioni più pericolose. La verità? Si era buttata a capofitto in quella cosa del matrimonio solo per evitare di pensarci troppo, perché sapeva che, se ci avesse riflettuto abbastanza, non avrebbe mai accettato. Aveva sposato un uomo che a mala pena conosceva, il cui unico pregio –agli occhi di Rose- era la sua terribile somiglianza con il Dottore.

E così era sempre in prima linea, nella vana speranza che il Dottore la trovasse di nuovo e la portasse via, questa volta per sempre. Niente meta-crisi, niente David, niente matrimoni.

Solo loro due e l’universo.

-Mi hanno detto che sei stata ferita.-

Rose quella sera era rientrata tardi, zoppicando, stretta nella giacca del suo collega, nella vana speranza che David non si accorgesse di nulla. Non aveva nemmeno acceso la luce.

Ma lui era lì che l’aspettava, seduto sul divano che sorseggiava quello che aveva tutta l’aria di essere brandy. Rose non sapeva nemmeno che ne avessero, in casa, di brandy.

-Non è nulla di che- minimizzò, trascinandosi verso il bagno, lasciando una scia di sangue dietro di sé.

-Posso curarti, lo sai- la seguì David, fermandosi sulla porta e facendo una smorfia, nel vedere la spalla di lei. –Ho ancora dell’energia derivante dalla rigenerazione- disse, mentre la sua mano destra cominciava a scintillare.

-Non ho bisogno di niente. Grazie- borbottò Rose, applicando degli ungenti sulla ferita.

-Rosie, lo so che non sei felice- non demorse lui, sedendosi sul bordo delle vasca da bagno e guardandola fisso con i suoi grandi occhi scuri. –E mi dispiace. Ma se almeno mi dicessi cosa non va, se mi lasciassi aiutare...-

-Te l’ho detto. Non c’è nulla che non va. Buona notte- ringhiò Rose, chiudendolo fuori dal bagno.

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

Conobbe Oliver a una sessione di aggiornamento e poi lo rivide qualche settimana dopo a una cena di gala. Era bello, affascinante e, soprattutto, non assomigliava per niente al Dottore. Non era tanto alto, biondo e con gli occhi chiari.

In meno di mezz’ora si erano ritrovati avvinghiati e con ben pochi vestiti addosso nel guardaroba e lo avevano fatto tra una pelliccia e un cappotto.

Quando era tornata a casa, per la prima volta dopo svariati mesi, aveva la testa vuota, completamente sgombra. Con il profumo del dopobarba di Oliver ancora addosso, fissò confusa la cena al lume di candela apparecchiata nel salotto.

-Festeggiamo qualcosa di particolare?- chiese, togliendosi i tacchi e massaggiandosi i piedi.

David emerse dalla cucina, deluso dalla reazione di Rose. Aveva in mano un mazzo di margherite, il fiore preferito di Rose.

-Il nostro primo anniversario- rispose, baciandola piano.

-Già, che sbadata- mormorò lei, rispondendo al bacio.

Ma, anche quando dopo finirono a letto, immaginò per tutto il tempo Oliver al posto di David.

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

La storia con Oliver andò avanti per quattro mesi. Aveva cominciato a portarlo a casa, quando era sicura David non ci fosse.

Non sapeva perché lo facesse. Oliver non le piaceva più di tanto, tra loro era solo sesso e nessuno dei due aveva mai preteso che i sentimenti fossero coinvolti. Ma farlo lì, tra quelle mura che la vedevano infelice giorno dopo giorno, era quasi una sottile forma di vendetta.

Fu uno di quei giorni che David rientrò prima.

Rose non provò nemmeno a nascondere che ci fosse qualcun altro. Si presentò in salotto con addosso la maglietta di Oliver e nient’altro e gettò nel cestino le margherite che David le aveva portato, mentre Oliver sgattaiolava via.

-Voglio il divorzio- esordì lei, non lasciandogli nemmeno togliere la giacca. –Ho aspettato abbastanza. Un anno e quattro mesi.-

-Non pensavo avessi tenuto il conto- ribatté lui. –Sembravi anche aver dimenticato il nostro anniversario.-

-È un no?-

-È un no- confermò David, mettendosi comodo sul divano.

-Ma nemmeno tu sei felice. Perché dobbiamo continuare questa farsa?- sbuffò Rose. –Potrai rifarti una vita, incontrare qualcun’altra... e anche per me sarà lo stesso...-

-Lui non tornerà, lo sai questo, vero? Ci ha abbandonati qui, insieme- disse, sottolineando l’ultima parola.

-È per questo che non vuoi divorziare? Per assecondare l’ultimo desiderio di un alieno che non si è fatto scrupolo ad abbandonarci in un cavolo di universo parallelo?- esclamò Rose, quasi gridando.

-Non alzare la voce con me!- ribatté David, puntandole il dito contro. –E poi c’è un motivo più serio, per cui non voglio divorziare. Quando morirò, se saremo divorziati, non erediterai.-

-Ma non ho intenzione di aspettare la tua morte! Non è una cosa bella da augurare a nessuno... nemmeno a te- aggiunse alla fine, sotto voce. –C’è qualcosa che mi devi dire?-

-Sto morendo, Rosie.-

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

Un mese, ecco quanto gli restava. Durante una delle missioni lo avevano colpito delle strane radiazioni e nessuno era stato in grado di capire cosa fossero né come curarlo. E così ora gli era rimasto un solo mese.

-E lo vorrei passare con te- aveva aggiunto, guardandola con quegli occhi grandi e dolci, anche in un momento come quello. –Consideralo il mio ultimo desiderio.-

Rose si era passata una mano tra i capelli, non sapendo bene cosa dire. Aveva sperato per così tanto di liberarsi di lui... e ora che ne aveva la possibilità... le sembrava irreale e crudele.

-Potremmo fare come all’inizio. Usciamo, ci divertiamo, chiacchieriamo... lo so, questo matrimonio è stato un errore madornale, me ne rendo conto. Ma io ti amo e avevo sperato tanto che per te fosse lo stesso.-

Rose gli prese una mano tra le sue, quasi involontariamente.

-Va bene. Facciamolo. Come all’inizio- disse, stringendolo forte. –Come vuoi tu.-

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

La portò fuori di nuovo. Un ultimo primo appuntamento. Andarono in montagna, entrambi odiavano il mare, dopo tutto quello che avevano passato in quella Baia.

Fecero un pic-nic e David intrecciò una collana di fiorellini per lei, mentre Rose riposava con la testa sulla sue gambe e si lasciava cullare dai racconti di lui.

Poi andarono in campagna, un altro giorno, e noleggiarono due cavalli per fare un giro in zona. Rose non aveva mai cavalcato e David si era auto eletto suo insegnante.

A metà della giornata, però, proprio quando si stavano per fermare per il pranzo, David cadde da cavallo. Rose lo vide afflosciarsi come un palloncino che libera la sua aria a poco a poco e poi si abbandona alla forza di gravità.

Lo afferrò al volo e lo trascinò all’ombra, facendolo rinvenire.

-Non farlo mai più. Mi hai fatto prendere un colpo!- borbottò, cercando di calmare i battiti del suo cuore impazzito. –Ti saresti potuto fare male sul serio... ti saresti potuto...-

-Ammazzare?- completò David, tossicchiando. –Ma tanto ci siamo quasi, no?-

Lo schiaffo fu improvviso e doloroso, ma David sorrise.

-Pensavo non ti interessasse di me.-

-Vedi di non morire prima del tempo- sibilò, lasciandolo solo all’ombra dell’albero.

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

A poco a poco, Rose conobbe David. Si chiese perché non si fossero presi quel tempo prima, forse le cose sarebbero andate diversamente.

Imparò che il suo colore preferito era il rosa scuro, perché lei aveva indossato una felpa di quel colore la prima volta che si erano incontrati e poi aveva addosso una maglietta rosa quando le aveva dato la chiave del TARDIS.

E poi odiava l’azzurro, perché era di quel colore la camicia che aveva indossato durante la loro ultima avventura insieme, quando aveva creduto di averla persa per sempre.

Rose scoprì che David amava raccontare barzellette, anche se lei la maggior parte non le capiva, essendo battute su alieni che non aveva mai incontrato. E allora lui smetteva di raccontarle e si metteva a parlare delle mille specie che non avevano avuto modo e tempo di incontrare e lei si addormentava, cullata dalle sue parole.

Scoprì che a David mancava quella vita tra le stelle almeno quanto a lei, ma che ci avrebbe rinunciato altre mille e mille volte solo per poterla sentire ridere di nuovo.

Le confessò anche che aveva tenuto quella maglietta che lei gli aveva regalato quando credeva fosse il suo compleanno, quella con la scritta “Trust me, I'm the Doctor”, e che l'aveva indossata sempre, da quando si erano separati. Poi l'aveva relegata in un angolo del TARDIS, come punizione per averla persa di nuovo.

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

Dovettero dirlo anche a Jackie e a Peter, a un certo punto. Fu David a insistere, non voleva che Rose fosse sola ad affrontare una cosa del genere. Non si era legata a lui quanto David avrebbe voluto, ma sapeva che, in qualche modo, a lui ci teneva.

Jackie scoppiò in lacrime durante la cena, Peter chiese a Rose come stesse, ma lei era una statua di ghiaccio.

-Quando...?- chiese Jackie, tra un sussulto e l’altro.

-A fine mese, ho ancora qualche giorno- tentò di rassicurarla David, con il solo risultato di farla piangere di più.

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

Accadde all’improvviso.

Una mattina non riuscì ad alzarsi dal divano dove dormiva da qualche mese e Rose dovette chiamare suo padre per portarlo nel suo letto.

Il giorno dopo, entrambe le gambe erano completamente paralizzate e Rose gli portava la colazione a letto, cosa che lui aveva fatto per lei nei primi tempi del matrimonio, quando ancora sperava in qualcosa di bello.

Dopo due giorni, la vista si era fatta annebbiata e l’udito era quasi svanito del tutto.

Si sentiva difettoso, David, quasi la sua vita fosse stata inutile. Il suo unico scopo era stato rendere Rose felice e tutto quello che era riuscito a fare era stato rendere la sua vita un inferno.

E ora la stava anche facendo piangere.

La sentiva di notte, chiusa in bagno, oppure accanto a lui, nel letto, quando si raggomitolava dandogli le spalle e poi la mattina si svegliava con gli occhi gonfi e rossi e negava tutto quanto.

Il quinto giorno quasi non riuscì ad aprire gli occhi e Rose seppe che la fine era vicina.

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

Gli preparò la colazione con cura e gliela portò a letto. Lo imboccò, perché anche nelle braccia non gli era rimasta troppa forza e poi gli pulì la bocca con un tovagliolo bianco.

-Lo porti ancora- biascicò David, indicano l’anello di fidanzamento con cui Rose giocherellava nervosamente. –Pensavo lo avessi dato via.-

-Solo perché non lo mettevo mai, non significava che lo avessi venduto- mormorò lei, vergognandosi.

-Perché ora? Perché lo indossi proprio adesso?-

-Perché...- tentò lei, ma non riuscì a trovare risposta.

Che gli avrebbe dovuto dire? Che forse, se quella cosa non aveva funzionato, era solo colpa sua? Che David era stato un marito meraviglioso e un fidanzato perfetto ed era lei, la stronza?

Allora lo baciò, perché, in fondo, la risposta era quella.

-Oh, capisco- sorrise David, guardando Rose come se la vedesse per la prima volta.

-Mi dispiace averlo capito solo ora- bisbigliò lei, china sulla bocca di David. –Sono stata...-

-Cieca?-

-No, una cretina. E una stronza. E quella storia con Oliver...- cominciò, iniziando a piangere.

-Lascia perdere- la fermò David, baciandola di nuovo. –Non voglio passare così i miei ultimi...-

-Non dirlo. Ti prego, non dirlo- singhiozzò Rose. –Ti amo. Ti ho sempre amato.-

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

-David? DAVID?-

L’urlo di Rose lacerò la notte. Scosse David, ma lui non rispose nemmeno agli schiaffi di lei, rimanendo rigido e silente nel letto. Rose chiamò frenetica i soccorsi, le dita che tremavano sui tasti. Poi telefonò ai suoi genitori ed entrambi si precipitarono al loro appartamento, ancora in pigiama.

Ma non c’era più nulla da fare.

I paramedici dell’UNIT confermarono che la morte era dovuta alle radiazioni che lo avevano attraversato durante una delle tante missioni a cui aveva partecipato.

Rose rassegnò le dimissioni quella stessa notte, tornando a lavorare al negozio.

 

 

 

 

 

oOo

 

 

 

 

 

 

Aveva scelto l’inchiostro blu, per scrivere il suo nome sulla fredda pietra. E anche i fiori poggiati lì davanti erano blu.

Solo Rose era nera, rimasta sola dopo il funerale.

Era di nuovo sola. Un mese prima avrebbe fatto i salti di gioia, avrebbe festeggiato il divorzio in albergo con Oliver o con chi per lui.

Ora era a lutto e con il cuore spezzato.

Lo aveva perso di nuovo, solo dopo averlo ritrovato per l’ennesima volta. Curioso come la storia della sua vita sembrasse un ciclo drammatico.

Trovava il Dottore, poi lui cambiava.

Lo ritrovava, si innamorava di lui di nuovo, poi lo perdeva.

Di nuovo.

Passava tre anni a cercarlo, ma poi lui la lasciava con una stupida copia, con David.

Ma lo aveva sposato, per una volta sarebbe potuta essere felice, ma aveva mandato tutto all’aria.

E poi lo aveva ritrovato, per l’ennesima volta.

Ma era stato troppo tardi, lo aveva perso di nuovo.

E tutto quello che ora le rimaneva era piangere sola e chiedere perdono ad una tomba.

 

 

 

 

 

You know that place between sleep and wake,

the place you can still remember dreaming?

That's where I'll always love you.

That's where I'll be waiting

 

Peter Pan

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

Lo so, è una Fic piuttosto deprimente. E anche molto lunga. Quindi, se siete arrivati fin qua e non siete ancora morti, fatevi un bell'applauso, che ve lo meritate. Ero stata indecisa se dividerla in due parti, ma non ero ben sicura di dove dividerla, così ho tagliato la testa al toro e l'ho pubblicata tutta in una volta.

è la mia prima Rose/Tentoo, quindi abbiate pietà.

ora, due piccole curiosità, prima di lasciarvi:

1) ho scelto di chiamare la copia David McDonald perchè John Smith è stra abusato (per quanto io stessa l'abbia nominato così, di sfuggita. Alla faccia della coerenza, direte giustamente voi ;P), ma soprattutto perchè questo è il vero nome e cognome di David Tennant e mi sembrava doveroso un omaggio al suo Dottore.

 2) la maglietta di cui parlo, è stata davvero regalata sul set a David da Billie e lei l'ha obbligato ad indossarla (anche se credo che non abbia fatto molta fatica a convincerlo! ;P). mi sembrava una cosa carina da inserire.


Ok, ho finito con le curiosità (che non interessavano a nessuno, ma ho voluto inserirle lo stesso ;P).

Ora, passo alle scuse. Perchè ho scritto una delle fic più deprimenti, angst e tristerrime su questa coppia e mi dispiace. I'm sorry. I'm so so sorry. Davvero. Perchè io amo i lieto fine, intendiamoci......... ma volevo un po' discostarmi dal canone.

Bene, ora sparisco se no, con le note, sforiamo le dieci pagine di One Shot. Fatemi sapere se vi è piaciuta o se devo buttare tutto alle ortiche. E sappiate che l'angst è tutta colpa della maturità (per la quale dovrei studiare e invece scrivo fic).

  
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